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Autore: EleWar    12/04/2020    9 recensioni
Per i nostri amati sweepers è il momento di occuparsi dell'ennesimo caso, ma non tutto andrà come previsto!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Et voilà la fine è servita. Spero che questa mia storia non sia stata troppo sdolcinata, dolce sì ma non troppo ^_^
Forse l’ho già detto, ma era nata come antidoto a questi tempi un po’ troppo bui e insomma… spero che vi sia piaciuta.
A questo punto ringrazio le mie fedelissime
<3 Briz65, Valenicolefede, Fanny Jumping Sparrow, Stellafanel87 e Kaory06081987, vi lovvo a pacchi. Ringrazio anche tutti le altre lettrici silenziose, e chi ha messo questa storiella fra le preferite, ricordaste seguite.
Ne approfitto per farvi tanti Auguri per una Felice e Serena Pasqua… così com’è ;-)

 
 
Cap. 4 Ed ora?
 
Entrambi cercavano di non pensare al fatto che si fossero baciati; chi da un lato, chi da un altro, non sapeva come interpretare la cosa. Certo, era stato un bacio travolgente e ognuno ci aveva messo del suo, ma… stavano fingendo o facevano sul serio?
 
Per rompere la tensione che andava via via crescendo, Ryo propose:
 
“Che ne dici di guardare un po’ di tv?”
 
“Buona idea, socio!”
 
Ma non fecero in tempo ad accenderla, che beccarono subito l’intervallo pubblicitario e… sorpresa! Eccoli lì, campeggiare a tutto schermo, in un primo piano stretto: loro due, in quel caldo e sensualissimo bacio, mentre una voce fuori campo diceva:
 
Per freschi baci, Kiss Mint!” a cui seguiva un jingle accattivante e altre indicazioni sulla caramella.
 
Gli sweepers si bloccarono all’istante, ammutoliti. Kaori arrossì e iniziò a fumare come una teiera, mentre Ryo sbiancò, e una gran goccia di sudore gli scivolò lungo la tempia. Vennero sopraffatti da un misto di sensazioni: imbarazzo, compiacimento, disagio, orgoglio. Inoltre, prepotenti, ritornarono le emozioni provate in quel preciso momento: amore, desiderio, abbandono, sensualità, voluttà. Tutto questo era ciò che traspariva da quel semplicissimo video di pochi minuti, e d’ora in poi tutti lo avrebbero visto! In continuazione, poi! Non ci avevano minimamente pensato, quando avevano accettato di recitare.
 
Incapaci di guardarsi o di parlarsi, sarebbero rimasti lì in eterno fossilizzati, se il telefono non avesse preso a squillare con insistenza. A quel punto Ryo schizzò in piedi e si precipitò all’apparecchio, dicendo:
 
“Vado ioooooo!”
 
Kaori si voltò verso di lui solo quando lo sentì esclamare:
 
“Ciao Miki…” ma fu tutto quello che riuscì a dire perché, evidentemente, la bella barista stava quanto meno sbraitando a ruota libera e a voce alta, visto che lo sweeper fu costretto ad allontanare la cornetta dall’orecchio con una smorfia. Nel frattempo la socia l’aveva raggiunto, ancora turbata, ma con sguardo interrogativo: si chiedeva cosa avesse la sua amica per telefonargli a quell’ora e in quel modo. Ryo fu più che felice di passarle la cornetta, dicendo sbrigativamente ad un’infervorata Miki:
 
“È qui, te la passo”.
 
Ma non si allontanò dalla socia: era curioso di sapere anche lui. Kaori si fece pensierosa, ascoltando la barista dall’altra parte del filo, poi arrossì di nuovo, e Ryo capì, dalle poche frasi smozzicate che la socia riuscì ad assestare nella sequela ininterrotta di Miki, che i loro amici poco prima erano davanti alla tv e li avevano visti nella pubblicità incriminata.
 
