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Autore: Inquisitor95    30/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Valerio

Capitolo Trentatré

giovedì 29 agosto

 

 

Costantemente tengo sotto controllo l'orologio in alto sopra le porte di vetro, ogni cinque minuti circa mi assicuro che il tempo sia realmente passato, potrei vederlo direttamente dallo schermo del computer, o sullo schermo del mio cellulare, ma quando mi accorgo che sono passati solo pochi minuti allora ho bisogno di un'ulteriore prova.

Dentro di me sento un'ansia all'idea di vedere Mirco dopo quello che è successo l'altro ieri sera durante la nostra uscita insieme. Cerco di chiudere gli occhi e di riflettere su quel momento in cui ci siamo baciati e mi sembra che sia successo solo pochi istanti fa.

Sento ancora il sapore di sigaretta e qualcosa di forte dentro la bocca, sento ancora la presa forte di Mirco sulle mie labbra e in qualche modo la cosa quasi mi eccita all'istante. Forse anche in quel momento ero abbastanza eccitato, ma dentro di me non riuscivo a capire nulla quindi potrei ricordare anche male.

D'altro canto, Mirco era visibilmente giù di morale e non significa nulla una bacio in un momento del genere. Poi però mi fermo ancora a pensare e mi dico che Mirco non è come me, a lui piacciono le ragazze, e quel bacio intenso continua a perdere valore ogni volta che ci ritorno, quasi fino a farmi dubitare che sia realmente esistito.

“E se me lo fossi immaginato? Forse l'ho sognato, mi sto facendo mostri per nulla quindi.” dico, in qualche modo me ne voglio convincere e quindi passo l'intero pomeriggio a ripetermelo sapendo dentro di me che non è così.

Quando si fanno finalmente le tre sono completamente in visibilio visto che Mirco dovrebbe arrivare in ufficio a quest'ora. E poi, come se lo avessi chiamato, il ragazzo sbuca velocemente dal corridoio e poi rallenta.

Ci scambiamo un'occhiata lunga un momento, mi perdo nei suoi occhi chiari e lui si sofferma a guardarmi, entrambi stiamo pensando a quanto è successo la scorsa notte. Mi si stringe lo stomaco e mi costringo a parlare.

«Ehi ciao, come va?» dico usando un tono di voce più tranquillo e naturale possibile. Non voglio sentirmi a disagio parlando con lui, indipendentemente da quanto è successo, e se devo fare finta di nulla allora ci sta.

Mirco ha una reazione quasi sorpresa, cerco di comunicargli qualcosa con lo sguardo e silenziosamente stringiamo un accordo: non parlare di quel bacio che c'è stato tra noi, non perché per me non significhi nulla, ma proprio perché è stato intenso e speciale non voglio rovinarlo con ulteriori scuse e parole.

«Diciamo bene, ieri è stato un po' caotico per me. Non mi sono neanche goduto il giorno di riposo. Ho passato tutta la giornata a pensare e me ne sono andato al mare da solo. Avevo bisogno di tranquillità...» dice lui, parla lasciando intendere che è successo qualcosa e che non sia solo frutto della rottura con Alessia.

«Se è successo qualcosa e ti va di parlarne... sai che ti sono vicino.» ripeto, ma stavolta cerco di pensare unicamente di essere vicino a lui come amico, così dal mio tono dovrebbe trasparire quella nota di affetto.

Mirco continua a guardarmi restando distante un metro o poco più, si guarda intorno e dentro l'ufficio del Signor Cattaneo che è ancora vuoto. Poi si decide ad avvicinarsi e si siede sopra la scrivania, metto da parte quello che stavo facendo pronto ad ascoltare quanto ha da dire.

«L'altro ieri sera, dopo che ti ho lasciato a casa tua, ho trovato un messaggio di Alessia che mi chiedeva se potevamo vederci al Giardinetto. Sono stato con lei...» dice lui senza specificare.

Non saprei dire esattamente come mi sento quindi cerco di dimostrarmi interessato. «Ah sì? È stato spiacevole?» chiedo, l'attimo dopo sono già pronto a pentirmi della domanda e Mirco probabilmente se ne accorge.

