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Autore: L0g1c1ta    08/04/2020    0 recensioni
Il nostro mondo è stato creato da quel che noi chiamiamo Dea Bianca.
La tale generò il nostro pianeta, ci diede la vita, il desiderio di vivere e di creare noi stessi altre vite. Lei, ci creò noi tutti, sia Creature Umane, che Magiche, che Fantastiche.
Trovammo sette frammenti, pregni di magia talmente potente da credere che fossero parte della sua essenza. Vi furono spedizioni fino alla fine del mondo e trovammo i pezzi della leggenda.
Decidemmo di costruire dei laboratori e, dopo secoli e secoli di tentativi su vari esseri viventi, trovammo dei Compatibili, capaci di trattenere e di utilizzare perfettamente il potere della Dea Bianca.
Ma accadde una disgrazia: i Compatibili si ribellarono a noi, per colpa di traditori e Creature Fantastiche ribelli. Si sono nascosti e sono cresciuti in un luogo che non immaginavamo nemmeno che esistesse.
Abbiamo trovato il luogo, ma sfortunatamente i nostri precedenti membri sono scomparsi.
Mi chiamo Oracolo, sto cercando un nuovo adepto per questa missione.
Non abbiamo mai reclutato una Creatura Umana, ma sono certo che farai un ottimo lavoro! Sarai tu il protagonista di questa storia e tu ci aiuterai a trovare i Compatibili.
In nome della Dea Bianca.
Genere: Demenziale, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Hai dormito profondamente la scorsa notte.

Tekla ha voluto essere cordiale, a modo suo. Ha portato Joy nello scantinato e insieme a te ha portato avanti un progetto insolito: ovvero quello di un robot capace di cantare, ballare e sparare raggi laser dalle braccia. Sta pensando anche di modificare il design finale di Joy rendendola alta poco meno di un umano. Ci ha tenuti svegli ben oltre la mezzanotte, finché anche lei non è crollata dal sonno. 

Ti vesti e ti guardi attorno. Tekla non c’è. Dev’essere scesa subito, oppure…

Karoo… il traditore.

La cassetta del videoregistratore sembra pulsare sotto la stoffa dei pantaloni. Osservi le tue mani. Tremano come forsennate. Per qualche strana ragione stai sudando più di quel che credessi. L’orologio sul muro ticchetta ansioso. Sono le undici di mattina. Non hai mai dormito così tanto durante tutto il viaggio. Senti un brontolio raccapricciante dentro il tuo stomaco. Questo non migliora la situazione.

Qualcuno bussa alla porta. Hai sobbalzato rumorosamente. Il divano si è spostato ben oltre il tappeto sotto ai tuoi piedi.

Apri la porta. Prima ci togliamo questo fardello di dosso prima la nostra missione sarà compiuta. 

I tuoi passi sembrano piantarsi sul legno come pesanti pezzi di roccia. La tua mano è sudaticcia mentre afferri il pomello. Il metallo bianco scivola sotto le tue dita. La porta cigola mentre la spalanchi. 

“Meno male, mi hai aperto!” esclama una terrorizzata Tekla, più sudata e tremolante di te. Per qualche strana ragione non puoi fare a meno che tirare un sospiro di sollievo “Non sapevo se svitare la porta o sciogliere il pomello con il laser. Si è bloccata senza motivo”.

Sembra avere tante cose per la testa e tra queste cose tu non c’eri. Praticamente ti sbatte contro il muro per entrare. Scende nel sottoscala, crea del rumore assordante e ritorna di nuovo su con dei giganteschi fogli spessi sotto l’ascella. Non ne sei certo, ma credi di aver sentito un ‘Potevi farne a meno di svegliarmi!’ al di là della porta. 

“Una persona ti vuole conoscere. Vieni con me!” dice, ancora più affannata. Ti afferra per un braccio e ti catapulta fuori da casa sua. Per poco non inciampavi addosso un incendiario che, con le sue fiamme blu, stava cercando di non bruciarti la maglietta. Ti guarda in cagnesco scuotendo la testa, ma sembra avere troppa fretta, quindi fugge. La via per il generatore sembra essere la più trafficata. I fuochi fatui provano a volare, ma anche gli incendiari sembrano avere la stessa idea. Ostruiscono il passaggio sia per terra, per i poveri robot, sia per aria. Tekla passa in mezzo a loro come nulla fosse e ricominci ad inseguirla.

Fortunatamente Tekla si sta dirigendo sempre più in alto e non verso le piscine di lava ai piedi del vulcano.

Saltellate fra fuochi fatui e robot a forma di topi e blatte metalliche, salite in verticale su una scaletta e ricominciate con ancora più foga la salita. Raggiungete il locale dove avete concluso la vostra avventura con Joy. Qualcuno affianco all’ascensore ha portato un cubo di metallo bianco lungo e spesso, senza alcuna incisione. Hanno lasciato due fiori di plastica, uno blu e uno giallo, in memoria di qualcuno. 

È la tomba del robot che abbiamo ucciso.

Tekla ignora il ristorante, continua la sua salita verso una scalinata bianca. Lo sguardo ti cade attraverso le finestre ampie: vedi G.R.O.S con dei piatti in testa, cigolando tra i tavoli. Sembra essere soddisfatto e felice. Tekla oltrepassa la scalinata. Si sta dirigendo verso la bocca del vulcano. 

Più in alto vi dirigete più l’aria sembra appesantirsi. Istintivamente porti una mano alla bocca e al naso. La nube nera sta entrando dentro le tue narici e nessun ventilatore di Tekla potrebbe mai raggiungere una tale altezza. 

Tekla si ferma, non comprendendo. A metà strada ha deciso di fermare i piedi a terra. Di fronte a noi si mostra un centauro dalla metà equina zebrata e dal corpo di colore. I suoi capelli sono stati riuniti in innumerevoli trecce. Il centauro si fa aria con la mano, scuotendo agitato la coda. Tekla tira su uno dei sorrisi più preoccupati e infantili che tu abbia mai visto.

“Ragazzina, era ora!” esclama la bestia, sbuffando con la sua voce roca “Hai idea di cosa abbia fatto per scalare questa ira degli dei?” indica irritato il vulcano alle sue spalle che in quel momento non sta facendo altro che il suo lavoro: sputare fumo e cenere grigia. 

Tekla si alza sulle punte “Karoo è già tornato?”.

Il centauro sbatte gli zoccoli a terra. Sembra odiare essere ignorato “Ragazzina, ti sto parlando!” finalmente riesce ad avere l’attenzione della ragazza “Il tuo tutore ha avuto dei problemi durante la traversata fra l’Isola dei Ghiacci e l’Isola Meccanica. Temo che tornerà molto più tardi di quel che credessi”.

Tekla non batte ciglio “Ah, non credo proprio”.

“Che insolente!” sbatte l’estremità della sua coda a terra. Incomincia ad avviarsi verso valle. Non possiamo fare altro che inseguirlo “Karoo mi ha detto di non ritardare per non dare preoccupazioni e per rassicurarti. Non ho fatto altro che salire e scendere fra queste montagne gelate e… per gli Dei! Chissà come starà mio nipote. Dev’essere in ansia. Gli avevo scritto che sarei tornato domani, ma a questo punto non credo di riuscire a mantenere la mia parola”.

Finalmente avete raggiunto i piedi dell’ultima salita. I fogli di Tekla stanno ancora salendo su e giù tra l’ascella e il fianco. Non sembra minimamente preoccupata per il suo tutore. Il centauro tira un respiro profondo. Si passa una mano fra le trecce. Guardandolo attentamente sembra la versione adulta e molto più infuriata del piccolo Arco dell’Isola Maestra. 

Chiedi al centauro se suo nipote sia Arco, un compagno di classe di Pan. 

La Creatura sembra averti notato solamente adesso “Conosci quel marmocchio? Si fa notare facilmente a scuola… E questo cosa diavolo dovrebbe essere?” mostra i denti, cavalcando attorno a te in cerchio “Sembri…”.

