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Autore: ArIeL_91    10/04/2020    0 recensioni
A volte tramite una canzone possiamo esprimere i nostri sentimenti, Arianna vive a Brent ha realizzato il suo sogno di lavorare in una grande città come Londra, ma non può rinunciare all'affetto di Riccardo, il suo migliore amico da sempre, sentimento che ben presto si trasforma in amore, quello vero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SI ME DICES QUE SI.


Capitolo 1.                Cambio vita, cambio pure me stessa.


Mi chiamo Arianna, Arianna Ferretti vengo da Brent un piccolo paesino a Londra nella bellissima e caotica Inghilterra. La descrivono così gli altri: fredda, grigia, piena di gente venuta da chissà dove. Io invece trovo che sia splendida, e non perché sono di parte, non è nemmeno il mio paese di origine, ci sono venuta quando la piccolissima cittadina della mia amata Spagna ormai mi stava stretta, ci sono venuta per cambiare aria, per cambiare vita, dopo essere cambiata io stessa. Brent è molto diversa dalla mia Madrid, il paesino in cui vivo adesso è di una tranquillità disarmante, non è come Londra, piena di turisti e di gente che corre da un lato e dall’altro. Brent è una cittadina comune con parchi, fontane, case e grandi palazzi, insomma vorrebbe sembrare una grande città, invece è soltanto una versione rimpicciolita della capitale. Ho vissuto i miei primi vent’anni di vita a Coslada un comune di Madrid con non più di novantamila abitanti, una città antica e anche un po’ rurale. Adoravo viverci, i campi immensi che si trovavano fuori città mi facevano sentire così libera, correvo fino a perdere il fiato e poi mi sdraiavo sull’erba e guardavo le nuvole che si spostavano con il vento. Chiusa tra le mura di casa mi sentivo sempre un po’ stretta. I miei genitori sono di origine Italiana e si sono trasferiti in Spagna quando a mio padre fu affidato un incarico importante che lo portava spesso fuori dalla loro amata Toscana. Loro hanno sempre lottato per il loro amore, ricordo che mi avevano raccontato qualche anno fa di come si erano conosciuti, i campi da coltivare, le vigne, e si erano incontrati sotto il sole cocente di Luglio, è stato un colpo di fulmine per entrambi, mia madre aveva gli occhi lucidi quando mi raccontava questa storia, io me la facevo raccontare ogni volta che potevo, al posto delle favole. Sono romantica in una maniera quasi indicibile, adoro isolarmi ogni tanto per pensare a me stessa, ma allo stesso tempo proprio in quei momenti li, vorrei qualcuno che mi prendesse con la forza e mi facesse uscire da quel guscio che mi creo a poco a poco almeno una volta al giorno. Sono sempre stata un contro senso, amo viaggiare ma ho una paura sfacciata di trovarmi sola in un posto che non conosco, mi piace leggere libri strappalacrime e guardare altrettanti film, per poi trovarmi a piangere da sola dopo averli guardati. Nonostante tutto sono nata e cresciuta tra paella e corrida, feste con gli amici, quelli che ci sono sempre stati e tanto amore. Ho frequentato regolarmente la scuola, ma non sono mai stata una delle migliori, anzi tendevo spesso a raggiungere la sufficienza nonostante la mia continua voglia di scoprire cose nuove che però aveva a che fare solo con le lingue. Adoro la mia lingua originale ma nel corso degli anni ho avuto modo di imparare anche l’italiano e di ritrovarmi ad essere rapita completamente dall’inglese, sognavo Londra e l’Inghilterra come una bambina di fronte ad un negozio di caramelle, mi attirava tutto, dalla lingua ai monumenti, dalla freneticità con la quale la gente si muoveva nel paese alle opportunità di lavoro, dal cielo sempre un po’ troppo grigio, un po’ come me, alla vita notturna dei giovani. Tutto mi sembrava talmente eccitante che quando decisi di andare non ci pensai nemmeno una volta in più. Ma facciamo un passo indietro, la mia decisione di andare a Londra non è stata delle più semplici, i miei genitori sono sempre stati delle persone aperte a questo tipo di avventure, dicono che così ti fai le esperienze, ed io sono sempre stata molto felice di questo, poiché ho imparato col tempo ciò che era giusto fare e ciò che invece potevo tranquillamente evitare. Due sono state le scelte più complicate da fare, lasciare i miei amici di sempre, e lasciare il mio migliore amico dall’età di tre anni. Le nostre famiglie si conoscono da sempre praticamente, abitavano entrambe in campagna e lavoravano insieme, Riccardo, ha la mia stessa età, lui è nato a Settembre ed io a Novembre, siamo entrambi due teste calde ma essendo cresciuti insieme ci vogliamo un bene immenso. Riccardo era un bambino molto vivace, i nostri genitori avevano preso la casa a Coslada nello stesso quartiere quando entrambe si trasferirono, mio padre e suo padre erano colleghi di lavoro, entrambi molto impegnati, e fu così che io e lui crescemmo praticamente insieme. Lui pranzava da me, o io da lui e così via, giocavamo a nascondino nel giardino di casa sua, ci prendevamo in giro, e mi faceva arrabbiare moltissimo. Una volta all’età di sei o sette anni mi aveva nascosto Rhys il mio coniglietto di peluche con la quale ci dormivo anche, ricordo di aver pianto tantissimo e di aver giurato di non voler più giocare con lui per la rabbia. Dopotutto eravamo bambini, ricordo un’altra volta durante un carnevale, io avevo un vestito da principessa regalatomi da mio padre di ritorno da un viaggio in Italia, che amavo tantissimo, mi pavoneggiavo davanti lo specchio girando su me stessa un sacco di volte, ricordo che uscita in giardino Riccardo si era travestito da supereroe, ed aveva in mano un sacchetto pieno di coriandoli, gli ho urlato di starmi lontano ma fu tutto vano, in un attimo avevo il vestito completamente ricoperto di palline di carta colorata, mi infuriai e smisi di parlargli per un paio di giorni, dovevo avere sui nove anni. Il bene per lui comunque è sempre rimasto, e ne abbiamo avute di discussioni andando avanti e diventando adolescenti. All’età di sedici anni, ci scoprimmo diversi per la prima volta mentre giocavamo dentro la piscina, c’eravamo sempre visti come fratelli, come complici, come se il sesso opposto non esistesse, come se non ci fossimo mai guardati davvero.
   
 
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