La
corsa al rifugio fu veloce, Raph prese Isabel dalle braccia di Mikey
e la strinse a sé per tutto il tragitto, cercando di
scaldare la sua
pelle fredda col calore del proprio corpo: lei non si
svegliò,
nonostante i sussulti e i balzi, gli avvitamenti e le capriole.
Donnie
aveva insistito che la portasse nella loro vecchia casa, dove lui
avrebbe potuto visitarla con attenzione. Angel aveva detto che Isabel
era incredibilmente stanca per il troppo lavoro e le ronde e forse
per quello era svenuta. Michelangelo aveva aggiunto che era inverno e
i poteri di Isabel erano più deboli e forse lei si era
confusa.
Raphael
non ascoltava nessuno, voleva solo che lei si svegliasse.
Splinter
e Leatherhead li accolsero con gioia e sorpresa, che si tramutarono
all'istante in preoccupazione al vedere la giovane svenuta tra le
braccia di Raphael: lui corse al laboratorio subito dietro Don,
poggiandola sul lettino con premura, incurante di tutti gli altri.
Era
pallida da morire.
“Raph.
Raph!”
Un
tocco lo riscosse e si accorse di essere rimasto imbambolato a
guardarla per tanto, come in trance, senza sentire la voce di Donnie
che lo chiamava con apprensione.
“Stai
calmo, ok? Sei molto stanco e se continui così potresti
svenire
anche tu per un nonnulla.”
Annuì,
meccanicamente, senza prestare davvero attenzione.
“Cosa
ha?” gracchiò, la gola improvvisamente secca.
Donatello
volava da una parte all'altra del laboratorio, raccogliendo arnesi e
alambicchi, in fretta e precisione.
“Non
lo so. Non ho idea del perché una strega possa perdere i
suoi
poteri. Per adesso voglio solo farle una flebo ricostituente, poi la
sveglieremo e lo chiederemo a lei. E cerca di non stressarti, Raph, o
ne faccio una anche a te.”
Rimase
in silenzio ad osservare il fratello sollevare la manica della tuta
di Isabel e poi con gentilezza e sicurezza infilare l'ago a farfalla
nel suo braccio, attaccandolo alla sacca di liquido trasparente.
Non
era scappata nemmeno una goccia di sangue e Isabel non si era mossa
nemmeno al pizzico dell'ago.
Raphael
strinse la sua mano, in attesa, e solo quando udì il basso
mormorio
nella stanza si ricordò che erano tutti lì: Leo
stava spiegando a
Leatherhead e Splinter cos'era successo, Mikey e Sam erano
abbracciati e non staccavano gli occhi da Isabel, Steve sembrava
smarrito e Angel si era avvicinata per chiedere loro se desiderassero
bere qualcosa di caldo, mentre aspettavano.
Raph
rifiutò, Donnie chiese un caffè, ringraziando.
Ci
volle almeno un quarto d'ora perché la sacca si svuotasse,
nel
frattempo tutti bevvero una bevanda calda che li ristorò un
poco,
facendo congetture lievi sul perché Isabel potesse aver
perso i
poteri.
“Sarà
un effetto dell'inverno” ripeté ancora Mikey, che
favoriva quella
teoria rispetto ad altre più catastrofiche.
“Ma
non ha mai perso completamente i poteri prima. E con gli shisho ha
perfino imparato a controllarli per non subire un calo così
drastico, non ha senso” ribatté Leonardo un po'
spazientito.
“Magari
è stato quello più la stanchezza accumulata, non
ha dormito per
trentasei ore di fila! Se sommiamo la stanchezza, al calo anche se
minore in inverno e allo stress perché voi eravate
lontani... può
essere che i suoi poteri si siano come bloccati”
teorizzò Angel
con sussiego, provando a pacare gli animi.
Alcuni
annuirono, altri piegarono la testa come se stessero valutando
l'ipotesi.
Donatello
si avvicinò a Isabel e tolse con delicatezza la flebo e
l'ago.
“Premi
qui” disse a Raphael, indicando il batuffolo imbevuto che
fissò
poi al braccio con un pezzo di cerotto.
“Dobbiamo
svegliarla.”
Raph
annuì lentamente, continuando a stringere la mano di Isabel
con
forza, come fosse la sua ancora.
Don
si decise ad usare un leggero schiaffetto, non aveva senso usare i
sali in quel caso, e alla terza volta in cui chiamò il suo
nome,
Isabel aprì gli occhi, torbidi e confusi, puntandoli sul
cognato.
“Cos'è-
Donnie, cosa-”
“È
tutto ok, Isa, siamo al rifugio. Sei svenuta sul tetto, hai detto che
i tuoi poteri sono spari-”
Isabel
si tirò su di colpo, mancando per un soffio la testa di
Donnie, il
volto di un insano verde acido, il respiro corto, strizzando gli
occhi continuamente.
