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Autore: Inquisitor95    31/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mirco

Capitolo Trentaquattro

martedì 3 settembre

 

 

Mi chino lentamente per tirare su le mutande infilandole nuovamente, poi vado alla ricerca dei miei pantaloncini, la mente persa nei meandri dei miei pensieri mentre dietro di me, la donna russa si pulisce le mani e si muove sinuosamente, sento il suo respiro sempre addosso a me, quando mi sfiora la spalle sento il bisogno di fuggire.

Il suo tocco mi infastidisce. Lei probabilmente se ne accorge e parla: «Cos'è? Ora che tu è venuto non ti piaccio più? Prima però quando ficcavo due dita in tuo culo sembra ti piacesse!» dice Svetlana, probabilmente ferita nell'orgoglio, a me la cosa fa abbastanza ridere.

“Non credevo che le puttane avessero un orgoglio di donna. Questa si vende mani e bocca per fare seghe e pompe a chiunque e mi fa la predica?” penso tra me e me, riesco ad infilare i miei indumenti ignorando la donna e le sue lamentele.

«Senti, ho già i miei pensieri. Non rompermi i coglioni anche tu, non siamo fidanzati. Ti ho pagato per svuotarmi no?» reagisco con rabbia e lei sembra abbastanza ferita, l'ultima volta mi aveva detto che se le avessi dato un extra sotto banco avrebbe potuto completare il suo servizio con un “bacio” speciale ed è quello che è successo.

L'espressione di Svetlana è insicura, la donna che c'era fino a pochi minuti prima sembra essere svanita e si rivela esserci una creatura più debole, l'ho trattata male solo perché ho la mente incasinata in questo periodo.

“Di certo però non mi confesserò con una puttana...” dico tra me e me mentre finisco di rivestirmi. La mente viaggia automaticamente però.

Il bacio con Valerio, quel bacio che mi ha praticamente scombussolato la vita; e quello che è accaduto con Alessia la sera stessa... e sono ormai giorni che rifletto sulle parole del ragazzo quando siamo andati in discoteca insieme: “Non faremo mai parte dello stesso mondo...”

Mi sono chiesto per giorni cosa volesse dire e nonostante ci siamo visti a lavoro e avrei potuto chiederlo, non c'è materialmente stata l'occasione: tra il carico di lavoro del fine settimana e gli impegni che si susseguono uno dopo l'altro, io e Valerio non siamo riusciti a parlare molto.

E quando io cercavo di attaccare bottone, lui mi respingeva. “In realtà ci stava anche che fosse troppo impegnato a lavorare e quindi non mi dava attenzioni.”

Nella mia testa riprendono i pensieri e gli incubi che stanno popolando le mie notti: Alessia in lacrime, le persone che amo lontane da me, Valerio che mi allontana senza un motivo particolare e ancora mi domando perché di questo mio attaccamento al ragazzo.

«Tua ragazza ha forse ripreso a dartela?» chiede Svetlana, come un ottimo servizio clienti, sta cercando di capire cosa non sia andato come doveva. Il paragone della donna russa ad un call center mi fa venire da ridere.

Il risultato è che faccio un sorriso pieno di amarezza. Tra le varie cose, c'è anche il fatto che quando la donna russa ha infilato le due dita nel mio culo, ho provato anche gusto, e più lei giocava con la bocca, più io trovato tutto eccitante.

Lo scambio di sguardi con un perfetto sconosciuto al centro commerciale mi sembra la minima cosa di fronte a quello che sto vivendo adesso; il bacio con Valerio, qualcosa che è andato oltre l'essere un semplice bacio a stampo. Per me ha significato qualcosa, ma mi voglio giustificare che quello sia un atto di affetto.

E poi ci metto anche il fatto che una russa ha giocato con le sue dita dentro di me... e mi è molto piaciuto. Tutto questo non ha senso.

«Guarda, non c'entra nulla la mia fidanzata. Semplicemente ho la testa altrove e non ci sto a fare il simpatico, ok?» le dico senza troppa ansia, prendo poi il cellulare e mi rendo conto che ho un messaggio non letto.