“Sì, è un umano e ha appena concluso il viaggio” poggia a terra i fogli Tekla. Le hanno dato più fastidio del necessario. Il centauro galoppa a tre centimetri dagli occhiali della ragazza. 

“Ragazzina, cosa vorresti dir-”.

“Karoo, non dovremmo iniziare a lavorare?” 

Il centauro rimane basito. Volta lo sguardo adocchiando qualcosa alle vostre spalle. Un fuoco fatuo grigio chiaro è apparso dietro di voi in un battito di ciglia. La sua essenza brucia ancora più ossigeno nell’aria. Inizi a boccheggiare, non hai più fiato. La Creatura ammicca dietro le tue spalle, palesemente divertita. Non ricordi di aver mai visto un fuoco fatuo di una colorazione del genere.

“Karoo…” sbianca Lysso.

Il fuoco fatuo estende parte delle sue fiamme per creare una mano. Saluta Tekla, resasi conto di aver sbagliato persona. Il colore della Creatura s’inscurisce sempre più, diventando simile al petrolio. Spuntano delle lunghe gambe fasciate dentro dei pantaloni formali, delle braccia e un busto magro. La testa di Karoo prende forma fino ad apparire di fronte a noi. Si passa una mano sul cranio rasato e sorride con dei denti tanto bianchi da brillare.

“E’ tornato appena in tempo… meraviglioso” sputa veleno Lysso. 

Tekla gli si getta addosso e lo abbraccia. Qualcosa dentro di te raggela: Tekla raggiunge a malapena la sua pancia. Finito il saluto, Karoo si erge in piedi. È talmente alto da dover alzare gli occhi al cielo per guardarlo negli occhi. Agran era un ragazzo alto e robusto, Karoo sembra un sottile fantasma nero. Si poggia ad un bastone dall’impugnatura d’argento.

“Abbiamo fatto tardi stamattina, vedo” 

“Ah, stavo lavorando ad un nuovo progetto. Un robot amico di un umano, che allo stesso tempo è anche la sua guardia del corpo! Abbiamo pensato tutto questo insieme” Tekla carezza i fogli amorevolmente mentre indica nella nostra direzione.

Negli occhi di Karoo brilla una luce interessata “Quindi tu saresti l’umano venuto da fuori? Tekla e Tomoko mi hanno scritto di te. È un vero piacere fare la tua conoscenza” dice, alzando la mano. 

Gliela stringi e non riesci a fare a meno di osservarlo. I suoi occhi sono stretti in due fessure minuscole, il suo sorriso è ampio e ambiguo. Ti guarda come se fossi un animaletto indifeso sotto i suoi artigli da predatore o come uno scienziato osserverebbe con un’emozione maligna la sua nuova creazione. La sua gigantesca mano ingoia la tua. Te la stringe come se le tue ossa fossero meno che ramoscelli. Osserva la Creatura di fronte a sé divertito e perfido. Ti senti infinitamente più basso di lui. 

Lysso trotta attorno a noi, sciogliendo la stretta di mano “Bene, è stato interessante ma pericoloso. Me ne vado” grugnisce qualcosa del tipo ‘pazzo malato’, ma non ne sei certo. Karoo si concede una risata, affatto accettata dal centauro. 

“Lysso, ti avvii verso la città? Potrei offrirti una tazza di tè”.

“No, mai più” il centauro arretra innaturalmente all’indietro “Torno da mio nipote. Da quando mio fratello ha tirato le cuoia me ne devo occupare io, ti ricordo”

Karoo alza le spalle, accettando la scusa “Buon viaggio, fai attenzione ai ciclopi!”

Nello sguardo di Lysso si è palesata un’ombra di terrore. L’hai notato per un breve attimo prima che iniziasse a galoppare lontano, fino a scomparire dentro il complesso di edifici. Tekla e Karoo si avviano verso i laboratori. Oltrepassano l’hotel. G.R.O.S è ancora dentro. Lavora come un’ape andando avanti e indietro tra i tavoli. La clientela è diminuita di numero, eppure c’è ancora tanto da fare. Karoo si trascina la gamba sinistra come se pesasse una tonnellata. Cammina usando il bastone con abilità.

Più tempo si trasforma più la sua forma umana perde spessore. Anni fa le sue mani erano rigide come piombo, ma adesso sono le sue gambe ad avere la meglio su di lui. Conosciamo il suo potere: può trasformarsi in qualsiasi Creatura, oggetto animato o inanimato… meglio di qualsiasi altro metamorfo.

“In che senso ciclope?” chiede ingenuamente Tekla.

“Oh, ti avevo scritto di aver incontrato Lysso durante il viaggio di ritorno. Ho scoperto molte cose interessanti sul nostro amico. Sembra che gestisca un piccolo pezzo di terreno nel golfo a sud dell’Isola dei Giganti. Insieme ad altri suoi simili e a qualche troll saccheggiava le zattere e le navi che entravano inavvertitamente da fuori, al confine delle nostre isole. I marinai erano umani e sono stati decimati prima ancora che li raggiungessi. Hanno raggruppato un bottino interessante… non guardarmi così, piccola mia, non appena tornerò per un controllo porterò tutto quello che vuoi”.

Tekla lancia un’occhiate alle sue spalle, dove poco prima Lysso è fuggito di corsa “Come hai risolto la questione? Il contrabbando e la pirateria sono illegali nel nostro arcipelago” 

Karoo si passa la lingua sulle labbra “Come posso dire… Mentre si spartivano il guadagno della giornata un enorme ciclope è apparso in mezzo a loro, facendo andare l’intero plotone di troll nel panico. L’intera faccenda è stata risolta in meno di tre minuti. Ho deciso di lasciare andare Lysso con la condizione di non ripetere più i suoi errori e di rimanere ai confini dell’Isola Maestra per almeno tre anni. Sciocchezze per un centauro centenario, senza dubbio non ritornerà sui suoi vecchi passi”.

Notano tutti e due che tu ti sia fermato in mezzo alla discesa. Entrambi ti osservano, chi perplesso, chi interessato da ogni minuscolo dettaglio sul tuo volto. 

Chiedi se li abbia uccisi.

Karoo batte piano le palpebre. Capisce di non essere ascoltato da nessuno nelle vicinanze e si schiarisce la gola “Piccolo umano, per avere la pace tra le Isole alle volte sono necessarie delle piccole punizioni. Per un kharacora di mia conoscenza basterebbe qualche settimana di lavoro civile, per qualcuno è necessario il bando dalle Isole” continua a fissarti intensamente. Qualsiasi reazione tu stia avendo probabilmente lo sta compiacendo “I troll vivono da soli in balia di se stessi, senza una famiglia, lo stesso vale per i centauri. Ho fatto un’eccezione per Lysso perché ha un nipote che lo aspetta e che rimpiangerebbe la sua morte, altrimenti non avrei fatto sconti nemmeno per lui”.

“E’ qualcosa che talvolta accade, cioè… non sempre. Ma è necessario” continua Tekla, come se stesse discutendo di un acquazzone di fine marzo.

“Esattamente” annuisce compiaciuto Karoo, carezzando la spalla di sua figlia. 

Ci mancava solo questo… ammazzano chi non merita di far parte del loro piccolo mondo. Cosa? Ti viene in mente Kreos? Noi abbiamo dato fin troppe possibilità a quel farabutto. Ha deciso lui stesso di intraprendere questo viaggio, anche se ammetto che non volevamo altro che morisse. 

Raggiungete la casa di Tekla. Karoo osserva gli interni compiaciuto. Senza dubbio è molto diversa da come lo era anni fa, con le sue stanze spoglie. Tekla apparecchia la tavola, solo in questo momento ti ricordi di non aver mangiato nulla stamattina. Karoo rifiuta cortesemente il piatto, allora viene rifilato a te. È una minestra di lenticchie e patate. Cominci a mangiare dopo Tekla. Sembra più acqua che brodo, ma ti riscalda la pancia. 

Alzando piano gli occhi dal piatto hai incrociato lo sguardo con quello di Karoo. Continua ad osservarti come se tu fossi una creatura da tagliuzzare e da esplorarne le viscere. Hai troppa fame per concentrarti su di lui.

