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Autore: inulena    12/04/2020    2 recensioni
Livia è una studentessa italiana. Si è trasferita in Canada con la famiglia dove inizia una nuova vita. Livia è una ragazza normale ma quello che le sta per succedere le stravolgerà la vita.
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scendo dalla macchina. In mano il mio zaino e i pochi libri che non sono entrati nelle varie scatole.
"andiamo" guardo mia madre che con le maniche alzate apre lo sportello del bagagliaio.
"abbiamo un sacco di cose da fare oggi!". Sbuffo per l'ennesima volta.
"ricordarmi perché siamo venute qua?". Il suo volto compare da dietro lo sportello.
Mia madre, Giulia, è sempre stata una donna attraente, o almeno lo è per me. Una coda dietro alla testa, un viso ovale, una piccola bocca e due grandi occhi nascosti dietro un paio di occhiali. Sono felice che qui con me ci sia lei. So che è da sfigati dirlo, ma mia madre è la mia migliore amica.
"perché tuo padre ha bisogno della sua famiglia" mi risponde in modo ovvio.
"come io adesso ho bisogno che tu vada ad aprimi la porta di casa" continua mettendomi davanti alla faccia un paio di chiavi.
Alzo gli occhi al cielo afferrando le chiavi e mi incammino verso la mia nuova casa. È molto più grande di quella precedente, non so se sia una cosa positiva. Metto la chiave nella toppa e girandola la porta si apre. Non entro subito ma mi sporgo leggermente e guardo l'ingresso...niente di che. Vengo spintonata da mia madre che in grande fretta appoggia per terra la prima scatola.
"bhe... è una casa" dice alzandosi e togliendosi dagli occhi alcune ciocche di capelli. La guardo male.
"wow mamma, non ti sfugge niente".
Non so se si è capito ma non sono esattamente felice di essermi trasferita. Abbiamo dovuto seguire mio padre e il suo lavoro. Sono felice di potergli star vicino però avevo una vita e non è stato il massimo lasciarla.
"ti stai lamentando... come sempre, vuol dire che stai bene" la guardo male. Detto ciò riprende a portare gli scatoloni in casa. Sbuffo sonoramente entrando finalmente nella mia nuova dimora.
"bhe... eccoci qua". Mi manca già casa. Prima abitavo in Italia, in un piccolo paese vicino a Firenze. Non era tanto, ma era quello di cui avevo bisogno. Non credo di essere portata per le grandi città o per la massa di persone, credo di essere piu un tipo da... da paesino, ecco. Appoggio per terra le poche cose che ho in mano iniziando cosi ad aiutare mia madre con i vari scatoloni.
Tutta la mattina passa a trasportare oggetti o metterli in ordine sugli scaffali. Non faccio caso all'orario che abbiamo già superato mezzogiorno.
"entro domani dovrebbero arrivare anche tutti i mobili" mia madre mi sorride per poi abbracciarmi.
"lo so che per te è dura, ma questa è la scelta giusta per tutti". Ricambio l'abbraccio. Alla fine sarebbe stato peggio stare senza la mia famiglia. Mio padre lavora nel campo automobilistico, vende automobili antiche nel mercato dei collezionisti. In poco tempo la sua attività si è allargata e cosi ha dovuto seguire la domanda del mercato fino ad approdare in Canada, dove sembra che tutti vogliano acquistare questo tipo di macchine. Evviva! Canada... già. Mio padre è stato lontano per ben 2 anni, lo vedevo di rado e mia madre ci stava male, per questo non ho potuto dire niente quando mi hanno annunciato che ci saremo trasferiti. Era veramente orrendo vedere mia madre triste per la lontananza di mio padre e alla fine... anche a me mancava.
"grazie di non aver detto niente". Gli occhi di mia madre risplendono.
"non c'è di che" dico alzando le spalle e staccandomi da lei.
"vedrai che qui ti farai tanti nuovi amici. Il Canada poi è molto bello, molte foreste, cascate... sciroppo d'acero... Il profumo della natura!". Sorrido all'idea di mia madre in mezzo alla natura. Non saprebbe nemmeno come entrare in un bosco. Mia madre è molto urbana... se cosi si può dire. Lei vive in citta, punto. Lei adora la città, punto. Infatti guardando la sua faccia si può benissimo vedere il disgusto mentre sfoglia un libro sul Canada che abbiamo comprato in aeroporto.
"maledizione nemmeno un singolo pezzo di cemento in queste foto... vabbe ci faremo andare bene le foglie". Scoppio a ridere. Adoro mia madre.
"e foglie siano".
La città che abbiamo scelto è molto simile a quella di prima, un piccolo centro vicino ad una grande metropoli, una via di mezzo tra quello che serve a mio padre e quello che vorrebbe mia madre. Mio padre è una persona molto distinta, molto chiara, sa sempre quello che vuole e sa sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato. Mio padre non consiglia, sentenzia e anche se questo a volte può dar fastidio, per me è solo un modo per capire al meglio cosa la persona davanti a me vuole. Chiarezza... ci vuole chiarezza nella vita, e mio padre è molto chiaro, sia in ciò che vuole, sia in quello che fa. Non credo di aver superato ancora la fase del "mio padre è un supereroe", e credo che sarà molto difficile che la superi. Sono sempre stata innamorata di mio padre, quando ho qualcosa che non va lui mi abbraccia. Più di una volta è capitato che mi stringesse forte mentre piangevo, per una qualsiasi cosa che mi mettesse paura o ansia. Insomma... credo di essere messa bene per quanto riguarda il settore famiglia, per questo eccomi qui in Canada... non per me, ma per loro. Dovrebbe essere questo, in fondo, l'amore, no?