“I-
i miei poteri. I miei poteri, io non so-”
Raph
si alzò di scatto, portandosi nel suo campo visivo,
circondandole il
viso con le mani. “Isa, guardami. Isa! Sono Raffaello.
Respira
piano, segui il mio respiro, è tutto ok, sei al sicuro,
respira con
me.”
La
guidò con calma in respiri sempre più lenti,
sempre più
controllati, cercando di ignorare il modo in cui tremava, in cui i
suoi occhi scintillavano di paura.
La
sua pelle bruciava tanto quanto prima era stata fredda.
Isabel
non aveva mai avuto un attacco di panico, prima, e quello faceva
suonare un grossissimo campanello di allarme nella sua testa.
Quando
lei si fu calmata, Raph l'abbracciò con forza e dolcezza
assieme, e
si rincuorò nel sentirla rilassarsi un poco. Lei si deterse
le
lacrime sfuggite all'ansia, sulla sua tuta.
“Isabel,
come stai?” domandò la voce premurosa di
Donatello, dopo qualche
istante.
Isabel
si staccò leggermente da Raph e guardò il cognato
e poi tutti gli
altri che attendevano in silenzio e timore nella stanza, spettatori
discreti e preoccupati.
“Mi
sento la pelle bruciare e le gambe molli” rispose lei stanca,
poggiando la testa contro la spalla di Raphael.
Donnie
era già partito a razzo per cercare un termometro.
“E
mi sento... vuota. Come se- come te lo spiego? I miei poteri sono
come un pizzicorino nel petto, un caldo solletico proprio sotto il
plesso solare. Io so che sono lì, li sento costantemente, ma
adesso
non sento... niente.”
“Ti
era mai successo?”
Don
le porse la domanda e il termometro con gentilezza.
“No,
mai. Non so nemmeno se sia possibile, non so se qualche strega o mago
abbia mai perso naturalmente i poteri... Raffaello lo diceva sempre e
anche io ci scherzavo, sul non fare troppo affidamento su di loro nel
caso poi fossero scomparsi, ma non è naturale, non mi sento
come se
fosse naturale. Non so che fine abbiano fatto e mi sento
spaventata.”
Il
cognato le accarezzò la testa, impressionato dalla
fragilità che
lei mostrava, senza sapere davvero che fare.
Lui
era uno scienziato, ora perfino un dottore, e per quanto negli anni
avesse studiato i poteri di Isabel assieme a lei, non era per nulla
ferrato sull'argomento.
C'era
solo una persona da contattare.
“Penso
che sappiamo tutti a chi domandare delle risposte”
esclamò
infatti, attirando la sua attenzione.
Isabel
non se lo fece ripetere due volte e tolto il telefonino dalla tasca,
digitò immediatamente il contatto desiderato e rimase in
attesa con
nervosismo.
Il
silenzio nel laboratorio si poteva palpare, tanto era denso.
“Pronto?
Sono Isabel. No, no, niente convenevoli, è una cosa
importante! Ho
perso i miei poteri, com'è possibi-”
Isabel
allontanò il telefono dall'orecchio, l'espressione a
metà tra
l'offeso e l'attonito, lo sguardo perso nel nulla.
“Mi
ha chiuso il telefono in faccia! Ha strillato qualcosa di
incomprensibile e poi ha chiuso la chiamata!”
sbraitò incredula,
gesticolando come una matta.
Un
trillo acuto si diffuse nel laboratorio e lei tornò a
guardare lo
schermo, ancora più sorpresa, prima di voltarsi brevemente
verso
Raphael.
“Mi
sta video-chiamando” gli spiegò confusa, ricevendo
da lui un gesto
che la esortava a rispondere.
Premette il pulsante giusto, portando l'apparecchio
di fronte al
viso, e la voce di Michelle strillò acuta e nervosa, ben
udibile da
tutti.
“Isabel!
Penso di non aver sentito bene, hai detto che hai perso i
poteri?”
Michelle
sembrava persino più nel panico di Isabel e la cosa mise il
magone
addosso a tutti, un'ansia che non sapevano spiegarsi. Il fatto poi
che fosse passata a darle del tu e a chiamarla per nome faceva
intuire quanto importante fosse la situazione.
“Sì,
mi stavo librando e all'improvviso mi sono sentita come rimescolare,
comprimere, e ho iniziato a cadere.”
“Oh
cielo.”
“Non
sento più i miei poteri. Non sento più la
magia!”
“Zut!”
imprecò Michelle nella sua lingua tra i denti, paonazza in
volto.
“Cosa
mi sta succedendo? É mai successo che una strega abbia perso
i
poteri?” domandò affranta Isabel, che sentiva il
panico
minacciarla a ondate.
Raphael
afferrò la mano libera e la strinse forte, cercando
silenziosamente
di ricordarle di respirare.