Ma non prima di avermi risposto: «Fratello, abbiamo scopato. Mi è partito il neurone del sesso e non ho resistito...» dice ancora in risposta.

Sento il mondo crollarmi addosso, è una sensazione talmente spiacevole che vorrei dirgli di stare zitto e che non mi interessa sapere altro, ma so bene che non mi comporterei da amico se lo facessi, quindi stringo i denti e mi faccio forza. “Avanti, non essere uno stupido. Non fare il bambino e affronta questa situazione da uomo!”

Ma prima ancora che io possa dire qualcosa, Mirco aggiunge un commento alle sue parole. «Avrei decisamente dovuto evitare però...» dice alzando lo sguardo oltre di me e osservando il vetro della finestra che si affaccia sull'incrocio di strade.

Sembra realmente pentito di quello che ha fatto e dentro di me sento di essere dispiaciuto nel vederlo così tanto triste per un momento che poteva anche essere piacevole per lui. «Non è così negativo come dici, era da molto che non trovavate questa sinergia. Magari riuscirete a risolvere questa crisi che state attraversando...»

Con mia sorpresa però Mirco scuote il viso. «Non è quello che voglio; volevo solo sentire cosa aveva da dire. Abbiamo iniziato a parlare molto tranquillamente di come stavo io e di come stava lei. Poi ci siamo baciati, non so cosa è scattato nella mia testa ma volevo farlo. E da lì poi mi sono lasciato andare completamente.»

«Perché questo non è una cosa positiva per te? » chiedo cercando di capire cosa gli passa per la mente, Mirco è molto criptico e analizzando la situazione da un punto di vista esterno non capisco proprio la sua angoscia visto che tutto scaturisce da una mancanza di complicità con Alessia.

Complicità che dovrebbero aver ritrovato. «Perché sono stanco di soffrire per lei. Te l'ho detto, voglio stare con qualcuno che sia stabile e che mi faccia stare bene e con Alessia non è mai stato così!» il suo tono è aggressivo e indietreggio vedendo con quanta enfasi parla.

Mirco mi getta un'occhiata rapida e scuote il viso, in qualche modo si rende conto di aver alzato la voce. «Scusami, non sono proprio dell'umore oggi. Sta di fatto che non deve accadere più; facendo sesso con lei l'ho illusa che le cose potranno tornare come prima e io non voglio più...»

«Potresti provare a prendere questo periodo come una prova, qualche giorno di pausa in una relazione non significa che vi state lasciando. Servirà solo a capire se provate ancora o meno il sentimento che vi ha legati per cinque anni.»

Ma Mirco non sembra ancora essere convinto. «Questa storia è iniziata per via del sesso, perché era eccitante farlo di nascosto, ma io e Alessia siamo persone diverse.»

«Ma non è vero, mi ha detto tu stesso che la trovavi una persona interessante e che te ne sei innamorato dopo ore e ore di chiacchiere al telefono e tutto il resto!» cerco di insistere pensando che sto facendo la persona corretta, che mi sto dimostrando essere un buon amico, almeno questa consapevolezza non mi fa stare male.

Ma ancora una volta Mirco scuote il viso, comincio davvero a capire quanto sia testardo mentre prima non lo dava molto a vedere, più testardo di me. «Ho smesso di fare il cane per lei!» dice, poi subito aggiunge qualcos'altro per cambiare argomento. «Comunque, sto ancora digerendo il giapponese dell'altra sera, ho lo stomaco talmente pieno che sono una bomba ad orologeria, mannaggia a te!»

La sua voce prende una piega divertita, come se quello di cui stavamo parlando prima non avesse più importanza. Immagino che sia il suo modo di reagire alla cosa cercando di fare il duro della situazione. Faccio un mezzo sorriso e decido di assecondarlo, decido di stare al suo gioco.

«Anch'io, ieri sono stato male tutto il giorno e sono dovuto andare a lavoro lo stesso, ogni cinque minuti andavo in bagno. Mai più giapponese!» rispondo cercando di scherzare un po', lui ridacchia e poi decidiamo entrambi di mettere da parte le risate per dedicarci al lavoro.

Quando finisco il mio turno posso finalmente tornare a casa visto che sono le sei e mezza; saluto amichevolmente il ragazzo che sembra in sovrappensiero e abbastanza distratto, scendo quindi nel parcheggio e dopo un'intensa giornata di lavoro posso finalmente mettere piede a casa.

