Capitolo
2
1
settembre 1978, ore 21.00,
Sala
Comune di Serpeverde
Alphard
era impegnato in una partita a Sparaschiocco contro
Regulus quando accadde. Per un attimo si domandò se non se
lo fosse
semplicemente immaginato, ma dubitava seriamente che la sua mente
potesse
partorire un pensiero tanto agghiacciante in una tranquilla serata
d’inizio
anno come quella.
Così
lanciò un’occhiata in direzione del resto dei suoi
compagni, deciso ad appurare se fosse stato l’unico a
percepire le avvisaglie o
se fosse una condizione tristemente diffusa.
Hector
e Valya se ne stavano in disparte nell’angolo opposto
al loro e continuavano a far finta che non stesse accadendo nulla, ma
questo
non voleva dire nulla. Quei due erano sempre insieme e nessuno degli
altri
Serpeverde si era mai impegnato davvero affinchè le cose
assumessero una piega
diversa.
Si
voltò verso il tavolino circolare in vetro dove Aletha e
Nathan si sfidavano a suon di scacchi magici, sotto lo sguardo attento
di Lyra
che moderava la sfida in veste di arbitro. Forse era solo una sua
impressione,
ma l’erede dei Greengrass sembrava essersi improvvisamente
irrigidito e
dubitava che c’entrasse con il fatto che il cavallo della
Prewett aveva appena
divorato il suo alfiere.
Cercò
lo sguardo di Regulus per avere una conferma ai suoi
sospetti e, dal modo in cui i suoi occhi grigi guizzarono verso la
rampa della
scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile,
capì di averci visto
lungo.
Persino
Barty, mollemente abbandonato sulla poltroncina vicino
al camino, parve improvvisamente essere all’erta.
I
segnali c’erano tutti, eppure l’inizio
dell’Apocalisse
sopraggiunse in modo inaspettato e repentino, cogliendo
l’intera Casa di
sorpresa.
Rhaenyra
uscì da dietro la porta in noce, l’espressione
furiosa mentre agitava un rotolo di pergamena a mezz’aria,
marciando dritta
verso il cugino.
-
Cuginetta – l’accolse Nathan, cercando di
stemperare un po’
di quell’espressione battagliera con un sorrisone smagliante.
-
Non provare nemmeno a chiamarmi cuginetta
-, lo bloccò sbattendogli la pergamena davanti, - non
prima che tu mi dica cos’è questo.
Perché sono sicura che non possa essere il
mio tema sugli Ippogrifi da cui volevi “prendere
spunto”, vero? –
La
faccia di Nathan era semplicemente uno spasso.
O
almeno lo sarebbe stata se Alphard non avesse temuto che,
mettendosi a ridere, le ire della Nott si sarebbero riversate su di
lui.
Lo
sguardo del biondo vagava dal cipiglio furibondo della
cugina al rotolo e mezzo di pergamena, un tempo accuratamente scritto,
sul
quale faceva bella mostra di sé una macchia di inchiostro.
Era ovvio che sì,
quello era proprio l’ormai impresentabile tema di Rhaenyra.
-
Potrebbe esserci stato un incidente di percorso –, ammise
Nathan, - e per accidentali, e assolutamente non direttamente
imputabili a me,
circostanze… il tema ha avuto un piccolo danno collaterale.
–
-
La tua faccia avrà un piccolo danno collaterale,
assolutamente
non imputabile alla maledizione con la quale ti colpirò, se
il mio tema non
torna nelle condizioni originali entro la lezione di domani –
replicò,
imitandone il tono.
Una
minaccia da non prendere sotto gamba visto che, cugino o
meno, Rhaenyra non avrebbe mai faticato per riparare al danno infertole
da
un’altra persona.
-
Nessun problema -, confermò Nathan tornando a sorridere
davanti alla prospettiva di veder rinviata di qualche ora la sua
esecuzione, -
sono certo che Barty saprà aiutarmi. –
Il
diretto interessato fece capolino da dietro lo schienale
della poltrona, inarcando un sopracciglio.
Alphard
era abbastanza sicuro che Crouch avrebbe mandato al
diavolo l’amico, dichiarando di avere di meglio da fare del
rimediare ai suoi
pasticci, e invece rimane sorpreso per la seconda volta nel giro di
pochi
minuti.
Barty
studiò appena la pergamena e poi cercò lo sguardo
di
Rhaenyra.