“Lascia tutto il lavoro a Tekla. Noi due faremo un paio di chiacchiere in privato”. 

Si alza dal tavolo con le carte della ragazza tra le dita. Tekla le aveva strette sotto le ascelle, ma lui riesce a stringerle come se fossero pagine di giornale. Osservi la ragazza sparecchiare alle tue spalle. Qualcosa ti impedisce di raggiungerlo. Il mazzo di chiavi che aveva usato per chiudere le porte del piano di sotto sono state lasciate nel chiodo sopra l’appendiabiti.

Prendile, per amore della Dea!

Le afferri, tintinnano un po’, ma Tekla sembra non accorgersene. Le infili in tasca e scappi dietro al mago. Ti ha aspettato con pazienza fuori dalla porta. Il sorriso che ti porge è diverso da quello che hai visto durante la stretta di mano. 

“Mi hanno riferito che vorresti tornare a casa, fuori dal nostro arcipelago. È comprensibile, ma prima vorrei che mi facessi un breve riepilogo di tutto il tuo viaggio. Dovremmo cercare un posto dove sederci… no, ai laboratori no, troppo rumorosi. Tekla mi ha suggerito quel ristorante che abbiamo incrociato pochi minuti fa. Sono felice che abbiano aperto di recente. L’Isola diventerebbe più interessante anche agli occhi degli esterni” lancia un’occhiata ai fogli che porta con sé. Sono le mappe dell’arcipelago, una simile a quella di Tomoko e altre di particolari di piccole e grandi isole.

Un’ombra sgattaiola alle vostre spalle, non appena voltate l’angolo, non lontano dalla casa di Tekla.

 

Smiley respira con affanno. Ha guance rosse e cicatrici altrettanto scarlatte. Si trascina dentro il soggiorno di Tekla come se le sue stesse armi siano diventate pesanti come incudini. Al di là della cucina sente il rumore di una vite cadere a terra. Qualcuno sta cercando il pezzo mancante e per farlo ha spostato il tavolo rumorosamente. Fogli di carta cadono, fluttuano e vengono riacchiappati al volo. 

Smiley recupera fiato, cercando di darsi un contegno. Il suo respiro non sembra rilassarsi, ma meglio che niente, probabilmente starà pensando. Spalanca la porta della cantina ed entra senza tante cerimonie. Tekla ha appena sistemato il tavolo che aveva spostato. Sopra c’è Joy, probabilmente spenta poco prima di incominciare il suo progetto. Il foglio che ha appena recuperato da terra mostra lo schema di un paio di gambe e delle braccia flessibili. 

In un angolino vedi una chitarra abbandonata in mezzo alla polvere.

Smiley sorride con una punta di preoccupazione “Tekla, buongiorno”.

Tekla ha bisogno di qualche secondo prima di comprendere chi sia entrato nella sua officina. Si infila gli occhiali da vista e i suoi occhi si abituano alla luce soffusa della lampadina. Vede il ragazzo, non sembra affatto turbata “Oh, Smiley!” afferma, più incredula che perplessa “Non sapevo che tu fossi venuto. Non hai inviato nessun messaggio. Tomoko sta ben-?”.

“Tekla, mi dispiace interromperti, ma ho fretta” taglia la domanda Smiley. Aguzza lo sguardo verso Joy, nota il suo occhio spento e il suo collo morbidamente adagiato sulla spalla. Sembra decisamente più tranquillo. Tekla alza un sopracciglio. Il suo labbro sembra essere indeciso se abbozzare un sorriso o no. 

“Certo” temporeggia, ancora più incerta “Di cosa hai bisogno?”.

Smiley apre la bocca per rispondere, ma qualcosa lo ferma. Si gratta la testa guardando il soffitto per un’infinità di secondi. Tekla attende la risposta aggrottando le sopracciglia. Da incerta è diventata curiosa.

“Mi serve…” si lecca le labbra il ragazzo “…il tuo cervello”.

Tekla ha bisogno di qualche secondo per realizzare cosa intenda dire. Ha compreso. Lo si capisce dai suoi occhi scavati e dal tremolio leggero delle sue ginocchia. Lancia un’occhiata alla porta affianco a Smiley e capisce con amarezza che non riuscirà mai a raggiungerla. Rivolge lo sguardo verso il semibusto del robot. Sembra meditare fra sé e sé.

“Oh…” non riesce a dire altro. 

Smiley capisce di aver sbagliato approccio e decide di avvicinarsi, calcando bene ogni passo che fa “Sarà una questione di minuti. Mi è venuta un’altra crisi qualche settimana fa ed è peggiorata da quando io e Jo-Jo abbiamo litigato. Per qualche strano motivo, da quel giorno, mi batte il cuore molto più forte del solito” dice, poggiando le mani proprio dove il cuore gli duole “Mi ha fatto venire in mente un piano geniale, ma ho bisogno della tua macchina e anche dei frammenti della Dea. E… anche un contributo dall’umano”.

“Oh” risponde Tekla. Qualcosa illumina i suoi occhi. Sembra aver trovato la soluzione al suo problema.

“Non ci vorrà molto, però dovrai collaborare. Non ho davvero un second-”.

“Oh!” esclama Tekla una terza volta. Le brillano gli occhi, presi da un’idea o forse da un pensiero. Nonostante tutto sembra aver dimenticato completamente quello che ha detto il ragazzo. Smiley rimane con le dita incrociate, confuso da tutto quello che sta vedendo. Tekla sospira serenamente, come se si fosse tolta un pensiero di dosso. Sorride senza paura. Smiley sembra essere pronto a tutto. 

“Nessun problema!” afferma facendosi aria con la mano “Sarebbe utile anche a me! Ma, Smiley… Agran?”.

Smiley rilassa le spalle. Imita uno sguardo mortificato, per nulla mortificato in realtà “Ecco… devo averlo ucciso. Ops” commenta alla fine, abbassando lo sguardo, come se fosse veramente rattristato per la sua morte. Tekla dà aria alle guance e posa le mani ai fianchi. Lo squadra irritato, lui per tutta risposta non fa altro che abbassare ancora di più gli occhi. Sotto il suo sguardo, Tekla non può vederlo, ma Smiley attorciglia gli angoli del viso. Trattiene una risata. 

“Smiley, sai che ci tengo molto a lui! Adoro gli eroi e non dovrebbe perdere mai! Non dovevi farlo!” lo rimprovera in un modo fin troppo infantile. 

Smiley finalmente alza gli occhi. Batte le palpebre, scocciato “Tekla, la giustizia non esiste e tu non puoi amare qualcuno perché sembra un paladino della giustizia”.

“Agran è un paladino della giustizia! Ed è veramente così!” ribatte, calpestando il terreno “Lui è perfetto così com’è! Spero che rimanga così per sempre e non com’era prima quando mi picchiettava la test-”.

“Tekla, non è il momento” deglutisce il ragazzo. Respira con fatica, trattenendo fra i denti quel che probabilmente è un lungo discorso “Non riesco a controllare più il mio cuore. Lo capisci, vero? Sarebbe meglio procedere. Non ti sei offesa?”.

“No, no, ti capisco!” Tekla ritorna in sé, felice e spensierata, come se non fosse davvero accaduto nulla e non si fosse messo in dubbio il suo amore per la persona a cui ha organizzato un piano per innamorarsi di lei. Tekla non ama il vero Agran a quanto pare. Si siede sulle proprie ginocchia, srotolandosi il colletto della divisa. Scopre il collo al proprio aguzzino, mentre quest’ultimo cerca l’angolazione giusta con il fucile, pronto a sparare. 

“Metti la testa più in basso. Eh, no, più a destra. Tekla, non muoverti così tanto! Ma ti devo pure dire come si abbandona la testa in basso!” Tekla ribatte qualcosa di simile a delle scuse, ma non ne sono affatto certo “Se non sparo nel punto giusto potrei farti del male e sarebb-. Va bene così. È perfetto! Chiudi gli occhi e conta fino a dieci”.