Mi dedico un po' a me stando nella mia camera con l'auricolare prima di andare a cena con i miei genitori e tra una cosa e l'altra scrivo ad Alice e a Rob, loro non sanno del bacio con Mirco, nessuno lo sa. È una cosa che non mi sono sentito di dire ai miei migliori amici, probabilmente Mirco non vorrebbe che si sapesse che ha baciato un ragazzo.

Inoltre dentro di me sento qualcosa che mi impedisce di parlarne, e in fondo so anche che questa è la cosa giusta da fare. E proprio mentre rispondo all'ultimo messaggio di Alice che mi da la buonanotte nonostante siano da poco passate le undici di sera, vedo la notifica di un messaggio da parte di Mirco che mi scrive in quell'istante.

°Mirco:

Ehilà fratello, dove sei buttato?

°Valerio:

Oi, niente sono a casa in questo momento

tu che stai facendo?

°Mirco:

Ho appena consegnato il menabò.

Dovrei andare in discoteca con i miei amici

ma so che ci sarà anche Alessia.

Ho bisogno di te...

E proprio quando leggo il messaggio con scritto: “Ho bisogno di te” sento il mondo fermarsi e le gambe tremare, vorrei cercare una spiegazione a come mi sento ma nella mia mente continua a ripetersi soltanto quella frase all'infinito e mi sembra di impazzire.

Provo a scrivere altro ma mi fermo ancora una volta e decido di chiamarlo direttamente così da non perdere altro tempo. «Pronto?» chiedo sentendo la sua voce. «Che cosa è successo, Mirco?» aggiungo.

«Ho bisogno di te, del tuo sostegno. Non sono sicuro di poter passare una serata in discoteca con Alessia e gli altri intorno e sento che potrei fare una cavolata. Ti andrebbe di venire anche tu?» chiede Mirco, dalla voce sembra tranquillo ma riesco quasi a sentire una nota di disperazione appena velata, non è una persona che si fa vedere debole e per avermi detto di avere bisogno di me capisco subito che è importante che io sia presente per lui.

«Va bene, dammi cinque minuti il tempo di prepararmi e arrivo.» mi fermo subito. «Ma dove ci dobbiamo vedere?» chiedo subito senza avere riferimenti.

«Vieni a casa mia. Ti puoi preparare anche qui da me.» dice, poi la conversazione termina e resto qualche istante a pensare al fatto che sto uscendo alle undici passate per andare in discoteca a BALLARE.

“E tutto questo lo faccio solo per un ragazzo...” penso ancora, ma nel frattempo il mio corpo è in movimento e mi sto già vestendo per uscire.

Mi alzo di scatto dal letto spingendomi a forza contro l'armadio e cercando di capire cosa potrei mettermi, ho la mente in balia dei pensieri e non riesco a fare qualcosa di concreto; prendo velocemente un jeans e lo infilo mentre getto via la maglietta e prendo la prima cosa che mi capita a tiro e la indosso.

Quando sono già a metà strada mi accorgo di aver messo una maglietta a maniche corte per niente elegante e la cosa mi fa sentire già in imbarazzo visto che non saprei che genere di gente o di discoteca frequenta Mirco e i suoi amici.

Di fatto continuo a seguire la posizione che mi è stata mandata da Mirco e seguo le vie della città fino ad arrivare alla parte della periferia più disagiata! Le strade sono molto buie e a tratti anche rovinate, in alcuni angoli vedo delle persone che si aggirano con fare circospetto e nella mia mente si concretizza solo un pensiero:

“Dove cazzo sono finito?”

Quando arrivo all'indirizzo datomi da Mirco mi accerto più volte che sia giusto, parcheggio proprio vicino la macchina del ragazzo riconoscendola dalla targa e dal nero della carrozzeria, poi scrivo velocemente al ragazzo che sono davanti al portone.

Sento lo scatto della serratura e nello stesso istante Mirco mi scrive che abita al quarto piano e che l'ascensore non funziona; socchiudo gli occhi e mi viene da pensare che in qualche modo ci ha provato gusto nel dirmelo.