“Sì,
ah, avremmo dovuto dirtelo. Ci sono delle situazioni per cui una
strega o un mago può perdere i poteri, alcune sono naturali,
altre
in seguito a traumi, ma penso di sapere perché tu li hai
persi.”
“Perché?
Dimmi cosa mi sta succedendo!”
“Voglio
prima essere certa. E ho bisogno che tu ti calmi. Lo so che
può
spaventarti rimanere di colpo senza poteri, è una sensazione
aliena,
ma ti assicuro che andrà tutto bene. Sono qui con te, e ti
guiderò
passo passo e ti spiegherò tutto, ok?”
Isabel
trasse un grosso respiro e esalò lentamente, poi
annuì verso lo
schermo.
“Bene.
Devi fare un incantesimo che ti dirò, per avere una
conferma.”
“Ma
senza poteri come-”
“Funzionerà
comunque, se è come penso” la rassicurò
Michelle con voce dolce,
cercando di farle mantenere la calma. “Ti serve solo un
gesso, un
po' d'acqua e una goccia del tuo sangue.”
“Sangue?
Noi non usiamo sangue negli incantesimi!”
“Questo
è l'unico caso e ti assicuro che non è nulla di
male. Traccia un
cerchio in terra col gesso, un cerchio reale andrà bene. E
ho
bisogno di vederlo, puoi spostare lo schermo?”
Isabel
scese dal lettino, sorretta da Raphael per i primi secondi, ancora
troppo debole e nauseata, poi si diresse verso il centro del
laboratorio per disegnare il cerchio di rune e simboli che nessuno
capiva, mentre Donatello portava il telefonino lontano per poter
riprendere tutta la scena.
“Perfetto!
Ora getta l'acqua al centro e mettiti sopra la pozza. Una volta
lì,
devi far cadere la goccia di sangue sull'acqua e ripetere le parole
che ti dirò” la istruì Michelle,
seguendo avidamente ogni suo
gesto, in attesa della conferma del suo sospetto.
Raphael
non sapeva cosa sospettasse, ma non gli sembrava qualcosa di buono.
Isabel
compì ogni passo con meticolosità, portandosi
sopra la pozza e
bucando il dito con un ago con solo un lieve sussulto.
Quando
la goccia cremisi si infranse sull'acqua, quella tremolò e
si tinse
di bianco.
Gli
occhi di Michelle scintillarono, fugacemente, poi la donna
iniziò a
recitare una litania, che Isabel ripeté immediatamente, le
parole
incomprensibili e arcane, potenti, e il liquido iniziò a
vorticare e
spargersi intorno, arrivando al limite del cerchio, creando un
intreccio che salì in spirali e poi scese con riverenza,
sfiorando
Isabel senza bagnarla davvero, gentile e tenue come una pioggerella
estiva.
La
luce si infranse sulle gocce e bagliori d'arcobaleno si sparsero
sulla sua pelle, illuminandola.
Michelle
sorrideva, mentre finiva l'incantesimo, e quando Isabel
terminò la
litania l'acqua si infranse ai suoi piedi.
Si
voltarono tutti verso lo schermo, attendendo che la giovane strega
parlasse, e quella cercò di riprendere il controllo, ma non
riusciva
a smettere di sorridere.
“Lo
sapevo! Oddio, lo sapevo! Isabel, non riesco a crederci!”
“Allora,
Michelle! Dimmi che cosa sapevi! Cosa mi succede?”
“Sei
incinta! Congratulazioni, Maestà!”
Nel
silenzio attonito si sentì solo il cigolio della sedia
mentre
Raphael si alzava.
“Io
sono... COSA?” ripeté Isabel, cercando con lo
sguardo proprio suo
marito che a sua volta la guardava con un'espressione indecifrabile:
ci vide speranza, paura, delusione e perfino una punta di rabbia.
“Sei
incinta! L'incantesimo non mente, aspetti un bambino!”
“No,
io non posso-”
“Puoi
non credermi, negare quanto vuoi. Ma una strega perde uso dei suoi
poteri quando è incinta, perché quelli si
concentrano nel ventre
per proteggere il feto, e l'incantesimo mi ha confermato che
è vero.
Senti nella tua pancia, concentrati, i tuoi poteri sono ancora dentro
di te, solo che per ora non puoi usarli.”
Isabel
fletté le mani e le strinse a pugno un paio di volte,
respirando a
fondo, sempre più a fondo, come a cercare il coraggio: le
avvicinò
piano al ventre, con timore e riverenza, e sapeva anche senza
guardarlo che Raphael stava seguendo ogni sua più piccola
mossa.
Tutti
stavano seguendo ogni suo movimento.
Poggiò
le mani, ignorando il tremolio, e le mosse su e giù
lentamente, come
saggiando la consistenza; si sentiva incredibilmente sciocca, ma
anche curiosa.