-
Nessun problema -, le garantì, - posso sistemartela.
–
Quello
sì che era proprio un primo giorno strano,
considerò
quando la calma venne ripristinata e potè tornare alla sua
partita, ma del
resto quell’anno sembrava riservare novità
rilevanti sia dentro che fuori
Hogwarts.
Valya
diede di gomito ad Hector, indicandogli con un cenno del
capo il fratello minore del ragazzo. Orpheus era stato Smistato in
Serpeverde
appena un paio d’ore prima, ma a quanto sembrava aveva
già individuato un paio
di coetanei con cui passare il tempo.
-
Sembra che non perda tempo – osservò.
Hector
seguì il suo sguardo, soffermandosi sui volti di alcuni
figli di personalità legate al Signore Oscuro, e
s’incupì leggermente.
Se
lui era considerato una delusione, una femminuccia
delicata, dal padre allora era altrettanto vero che Orpheus aveva
ereditato in
pieno l’aggressiva spietatezza paterna.
-
Almeno uno dei Macnair fa quello che la famiglia si aspetta
da lui. –
L’amica
gli sfiorò la mano, stringendola con delicatezza, e
asserì: - Non devi mai vergognarti di non essere come ti
vorrebbe lui. Sei
meglio del prototipo di figlio a cui ambisce tuo padre, non
è certo un
disonore. E quanto a Orpheus… magari per lui
c’è ancora tempo. Forse, lontano
da casa, avrai modo di far valere un po’ la tua opinione.
–
Scosse
il capo, una smorfia amara impressa sulle labbra
sottili.
Non
c’era verso di riuscire a convincere il suo fratellino.
Lui era davvero convinto che quello che usciva dalle labbra del padre
fosse la
verità assoluta.
E
il fatto che Hector passasse tutto il suo tempo con due
Tassorosso e con una Nata Babbana non faceva che renderlo meno degno di
emulazione
da parte del fratellino. Se poi avesse saputo che il Capello Parlante
era stato
seriamente tentato di mandarlo proprio a Tassorosso… beh,
avrebbe avuto la
conferma che ciò che diceva il padre fosse vero.
Era
una femminuccia, non un modello da imitare.
-
Vorrei che fosse così semplice, Valya, ma non credo che
riuscirò a convincerlo. –
Sospirò,
chiudendo il giornale che aveva sulle gambe, e fece
per alzarsi dal divano.
-
Credo che sia meglio se vado a dormire, domani si ricomincia
con le lezioni e ho il sospetto che saranno più toste del
solito. –
-
Va bene -, mormorò lei di rimando facendo per alzarsi a sua
volta, - credo che me ne andrò anche io. Dubito che qui sia
rimasto molto da
fare per me. –
*
Sala
Comune di Grifondoro, ore 22.00
Alys
smise di far muovere le miniature dei giocatori sul
piccolo campo da Quidditch portatile che aveva acquistato
quell’estate e
rivolse un’occhiata ai componenti in carne e ossa della sua
squadra.
Arkell
e Morgana erano concentrati, così come il loro Cercatore,
ma l’ultimo membro della squadra d’attacco e il
loro Portiere erano tutti presi
dal commentare come l’estate fosse stata generosa con una
Grifondoro del quinto
anno.
La
stessa, in effetti, che aveva attirato le attenzioni di
Alther durante il viaggio in treno.
C’era
poco da fare, gli adolescenti maschi erano un caso
perso, completamente in balia degli ormoni; ci avrebbe pensato lei a
rimetterli
in riga.
Afferrò
una boccetta d’inchiostro e la tirò contro i due
malcapitati, facendo seguire subito dopo anche il calamaio.
I
loro gemiti le annunciarono che entrambi i colpi erano
andati a segno.
-
Ahia -, protestò Johnson, - ma ti ha dato di volta il
cervello? –
-
Perché ci hai colpiti? – gli diede man forte
Finnigan.
-
Tanto per cominciare, se foste stati attenti, non vi avrei
colpiti -, replicò guardandoli in cagnesco, - e poi, se vi
foste allenati
durante l’estate come vi avevo detto di fare, avreste potuto
afferrarli… e
invece avete i riflessi di una coppia di lumache cornute ubriache!