“Valerio De Luca”

A quel punto apro immediatamente la conversazione, semplicemente il ragazzo mi chiede che cosa sto facendo, visto che io sono libero e lui oggi non lavora nel pomeriggio, aggiunge che voleva vedersi per un caffè con me.

Il messaggio però risulta essermi arrivato mezz'ora fa, quindi riconosco di essere un po' in ritardo. Anziché rispondere al messaggio mi decido di chiamarlo mentre raccolgo le ultime cose.

«Pronto?» dice Valerio rispondendo. Sentire la sua voce mi tranquillizza, non sembra neanche particolarmente arrabbiato. Sembra tranquillo.

«Oi, scusa ma stavo facendo una cosa e non ho proprio letto il cellulare. Ci vediamo tra pochi minuti al Caffè Centrale? Sono in periferia e mi ci vorrebbero dieci minuti per arrivare ma mi pare non sia molto distante da dove abiti tu. Che dici?» gli chiedo.

Il ragazzo ci pensa qualche istante, poi mi risponde: «Va bene, ho il tempo di prepararmi allora. Ci vediamo là tra dieci minuti.» dice abbastanza di fretta, poi ci salutiamo e sento dell'amaro in bocca.

«Devo andare, grazie mille. Alla prossima.» dico solo quando ho già aperto la porta, andarmene senza neanche saluta la donna russa mi è sembrata l'idea migliore, ma non incolpo lei dei miei pensieri e di quello che sto provando in questo momento dentro di me.

Svetlana evita di salutarmi e non mi importa poi tanto, non so se questa è l'ultima volta che verrò qui visto come mi sono sentito oggi. Percorro il corridoio con grande velocità fino ad arrivare alla porta che spalanco e mi ritrovo dietro il bancone dove l'altra donna russa amministra il tutto.

«Allora buona giornata, e spero di rivederti presto, caro.» dice lei, l'accento sempre un po' strano ma visibilmente contenta quando le lascio i soldi sul bancone. Poi me ne vado via di corsa camminando fino alla mia auto nera.

Durante il percorso in strada vorrei mettere della musica, in modo da distrarmi ed impedire ai miei pensieri di materializzarsi ma non trovo nulla che mi ispiri, anche tra le varie canzoni della mia playlist. Mi limito semplicemente a cambiarla una dopo l'altra fino ad arrivare praticamente davanti il Caffè Centrale dove mi devo incontrare con Valerio, subito il mio occhio va alla ricerca del ragazzo ritrovandolo all'angolo della strada.

Scendo dall'auto togliendo gli occhiali da sole e spostando la visiera del cappello mentre metto le chiavi nella tasca, mi avvicino al ragazzo che per l'occasione ha indossato un jeans e una camicia leggera a maniche corte, sempre col suo zaino dietro le spalle, sempre molto curato.

«Ehi fratello, come andiamo?» chiedo io alzando la mano per salutarlo, lui ricambia il cinque e subito segue pugno contro pugno. Il nostro saluto ufficiale direi.

Valerio fa spallucce e sembra distratto da qualcosa, lo vedo strano in effetti, diverso. «Tutto bene, diciamo. Nulla di grave, solo una mezza parola con un amico. Tutto qua.» risponde, la cosa mi sembra molto strana visto che non ho mai sentito Valerio lamentarsi di avere litigato con qualcuno e la cosa mi incuriosisce molto.

«Che è successo? Ti va di parlarne?» chiedo mentre faccio strada attraverso la veranda completamente aperta del bar, ci muoviamo attraverso i pochi tavoli occupati decidendo di sederci dentro e aspettiamo che uno dei camerieri in giro per il bar si avvicini per servirci.

Il ragazzo ci pensa un po' prima di decidere se parlarne o meno, forse sta cercando le parole giuste, anche se non penso a Valerio come una persona che abbia problemi d'espressione. «Si tratta di Rob, è il mio migliore amico. Non è nulla di grave, abbiamo parlato di una cosa e lui non era d'accordo con me. Quando capita fa male... »

Dal modo evasivo con cui parla sembra non volersi esprimere, per la mente mi passa il pensiero che forse abbia detto del nostro bacio, sento il sangue ribollire nelle vene e l'ansia salirmi addosso. Ma poi penso che Valerio non è quel tipo di persona che tradirebbe la tua fiducia.