Un
lieve tepore si spanse sotto i suoi palmi, un delizioso calore e poi
un formicolio, più leggero e inconsistente, ma cosi
familiare.
Trattenne
il fiato, il respiro di nuovo corto, ma questa volta di emozione.
Sollevò
lo sguardo su Raphael, incontrò il suo, e ci lesse la sua
stessa
realizzazione.
“Sono
incinta” mormorò incredula, mentre il sorriso si
allargava sul suo
viso.
Raphael
allungò le braccia verso di lei, i suoi occhi rollarono al
cielo e
svenne.
Un
debole chiacchiericcio lo scosse, ma aspettò ad aprire gli
occhi
perché si sentiva stordito. Rimase qualche istante fermo,
riordinando i pensieri. Che diamine di sogno assurdo aveva fatto...
una manifestazione inconscia di un assopito desiderio di
paternità?
Aveva rinunciato all'idea di avere dei figli, insomma era vero che
per una vita aveva desiderato di avere una discendenza, qualcuno che
fosse sangue del suo sangue, il passo successivo della loro specie,
ma aveva accettato che non fosse possibile, che non sarebbe mai
successo.
E
come gli aveva detto Isabel, non era poi così importante.
Stavano
assieme e tanto bastava.
Allora
perché diamine aveva fatto un sogno del genere?
“Com'è
possibile, Donnie?” sentì chiedere ad Isabel, da
qualche parte
intorno a sé, con una voce sottile, che tratteneva a stento
l'emozione. Spalancò gli occhi all'istante: la luce
improvvisa lo
ferì e li richiuse con un mugugno, accorgendosi che qualcuno
gli
aveva tolto la bandana. Isabel, come al solito.
“Si
è svegliato! Tesoro, come stai?”
La
mano di sua moglie afferrò la sua ed era incredibilmente
fredda.
Riaprì gli occhi, poggiando lo sguardo su di lei: era
pallidissima e
i suoi occhi erano lucidi, ma sorrideva.
“Confuso”
rispose provando a sollevarsi, passando una mano sulla testa: aveva
un bernoccolo doloroso. Come diamine se l'era fatto?
“Hai
battuto la testa quando sei svenuto” rispose Isabel alla sua
domanda mentale, come se gli avesse letto il pensiero.
Svenuto...
allora non se l'era sognato? I suoi occhi passarono ansiosamente
dalla moglie al fratello, ripetutamente, come se si fosse inceppato.
Alla fine si fermarono su Isabel, spalancati come se fosse folle.
“Sei...
incinta?” domandò titubante, con una calma
apparente che era ben
lungi dal provare.
Isabel
sussultò sorpresa, poi iniziò a gesticolare come
sempre quando era
nervosa.
“Non
lo so. Michelle dice che una strega non può più
usare i poteri
quando rimane incinta, perché questi si concentrano
nell'addome, per
proteggere il feto. È un meccanismo di difesa nato secoli
fa,
durante le guerre, magiche o meno. Ma non sono certa che...”
“Samantha
è andata a comprare dei test di gravidanza in
farmacia” si
intromise Don, per fermare la caterva di parole che la donna esalava
a velocità esponenziale, sempre più nervosa.
Lei
annuì, respirando a fondo.
“Ma
come- hai detto che non è possibile, che avete fatto test e
non
siamo compatibili! Come sarebbe possibile adesso?”
sbottò nel
panico, il fiato corto.
“Calmati,
o ti somministrerò un tranquillante” lo
ammonì il genio,
avvicinandosi per controllare i suoi parametri vitali.
“Prima
controlleremo se è vero, anche se Isabel crede
all'incantesimo non
fa male avere un parere scientifico. Dopo inizieremo a pensare a
teorie. Abbiamo già eliminato la teoria che Isabel possa
averti
tradito con un umano e mi sono beccato due pugni per averlo anche
solo domandato” rivelò con un ghigno imbarazzato
Don,
occhieggiando alle sue spalle.
Il
viso di Isabel si tinse per un secondo di indignazione, mentre Angel
stringeva un pugno in direzione del genio come monito.
Raphael
rise sottovoce, pur nell'assurdità della situazione non gli
era
passato nemmeno nell'anticamera del cervello che Isabel potesse
averlo tradito, sapeva che lei lo amasse infinitamente, credeva
ciecamente nella sua fedeltà.
E
ancora non riusciva ad afferrare bene la situazione: c'era un parte
di lui che pregava con tutte le sue forze che fosse vero, ma l'altra
parte gli diceva di non crederci, che fosse troppo bello per essere
vero e avrebbe fatto più male la delusione dopo una
scintilla di
speranza.
Sam
entrò nella stanza come un uragano, seguita a ruota da
Michelangelo,
e passò una busta di carta nelle mani di Isabel.