–
-
Ma… -
-
Se provi a protestare ancora, Finnigan, ti giuro che al
prossimo allenamento ti tiro un Bolide in testa. –
-
Fossi in te le darei ascolto -, intervenne Arkell cercando
di soffocare l’ilarità nella sua voce, -
perché se perdiamo la prima partita di
campionato potrebbe compiere una strage. –
-
E io le darei man forte – aggiunse Morgana.
Le
due bionde si scambiarono un cinque a mezz’aria, ignorando
i lamenti del resto dei componenti della squadra.
Erano
le uniche due ragazze della formazione, da quando l’anno
precedente Mary MacDonald si era diplomata, e toccava a loro tenere in
riga
quel branco di disastrati adolescenti.
Quell’anno
avrebbero anche dovuto condurre le selezioni per
trovare un nuovo Cacciatore che occupasse il posto reso vacante da
Mary, perché
il loro sostituto copriva già la prima parte della stagione,
che Arkell non
avrebbe potuto disputare visto che ancora non si era ripreso
dall’infortunio
dello scorso giugno.
Insomma
era tutto un gran casino, sospirò Alys, e ovviamente
la McGranitt aveva pensato bene di lasciare a lei
l’eredità di tutto quel
casino.
-
Ma è tardi, Alys… non puoi pretendere che
seguiamo ogni
parola. –
Certo,
figurarsi se non provavano a buttarla sulla carta della
pietà. Tuttavia avrebbe dovuto darsi una calmata o avrebbe
fatto fuori metà
squadra prima ancora del primo allenamento.
-
Va bene, ne riparliamo domani -, decise alla fine, - alle
quattro puntuali al campo da Quidditch. –
Morgana
si lasciò ricadere sul letto a baldacchino, osservando
i letti nell’angolo che erano rimasti deserti.
-
Certo che è strano essere qui quando tanti altri non sono
tornati a Hogwarts. –
Alys
fece capolino dal pigiama rosso e oro, gettando indietro
le onde bionde, puntando gli occhi chiari sulla compagna.
Quell’anno
molti studenti avevano deciso di continuare a
studiare a casa, sostenendo in futuro gli esami da privatisti, troppo
spaventati all’idea di lasciare le loro famiglie.
-
Sì, è strano, c’è molta
più tranquillità… però
è un silenzio
surreale, che lascia intendere che ci sia qualcosa che non va.
–
Morgana
si tormentò nervosamente l’orlo di una manica,
prima
di decidersi a proseguire la conversazione.
Le
cose erano cambiate in modo drastico nel corso degli ultimi
anni, ma era assurdo pensare di doversi comportare in modo diverso con
Alys.
-
E le tue vacanze come sono andate? –
-
Al solito -, replicò la Travers, - una noia mortale. Ho
visto poco mio fratello. –
Il
rapporto tra Alys ed Eric era sempre stato quantomeno
controverso. Da un certo punto di vista erano legati come solo un
fratello e
una sorella avrebbero potuto essere, ma dall’altro erano
diversi come il giorno
e la notte.
I
Travers erano una famiglia Purosangue piuttosto
rispettabile, esattamente come i Lancaster, ma le idee di Eric erano
decisamente orientate verso estremismi che nessuna delle due famiglie
aveva
abbracciato.
Ovviamente
i genitori di Alys non avevano né condannato né
appoggiato la scelta del figlio, si erano limitati ad accettarla, e
questo
aveva gettato delle ombre su quali fossero le loro posizioni.
Morgana,
in tanti anni, non aveva nemmeno capito con chiarezza
quali fossero le idee dell’amica.
Dopotutto
la vedeva sempre insieme ad Antonin, Alther e
Alphard, persone che all’apparenza avevano punti alquanto
eterogenei sulla
questione. Pertanto essere sicuri di quale parte avrebbe scelto dopo il
diploma
era quasi impossibile.
-
Mi dispiace, so quanto siete legati. –
-
Non offenderti, Morgana, ma non mi va di parlarne. Né di
Eric né di quello che succede fuori dal castello –
tagliò corto all’improvviso.
-
Certo – mormorò, osservandola infilarsi sotto le
coperte e
sciogliere i legacci delle tende, - ti lascio tranquilla
allora… buonanotte. –
-
Notte. –
*
2
settembre 1978, ore 7.30,
Sala
Comune di Corvonero
Hestia
picchiettò contro la porta del loro bagno personale,
sforzandosi di sovrastare il rumore infernale che Marlene, chiusa
lì dentro da
più di mezz’ora, stava facendo. Era una vera
fortuna che lei fosse sempre la
prima tra le due ad appropriarsi del bagno, perché se fosse
dipeso dall’amica
si poteva essere sicuri che non sarebbero mai riuscite ad arrivare in
orario a
una lezione.