Tekla ubbidisce. Già che si trova lì, prova persino a deglutire “Ok, sono pront-”.

Un lampo bianco esce dalla bocca del fucile. Il proiettile colpisce in pieno la gola di Tekla. Il boato è devastante, talmente tanto che le pareti per qualche decimo di secondo sembravano tremare sotto ai nostri piedi. Smiley ricarica il fucile, il sangue di Tekla è schizzato addosso a lui. È impantanato dalle scarpe fino al viso. Non si asciuga e non sembra avere intenzione di farlo. L’impatto del proiettile verso il collo di Tekla ha creato un buco tra la carne e la spina dorsale. Il collo della ragazza è completamente esploso, facendo saltare la testa da qualche parte nella stanza.

Il sangue è schizzato anche sulla chitarra.

Smiley trova quel che rimane di Tekla, in un angolino della stanza. L’afferra per i capelli guardandola diritta negli occhi. Tomoko aveva e ha tutt’ora uno sguardo agghiacciante. Tekla sembra semplicemente sorpresa, in una contrazione innaturale del viso.

“Cinque minuti e poi da Karoo” dice più a se stesso che a Bloob, appena uscito dalla sua prigione. Smiley non si accorge di lui, che nel frattempo continua a svolazzare nella stanza facendo riflettere la sua luce azzurra sulle pareti. Smiley afferra uno dei suoi numerosi coltelli e inizia il lavoro. Comincia a intagliare il… cranio… Tekla… esce sangue… no, basta. 

Bloob ha tra le sue spire infuocate un oggetto tondo. È l’orologio che Smiley ha portato con sé per tutto il viaggio, sin dall’Isola Minima. Bloob aspetta il momento giusto. Tutta la sua essenza trema selvaggiamente. Svanisce nel nulla, teletrasportandosi chissà dove. Smiley non si accorge di nulla. Continua ad intagliare la testa della ragazza che ha appena ucciso.

Me ne vado. Comincio a sentirmi male.

 

Le porte dell’ascensore si spalancano di fronte a noi. Ti sei scrollato Karoo senza problemi. In qualche modo sembra che tu abbia trovato una scusa per scendere qui senza farti notare. La cassetta del mago è nella tasca dei tuoi pantaloni. Qualcosa provoca in te uno strano tremolio. Sei pronto a tutto. 

Vediamo cos’ha da nasconderci il nostro maledetto traditore.

Senti le spalle scoperte dopo aver oltrepassato le porte. Voltandoti non vedi nulla e nessuno. Sfili le chiavi dalla tasca e apri la porta. Osservi brevemente la stanza di fronte a te. Il tavolo e i videoregistratori sono nello stesso ordine in cui li hai lasciati. Non potrebbe essere diversamente. Afferri uno dei tanti marchingegni e infili la cassetta all’interno. Fai un respiro profondo. Tentenni ancora una volta.

Muoviti, prima che accada qualcosa! 

Pigi il pulsante e lo schermo s’illumina di bianco.

Un ragazzino di colore guarda i propri pugni stretti, con un’aria più malinconica che corrucciata. Si guarda attorno. Vede la lunga e stretta tavola che i suoi genitori hanno portato dalla cucina fino al bosco accanto casa. Respira aria fredda e muschio. Si sente a disagio lì, in mezzo ai suoi fratelli. Loro sono alti e bassi, bambini e adulti, perfino coetanei o quasi. Somiglia a loro, eppure è completamente diverso. 

Sua sorella maggiore fa sedere una Creatura dalla pelle quasi bordeaux. L’elfo dell’ovest ringrazia la ragazza e prende posto in mezzo a loro. Karoo risponde all’ospite e ai figli dell’elfo con un sorriso incerto. Anche questa persona lo mette in imbarazzo. Osserva passivamente il suo fratellino di tre anni giocare con i bicchieri. Nonostante l’età riesce a sollevarli in aria, senza nemmeno toccarli. Qualcuno lo richiama e lo fa scendere dal tavolo. L’ospite ride, Karoo non può fare altro che imitarlo. Deglutisce impacciato. Si sente ancora fuori luogo. 

Lancia un’occhiata amareggiata al tavolo e ai suoi ospiti. I suoi fratelli maggiori hanno preso posto, i minori giocano lontano, nella parte di bosco più cupa. Loro possono addentrarsi in posti pericolosi, possono prevedere il pericolo. Suo padre gliel’ha proibito sin da quando aveva cinque anni. Tutti loro sono identici, con la stessa pelle e le stesse labbra carnose. Tutti hanno gli occhi azzurri, tranne lui. Si sente fuori luogo qui, in mezzo a loro. 

La punta di un bastone spezza il vetro del proiettore. Sobbalzi sul posto, preso alla sprovvista. Il volto di Karoo sembra una maschera inespressiva. 

“Chiunque venga da fuori vuole sempre conoscere i protagonisti del nostro piccolo arcipelago. Vedo che hai approfondito i ricordi della maggior parte di loro”.

Dal proiettore escono suoni e parole confuse, lo schermo è stato irrimediabilmente danneggiato. Karoo ha cambiato espressione. Sorride, senza essere né arrabbiato né felice. Strappa il bastone dal vetro scheggiato. I cocci rimbalzano sul pavimento. 

“Quella cassetta è molto importante per me. Immagina di trovare il diario di una donna distrutta dal dolore o quello di un bambino solitario. Pensi che apprezzerebbe mai vedere parte di se stesso nelle mani di una persona sconosciuta? Immagino che tu non abbia nemmeno chiesto a nessuno dei nostri ragazzi il loro permesso di osservare le loro menti” afferma, stranamente divertito di quello che hai fatto.

Nonostante ciò, non ti senti affatto sollevato. Istintivamente i tuoi occhi si posano alle spalle dell’uomo. La porta è spalancata, ma irraggiungibile. Karoo è alto e, anche se snello, ingombrante. Non potresti mai sorpassarlo o scaraventarlo di lato per fuggire. Inoltre le porte dell’ascensore sono chiuse. Karoo analizza il tuo sguardo minuziosamente. Il viso sereno che ti mostra sembra molto più uno sguardo glaciale. 

“Spegni il registratore” ti ordina. 

Ubbidisci. Qualcosa ti obbliga a farlo. Nella stanza non si sente altro che la sua voce e i battiti impazziti del tuo cuore. 

“Portami la cassetta” ordina ancora una volta.

La videocassetta scatta sul palmo della tua mano. Torna l’oscurità nella stanza. Non riesci ad alzare gli occhi su di lui. Qualcosa ti impedisce di farlo. Lo poggi con riluttanza sul suo palmo aperto. Karoo nota il tremolio della tua mano e ne sembra soddisfatto. Si rigira l’oggetto tra le dita come se lo vedesse per la prima volta.

Non sta usando nessun incantesimo, ne sono certo. Sa manovrare le persone come burattini, maledetto doppiogiochista.

“Sapevo che fossi una persona intelligente” ti rincuora, facendoti sentire ancora più fragile “A quanto pare non sono il primo ad averti fatto notare la mancanza di rispetto nei confronti dei nostri ricordi. Non ti allarmare, la curiosità non è sempre un male. Anzi, grazie a questa sono diventato quel che sono adesso”.

Lascia la presa dalla cassetta e questa cade a terra con un tonfo metallico. L’intera stanza sibila di dolore. Il bastone si muove lentamente in aria e ricade sull’oggetto senza pietà. Il vetro si frantuma sotto il peso di Karoo. Ha distrutto i suoi stessi ricordi. Karoo ne sembra indifferente. Analizza il tuo viso più che interessato. 