“Non
sapevo quale fosse il più affidabile, ne ho preso uno di
ogni marca
possibile, ne hai almeno cinque diversi da provare” le disse
con
un'alzata di spalle e un sorriso incoraggiante.
Isabel
lesse nei suoi occhi anche una punta di paura e non seppe a cosa
attribuirla, e al momento non le sembrò importante; si
scusò e uscì
dalla stanza, diretta verso il bagno, rifiutando le proposte di Angel
e Raph di accompagnarla.
A
loro non rimase che aspettare. E come prima, quando Raphael era
svenuto e Isabel ascoltava Michelle prima di chiudere la chiamata,
nessuno seppe davvero cosa fare.
Ogni
chiacchiera sembrava vana e i mille pensieri che affollavano le menti
di tutti sembravano troppo assurdi per essere condivisi con gli
altri.
Aspettavano
tutti la verità, il verdetto definitivo per poter finalmente
dare
una direzione a quei pensieri.
Passarono
solo dieci minuti, ma sembrarono un'eternità.
Quando
infine il rumore di passi echeggiò al di fuori della stanza,
sempre
più concitato, nessuno aspettò e uscirono tutti
di fretta, andando
incontro ad Isabel: la raggiunsero vicino al laghetto, Raphael la
avvicinò con premura.
Il
rossore delle sue guance faceva spiccare ancora di più il
suo
pallore.
“Sono
incinta” esalò di nuovo, con rinnovata emozione.
“Cos-”
Ogni
domanda venne soffocata dal grido di esultanza di Raphael, che presa
Isabel per la vita la sollevò in aria, prima di stringerla
in un
abbraccio totale, e lei rideva, rideva di cuore, ma gli occhi di
entrambi erano incredibilmente lucidi.
Per
un po' non si capì nulla, tutti parlavano uno sull'altro,
esclamazioni di giubilo, risate, domande e abbracci, mentre loro due
erano ancora persi uno nell'altra.
“Quanti
test positivi, Isabel?” chiese Donatello alla fine,
avvicinandosi
quando Raph la rimise giù, controllando il battito del suo
cuore con
cipiglio clinico.
“Tutti,
Donnie. Tutti e cinque” ridacchiò lei, stringendo
la sua mano con
affetto.
Donatello
prese un grande respiro, emozione trattenuta forse.
“Congratulazioni,
ragazzi. Congratulazioni!”
Li
abbracciò entrambi, una pacca sul guscio di Raph di affetto
che
voleva dire così tanto.
“Ok,
dobbiamo scoprire cosa sia successo, non immediatamente, ovviamente.
Ma dovremmo fare dei test, potrebbe essere stata la magia di Isabel a
colmare la differenza tra i cromosomi, o potrebbe essere stato il
mutageno ad evolversi in qualche modo, anche se non so
perché
proprio ora. E a questo proposito” il genio si era voltato
nel suo
monologo scientifico e i suoi occhi si erano posati su Mikey e Sam,
lì accanto con espressioni confuse, “voi due
dovreste stare
attenti, per ora. Finché non ne sapremo di
più.”
Samantha
arrossì vistosamente e strinse le mani a pugno, forse
desiderando di
poter colpire anche lei Don, mentre Mikey produsse un verso che
pareva uno pterodattilo ferito.
“E
adesso me lo dici?” urlò con le braccia al cielo.
“Avevi detto
che non c'era nessun pericolo, Donnie! È un po' tardi per
metterti a
fare il dottore scrupoloso, adesso!”
Poi
afferrò Sam con attenzione, e le circondò il viso
con le mani.
“Mi
prenderò la responsabilità di te e del nostro
bambino, se fossi
incinta, pasticcino.”
Samantha
sembrava sul punto di scoppiare, forse di imbarazzo o rabbia, videro
tutti il modo in cui la sua mascella si contraeva, come le pupille
nei suoi occhi fossero due spilli neri nel grigio. Segno che non era
poi così in controllo della sua parte coccodrillesca.
Leatherhead
percepì qualcosa che gli altri non potevano e
gorgogliò qualcosa
per attirare la sua attenzione, avvicinandosi a sua figlia. Lei gli
sorrise, quasi con gratitudine.
“Vado
a comprare altri test” disse Sam, allontanandosi da
lì.
Michelangelo fu nella sua scia in un secondo e i due sparirono dal
rifugio in un attimo.
“Anche
Sam potrebbe essere...” esalò Angel sotto choc.
“Non
è incinta” disse Leatherhead, spezzando la
tensione. Si accorse
che tutti lo guardavano con curiosità e si
affrettò a spiegare.
“Emetterebbe
delle frequenze diverse se lo fosse. E sarebbe un po' più
aggressiva, almeno all'inizio: avrebbe colpito Donatello poco fa, per
esempio.”