-
Marley, è tardi! –
-
Cinque minuti. –
-
Hai detto cinque minuti un quarto d’ora fa -, le
ricordò, -
e se mi perdo la colazione per colpa tua… -
Non
riuscì a terminare la minaccia, perché la porta
venne
spalancata e Marlene fece la sua comparsa. La oltrepassò,
sorridendole
allegramente, e afferrò la tracolla che aveva abbandonato ai
piedi del letto.
-
Sono pronta, non serve minacciarmi. –
Personalmente
Hestia dubitava seriamente che, se non le avesse
messo fretta e avesse condito il tutto con qualche minaccia, Marlene si
sarebbe
davvero sbrigata; però decise di sorvolare e si
limitò a seguirla giù per la
rampa della scala a chiocciola, fino a raggiungere la Sala Comune di
Corvonero.
Benjy
era già lì ad aspettarle, appoggiato a una delle
colonne
di marmo, e s’illuminò quando le vide arrivare.
-
Cominciavo a darvi per disperse. –
-
Lo so, pulcino -, replicò Hestia scompigliandogli
affettuosamente le sottili ciocche bionde, - ma prova a indovinare di
chi sia
la colpa. –
-
Marlene ha monopolizzato il bagno come al solito? –
-
Ovviamente, ho quasi dovuto buttare giù la porta a suon di
Bombarda per convincerla a darsi una mossa. –
-
Non è affatto vero -, protestò indignata la
bionda, - smettetela
di farmi passare per una ritardataria cronica. –
Hestia
e Benjy si scambiarono un’occhiata complice, poi il
ragazzo asserì: - Marley tu sei una ritardataria cronica,
anni di scuola hanno
abbondantemente confermato la cosa. –
Gonfiò
le guance, ricordando un buffo criceto infuriato, e
mise le mani sui fianchi con espressione seria.
-
Benjamin Franklyn Fenwick, sappi che sono profondamente delusa
da questo tuo atteggiamento. I biondi devono sempre essere coalizzati
gli uni
con gli altri, è una legge di natura! –
-
Ma davvero -, rise, - e chi l’ha deciso? –
Alzò
il mento, imitando una di quelle espressioni arroganti
che aveva visto spesso sfoggiare da Antonin Dolohov o da Barty Crouch.
Peccato
solo che, nel suo caso, non fosse minimamente
convincente né tantomeno capace di intimorire nessuno.
-
Io ovviamente. –
-
Bene, signora della lega dei biondi, ma che ne dici se
mentre tu e Benjy decidete il vostro statuto ci incamminiamo verso la
Sala
Grande? Avrei una certa fame. –
Benjamin
annuì alle parole di Hestia, per poi prendere
sottobraccio entrambe le amiche e indirizzarle fuori dal passaggio
segreto e
poi lungo le rampe di scale che li avrebbero condotti alla tanto
agognata
colazione.
Alther
diede di gomito ad Antonin mentre abbandonavano la
torre di Corvonero e s’incamminavano verso la rampa di scale.
Ancora
assonnato, il ragazzo soffocò uno sbadiglio e si
voltò
verso la direzione che gli era stata indicata dall’amico.
Alys
li attendeva, appoggiata alla balaustra, e aveva un’aria
addormentata esattamente quanto lui.
-
Ciao, scricciolo – la salutò Alther, ricevendo in
cambio un
bofonchio intraducibile.
Si
voltò verso Antonin, perplesso: - Tu hai capito cosa ha
detto? –
La
scrollata di spalle di lui gli disse che no, non era stato
il solo a non riuscire ad afferrare cosa l’amica avesse
voluto comunicare con
quel verso gutturale.
Roteò
gli occhi al cielo.
-
Certo che passare le prime ore del mattino in vostra
compagnia è sempre elettrizzante e intellettualmente
stimolante. –
Il
pestone che ricevette sul piede dalla Grifondoro lo fece
trasalire. Imprecò tra i denti, massaggiandosi il punto
colpito, e le rivolse
un’occhiataccia.