“Beh, non è successo niente” si concede una risata. Non riesci ad imitarlo. Ti afferra saldamente per la spalla, costringendoti a camminare verso l’ ascensore insieme a lui “Mi rendo conto di conoscerti poco e tu stesso non conosci affatto il sottoscritto. Hai percorso centinaia di miglia soltanto per incontrarmi. È notevole, lo dico sinceramente. Non molti Adepti della Dea Bianca hanno avuto abbastanza pazienza per affrontare un viaggio come il tuo. Vedono il mondo attorno a loro come se fosse la pagina di un libro. Si annoiano, perdono la pazienza e abbandonano la loro missione. Così facendo lasciano che la guida prenda possesso del loro corpo e faccia qualcosa di avventato. L’unica cosa che avrebbero dovuto fare sarebbe stato ascoltare e abbandonarsi alla lettura”. 

Entriamo insieme nell’ascensore. Le tue mani tremano ancora mentre le porte si chiudono. 

Hanno progettato il viaggio?! Hanno voluto metterci alla prova e poi decidere cosa farne di noi?! Sono pazzi! Sono veramente pazzi! 

In un attimo le porte dell’ascensore si spalancano. Karoo esce prima di te, completamente insensibile alla tua agitazione. Cammina con così tanta lentezza, col suo lungo bastone, che sarebbe impossibile perderlo di vista. Lo segui, badando a dove metti i piedi. Un robot cubico arriccia il gigantesco bullone che ha al posto dell’occhio nel vedere Karoo, così come fa un fuoco fatuo cobalto poggiando le sue mani fiammeggianti sul viso. Karoo fa un cenno di saluto. Il fuoco fatuo risponde, imbarazzato. Capisci che non è Karoo che sta portando scompiglio. La fiamma cobalto sembra fissarti intensamente, i robot ti scannerizzano, un incendiario arriccia le fiamme sulla sua testa. Sembrano sapere qualcosa che tu non sai. Con una lentezza esasperante Karoo si trascina fuori dal laboratorio. Vi avviate vicino alla casa di Tekla, ma fortunatamente proseguite. La salita verso l’hotel sembra essere diventata molto più ripida di come la ricordassi.

“Ho ascoltato attentamente la tua storia. Sono state delle settimane interessanti, per quanto abbia compreso” afferma, serio e amichevole “Vorrei tornare sui tuoi passi per comprendere l’opinione che hai espresso sui nostri ragazzi in merito a questa esperienza. Non è un’interrogazione scolastica, non devi aver paura” ridacchia, facendoti sciogliere il velo di terrore che avevi sulle spalle. È incredibile come lui riesca a manovrare i tuoi sentimenti “Molto bene, incominciamo”.

Karoo riflette e lascia che tu rifletta. Siamo giunti alla fine della salita. L’hotel è indaffarato e caotico come sempre. Non vedi G.R.O.S, ma probabilmente starà lavorando. Karoo non si ferma, continua imperterrito la sua salita. Per un attimo i tuoi piedi si erano fermati sul tappeto rosso all’ingresso, non puoi fare altro di seguirlo.

“Hai incontrato Tomoko al tempio dell’Isola Minima, la mia cara collega” sospira con un sorriso divertito “Hai scoperto le origini dei frammenti della Dea Bianca e dei rapimenti delle Creature Umane, Magiche e Fantastiche. Spero che tu abbia avuto un’opinione positiva su di lei”.

Era una domanda, ma era sembrato qualcosa di completamente diverso. Ricordi Tomoko e del cibo squisito che preparava per te e per Smiley, della stanza che ti aveva affidato, della discussione di fronte ai quadri della Dea. Ricordi le litigate con Smiley, il suo essere infantile e severa allo stesso tempo, ricordi come sia annegata nella vasca per colpa del ragazzo. Ricordi che lei sta viaggiando in un sacchetto rosso. 

Rispondi come meglio credi a Karoo. Lui annuisce, soddisfatto. 

“Tomoko ha avuto una vita travagliata sin da bambina, credo che tu l’avessi intuito” afferma alzando le spalle, come se l’informazione fosse ovvia “Non ha mai accettato la testa che ha sulle sue spalle. Appena ne ha avuto l’occasione è riuscita a creare un esercito per sconfiggere la setta della Dea Bianca. Ha un’ideale di giustizia molto radicato, difficilmente cambia parere su ciò che ritenga giusto o sbagliato. L’ammiro… e la odio per questo”.

Le ultime parole ti hanno fatto quasi inciampare sui tuoi stessi passi. Karoo ti ha preso alla sprovvista. Nota il tuo smarrimento, allora si ferma. Ti guarda negli occhi, ma non vedi vero rancore. Sorride dolcemente “Non fraintendere, non provo risentimento nei suoi confronti. Abbiamo semplicemente idee diverse e spesso entriamo in contrasto. Non appena ci conosceremo meglio mi comprenderai”.

Continuate la scalata verso la vetta. L’aria sta diventando sempre più pesante, le ventole non raggiungono la vostra altezza. Incominci a sudare dalla schiena. Vi state dirigendo verso la bocca del vulcano. Karoo non sembra accusare nulla di quel che stai provando.

“Dopo qualche giorno sei salpato sulla Rosa Bianca, hai raggiunto l’Isola Magna e hai incontrato i due fratelli Jolka e Pantalassex. Il piccolo Pan sicuramente avrà voluto farti da cicerone nella capitale. Chissà come ti sarà parso il bambino”

Ricordi Pan e le sue lentiggini, la sua enorme forza e il suo desiderio di essere accettato. Ricordi il pugno fermato appena in tempo, gli abbracci che non poteva dare alla sorella, l’ammirazione verso Agran e l’irritazione che provava verso Jolka. Ricordi anche le lacrime dopo la scuola e la golosità che aveva. Ricordi la sua carne bruciata nella lava.

Rispondi a Karoo. 

“Pan è un bambino come tanti, ma sente il peso sulle sue ossa” afferma tristemente “Comprende perfettamente di essere diverso, l’ha accettato anni fa, ma non si sente ancora pienamente parte dell’arcipelago… e forse nemmeno parte del nostro gruppo” sospira amareggiato “Pan è ancora inesperto e ha bisogno di conoscere il suo potenziale per trovare pace in se stesso. Spero che il regalo che gli ho fatto possa rincuorarlo”.

Aspetta… ha voluto regalare lui la piccola Brinna a Pan?

“Agran mi aveva informato di aver trovato mesi fa un piccolo esemplare di metamorfo sull’Isola dei Giganti. Ho pensato che avere un amico potenzialmente indistruttibile potesse giovare al piccolo Pan” continua a camminare imperterrito “Sono certo che abbiano fatto amicizia. Dopotutto i metamorfi hanno una mente limitata. Gli basta ubbidire ciecamente alla persona a cui sono affidati per essere felici”.

Ma come ti permetti?! Siamo fedeli ai nostri padroni, ma questo non significa che siamo degli idioti!

Massaggi l’interno delle orecchie. Devo aver urlato troppo forte. Karoo analizza minuziosamente il tuo gesto. Sorride, facendomi sussultare. Continua a zoppicare verso la cima come se niente fosse, eppure il suo sguardo ha detto più del necessario. Ha compreso chi sia la guida dell’umano.

Giunto alla cima, continua ostinato il cammino fino alla bocca del vulcano. L’aria è pesante, ma fortunatamente non irrespirabile. Osservi l’uomo scendere all’interno l’enorme cratere, in un piccolo angolo in cui il fumo non lo sfiora. Noti delle scale, che scendono sempre più in basso, fino al ventre della montagna. Karoo continua a scendere, il suo bastone picchietta sugli scalini color mercurio. 

“Jolka è una ragazza buffa ed estremamente infelice. Sono certo che avrai un’opinione interessante su di lei” continua il suo discorso, prendendoti alla sprovvista. Le scale per qualche strana ragione non vengono toccate dal fumo. Respiri aria tiepida.

Ricordi Jolka e come ti ha accolto sulla Rosa… facendoti quasi cadere in mare. Ricordi la prova sulla sua nave, le gomitate scherzose e gli abbracci al fratello. Ricordi il matrimonio di Fann e di Tasm, le parole serie verso Agran, l’incontro con Smiley. Ricordi gli occhi rossi e il vomito verde acido.

Rispondi a Karoo. Qualcosa pesa nel tuo stomaco. Il rumore sordo del bastone sul metallo ti fa ricordare del mago. 