“Allora
i test?” domandò Steve confuso, che pensava fosse
stato lui a
suggerirlo alla figlia.
“Le
serviva tranquillità per parlare da sola con
Michelangelo” rispose
cortesemente il coccodrillo mutante, tornando a rivolgere
l'attenzione sulla coppia di sposi che per davvero aspettavano un
bambino.
“Allora...”
incominciò Isabel.
“Sei
incinta”concluse Donnie per lei.
“Ed
è magnifico, ragazzi, sono davvero contento per voi. Ma
questa è la
prima gravidanza intra-specie e non sappiamo come muoverci. Io posso
studiare i manuali di ginecologia e gravidanza, ma non sappiamo
comunque cosa aspettarci. Non sappiamo come si svilupperà,
con che
velocità, come sarà, cosa comporterà
per il corpo di Isabel”
spiegò con la massima delicatezza possibile, eppure fermo
nelle sue
parole. Dovevano comprendere la verità.
“Vuoi
dire... che Isabel potrebbe essere in pericolo?”
ringhiò Raph
spaventato, stringendola contro di sé con fare protettivo.
“Non
lo so. Potrebbe esserlo o potrebbe avere una gravidanza tranquilla.
Dobbiamo procurarci l'attrezzatura giusta e dobbiamo fare controlli
giornalieri. Mattina e sera. Analisi del sangue complete, pressione
sanguigna, ecografia, peso e circonferenza. Dobbiamo sapere ogni
minima variazione nel suo corpo, dobbiamo essere sempre pronti a
tutto. Non può essere seguita da un medico normale,
perciò dovrò
occuparmene io. ”
Sembrava
spaventato dalla prospettiva, come se non si sentisse all'altezza di
un compito così delicato e importante.
“Certo
che te ne occuperai tu. Sei il medico migliore che io conosca! Non mi
fiderei di nessun altro” esclamò fiduciosa Isabel,
rivolgendogli
un grande sorriso. “E farò tutto quello che
c'è da fare per
assicurarmi che tutto vada bene.”
“Faremo”
la corresse Raphael.
Donatello
annuì con commozione nella loro direzione, lasciando andare
un
sospiro trattenuto inconsciamente.
Finalmente
anche gli altri riuscirono a immettersi e ad abbracciarli, facendo le
loro congratulazioni ai futuri genitori, con incredula
felicità,
solo una lieve punta di apprensione, con genuina partecipazione.
L'idea
doveva ancora attecchire nelle menti di tutti, il pensiero che fosse
vero, che realmente il primo bambino ibrido, metà umano e
metà
mutante, stesse crescendo nel ventre di Isabel.
“Ok,
ok, ragazzi, sono emozionato quanto voi, ma Isabel deve
riposare!”
li sgridò Donatello dopo che tutti ebbero fatto le loro
congratulazioni, fermando le mille domande al minuto che facevano
alla giovane.
“Isabel,
sei pallida e molto stanca. Voglio che tu vada a casa e che riposi;
domani mattina, sul tardi, ci vedremo per iniziare a fare un piano e
per decidere come agire.”
Per
quanto tutti volessero festeggiare, si rendevano anche conto della
stanchezza generale e si trovarono d'accordo con le raccomandazioni
di Donnie.
Si
salutarono con affetto e ancora qualche abbraccio, Isabel e Raphael
andarono via per primi, lui che teneva lei in braccio con premura e
apprensione.
“Pensi
che lo sapessero?” domandò d'un tratto Isabel,
guardando verso
l'alto, verso il cielo scuro nascosto dai grattacieli.
Raphael
saltò il divario tra due palazzi, prima di risponderle.
“Chi?”
“Gli
shisho. Pensi che sapessero del bambino? Mi hanno detto che non
potevo venire anche io in missione, perché c'era 'qualcosa
di più
importante' di cui mi sarei dovuta occupare. All'inizio pensavo che
fosse per il lavoro, ma i loro sorrisi quando l'hanno detto... credo
che lo sapessero.”
Raph
sbuffò con stizza, già solo al sentire il loro
nome, ma alla teoria
di Isabel ringhiò sottilmente, stringendo inconsciamente la
presa su
di lei, e lei percepì entrambi i suoi gesti.
“Ci
puoi scommettere. Certo che lo sapevano. E non voglio nemmeno sapere
cosa ne pensano... ho perso fiducia in loro quando hanno cercato di
portarti via da me.”
“Non
penso che abbiano piani malvagi sul nostro bambino. Mi hanno convinta
a restare qui per non mettermi in pericolo, sono stati
premurosi.”
Lui
sbuffò di nuovo, ma non ribatté.
La mano di Isabel si sollevò e
gli sfiorò la guancia e l'inizio della cicatrice che saliva
sull'occhio e Raphael abbassò per un secondo lo sguardo,
incontrando
il suo.