-
Antonin, rimetti in riga il tuo cucciolo. –
Alys
tentò di colpirlo di nuovo, ma questa volta se
l’aspettava
e riuscì ad evitare il buffetto dietro al collo.
Quella
ragazza era sempre così maledettamente suscettibile e
solo Antonin riusciva a convincerla a darsi una calmata e tornare nei
ranghi.
Eppure
in quel particolare frangente sembrava che non gli
importasse particolarmente d’intervenire in suo aiuto.
-
Antonin?! –
L’amico
li osservò in silenzio per qualche secondo, per poi
limitarsi a fare spallucce e pronunciare una sola parola.
-
Caffè. –
Bene.
Finchè
non avesse fatto il pieno di caffeina sarebbe stato del
tutto inutile, pensò sconsolato, e pertanto gli toccava
rassegnarsi a sopportare
il malumore mattutino di Alys finchè non fossero arrivati in
Sala Grande.
Accelerò
il passo e, quando raggiunsero il pianterreno, quasi
rischiò di impattare contro la figura alta e snella di
Regulus Black.
Il
Serpeverde era, infatti, appoggiato alla balaustra della
rampa di scale e sembrava in attesa proprio di loro. Sorrise con fare
indulgente, schivandolo all’ultimo istante.
La
sua presenza parve riscuotere Antonin dal suo stato di
torpore mattutino e persino Alys mormorò un saluto.
Regulus
parve sondarli con quelle sue iridi grigio pallido,
poi accennò con il capo in direzione del lato opposto del
pianterreno.
C’era
un corridoio stretto, decisamente riservato, dove
nessuno avrebbe potuto interrompere la loro conversazione e tantomeno
avrebbe
potuto origliare senza che se ne accorgessero.
-
Hai un minuto? –
-
Anche due -, assicurò Antonin prima di voltarsi verso
Alther,
- ci vediamo più tardi. –
Lui
e Alys li osservarono allontanarsi.
Vagamente
seccato dall’idea di essere stato piantato in asso
senza una spiegazione, Alther si rivolse alla ragazza.
-
Qual è il super potere di Regulus, che gli permette di
riuscire a svegliarvi e di convincervi a parlare in una lingua
comprensibile al
genere umano anche di lunedì mattina alle otto? –
-
A parte il fatto che è un Black ed è
oggettivamente molto
sexy? –
-
Dubito che Antonin lo consideri sexy – le fece notare.
-
Lui magari no -, ammise ridendo, - ma ciò non toglie che lo
sia. E poi so che si sono scritti parecchio durante
l’estate… perché, Rosenroth,
sei geloso? –
Geloso,
lui?
Questa
poi, come se avesse qualcosa da invidiare a Regulus
Black.
Sbuffò
incredulo.
-
Ma fammi il favore. –
*
Storia
della magia, ore 9.00
Lyra
soffocò uno sbadiglio.
Storia
della magia era sempre stata una delle materie più
soporifere dell’intero percorso accademico di Hogwarts e le
sembrava a dir poco
illegale pensare di far iniziare un lunedì mattina con una
doppia ora di Ruf.
Si
voltò verso Aletha, che sonnecchiava con la testa poggiata
su un braccio.
-
Mi ricordi perché non abbiamo mollato questa stupida
materia?
-
Perché Rhae ha deciso di continuare a seguirla e, grazie al
suo aiuto, riusciamo sempre a guadagnare degli ottimi voti con il
minimo
sforzo. –
In
effetti c’era da dire che almeno due persone in
quell’aula
seguivano la lezione senza battere ciglio. Anzi, prendevano persino
appunti in
modo febbrile.
Seduti
al banco davanti al loro, Rhaenyra e Barty tenevano la
testa china sul foglio e la alzavano solo per dare uno sguardo agli
appunti
dell’una o dell’altro nel caso in cui si fossero
persi qualcosa.
Dal
canto suo, Lyra apprezzava quella lezione anche solo per
il fatto che le dava la possibilità di osservare Crouch
senza farsi notare da
lui. Quella mattina, sotto la luce che filtrava dalle finestre, i suoi
capelli
solitamente castano chiaro apparivano decisamente più
chiari; probabilmente era
merito del sole estivo, che li aveva fatti schiarire e tendere al
biondo e
aveva messo in evidenza le chiarissime efelidi che gli decoravano il
setto
nasale e gli zigomi.
Fatto
sta che le sembrava persino più attraente di quanto non
fosse stato l’anno precedente.