Poi Kaori si fece triste e riuscì a dire:
 
“No, ma non facevamo sul serio… no, no, ti dico, eravamo sotto copertura…”
 
A quelle parole il partner si sentì morire: allora era quello che pensava? Che lui, con lei, avesse solo finto? Che l’avesse baciata solo per dimostrare, a quel damerino ben vestito, il suo valore come amante, come seduttore?
 
Suo malgrado, la guardò con occhi profondamente addolorati, tanto che Kaori, notandolo, s’impappinò parlando con Miki. Cosa voleva dire il socio con quello sguardo? Era per qualcosa che lei aveva detto? Quasi si distrasse, e non ascoltò più con attenzione l’amica, che continuava a fare domande sul perché e sul per come di quella pubblicità. Ma Kaori era troppo presa a studiare attentamente il partner, che si era allontanato da lei e aveva raggiunto la finestra, dandole le spalle. Non la sentì nemmeno quando Miki concluse dicendole:
 
“Però lasciatelo dire, eravate strepitosi, bellissimi!” che la ringraziò con voce vuota e terminò la telefonata con uno sbrigativo:
 
“Ora Miki ti devo salutare, ciao e grazie, ci sentiamo presto.”
 
La ragazza riagganciò la cornetta del telefono e, con passi incerti, si diresse verso il suo compagno.
 
Lui sembrava lontanissimo, chiuso nel suo solito mutismo, ma stavolta Kaori era convinta che in qualche modo c’entrasse lei, in tutto questo. Sostò un attimo alle sue spalle, ma poi avanzò ancora e gli si affiancò. Un inspiegabile senso di colpa la stava tormentando, e decise di approfondire la questione, d’indagare nell’animo di quell’uomo così schivo e tormentato. Gli toccò appena il braccio e lui, infine, si voltò verso di lei. Le sorrise con un velo di tristezza, ma non le disse niente.
 
Sentirle dire quelle cose alla sua migliore amica, lo aveva profondamente ferito, ma poi aveva dovuto ammettere con sé stesso che non poteva essere diversamente. Quante volte lui l’aveva allontanata con insulti e prese in giro, oppure si era prudentemente tirato indietro dopo essersi lasciato un po’ andare, quando, preso dall’impellenza dei suoi sentimenti, le aveva fatto capire che teneva a lei e che le voleva bene? E poi ancora, aveva passato anni a sminuirla, a dirle che era l’unica donna che non lo eccitava – quelle rare volte in cui si degnava di riconoscerla come tale – a convincerla che non fosse bella, sensuale e affascinante, mentre lui, al contrario, era innegabilmente un grande amatore, un seduttore, un uomo di mondo, e lei una verginella inesperta e imbranata. Ed ora cosa si aspettava? Che lei credesse al suo bacio? Che credesse che lui l’avesse baciata perché desiderava farlo da sempre e quello fosse stato il suo modo per esprimerle il suo amore? Erano in un set cinematografico, erano stati chiamati lì per fingere; di più: erano stati sfidati a farlo meglio di, di… di due persone che invece si amavano. E non avevano trovato altro che ricorrere a quel bacio travolgente, Minnie e Ken, per esprimere il reciproco sentimento. Un sentimento che era rimasto lì, intatto, sospeso, dopo essere stato bistrattato, ferito, offeso… a cui era bastato un bacio per rinascere. Sospirò mentalmente.
 
Kaori lo guardava interrogativamente, ma i suoi occhi erano pieni d’amore e apprensione, e Ryo, in un moto inconscio, le sfiorò la guancia con una carezza appena accennata; voleva rassicurarla, farle capire che non era colpa sua.
 
Ma la ragazza, senza troppo soffermarsi su quel gesto gradito e inaspettato, gli chiese:
 
“Ryo, c’è qualcosa che non va?”
 
Lui, però, rispose:
 
“Niente, non preoccuparti, va tutto bene”.
 