Era
splendente e vivo, offuscato da una lieve paura.
“Non
ho più i miei poteri. Non posso più curarti, non
posso più curare
nessuno di voi e non posso lottare per ora. Ho paura che possa
succedervi qualcosa e io non possa fare nulla per aiutarvi.”
“Non
ci succederà nulla. Né a me né agli
altri. Stai tranquilla, ce la
caveremo come abbiamo sempre fatto, e se proprio dovesse succederci
qualcosa tu e dottor Donnie saprete come curarci anche senza magia.
Non è per questo che tu e il secchione avete studiato come
muli?”
Isabel
sorrise con dolcezza alle sue rassicurazioni, poggiando la testa
contro la sua spalla, lottando contro il rilassamento che la
coglieva tra le braccia di suo marito.
Era
così stanca che neppure la paura sottile che provava
riusciva più a
tenerla sveglia. Nemmeno l'eccitazione di ciò che stava
succedendo.
Avrebbero
affrontato tutto ciò che sarebbe successo assieme, passo
dopo passo.
Con
Raffaello al suo fianco era certa che sarebbe andato tutto bene.
“Aspettiamo
un bambino, Raffaello. Mio e tuo” mormorò con la
voce impastata di
sonno e meraviglia.
“Nostro
figlio, Isa” rispose lui con emozione, stringendosela contro
con
amore. Si accorse dal suo respiro ritmico che si era addormentata.
Fortunatamente
erano già arrivati al villino.
“Grazie
per rendere la mia vita sempre più meravigliosa,
streghetta”
sussurrò, entrando nel perimetro magico.
Samantha
aveva scoperto nei mesi d'allenamento ninja che adorava passeggiare
sui tetti dei palazzi di notte, nascosta tra le ombre e
l'oscurità,
a guardare dall'alto in basso la gente e la città.
Era
narcisistico, forse, ma adorava poter controllare tutto dall'alto, le
dava la sensazione di libertà, di elevazione.
Lo
faceva particolarmente quando era frustrata, correva e correva,
saltava e compiva capriole, con naturalezza, e aveva scoperto che
quando ci metteva tutta sé stessa nemmeno Isabel riusciva a
starle
dietro, a meno che non usasse la magia.
Ma
non era mai riuscita a seminare Michelangelo, comunque.
Non
che in quel momento stesse propriamente cercando di evitarlo, ma
sentiva la sua presenza proprio pochi passi dietro e voleva solo un
attimo per sé.
“La
farmacia non è da quella parte” disse il suo
ragazzo, con
innocenza.
“Non
devo andare in farmacia” rispose forse un po' troppo
bruscamente.
“Ma
i test...”
“Non
mi servono!”
“Sam,
so che hai paura, ma-”
“Non
sono incinta, Mikey!” sbottò Samantha, fermandosi
all'improvviso,
le mani strette a pugno. Non si voltò a guardarlo, rimase
immobile a
dargli le spalle, lo sguardo perso nell'orizzonte di cemento.
Lui
non le chiese come lo sapesse, non sembrò nemmeno dubitare
della
verità, rimase in silenzio, anche se lei sentiva la sua
presenza lì
con lei. Le stava lasciando tempo per pensare, silenzio per
sé
stessa.
A
volte Michelangelo era così maturo e lei non si sentiva
all'altezza.
Il
vento gelido li accarezzò entrambi e lei tremò
sottilmente, e dopo
un secondo sentì le braccia di Mikey circondarla e
avvolgerla con
delicatezza, stringendola a sé senza soffocarla, ancora in
silenzio.
Sam
lasciò andare un sospiro e si voltò
nell'abbraccio, fino a trovarsi
faccia a faccia, sebbene dovesse sollevare il volto per guardare
negli occhi di lui.
“Tu
non vuoi dei figli, vero?” le chiese Mikey, con tono incolore.
Non
la stava giudicando, sembrava solo genuinamente curioso.
“Adesso
no, proprio no” replicò lei decisa e si accorse
dello scintillio
cupo nel suo viso perché si affrettò a spiegarsi.
“Ho
appena iniziato la mia carriera da poliziotta, se adesso rimanessi
incinta non potrei più lavorare in pattuglia e dovrei
lasciare il
lavoro definitivamente, sarebbe difficile spiegare un bambino verde e
col guscio, i colleghi lo noterebbero. E non so se sarei una brava
madre, io nemmeno l'ho avuta una madre, potrei non essere capace. E
poi è... presto. È troppo presto, maledizione.
Stiamo insieme da
quattro mesi e io-”
“Ehy,
ehy, tranquilla. Non mi devi spiegazioni, ok? Hai detto che non sei
incinta e io ti credo e se lo fossi stata mi sarei preso le mie
responsabilità. Volevo solo sapere cosa pensi dell'argomento
figli,
per il futuro, nel caso fosse possibile averne.