Velocemente e col cuore alla gola raggiungo il quarto piano e vedo una porta aprirsi per poi vedere Mirco che sbuca fuori dall'uscio indossando semplicemente un pantalone fino alle ginocchia, mostra il petto liberamente e sento una vampata salirmi fino alla gola.

“Che bel saluto!” penso tra me e me ma cerco di impegnarmi nel non esternare tramite movimenti facciali.

«Ehi finalmente, ho aspettato te per farmi la doccia. Sbrigati dai che è quasi mezzanotte.» dice lui tirandomi praticamente dentro casa e qua mi sento già a disagio.

La casa di Mirco è comporta da uno stretto e lunghissimo corridoio sul quale si affacciano diverse porte che sono tutte chiuse. La prima, quella che mi viene subito davanti, credo sia la cucina, ma la luce è spenta e non riesco a capire quali mobili ci sono al suo interno. Non ho neanche modo di analizzare troppo i dettagli visto che il ragazzo mi spinge poi oltre le porte fino ad arrivare alla camera.

«Non sapevo esattamente cosa mettere perciò ho preso la prima cosa che mi capitava. Ma non credo di aver fatto una scelta intelligente...» dico quasi scusandomi, Mirco getta una rapida occhiata chiudendosi la porta alle spalle. La sua espressione non è critica ma comunque non positiva.

«Apri pure l'armadio e prendi una delle camicie, prendi quella che più ti piace. Io scappo in doccia, due minuti e sono da te.» dice sfuggendo via dalla stanza, non ho neanche il tempo di replicare che resto qui immobile.

“Camera di Mirco è davvero piccola rispetto alla mia, ecco perché sembrava spaesato.” penso tra me e me e come mi è stato concesso apro le ante dell'armadio vedendo un assortimento di alcune camice bianche che il ragazzo usa per il lavoro, svariate magliette, cappelli con visiera e infine poche camicie eleganti ammassate in un angolo.

Getto una rapida occhiata all'interno con i pensieri che vanno oltre e avanti nel tempo, non so esattamente che giorno ma so che a settembre Mirco compirà gli anni e avrei molto piacere di fargli un regalo, conosco i suoi gusti musicali e ciò che gli piace quindi mi basta girare un po' per capire che non ha molti gadget o magliette delle cose che gli piacciono e potrebbe essere un'idea.

Prendo la camicia più asettica che ci sia, un grigio topo spento, slim fit e quindi che aderisce bene al corpo, io e Mirco portiamo più o meno la stessa taglia in fin dei conti. Tolgo la maglietta lasciandola sul letto e indosso la camicia continuando a girarmi intorno.

“Evidentemente si fida di me se addirittura mi lascia girare per camera sua come se nulla fosse...” penso ancora avvicinandomi alla piccola scrivania sul quale ci sono alcuni dei libri che Mirco mi ha detto di aver letto più volte.

“Potrei anche regalargli un bel libro. Qualcosa che non ha e di cui abbiamo parlato magari.” ma la ricerca si fa fin troppo ardua arrivato a questo punto, inoltre la porta della stanza si spalanca e il ragazzo entra indossando un pesante accappatoio.

«Non ti sta male.» dice Mirco guardandomi mentre indosso la camicia, immagino che detto da parte sua sia quasi un complimento, anche se non sono sicuro che ne capisca molto di vestiti. Però è apprezzato.

«Grazie, era quella che mi piaceva di più.» dico, vorrei tanto poter studiare l'espressione di Mirco visto che pochi minuti prima da quanto mi aveva scritto sembrava essere in grave difficoltà, ma adesso che ci presto attenzione lo vedo piuttosto tranquillo e sicuro di sé.

Quando Mirco si avvicina al comodino per prendere le mutande e le calzette decido di dargli le spalle nonostante una parte di me vorrebbe vederlo cambiarsi e vorrebbe anche conoscerne i dettagli. Ma non vorrei sembrare quel genere di ragazzo che approfitta della situazione.

Tra di noi scende uno strano silenzio, cerco di isolare i miei pensieri mentre sento Mirco che si cambia e che si avvicina all'armadio, solo a quel punto decido di girarmi ancora per vedere che indossa una camicia simile alla mia ma di un grigio più incisivo e differente modello.