«Lascialo fottere, capita nella vita di non essere sempre d'accordo. L'importante è riuscire a fermarsi in tempo prima di dire cose pesanti o di fare sciocchezze.» gli rispondo, rido dentro di me sapendo che io stesso non saprei mettere in pratica questo mio consiglio.

Valerio la sa più lunga di me e ridacchia mentre con lo sguardo vaga in cerca di un cameriere. Ironicamente commenta: «Da che pulpito viene la predica. Pensi che ci noteranno prima di diventare troppo vecchi?» aggiunge riferendosi ai camerieri, riesce quindi ad attirare l'attenzione di uno di loro che si avvicina sorridente.

«Per me un ginseng, per il mio amico qui un orzo macchiato, per favore.» risponde Valerio al mio posto alla domanda sull'ordinazione, poi il ragazzo ritorna al bancone e consegna il foglietto della comanda e sparisce ancora.

«Che posso farci... sono un tipo impulsivo io.» dico iniziando, sono lì lì per dirgli la mia decisione in merito al viaggio. Potrebbe restarci male, ma sono sicuro che sia meglio dirglielo ora e non aspettare.

«Tu invece come va?» chiede lui dirottando altrove le attenzioni, è quindi il mio turno di parlare e annuisco lentamente mentre i nostri caffè arrivano al tavolo.

«Io ho pensato molto se partire con Alessia o meno. Ho già dato da un po' tutti i documenti al Signor Cattaneo, non ci vorrebbe nulla a cambiarli... ma voglio sfruttare questa cosa. Alessia ha anche insistito...»

«Che intendi dire?»

«Lei ha pensato a questo cosa del viaggio di lavoro come un'occasione: qualche giorno di vacanza per entrambi, passare un po' di tempo insieme ci farà bene, secondo lei. Io non voglio tornare ad essere il suo ragazzo cagnolino che fa tutto quello che dice lei.» faccio una pausa, l'ultimo incontro con Alessia è stato pochi giorni fa, prima che il mese dell'autunno iniziasse.

«Gliel'ho anche detto che non voglio che lei si faccia illusioni e che nutra speranze che tra noi due possa di nuovo scattare qualcosa. Lei ha risposto che le stava bene e che voleva passare del tempo tranquillamente con me senza particolari cose. In fondo credo di doverglielo...»

Posso leggere ogni emozione e sua sfumatura dall'espressione di amarezza che compare sul volto di Valerio, mi viene da pensare che sia geloso. Poi probabilmente starà pensando che sono un idiota e che in realtà non devo nulla ad Alessia...

«Se credi che questa sia la scelta migliore, penso che tu debba farla. Sì, immagino che passare del buon tempo anche in amicizia con lei ti possa fare bene...» dice il ragazzo con lo sguardo perso nel fondo della sua tazzina da caffè.

“Quanto vorrei sapere cosa pensi davvero, pagherei oro probabilmente. Ma penso di conoscerti abbastanza da saperlo già.” mi dico tra me e me parlando con Valerio, come se il ragazzo avvertisse i miei pensieri scatta con la testa in alto e ricambia la mia occhiata.

«Pensi davvero che sia una buona idea?» chiedo per conferma, ma il tono usato da me è diverso da quello che ha interpretato il ragazzo.

«Sì, penso che tu debba partire lo stesso con lei. Al ritorno poi mi racconterai com'è andata.» dice, sembra dare per scontato che durante quei tre giorni non mi farò sentire con lui, che non gli manderò neanche un messaggio.

La cosa mi fa sentire abbastanza strano, quasi a disagio: io non sono quel genere di persona che sparisce e se lui mi dipinge in questo modo... “Forse la colpa è solo mia e delle mie azioni.” dico tra me e me.

Più che un caffé di piacere, quest'incontro si sta lentamente trasformando in una tortura nel quale né io né Valerio probabilmente vogliamo continuare a sopportare. Vuoto del tutto la mia tazza d'orzo. «Ci alziamo? Andiamo dai, ci facciamo un giro in macchina e continuiamo a parlare un altro po', che dici?» dico.