Io
ho sempre desiderato diventare padre, non te lo nascondo, ma se tu
sei contraria all'idea va bene, ma dobbiamo parlarne, adesso che la
possibilità si è presentata. Non voglio che un
giorno possiamo
lasciarci o odiarci per non aver parlato abbastanza di una cosa
così
importante. Tu sei importante per me, Sam, lo sai. E io penso che
saresti una madre meravigliosa, comunque, e non lo dico per
convincerti o altro, so quanto amore hai dentro, qualunque bambino
sarebbe fortunato ad averti come madre.”
Samantha
circondò il suo viso con le mani e si sporse in punta di
piedi per
scoccargli un casto bacio sulle labbra. Poi si sporse ancora un poco
per poggiare la sua fronte contro quella di Mikey.
Chiuse
gli occhi, lasciò andare un sospiro.
“Ti
amo, lo sai, Michelangelo? Mi terrorizza pensare a quanto ti amo, a
quanto in fretta e profondamente mi sono innamorata di te, mi
spaventa l'ascendente che hai su di me, il pensiero che sarei capace
di qualunque cosa pur di non perderti.
Non
ho mai amato nessuno così. E ne sono terrorizzata.”
Lo
sentì ridacchiare della sua confessione, non di derisione,
ma di
genuino imbarazzo. Di emozione al sentirla dire che lo amava, come
ogni volta da quando a natale glielo aveva detto per la prima volta.
E
sembrava pensare che le sue fossero solo esagerazioni, non riusciva a
capire come quell'amore la spaventasse, il pensiero di non meritarlo,
di non meritare quella felicità, di non meritare
Michelangelo.
Il
pensiero che avrebbe potuto perderlo, un giorno. Che lui potesse
smettere di amarla.
Lui
le depositò piccoli baci, sul naso e sulle guance, sulla
fronte e
nei capelli, lungo la mandibola e nel collo.
Sam
piegò la testa per permettergli libero accesso, gli occhi
chiusi di
piacere.
“Un
giorno” iniziò a dire, ma un brivido la
interruppe, un bacio
dietro l'orecchio un po' troppo ardito.
Voleva
rispondere ai baci di Mikey e stuzzicarlo come lui faceva con lei, ma
voleva ancora dirgli una cosa e mettere fine al discorso, prima.
Lo
fermò a malincuore e riportò l'attenzione sul suo
viso, per quanto
il ghigno canzonatorio e poco pulito di Mikey la distraesse.
“Un
giorno avremo uno splendido bambino verde, col guscio e dannatamente
bravo a prendere a calci in culo chiunque col ninijitsu. Adesso
è
presto, ma un giorno, tra due o tre anni... vorrei avere un bambino
con te, Michelangelo.”
Il
sorriso che spuntò sul viso di Mikey era così
splendente che
avrebbe potuto illuminare la notte. C'erano pura gioia e pura
emozione sul suo volto e il petto di Samantha bruciò di
felicità,
consumando la sua anima.
Mikey
era la sua dannazione. Una dolcissima dannazione.
“Se
prenderà anche solo la metà della tua bellezza
sarà il bambino più
splendido del mondo.”
“Ah
sì? Sarà più bello anche di quello di
Isabel e Raphael? Sai, dici
sempre che la tua sorellina è così bella e
magnifica” lo
punzecchiò Sam con un ghigno e un sopracciglio alzato.
“Certo
che sì. Il figlio di Isa e Raph sarà bello, ma
diciamoci la verità:
avrà sempre la metà dei geni di mio fratello. Il
nostro sarà più
bello: sarà per metà tuo, che sei stupenda e
meravigliosa, e metà
mio, e io sono il più bello dei miei fratelli, non puoi
averlo
dimenticato!”
Sam
ridacchiò e gli gettò le braccia al collo,
costringendolo a
chinarsi un po'.
“Non
l'ho dimenticato. È per quello che sto con te, coso. Per la
tua
bellezza” soffiò ironica sulle sue labbra, prima
di baciarlo con
passione.
Note:
Tadaaan!
Sì,
l'avevate capito tutti perché Isabel ha perso i poteri.
È incinta!
Com'è
possibile? Donnie lo scoprirà di sicuro, non c'è
da dubitarne.
Comunque
ora non può più usare i suoi poteri, per molto
tempo, speriamo che
non accadano cose catastrofiche... ma a chi voglio darla a bere?
Capiteranno un sacco di cose!
Sam e Mikey sono dolcissimi, li adoro. Mikey sarebbe un padre magnifico, beh tutti loro lo sarebbero, e Sam sta imparando a superare le sue paure assieme a lui. La sua presenza e i suo amore le fanno decisamente bene.
Grazie
per aver letto,
Vi
abbraccio fortissimo