«Andiamo, altrimenti arriviamo tardi.»

«Va bene, come ci organizziamo? Ci spostiamo con due macchine? Forse converrebbe...» dico io per primo mentre ci muoviamo silenziosamente lungo il corridoio e nel pianerottolo quando scendiamo le scale.

«Come preferisci. Se pensi di non poter stare tutta la notte lo capisco, tranquillo.» dice lui, questo è solo il preambolo di quella che mi aspetterà questa notte visto che si prospetta una lunga serata in discoteca.

Pochi minuti più tardi ci troviamo parcheggiati proprio davanti la discoteca in questione che non è altro essere un grande casolare senza le pareti e con la gente che ci balla dentro; in lontananza vedo un angolo illuminato dove penso sia situato il bar; da qualche parte ci sarà anche la postazione del dj dove sta esplodendo la musica.

«Sei pronto?» mi chiede Mirco invitandomi a seguirlo, oltrepassiamo la strada e ci troviamo ad entrare in questa “discoteca”, resto vicino al ragazzo così da non perderlo di vista vedendo che saluta con la mano alcune persone che potrei giurare di non aver mai visto in città.

Non appena ci mescoliamo alla folla sentendo subito l'odore dolciastro dei cocktail che le persone tengono stretti nelle mani mentre si muovono al ritmi della canzone che segue, con Mirco ci spostiamo sempre di più verso l'interno finché non raggiungiamo un'area dove vedo che saluta dei ragazzi amichevolmente, riconosco alcuni di loro tramite le foto sui social; uno si chiama Francesco, ma Mirco lo ha sempre chiamato Franz, mentre l'altro quello con i capelli e la barba rossiccia si chiama Leonardo.

Tra le varie persone che stanno salutando il ragazzo e che mi salutano come se fossimo amici anche noi, riconosco Alessia, bionda e bella da far paura, molto diversa rispetto a quando l'ho conosciuta al centro commerciale pochi giorni fa. La ragazza mi saluta allegramente, poi vedo il suo sguardo inasprirsi quando si rivolge a Mirco.

«Vuoi qualcosa da bere?» chiede il ragazzo dopo aver salutato tutti i suoi amici. Getto un'occhiata al bar e annuisco visto che le mie parole e il loro suono si disperdono nell'aria. Entrambi ci spostiamo.

«Sembrava piuttosto tranquilla...» commento cercando di urlargli nell'orecchio, Mirco annuisce ma non risponde altro. Ci troviamo a fare la fila per prendere qualcosa da bere e io continuo a guardarmi intorno.

I miei occhi cercano il gruppo di Mirco e penso che i suoi amici abbiano una certa figaggine, cosa che al ragazzo non manca di certo. «Ti stai guardando intorno?» chiede improvvisamente il ragazzo biondo, sobbalzo sentendo la sua voce nell'orecchio e mi limito a ridacchiare.

“Decisamente questo posto non aiuta la comunicazione.” penso ancora nella mia testa; e tristemente non posso immaginare che questo sia solo l'inizio della serata.

Tra un cocktail e l'altro le parole che riesco a scambiare con Mirco sono veramente poche, nonostante ci teniamo sempre vicini e sempre a portata di sguardo per evitare di perderci, mi sembra che il ragazzo sia distante anni luce da me e che io non riesca proprio a raggiungerlo.

La musica aumenta di volume e altre all'odore dell'alcol si presenta un pian piano un odore più acre, qualcosa che mi pizzica il naso infastidendomi, è qualcosa che ho già sentito anni prima durante il liceo, quando i miei compagni di classe si mettevano a fumare erba nel cortile della scuola.

Storco appena il naso, ma ben presto mi abituo a questa nuova situazione e l'odore acre sparisce senza neanche che me ne rendo conto, specialmente dopo il secondo cocktail che mi sembra più amaro che dolce. Le mie interazioni con Mirco mi rendo conto sono state quasi nulle, ma sarebbe impossibile il contrario visto che c'è troppo CAOS.

Tra una canzone all'altra e con l'aiuto dell'alcol che ormai è arrivato nel mio cervello riesco anche a ballare insieme agli amici di Mirco, persone che non ho mai visto prima d'ora e che in qualche modo mi fanno divertire, senza tenere conto che sia il rossiccio che quello con i capelli scuri sono entrambi dai fisici possenti e sono un bel vedere.