La mia suona più come una supplica, Valerio però accetta di buon gusto la mia proposta e prima che lui possa nuovamente estrarre il portafogli sono il primo a farlo, pago i due caffè mentre il ragazzo mi sbraita contro.

«Ci tieni così tanto ad offrirmi tutto quello che prendiamo?» chiede lui sarcasticamente, ridacchio tra me e me della sua reazione e del fatto che noto che questa cosa lo sta in qualche modo lusingando.

“Valerio spesso e volentieri pensa proprio come una ragazza, però lui si rende felice con poco.” mi dico prima di salire in macchina, il ragazzo ha un largo sorriso stampato sul volto e mi fa piacere.

«Dove andiamo di bello?» chiede lui sedendosi comodo e allacciando la cintura di sicurezza, imito il suo gesto e metto in moto il mezzo sfrecciando ad alta velocità per le strade che in questo pomeriggio così caldo sono deserte.

«Stiamo in giro.» dico facendo spallucce. «La città è praticamente deserta. Mi mancherà quest'aria tranquilla. Durante l'inverno ci sarà di nuovo un casino tra le strade e si ritornerà al bordello degli ingorghi.»

«Ci siamo abituati. Per adesso non voglio pensarci, mi voglio godere gli ultimi giorni di questa estate. Quest'anno sono andato a mare pochissime volte nonostante ne avessi avuto più occasioni.» dice il ragazzo in risposta, getto un'occhiata verso di lui, ha la testa poggiata sulla mano che tiene sopra il finestrino.

«Io posso dire di essermi goduto quest'estate. Anche se sono cambiate molte cose...» dico tra me e me, alla fine le mie parole diventano un sussurro quasi impercettibile. Decido di cambiare argomento in fretta.

«Ero in giro per la città, sono stato di nuovo a farmi fare un particolare massaggio. Ne avevo proprio bisogno.» dico alludendo con malizia a quello che ho fatto poche decine di minuti prima, Valerio scatta con la testa verso di me e ridacchia leggermente.

«Ah sì? Immagino che ti servisse una mano allora.» dice senza troppo interesse, cerco di spronarlo un po' come mio solito scherzando sul sessuale.

«Avresti voluto darmi una mano tu? Probabilmente non avrei dovuto neanche lasciarci tutti quei soldi, in quel caso.» svolto l'angolo della strada senza sapere dove sto andando, non ho una meta in particolare, semplicemente mi rilassa guidare mentre parlo con Valerio.

Il ragazzo guarda avanti senza mostrare emozioni. «Gli amici si vedono nel momento del bisogno, immagino. Anche se credo che chi lo abbia detto non parlava proprio di questo “bisogno”.» risponde.

Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere della battuta che ha appena fatto, sento quasi le lacrime agli occhi e lui lentamente comincia a ridere con me. «Questa mi è piaciuta, davvero.» dico in conclusione. «Che programmi hai per oggi?» dico vagamente. Poi l'attimo seguente mi ricordo che lui deve tornare a lavoro per la chiusura dell'ufficio.

«Nulla di speciale, quando finisco probabilmente mi vedrò con i miei amici. Tu invece come continuerai questo giorno?» chiede Valerio.

«Dopo che finisco con te devo incontrare un amico alla Villa; Franz, era in discoteca. Il ragazzo coi muscoli e i capelli scuri.» dico cercando di portargli un'immagine alla mente, lui sembra ricordarsi subito del mio amico.

«Certo che lo ricordo...» conclude la frase lasciandola a metà, capisco subito quello al quale sta pensando.

«Ti ci volevi strusciare contro, vero?» chiedo spronandolo a parlare, Valerio si mordicchia il labbra alzando gli occhi al cielo per pensare ad una risposta.

«Era proprio un gran figo, non gli puoi dire di no. Ma non credo di essere proprio il suo tipo, vero?» chiede lui, scuoto il viso continuando a ridacchiare anche se dentro di me sento qualcosa mordermi.

Potrei definirlo come un fastidio ma non ne so chiarirne l'origine: mi infastidisce che stia parlando di un mio amico o che stia parlando di un altro ragazzo? E subito viene la ragione, che mi dice che non ho motivo di essere “geloso”.

