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Autore: ArIeL_91    10/04/2020    0 recensioni
A volte tramite una canzone possiamo esprimere i nostri sentimenti, Arianna vive a Brent ha realizzato il suo sogno di lavorare in una grande città come Londra, ma non può rinunciare all'affetto di Riccardo, il suo migliore amico da sempre, sentimento che ben presto si trasforma in amore, quello vero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il mio migliore amico.

 
Avevamo organizzato una festa in piscina con gli amici della scuola, ovviamente stessa scuola, stessi compagni, ricordo che mi ero innamorata di Damian, il ragazzino più carino della classe, capelli ambrati occhi celesti, di una bellezza mozzafiato, era il mio sogno, e quando ho saputo che sarebbe venuto anche lui ricordo di aver saltato per tutta la stanza guardando la faccia corrucciata di Riccardo. Non lo avevo mai visto così triste, lui è uno che di solito si diverte e le organizza quelle feste, ma quel giorno lui mi guardò in maniera diversa. Ero andata a prendere le patatine dentro casa, ero passata davanti lo specchio del bagno per guardarmi, avevo i capelli neri che mi scendevano perfettamente sulle spalle, ed il mio costume giallo, spiccava subito, ero magra e mangiavo soprattutto schifezze, ne erano la prova quei due brufoli sulla fronte spuntati quella stessa mattina che avevo cercato di nascondere con quintali di fondotinta. Le mie amiche e gli altri ragazzi erano già fuori a bordo piscina in attesa di qualcosa da spizzicare, sono uscita in giardino e ho passato una mano tra i capelli di Riccardo in maniera molto distratta, sapevo che lui avrebbe capito, lo facevamo spesso tra di noi per farci capire che avevamo notato qualcosa di strano e che potevamo confidarci.
<< che hai? >> gli chiesi, spesso parlavamo in italiano in modo da non farci capire dagli altri;
Riccardo sembrò guardarsi intorno, ricordo di aver visto che tentennava quasi a parlarmi. La cosa mi sembrò palesemente strana, ma fu quando Damian si avvicinò con un fiore in mano che capì.
Il mio migliore amico, era cambiato, lo avevo notato il giorno prima di quella festa, quando chiusi nella mia stanza a gambe incrociate sul mio letto, mi confidava di aver paura di poter essere un giorno, lasciato solo. Riccardo è ed era un bel ragazzo, lo era anche a sedici anni, lo noti, insomma, ti cambia la voce, diventi più virile, guardi il fisico, ed io quella volta lo guardai in maniera diversa, mentre mi parlava io guardavo la sua bocca, e pensai addirittura di volerlo baciare. I suoi capelli castani, ed i suoi occhi blu, avevano suscitato in me reazioni che mai avevo provato prima, troncai quella discussione sulla sua paura in un modo che ancora oggi se potessi tornare indietro non rifarei. Mi ero accorta di quelle sensazioni ma da adolescente quale ero mi ero buttata immediatamente su qualcun altro dimenticando lui e le sue paure.
Damian comunque mi aveva corteggiata tutta la giornata, in maniera talmente evidente che anche le mie amiche mi spinsero a rompere il ghiaccio, così quel giorno di fronte a tutti e nell’imbarazzo più totale lo baciai. Ricordo di aver rincorso Riccardo per una ventina di metri, era scappato furioso come un toro, tra le risate dei nostri compagni di classe, era uno dei giorni più belli per me, e lui se n’era andato. Non ci parlammo per quasi un mese, finchè quel venerdi di settembre il giorno del suo compleanno, gli piombai a casa decisa ad avere una spiegazione, nel momento probabilmente più sbagliato che potevo scegliere. Ero uscita di nascosto intorno a mezzanotte, con una torta in mano che avevo comprato il giorno precedente, ero così contenta di potergliela portare dopo giorni di silenzio, mi mancava moltissimo, più di Damian che in quel periodo era più impegnato del solito. Ricordo di aver attraversato il vialetto che separava le nostre case, facendo attenzione, e davanti il garage, Riccardo stava baciando “l’empo” come la chiamavamo noi, la secchiona della classe, occhialuta e con i capelli sempre in disordine, una serpe. Non ci pensai un attimo a lanciargli la torta rovinando il loro momento. Fui ingiusta e impulsiva, stavolta correre non serviva perché Riccardo era molto più veloce di me e mi raggiunse afferrandomi un braccio.
<< che ti prende? >> mi chiese con il fiatone.
La prima sensazione che ebbi, fu quella di tirargli uno schiaffo o qualcosa di simile, il tutto senza senso ed immotivato soprattutto. La verità è che mi aveva fatto male vederlo con un’altra ragazza, per la seconda volta mi rendevo conto che lo stavo guardando in maniera diversa.
<< perché con lei?! >> gli esclamai.
Riccardo si guardò in giro, poi mi prese le spalle tra le mani.
<< sono giorni che non ci parliamo e vieni qui a criticarmi? >>, quasi non lo riconoscevo più. Ricordo di essermi liberata dalla sua presa e di aver passato tutta la notte a piangere.
Impulsiva lo sono sempre stata, ed anche molto diretta, ma solo sulle cose che mi davano fastidio, ad esempio spesso rimproveravo i miei genitori per il volume della tv troppo alto, o per un viaggio di troppo. Lo facevo anche con Riccardo, lo rimproveravo ogni volta che non veniva a cena da me dopo che lo avevo fatto io, o quando una mattina non mi aspettava davanti casa per prendere l’autobus insieme per andare a scuola. Riconosco di essere stata e di essere abbastanza fastidiosa, ma non lo faccio apposta, ho un carattere molto competitivo ma dotato di una sensibilità oltre uomo.
   
 
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