-
Se continui a fissarlo in quel modo lo consumerai. –
Il
commento proveniente dal banco dietro al suo la fece
sussultare.
Si
voltò quanto bastava per osservare le iridi grigio chiaro
di Regulus che brillavano per il divertimento.
Arrossì
come un peperone.
-
Non so di cosa tu stia parlando, Reg. –
-
Ovviamente -, le sorrise accondiscendente, - allora immagino
stessi guardando Ruf con quell’aria sognante. –
-
Io… -
Fu
Aletha a venire in suo soccorso, voltandosi per zittire il
cugino.
-
Reg smettila di cercare di metterla in imbarazzo – lo
redarguì.
-
Non era mia intenzione. Volevo solo esortarla a darsi una
mossa, se le piace proprio così tanto, perché
Rhae mi ha detto che si è reso
conto del suo strano comportamento. –
Quelle
parole la fecero avvampare ancora di più.
Era
davvero così evidente?
-
Tu e Nathan potreste rendervi utili per una buona volta e
intercedere per lei -, insistè Aletha, - almeno saprebbe
cosa aspettarsi prima
di decidere se esporsi o meno. –
Regulus
rivolse un’occhiata al compagno di banco.
-
Che dici, ci imbarchiamo in questa impresa? –
Il
sorriso complice di Nathan preannunciò la sua conferma: -
Sarà un piacere fare da Cupido per miss Selwyn. –
A
questo punto Lyra dubitava seriamente di essere mai stata
più rossa di così in vita sua, roba da gareggiare
tranquillamente con la chioma
di Aletha.
-
Non ce ne è proprio bisogno… - provò a
protestare, ma venne
tacitata dall’amica.
-
Certo che ce ne è bisogno, almeno potrai metterti
l’anima in
pace una volta per tutte. –
Audrey
rivolse un’occhiata incuriosita a Morgana, che aveva
ormai rinunciato a seguire Ruf e si limitava a riassumere il capitolo
del libro
che aveva davanti.
-
Di cosa credi che stiano parlottando quei quattro? –
La
Grifondoro alzò appena lo sguardo, puntandolo sul gruppo di
Serpeverde, e poi fece spallucce.
-
Non ne ho idea. Teoricamente dovresti dirmelo tu, dopotutto
sei tu quella che viene invitata ai loro eventi. –
Già,
peccato solo che non avesse un gran rapporto con nessuno
di loro.
Cioè,
conosceva abbastanza bene Regulus ed era piacevole
chiacchierare con lui durante quei noiosi ricevimenti, ma non si era
mai
avvicinata tanto da entrare nella sua cerchia di frequentazioni. Quel
ruolo era
spettato a Damon, suo fratello, che era pappa e ciccia con Rosier,
Travers e
Wilkes.
-
Forse si tratta di Lyra -, disse alla fine, - e della sua
cotta per Barty. –
Non
che ne avesse mai avuto una conferma esplicita, ma la
timida e riservata Serpeverde diventava ancora più chiusa e
introversa quando
si trovava ad essere nelle vicinanze di Crouch. Se non erano quelli i
segnali
di un interesse romantico allora Audrey non avrebbe proprio saputo dire
quali
fossero.
-
Come possa piacerle Crouch rimane un mistero per me -,
asserì Morgana, - quel borioso imbecille è sempre
convinto di essere il
migliore in tutto. –
La
Tassorosso sorrise davanti all’ostilità nella voce
dell’amica.
Solitamente
Morgana non era un tipo conflittuale, tendeva ad
andare abbastanza d’accordo con chi la circondava, ma fin dal
loro primo anno
era stato chiaro che la competizione tra lei e Barty sarebbe stata
sempre
accesa e oltremodo serrata.
Entrambi
erano Purosangue, Battitori ed eccellenti studenti;
Barty era riuscito a superarla solo nel farsi ammettere al Lumaclub e
nel
conquistare il titolo di Caposcuola.
A
Morgana non era importato molto di nessuna delle due
conquiste di per sé, ma l’idea che Crouch se ne
andasse in giro come un
galletto impettito le mandava il sangue al cervello.
-
L’amore e i suoi misteri – sentenziò
Audrey.
-
Misteri incomprensibili. –
Si
scambiarono un’occhiata complice prima di scoppiare a
ridere.