Per l’ennesima volta si stava tirando indietro, e invece avrebbe dovuto dirle che no, non andava bene per niente, che lei non aveva capito che quel bacio era autentico, e che lui soffriva per questo.
La socia era decisa ad andare fino in fondo e insistette:
 
“È per qualcosa che ho detto o che ho fatto?”
 
Lui continuava a sorriderle e a non parlare, e più faceva così, più spingeva la socia a voler sapere. Kaori non avrebbe mollato, non stavolta. Decise di cambiare tattica.
 
“Senti Ryo, a proposito del caso di oggi, dello spot… del bacio, io volevo dirti che…” però furono interrotti dal suono invadente del telefono, di nuovo. Per un attimo rimasero lì impalati, uno di fronte all’altra, incapaci di muoversi, come se fosse più importante restare lì e chiarirsi, che rispondere alla chiamata. Ma la suoneria insistente li stava facendo innervosire: chi chiamava non aveva nessuna intenzione di darsi per vinto. Sospirando di frustrazione, Kaori andò a prendere la telefonata.
 
“Oh, ciao Mick!” esclamò allegra, nonostante tutto. Poi lo lasciò parlare, sorridendo, arrossendo, anzi addirittura un paio di volte scoppiò a ridere, senza dire una parola. Incuriosito dal comportamento della socia, Ryo la raggiunse. Lei, quando se lo trovò vicino, gli regalò un sorriso radioso, e lui fu punto da una stilettata di gelosia: perché era così felice, adesso? Era per Mick, per quello che le stava dicendo? I suoi sorrisi migliori lui li voleva tutti per sé.
 
In ogni caso, lei si decise a parlare nel ricevitore:
 
“E così anche tu ci hai visti in tv? Ed eravamo belli? Ah sì, Ryo un po’ meno, vero?” e scoppiò a ridere di nuovo. Il socio s’indispettì; la ragazza rimase un attimo in ascolto e poi disse:
 
“Sì, era un caso che stavamo seguendo… sì, eravamo sotto copertura… però il bacio era vero” e arrossì fino alle orecchie, ma non perse quel suo magnifico sorriso, che già da un po’ aveva stampato in viso.
 
Fu costretta a ripetere, suo malgrado:
 
“Sì, ti ho detto! Facevamo sul serio!”
 
Udendo quelle parole, a Ryo parve che un macigno fosse stato tolto dallo stomaco: si sentiva libero, e talmente felice che avrebbe potuto spiccare il volo senza ali.
 
Allora lei aveva capito, aveva sentito il suo amore, il suo desiderio! Era al settimo cielo. Ancora una volta lei era stata più brava di lui, aveva compreso anche se lui non aveva parlato. Gli venne voglia di abbracciarla, di strapparla da quel telefono molesto, tanto più che dall’altro lato c’era Mick con le sue moine, con quel suo modo di fare antiquato e da gran seduttore; ma la ragazza non aveva così tanta fretta di mettere fine alla conversazione e continuava a ridere, sorridere, inframmezzare frasi con cui gli spiegava il caso appena risolto. Perché con Miki era stata più sbrigativa? Ryo mordeva il freno, e si faceva sempre più nervoso e impaziente, anche se non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe fatto nel momento in cui Kaori avesse chiuso la comunicazione.
 
La socia lo guardava sorridendo, e davvero quando era felice, le ridevano anche gli occhi e non solo le labbra… ah, quelle labbra! Lui le aveva assaggiate e… improvvisamente sentì il bisogno di averle ancora.
 
Infine la partner si decise a salutare il suo amico americano e a mettere giù la cornetta, e ancora ridacchiando per qualcosa che le aveva detto Mick, si rivolse a Ryo e gli chiese:
 
“Dove eravamo rimasti?”
 