«Comunque tu sei stato a farti fare un “massaggio” e dopo ti sei visto con me? Cioè senza prima neanche lavarti o...» l'espressione di Valerio la dice lunga su quello che sta pesando, scrollo le spalle ricambiando la sua occhiata con innocenza visto che non vedo il problema.

«Ti fa schifo l'idea?» chiedo.

Lui scuote il viso. «No, ma figurati. Ognuno fa quello che vuole, la cosa non mi fa sentire proprio a mio agio, con Rob non siamo mai entrati nel particolare di queste cose...» dice lui, l'argomento prende una piega interessante.

«Perché no? Credevo che fosse il tuo migliore amico, non gli dici tutto quello che ti capita e che fai?» dico cercando di mostrarmi il più disinteressato possibile, nella mia mente è anche una prova per vedere o meglio, per capire se Valerio possa avermi tradito e detto a qualcuno del nostro bacio.

Rallento con la macchina mentre svolto l'angolo ancora una volta e colgo l'occasione per rivolgere un'occhiata al ragazzo la cui espressione è più cupa.

«Certo, con lui posso parlare di tutto. Ma certe cose non voglio che le sappia, né lui né Alice. Sono cose troppo personali, troppo intime; sono dei segreti che voglio custodire dentro di me. Oppure cose senza importanza. Ma nel più dei casi si tratta di cose che voglio solo mie!»

Valerio fa una pausa, senza accorgersene ha abbassato lo sguardo ma lo rialza di scatto guardando in avanti, poi si volta verso di me ricambiando l'occhiata. «Proprio per questo motivo non ho mai detto loro di essere attratto dai ragazzi, almeno fino a qualche mese fa. Volevo che questa consapevolezza non influisse sul nostro rapporto. Ma mi sono reso conto che lo sapevano già, quindi non era nulla di “segreto”. Era tutto normale.»

Annuisco capendo perfettamente il suo punto di vista, anch'io ho dei segreti, delle sensazioni, delle cose che voglio tenere nascoste a Lily o a Franz che magari sono le persone più vicine che ho in questo periodo. Anche Alessia era all'oscuro di certe cose o certi miei pensieri.

«Credo sia meglio che io vada adesso, ti riaccompagno a casa, altrimenti Franz mi terrà il muso lungo se arrivo in ritardo.» dico svoltando per rientrare nella zona residenziale nuova della città, Valerio annuisce.

«Cosa dovete fare, se posso?»

«Scopare.» dico trattenendo un sorrisetto, il ragazzo si volta ancora lentamente guardandomi torvo. «Scherzo, più o meno. Dobbiamo spazzare e ripulire la Villa. È il nostro rifugio e so che Franz deve condurre alcuni affari...» dico vagamente, mi interrompo perché non vorrei dirgli che il ragazzo spaccia ma Valerio lo capisce da solo.

«Vende droga?» annuisco. «Ci sono cose peggiori in questo mondo.» dice lui, ed è proprio vero.

Quando arriviamo davanti casa sua parcheggio nel punto esatto in cui l'altra volta c'eravamo fermati quando siamo scesi dall'auto e ci siamo baciati. Sento una certa ansia nel trovarmi ancora una volta qui, ci scambiamo uno sguardo e allungo la mano a mo' di saluto.

Valerio mi batte il cinque amichevolmente. «Ci rivediamo domani a lavoro, allora.» dice cominciando a scendere dalla macchina, quasi mi dispiace che non se ne stia andando così velocemente, ma d'altronde non mi posso di certo aspettare altro. E io sono piuttosto di fretta ora che ci penso.

«Certo, stammi bene e fai il bravo.» dico, quando la portiera si richiude vedo il ragazzo scomparire lungo il vialetto, io metto nuovamente in moto e percorro le strade alla volta della periferia e della nostra zona.

“Parlare con Valerio mi ha fatto proprio bene dopo l'avventura di oggi con Svetlana. Parlare con lui mi fa sempre stare bene. Questa cosa dovrebbe forse... preoccuparmi? » mi ritrovo a pensare, sento il viso rigido e la mascella contratta, scuoto il viso per allontanare i pensieri.

Accendo la radio e la metto a tutto volume, se mi concentro sulla musica non avrò modo di pensare ad altro.

  
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