In tutto questo, mi rendo conto di non vedere Mirco da molto, giro su me stesso più volte cercando di non dare nell'occhio, mi muovo al passo della musica e nel frattempo lo cerco con lo sguardo solo per trovarlo a ballare insieme ad Alessia pochi metri più distanti.

Sento il mio cuore fare un tonfo, cade in una profondità tanto oscura da smorzare il mio entusiasmo; i due sono semplicemente vicini, stanno ballando nonostante lei muova le mani verso di lui, ma Mirco non sembra dispiaciuto di quella danza, neanche sembra troppo preso.

Sento quindi il bisogno di fuggire dalla folla, l'aria mi manca e il respiro è sempre più spezzato, sguscio via attraverso i due amici di Mirco che continuano a ballare anche con le altre ragazze e con le persone che hanno intorno mentre io riesco a raggiungere un punto non troppo distante dal casolare ma più tranquillo.

Prendo il cellulare vedendo che sono quasi le tre del mattino, vorrei tanto scrivere ad Alice o a Rob per tenermi compagnia qualche minuto mentre Mirco e gli altri si divertono, mi sento talmente fuori luogo che, nonostante io sia in mezzo ad una folla di persone, mi sento invisibile.

Scrivo un breve messaggio ad entrambi dicendo loro che sono in discoteca con Mirco, che è stato tutto organizzato all'ultimo momento e scherzo dicendo loro che mi sto annoiando quindi cerco compagnia sul cellulare.

Nessuno dei due amici però risponde abbastanza in tempo, Alice starà dormendo da molto e l'unica mia speranza effettiva sarebbe Rob se non fosse davvero troppo tardi anche per lui. Resto quindi immobile a guardare il vuoto e l'oscurità oltre il casolare che mi accorgo adesso si affaccia sulle luci della città distante.

“Non mi sono neanche reso conto di aver fatto tutta questa strada per raggiungere questo posto. Siamo fuori città, ma comunque lontani dal mare...” dico, saprei fare la strada e ritroso ma non saprei mai più raggiungere questo posto visto che non ci sono ma stato prima d'ora.

«Ehi, mi hai fatto venire un colpo. Potevi anche avvertirmi che ti stavi allontanando!» sento la voce di Mirco e lo vedo avvicinarsi a me, si china così da guardarmi in faccia mentre io resto seduto nel mio posto. Mi limito a fare spallucce, sembra tranquillo e non voglio rovinargli la serata ore che è più sereno.

«Scusami, avevo bisogno di aria pulita. Tutto quel caldo e quelle persone, la musica e il fumo mi stavano facendo sentire davvero tanto male.» dico io debolmente, lui comincia a ridacchiare.

«La discoteca non è proprio il tuo forte eh? Non il tuo ideale di serata, immagino.» dice lui preoccupandosi, mi fa piacere che si interessi a quello che penso. Scuoto il viso e tengo il contatto con i suoi occhi.

«Non apparterremo mai allo stesso mondo.» giungo a conclusione; Mirco mi guarda stranito e confuso senza capire di cosa io stia parlando.

«Certo che apparteniamo allo stesso mondo. Che stai dicendo, fratello?» mi risponde lui con leggerezza, la sua risata è smorzata quindi evidentemente ha capito che non sto scherzando e di cosa parlo.

«Lascia stare... sarà meglio che vada, comincio ad essere stanco e la strada verso casa è lunga. Ci becchiamo, va bene?» gli dico alzandomi in piedi e facendo pochi passi indietro salutandolo con la mano mentre gli do le spalle.

Quello che più ricorderò di questa sera sarà lo sguardo di Mirco, convinto che tutto vada bene e che sia una serata come tutte le altre; senza però davvero capire il disagio nel quale mi sono trovato solo perché mi interessa!

“Sono uno stupido...” mi ritrovo infine a pensare gettando via il bicchiere dell'ultimo cocktail che ho bevuto, non sono ubriaco quindi posso mettermi in macchina e camminare piano così da non correre rischi. “Non farò mai parte del suo mondo!”

  
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