“Jolka è un mondo a parte, difficile da comprendere” ti lancia un’occhiata dietro le spalle. Sembra deluso dalle tue parole “Da come ne hai parlato sembra un giullare o un fenomeno da baraccone. Ci ha chiesto lei di non aprire bocca sul suo comportamento di fronte a Pan. Non vorrebbe caricarlo delle sue angosce” avanzate nel buio. Il fumo non ti fa vedere più in là della figura di Karoo “Ama immensamente suo fratello. È riuscita a cambiare grazie a questa leva, ma la vera Jolka non si comporterebbe così… Jolka è una persona riservata, le risulta faticoso socializzare con il prossimo e, soprattutto, a dargli fiducia. Il suo terrore verso il mondo esterno ha creato scompiglio per anni, per colpa del suo potere disastroso. Immagino che tu non lo sappia, ma i Compatibili sono riusciti a fuggire grazie a lei”

Su questo ha ragione: qualche settimana dopo aver sperimentato gli Occhi in qualche modo il Compatibile è riuscito a liberarsi e a fare una strage. Sono morti tre dei nostri Maestri e altrettanti possibili Compatibili. Nel caos generale gli esperimenti e i restanti Compatibili erano riusciti a fuggire. È stata una delle nostre più grandi sconfitte avvenute nella nostra organizzazione.

Karoo sembra camminare in linea retta, come se la scalinata fosse giunta al termine. Poggi i piedi su un lungo corridoio. Non hai visto lava o vapori vulcanici. Questo vulcano sembra stranamente vuoto. Che il generatore assorba ogni cosa che produce la montagna? O forse è il fumo all’interno che non ti fa intravedere nulla di tutto quel che si trova attorno a noi?

“Successivamente hai viaggiato con Agran, che ti ha portato al di là delle tombe dei caduti fino all’Isola Meccanica. Personaggio intrigante, non è vero?”.

Ricordi Agran e come vi ha salvati dall’attacco della sirena. Ricordi anche il suo sguardo torvo ogni qualvolta gli rivolgevi la parola. Ricordi il violoncello e il fantasma di Caerina. Ricordi la messinscena e l’appuntamento con Tekla. Ricordi il modo freddo con cui l’ha attaccata, anche se per difendere la donna che amava. Ricordi che adesso è nel bel mezzo del nulla, morto di fronte la tomba di Caerina.

Rispondi alla domanda silenziosa di Karoo. 

“Oh, lui è un libro aperto” mormora “Da ragazzo era una persona completamente diversa, a tratti irritante. Girovagava senza meta fra le Isole creando non pochi problemi a me e a Tomoko” piuttosto che sospirare Karoo ride, come se il ricordo fosse buffo “Una strega di nome Caerina l’ha cambiato radicalmente. Dovevi vederlo… com’era innamorato! Ma la morte di persone a noi care nuoce gravemente alla psiche. Agran da ragazzo ha visto molti suoi amici e compagni di viaggio cadere in battaglia, battaglia portata avanti per dargli un futuro. Si sente tutt’ora in colpa e così anche per Caerina. Sta mostrando rancore verso il mondo esterno e in particolare per la setta e i suoi membri, anche se incoscienti di quello che stanno facendo. Fortunatamente ha un figlio e una nipote che si prendono cura di lui. Almeno si sente in pace, nonostante tutto quel che ha vissuto”. 

Karoo sciocca le dita, facendo splendere una fiamma sul suo pollice. La luce si riflette sulla sua pelle. Sembra ossidiana. Accende una lampada ad olio e la stanza s’illumina. Sembra un qualsiasi ufficio, come quello di Jolka sulla Rosa, ma decisamente più ordinato. Karoo sembra odiare la polvere: qualsiasi superficie, sia sul tavolo, sia sulle poltrone, sia sulla scrivania, sembra essere stata rinfrescata di recente. Karoo nel frattempo accende altre lampade. Solo adesso appare di fronte ai nostri occhi un enorme finestra di vetro, che sostituisce il muro. Al di là non si vede altro che un’oscurità indefinita. 

“Legalmente Tekla è mia figlia, praticamente è un’ottima collaboratrice e scienziata. Spero tu l’abbia conosciuta per quello che sia veramente”.

Ricordi Tekla e l’imbarazzo che provava nei confronti di Agran. La messinscena, il modo in cui tratta Joy e gli altri robot, la sua confusione ogni qualvolta si trovava di fronte ad una Creatura con sentimenti profondi. La sua immensa tristezza nel non essere compresa e di non riuscire a comprendere perfettamente se stessa. Smiley l’ha uccisa meno di un’ora fa e nessuno se ne sta accorgendo. 

Rispondi come meglio puoi. 

“In effetti non ci sono molte cose che si possono dire di Tekla… positivamente parlando” afferra una custodia sulla scrivania. Aprendola scopre un paio di occhiali, dalle lenti tonde e talmente piccole da sembrare due punte di spillo “Lei è meravigliosa, con un cervello come il suo potrebbe distruggere e ricreare il mondo in poche ore, tuttavia fallisce nelle relazioni fra più persone. Fallisce anche nell’interpretare i suoi sentimenti. Da questo punto di vista Tekla è una ragazzina appena entrata nell’età adolescenziale”.

Sottolinei il fatto che ogni Guardiano che hai incontrato ha quasi o più di cento anni. Karoo fa uscire dal cassetto una grossa scatola di legno. Nel farlo ti ha lanciato un’espressione quasi delusa. 

“Non sempre l’età di una persona rispecchia quella psicologica, lo stesso vale anche per noi. Ho fatto dei test, una specie di gioco per i ragazzi e per Tomoko. Gran parte di noi ha un’età completamente sbalzata rispetto agli anni che possiede” indossa gli occhiali. Risplendono di un opaco color oro “Tekla mentalmente ha a malapena quindici anni, Agran ne ha una cinquantina, Pan ne dimostra tredici, nonostante i suoi nove anni di età” conclude, studiandoti da testa a piedi. Ti fa segno di accomodarti sulla poltrona di fronte a lui. La scatola sulla scrivania sembra immensamente pesante. 

“Bene, direi che abbiamo fatto insieme un quadro completo della situazione psicologica di ogni Compatibile. Immagino che tu abbia le idee chiare su chi hai avuto a che fare durante il viaggio”.

Ma… non ha parlato di tutti loro.

Fai presente che non avete discusso di Smiley e nemmeno di lui stesso. Karoo poggia le mani sotto il mento. A quanto pare si aspettava una domanda del genere e ne è compiaciuto. 

“Smiley è un caso a parte, sicuramente non hai compreso molto di lui ed è perfettamente comprensibile: non vuole che nessuno conosca il dolore che sta provando. Smiley è un paziente difficile: vorrebbe guarire dal suo male, ma allo stesso tempo non vuole nemmeno liberarsene. Conoscere il futuro di ogni persona attorno a sé è stressante, inoltre il cuore costringe l’ospite ad abusare del proprio potere. Smiley conosce il destino di ognuno di noi e vorrebbe non conoscerlo, però ne è costretto. Impedirgli di usare il suo potere sarebbe come impedire ad un uomo di usare le sue gambe, pur avendole. È diventato parte di sé, non può farci niente… ne riparleremo in futuro. Hai anche chiesto di me”.

Si alza nuovamente in piedi. Karoo ispeziona la finestra di vetro che occupa tutto il muro. Pigia un pulsante e la luce incomincia ad apparire man mano al di là dell’oscurità. Il pavimento color mercurio si sta dilatando fino a scomparire. Vediamo una gigantesca piscina di lava, grande quanto un lago. 

“Ci siamo parlati molto poco. Formalmente sono uno studioso. Ho studiato botanica e scienza sin da ragazzo. Mi sono interessato di meccanica, ma quel che ambisco di più è la magia, sia del ramo solare che lunare. Gli anni erano difficili all’epoca per me e per la mia famiglia, allora mi sono trasferito dalla comunità umana a quella magica, riuscendo a terminare gli studi. Tuttavia quello non mi bastava. Volevo di più. E allora mi sono interessato alla setta e sono riuscito ad entrare nell’Ordine dei Maestri grazie alle mie ricerche. Ho trovato un metodo per instillare i frammenti della Dea Bianca in soggetti definiti Compatibili e ho avviato il progetto per ricostruire la Dea”.