Questa mossa della rossa lo destabilizzò, perché proprio non se l’aspettava. Cosa c’era da dire ancora? Lei aveva capito, lui si era spiegato, basta. Cosa altro doveva dirle, lui? Ma lei continuava a guardarlo con attenzione, e sembrava determinata a non mollare la presa. Ryo iniziò ad indietreggiare, in preda ad un leggero tremore, ma più indietreggiava e più lei avanzava sicura, fino a quando lui non si trovò letteralmente con le spalle al muro. Il famigerato Ryo Saeba non aveva più scampo. A quel punto, Kaori fece l’ultimo definitivo affondo, e chiese a bruciapelo:
 
“Allora Ryo: quando ci siamo baciati, facevi sul serio, o no?”
 
Lui iniziò a sudare copiosamente; ecco che ricominciava a fare il codardo, a volersi tirare indietro di nuovo… Ma non era stato lui, quello che si era sentito male al pensiero che lei credesse che il suo bacio non fosse autentico? Cosa gli stava prendendo? Che strano effetto, gli faceva quella donna… possibile che si sentisse così tanto in soggezione davanti a lei? Eppure lei era lì, era la solita Kaori, la solita bellissima e affascinante Kaori; la stessa di quella mattina, quando avevano fatto colazione e lui le aveva rinfacciato che il cibo preparato fosse pessimo; la stessa che lo aveva preso a martellate, quando lo aveva sorpreso a rovistare nel suo cassetto della biancheria intima; la stessa che premurosa gli aveva sistemato la cravatta in ascensore; la stessa che gli aveva regalato un bacio fantastico che lo aveva mandato in orbita. Inghiottì a disagio, con la gola improvvisamente secca. Per un attimo chiuse gli occhi e, quando li riaprì, il suo sguardo fu calamitato dal sorriso sornione stampato su quella bocca di fragola. Oh, come avrebbe voluto cancellarlo quel sorriso irridente! E c’era solo un modo per farlo!
 
In un attimo accorciò le distanze fra loro e, appoggiandole una mano dietro alla nuca, la attirò verso di sé e la baciò. La sentì sussultare dalla sorpresa, e per un attimo le sue labbra si contrassero: il sorriso era scomparso, Ryo aveva vinto; ma fu giusto una frazione di secondo, perché Kaori non poté impedirsi di ridere, ed ecco che il sorriso era rispuntato. Il socio si staccò da lei e, guardandola interrogativamente, le chiese:
 
“E questo che vuol dire? Perché ridi?”
 
“Perché sei il solito scemo!” ma continuava a guardarlo con amore e desiderio. A lui, invece, sembrava di essere su un altro pianeta: cosa significava tutto questo? Allora lei non perse tempo e reiterò:
 
“Non mi hai ancora risposto. Facevi sul serio, sì o no?” voleva costringerlo a dirglielo.
 
Senza più difese ormai, lui si lasciò andare ad una risata sincera e disarmante: quella ragazza era davvero testarda e non mollava l’osso. La sua testolina rossa voleva sapere la verità; bene, sarebbe stata accontentata.
 
“Sì, Sugar, facevo sul serio. Erano anni che desideravo baciarti, e oggi è stata l’occasione che aspettavo, contenta?”
 
“No” rispose lei laconicamente.
 
“Ma come? Non era quello che volevi sapere?”
 
“Certo! Ma dannato idiota che non sei altro, perché ci hai messo tanto???” sbottò lei. Però non riusciva ad essere arrabbiata con lui: gli aveva già messo le braccia intorno al collo e lo guardava con occhi innamorati.
 
“Hai ragione, vedrò di farmi perdonare” e le sorrise con malizia.
 
Stava per baciarla di nuovo, quando si ricordò di una cosa: frugò nelle tasche, ed estrasse un pacchetto di caramelle. Scartandolo ne prese una e, rifacendo il verso alla pubblicità che avevano girato insieme, disse:
Per freschi baci, Kiss Mint” e poi mostrandole la caramella le chiese: “Ti va?” e se la mise in bocca, prima di rituffarsi su quelle morbide ed invitanti labbra. Kaori rispose felice al richiamo del socio, e si lasciarono andare ad un bacio infinito, al sapore di… menta.
 
   
 
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