*
Aula
di
Pozioni, ore 11.00
Adam
scosse il capo davanti allo spettacolo desolante che era
rimasto da ripulire. Aveva avuto la pessima idea di permettere a Shari
di dare
un apporto consistente alla pozione che avrebbero dovuto realizzare e,
inutile
dirlo, la ragazza aveva finito con il far esplodere il calderone.
Per
un attimo aveva creduto che Alys Travers, seduta accanto a
loro e raggiunta da alcuni schizzi, avrebbe finito con il mettere mano
alla
bacchetta e Schiantare entrambi, ma l’intervento di Lumacorno
era stato
decisivo per sedare la probabile rissa.
La
Grifondoro era stata mandata a ripulirsi, provvista di una
giustificazione che le avrebbe permesso di arrivare un po’
più tardi alla
lezione di Incantesimi, e Adam e Shari erano stati costretti a
trattenersi per
ripulire tutto.
-
Giuro che non ho la minima idea di cosa possa essere andato
storto -, mormorò desolata l’amica, - io ho
seguito passo passo tutto quello
che c’era scritto sulla lavagna. –
-
Lo so – le assicurò.
Sapendo
delle difficoltà di Shari, Adam l’aveva seguita
con
attenzione e ne aveva studiato ogni singolo movimento.
Non
riusciva nemmeno lui a capire cosa potesse essere andato
storto.
-
Deve essere una sorta di congiura contro di me -, continuò,
- perché non è possibile che io faccia esplodere
sempre tutto. –
La
voce di Amelia, rientrata in aula per recuperare il libro
che aveva dimenticato sul suo banco, giunse in loro soccorso: - Hai
usato quel
tagliere per poggiare la polvere di artiglio di drago? –
-
Sì, perché? –
-
C’è del pulviscolo in un angolo. Immagino che la
polvere vi
sia entrata in contatto. –
Adam
esaminò il tagliere a sua volta, individuando ciò
a cui
faceva riferimento la ragazza.
Ne
prelevò una piccola quantità e
l’annusò con fare
circospetto.
Polvere
di ricciocorno schiattoso.
Altamente
infiammabile se combinata all’artiglio di drago.
Era
incredibile che una piccola particella di sostanza in più
avesse combinato un tale disastro.
-
Amelia ha ragione, ecco svelato il mistero. –
La
Bones mise mano alla bacchetta e, sotto gli sguardi
perplessi dei due, annunciò: - Vi darò una mano a
ripulire. –
-
Non preoccuparti… - fece per assicurare Shari, ma venne
bellamente ignorata.
-
Non possiamo rischiare che Tassorosso perda altri punti
perché
voi due siete arrivati in ritardo. Inoltre, risolvere tutto alla
Babbana vi
farà impiegare dieci volte il tempo che ci metteremmo con un
semplice colpo di
bacchetta. –
Come
a voler dare loro una dimostrazione, puntò la bacchetta
contro il pavimento: - Gratta e netta. –
Seguendone
l’esempio, entrambi i ragazzi produssero a loro
volta l’incanto e riuscirono finalmente a liberarsi di quella
poltiglia
assolutamente disgustosa.
Quando
ebbero terminato e furono usciti dai sotterranei, Adam
le rivolse un sorriso riconoscente.
-
Grazie per l’aiuto. –
-
Di nulla, tra compagni di Casa dobbiamo aiutarci. –
Poi
li lasciò lì, allungando il passo per raggiungere
in
fretta e furia l’aula di Antiche Rune.
Voltò
l’angolo e finì con lo scontrarsi con un fisico
tonico e
decisamente maschile. Barcollò indietro, venendo sorretta da
una presa decisa,
e si ritrovò a fissare gli occhi chiari di Alphard.
-
Io… scusami – mormorò Amelia, per poi
scappare via.
Doveva
proprio mettere quanta più distanza possibile tra loro
due.
Spazio
autrice:
Salve!
Scusate
se ci ho messo un po’ per aggiornare, ma sono stata molto
presa dalle video
lezioni universitarie e questo capitolo mi ha impegnata parecchio
(essendo
formato da ben quattordici pagine di Word). Spero che ne sia valsa
l’attesa.
Inoltre vorrei porvi la prima domanda:
-
in
vista della prima partita di campionato, per chi tiferà il
vostro OC:
Serpeverde o Grifondoro?
Per
ora è
tutto.
Buon
weekend.
Baci,
Fiamma