È vero: ci ha aiutati, ci ha compresi. Ma ci ha anche usati e imbrogliati. Dobbiamo ucciderlo. Qui, ora!

“Successivamente alla fuga conobbi Tekla e incominciammo a lavorare insieme per trovare i suoi simili. Mi resi conto però che non mi interessava affatto della Dea e del destino delle Creature. Volevo soltanto la felicità della bambina e un futuro certo per lei. Così spiegai le mie ragioni a Tomoko e decidemmo cosa fare. La guerra era alle porte e con il mio nuovo potere uccisi i miei più fedeli collaboratori e i maggiori esponenti. Ho avuto io l’idea di creare l’arcipelago e di realizzare un mondo in cui chiunque fosse soggiogato o si sentisse in pericolo per colpa della setta potesse trovare un luogo in cui vivere in pace”.

Senti un ruggito in lontananza, allo stesso tempo il vetro incomincia a tremare. Un occhio gigantesco squadra la stanza in cui ci troviamo, una mascella si apre pigramente facendo schioccare quel che sembra muschio attorno alle sue labbra. Le narici della bestia sono grandi quanto un cratere, respirano ed inspirano lentamente. La creatura grottesca si allontana, rivelando un colossale carapace e delle pinne robuste. La tartaruga marina gigante sguazza nella lava come se fosse un acquario. Sul suo guscio cresce una foresta, sul suo collo spunta sabbia bianca e la sua coda sembra un pezzo di terra in mezzo ad un oceano caraibico.

È uno Zaratan, una balena-isola. Per anni hanno popolato i mari fingendosi isole e continenti. Credevo non ne esistessero più. Ma allora… le isole sono gigantesche tartarughe marine! Ora capisco perché non siamo riusciti a trovare il luogo dove si trovava l’arcipelago: gli zaratan navigano attraverso i nostri oceani spostandosi in branco! Gli esemplari più grandi possono contaminare le acque impedendoci di nuotare nel Lago Salato e così le sirene si sono abituate al veleno diventando aggressive. Ha tutto senso adesso!

“Mio caro amico, questo posto è inespugnabile. Come vedi nessuno potrebbe mai farci del male. L’arcipelago s’ingrandirà grazie ad altri zaratan. Vivremo fino a quando la setta non scomparirà definitivamente. Immagino che il tuo collega non te lo abbia detto…” si volta finalmente verso di noi. Sorride come se avesse in mano la nostra stessa vita e se ne divertisse “Con tutti i membri e gli adepti che gentilmente ci inviano ormai è stata, oserei dire, dissanguata da gran parte dei suoi elementi più importanti. Dubito che abbiano più di una decina di seguaci, li abbiamo eliminati tutti. Ci mancano solamente le menti principali e la setta potrebbe essere sconfitta prima dell’inizio del prossimo decennio”.

Si guarda le unghie, ma internamente sembra aver voglia di ridere a squarciagola. 

Ma come… no. Non devi ascoltarlo. S-Sta mentendo! Siamo invincibili, non possiamo perdere. Lui… lui dev’essere ucciso, non deve vivere! Non dopo tutto quello che ha fatto!

“Loro non ti hanno mai dato una scelta, immagino. Me l’hanno detto i simpatici draghi del Ponte, anche Kreos non aveva avuto nemmeno l’opportunità di scappare. Ognuno di loro entra nelle vostre vite credendo di potervi controllare, mettendovi in pericolo per qualcosa di cui non comprendete il significato. Io invece ti sto dando una scelta. Puoi essere te stesso e uscire dall’arcipelago per tornare a casa tua, oppure rifarti una nuova vita qui. Non potrei mai farti del male”.

Non vorrai credere a questo traditore?! Lui ci ha traditi e farebbe lo stesso anche con te! Perché dovrebbe farti vivere qui, con i Compatibili? Vuole ingannarti!

“Hai conosciuto i nostri ragazzi e hai scoperto la verità. Lo leggo dal tuo sguardo: hai già fatto una scelta sul tuo futuro. Qualsiasi sia, io la comprenderò e la comprenderanno anche i loro” annuisce con un sorriso, questa volta sincero. 

È un mentecatto! È spregevole! Ti sta ingannando grazie al suo carisma, proprio come ha fatto con noi! 

Karoo aspetta qualche attimo per farti ragionare. Finalmente hai un po’ di silenzio nella tua mente. 

Devi prendere la scatola, così romperai il vetro della finestra. Farai entrare la lava dentro la stanza. Uccideremo Karoo! Fallo! Come? La lava ti ucciderà? Non importa! Ubbidiscimi, stupido umano! Uccidilo! 

Nel frattempo Karoo ha aperto la scatoletta. Non riesci a vedere cosa ci sia all’interno. Afferra un paio di forbici sottili e una pinzetta. Le osserva attentamente prima di alzarsi dalla scrivania. Ti si avvicina con disinvoltura. Non ti agiti, non hai paura. 

“Direi che prima di prendere una decisione finale dovremmo sbarazzarci del nostro scomodo ospite. Dubito che il metamorfo si trasformerà durante il processo. Sembra essere un tipo irascibile. Non ricorderà nemmeno come mutare forma. Dove si trova?”

Indichi la nuca, cambi posizione sulla poltrona per facilitare Karoo. Il mago si avvicina con le forbici, esattamente dove mi trovo io adesso. 

Ma c-cosa?!

“Ecco qui il bozzolo. È appena sotto la pelle. Non temere, non sentirai quasi nulla”

L’ombra delle forbici di Karoo oscura completamente il mio nascondiglio. È vicino, troppo vicino!

Non puoi farmi questo! Grazie a me sei riuscito a vivere questa avventura! Non ho fatto nulla di male! Devi impedirglielo, idiota!

La lampada ad olio che si trovava all’entrata si spegne all’improvviso. Karoo sposta le forbici da una mano all’altra, guardandosi attorno perplesso. Nell’oscurità noti una luce abbagliante avvicinarsi sempre più alla porta da dove siete entrati. Bloob illumina le lampade di azzurro. Saltella freneticamente da un lato all’altro della stanza, prima di abbandonare qualcosa. Te lo lancia dall’alto, riesci ad afferrarlo stringendolo al grembo. Bloob svanisce sbattendo addosso al muro. Osservi quello che ti ha buttato addosso: è l’orologio senza lancette di Smiley. 

Karoo sembra sibilare fra le labbra. Anche lui ha visto l’orologio. Il suo sguardo è eloquente: è pieno di tensione, guarda la porta di fronte a sé respirando con fatica. Sembra aver compreso qualcosa che tu non sai. 

Un boato si propaga nella stanza, uno sparo è esploso dentro la stanza. Karoo con un calcio ti ha fatto cadere dalla poltrona. Smiley è dietro la porta socchiusa. Non vedi altro che la canna del fucile. Il proiettile illumina l’ambiente sbattendo sulle pareti. S’incastra nella scrivania. Alzi gli occhi su Karoo. Ha cambiato di nuovo forma per proteggersi dal proiettile: la sua pelle è di color mercurio. Il suo petto ha un’ammaccatura, ma è intatto. Smiley spalanca la porta e riprende a sparare. 

Un colpo rimbalza di nuovo su Karoo, il secondo viene parato dalla sua mano. Karoo zoppica il più velocemente possibile, Smiley sembra non essersi accorto del cambio di posizione. Spara un’altra volta, ma manca l’uomo. Il muro alle nostre spalle è abbastanza resistente da far rimbalzare il proiettile. Smiley si accorge del terribile errore e spalanca gli occhi. 

Il proiettile di mercurio lo prende in pieno, nell’occhio sinistro. Parte della testa del ragazzo esplode. Il corpo cade di spalle abbandonando l’arma. Le scale sono macchiate di rosso e di carne viscida. Karoo batte piano le palpebre prima di capire cosa sia successo. I resti di Smiley non hanno nemmeno uno spasmo e il sangue scende lungo le scale, macchiando anche il pavimento. Sembra che le tartarughe nella lava non si siano accorte di nulla.

Smiley è morto. 

N-Non è possibile.

Karoo scuote la testa, qualcosa di più profondo sembra turbarlo. Guarda il tuo grembo e l’orologio ancora stretto tra le tue mani. 

Non può essere accaduto per davvero! Ma co    è    mai     ess  

                 N     rf      gar 

                               To       noi       mer      ne 

       Ma           nessu    ,     ma…                              diavo     !   

Io                       ba                         giann                                  loro. 

         N 

            O  

 

                     Cosa?! 

Ma  che cosa!?                           Ma che sta succedendo?! 

Karoo ti si avvicina con le forbici in mano. Sei ancora nella stanza, girato di spalle, con la nuca scoperta. Non arriva Bloob, le lampade ad olio non si sono spente. 

Ma che diavolo è successo?! Sembra che non sia accaduto nulla! Ma perché Karoo non si è accorto di nulla? Ho le pagine scritte, ricordo di Smiley, così anche tu! Che cosa sta succedendo?!

Ti volti di scatto. Karoo ti scruta attentamente, portando i suoi attrezzi dietro la schiena. 

“Hai avuto un ripensamento?” chiede, per niente certo di quello che stia dicendo. Il tuo volto sembra molto più eloquente di quello che crediamo. Qualcosa sembra attirare la sua attenzione. Fra le mani hai ancora l’orologio che ti ha lasciato Bloob. Nonostante tutto sembra essere l’unica cosa immutata. Karoo ha la stessa espressione tesa dell’ultima volta “Dove l’hai preso?”.

Non hai parole. Il suo sguardo sembra volerti spezzare in due come un osso di pollo. Il modo in cui contrae la mascella è decisamente inconsueto rispetto a come hai visto l’uomo finora. Ti afferra per la spalla, deve aver tentennato prima di decidere di farlo. Te la stringe troppo forte “Quell’orologio l’ha creato Tekla. Non lo lascerebbe a nessuno se non a qualcuno di noi. Dimmi dove l’hai preso” te lo ordina ancora, allentando la presa.

La porta si spalanca. D’istinto cadi a terra di pancia, in attesa di uno sparo. L’occhio di Karoo vola tra Smiley, innocente, fino a noi, tremanti. Batte piano le palpebre prima di decidere di aprire bocca “Caro ragazzo” afferma dolcemente “Sono settimane che non ti vedo. Notizie da Tomoko o è una semplice visita di cortesia?”. 

Smiley non sembra competere col sorriso falsamente dolce dell’uomo, ma fa qualche passo dentro la stanza “Volevo… parlarti di alcune cose che sono accadute in questi giorni. Dicevi che avrei potuto discuterne con te, nel caso…”.

Karoo afferra saldamente il bastone, pur non smettendo di sorridere. Sembra esserci un muro di ghiaccio fra di loro “Ovviamente possiamo fare una seduta, tuttavia… devo occuparmi prima di questo piccolo amico”.

Nonostante tutto non riesci ad alzarti da terra. Smiley non riesce a vederti, nascosto dietro la poltrona, ma capisci che ti stia osservando con molta freddezza “Capisco, avrei voluto anch’io occuparmi di lui, prima o dopo”.

Fa qualche passo in avanti, nella tua direzione. Karoo poggia la mano sulla poltrona dove prima eri seduto. Smiley si blocca sui suoi passi. Cala un silenzio pieno di angoscia. 

Alzi la voce verso Karoo. Gli dici che Smiley ha ucciso Tomoko, Jolka e Pan, Agran e Tekla e vuole uccidere anche lui per creare la Dea Bianca. Sentendo il nome di Tekla le nocche di Karoo schioccano prepotentemente. La presa sul bastone si fa più autoritaria. 

Un lampo feroce acceca entrambi. Smiley afferra due dei suoi pugnali e scatta verso Karoo. Karoo si prepara. La sua pelle diventa squamosa, il suo muso si allunga, svaniscono braccia e gambe. Diviene un gigantesco cobra. Smiley perde la presa su uno dei coltelli, che cade a terra sibilando. La coda del cobra sbatte addosso a te che rotoli addosso al vetro. Senti la tempia andare a fuoco e la retina scoppiare alla vista della lama accecante. Ti strofini gli occhi, vedendo cosa stia succedendo. 

Karoo grazie alle spire del cobra è riuscito a stringere nella sua presa Smiley. Non riesce a liberarsi. Smiley sbatte addosso alla scrivania, ma niente. Sbatte sul vetro, facendolo tremare, sbatte contro il muro, ma Karoo non lascia la presa. Guarda a terra, dove gli è caduto il coltello e ha un’idea. Cade di schiena, sulla lama e il cobra lo lascia, sibilando di dolore.

Smiley si alza da terra, con nonchalance “Beh, era comunque inutile. Non ce l’avrei mai fatta contro di te” dice, lanciando un’occhiata truce verso di te e soprattuto verso l’orologio. Sembra comprendere qualcosa e annuisce fra sé e sé. 

Karoo ritorna umano. Si strappa di dosso la punta della lama e la lancia a terra. Il volto è qualsiasi cosa meno che l’uomo gentile di poche ore prima. Smiley alza le spalle e si slaccia il fucile dalle spalle. Karoo sembra intuire cosa voglia fare, ma non riesce a muovere la gamba malata. 

“Smiley, non è successo niente. Sono sciocchezze che accadono con un cuore come il tuo” si concede una risata, piena dell’adrenalina di pochi minuti fa “Metti giù il fucile e ne parleremo fra uomini”.

Smiley toglie la sicura all’arma e, ignorando completamente l’uomo, poggia la canna sulla bocca spalancata. Sta per premere il grilletto. Karoo sembra capire di aver fallito. Si trasforma in un alidoro dalle ali color cannella e si getta addosso al ragazzo.    Ma non ce la fa: il grilletto viene premuto e la testa del ragazzo esplode come un palloncino. 

E to       nel 

E      mar       g 

E           d co 

E  ma che 

E                              aspetta!

Karoo ti si avvicina con le fobici in mano e una pinzetta nell’altra.

Non di nuovo! Dobbiamo impedirlo!

Ti volti di scatto. Karoo vorrebbe dire qualcosa, ma non ne ha il tempo. Dici che Smiley sta per arrivare. 

Un sibilo spezza l’aria affianco al tuo orecchio. Karoo viene colpito da una delle frecce di Smiley. Il ragazzo entra nella stanza, irritato fino al midollo. Schiocca altre tre frecce, ma Karoo, in forma umana, non può fare niente. Lo colpiscono tra le costole. L’uomo perde conoscenza, i suoi occhi si capovolgono e cade di spalle, sulla scrivania. Respira ancora, sembra voler alzarsi, ma non riesce ad aprire gli occhi. 

“Sapevo che quell’uva sarebbe stata utile. Jo-Jo… maledetta mangia frutta!” 

Una freccia ti ha colpito alla spalla, non te ne sei reso nemmeno conto. Ti guardi attorno, vorresti alzarti, ma qualcosa te lo impedisce. Senti il tuo cuore diventare sempre più pesante. Il mondo attorno a te gira intensamente, soltanto per colpa di una freccia. Karoo è stato bersagliato da quattro di queste, ma sta ancora tentando di rialzarsi, impigrito. Cadi di sasso a terra. La faccia piena di cicatrici di Smiley ti sorride divertito. 

“Porterò prima te: sei il più leggero e poi penserò a Karoo” conclude soddisfatto. 

Chiudi gli occhi, in balia del sonno. Senti Smiley afferrarti per le caviglie e trascinarti per terra.

Devi reagire, imbecille! Non possiamo lasciargli prendere anche Karoo!

Perdi conoscenza. 

Abbiamo fallito la missione.

 

  
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