Il mio stomaco comincia a brontolare.
"hai fame?" mia madre mi sorride. Un secondo dopo anche il suo stomaco fa uno strano verso.
"si hai fame... adesso guardo se riesco a trovare qualcosa negli scatoloni". In tutta furia comincia a guarda per trovare qualcosa che sia commestibile.
"hai detto che i mobili arriveranno stasera?"
"no, domani" la sua voce è ovattata perché ha, letteralmente, la testa dentro ad uno scatolone.
"tua padre farà arrivare tutte le sue cose dall'altra casa, cosi ci saranno un po' di mobili e non sembrerà tutto cosi spe... trovato!" alza in aria un barattolo di fagioli.
"fagioli" dico guardandola male
"fagioli" mi risponde seria.
"mamma non possiamo mangiare solo fagioli"
"ti faranno crescere bene, vedrai" dice tutta contenta.
"mamma non ho intenzione di mangiare fagioli e poi... dov'è papa?".
"aveva del lavoro, lo vedrai stasera". Sbuffo. Siamo venute per lui e guarda... lui non si va nemmeno vedere.
"vado a vedere se riesco a trovare un supermercato" dico prendendo il giubbotto e il telefono cercando di impostare il navigatore. Mentre lo imposto però mi viene in mente una cosa
"mamma ma qui ce l'avranno la coop?". Sento una piccola risata dall'altra stanza.
"amore mio non credo che la coop sia ultracontinentale" urlo internamente... un mondo senza la coop. Faccio per uscire prima che mia madre mi richiami
"Ah Livia ecco i soldi... sta attenta ok?". Annuisco sorridendo
"cercherò di non insultare nessuno in Italiano" dico prima di uscire.
Ok niente coop... supermercato generico sia. Mi metto le cuffie avviando il navigatore. Si, mi chiamo Livia, mia madre si chiama Giulia, mio padre Antonio, mia nonna Ottavia e mio nonno Massimo. In famiglia abbiamo la fissa per i nomi romani. Entrambi i miei nonni materni sono due appassionati di storia, in particolare mia nonna è un'archeologa e mio nonno è un professore universitario di Storia medievale. Molte volte da piccola passavo il tempo con loro ed è inevitabile che mi sia appassionata anch'io alla storia. A molti non piace, io la trovo molto istruttiva e semplice, alla fine tutto si ripete, la vita è un ciclo. In più è molto curioso vedere come la gente se la cavasse con niente, rispetto alle macchine robotiche che abbiamo adesso. Si insomma, mi piace la storia e a quanto pare anche alla mia famiglia. Mamma è diventata una scrittrice per questa passione, cominciando la sua carriera proprio con un romanzo storico, l'ho letto tutto di un fiato. Può essere che sembri di parte, ma mia madre è veramente brava.
La voce metallica del navigatore mi indica di girare a destra
"girare a destra" ripeto meccanicamente... adoro prendere in giro la vocina del navigatore. Attorno a me tante persone camminano. La cittadina non sembra grande ed è interamente contornata dal bosco. Penso già alle urla di mia madre quando si accorgerà della presenza di tante piante attorno a lei. In Italia non eravamo immerse in un bosco come questo. Gli alberi sono alti e possenti, dall'aspetto quasi secolare, le cortecce sono di un forte color marrone, nonostante lo smog che le dovrebbero rendere nere. Strano. Il navigatore mi indica che sono finalmente arrivata a destinazione. Un piccolo supermercato mi si para davanti. Non è la coop. Sospiro. Ti prego Dio fa arrivare la coop anche qua, infondo la Coop sei tu. Rido. Ok, basta. Non posso sembrare strana il primo giorno che sono qua.
Prendo un piccolo cestino vicino all'entrata e mi avvio per i vari scaffali. Cerco di trovare le cose che conosco. Non credo che sia il momento di provare delle cose nuove. Con un po' di fortuna riesco a trovare della pasta e anche un condimento, anche se in barattolo. Dopo aver preso altre due o tre cose essenziali mi fermo nella corsia delle caramelle. Io vado matta per quelle alla coca-cola. Mentre guardo lo scaffale alla ricerca delle mie preferite vengo spintonata in avanti. Il mio equilibrio non è proprio affidabile, quindi cado addosso allo scaffale il quale fa uno strano verso ma non cade, anche se molte caramelle sono finite a terra. Ma porca... mi giro infuriata e in un italiano molto arrabbiato grido
"ma che diavolo fai?". Davanti a me ci sono tre ragazzi che mi guardano straniti. Dietro di loro un altro ragazzo che sembra disinteressato. Mi continuano a guardare tra l'incuriosito e il divertito, e solo dopo mi rendo conto che non hanno capito una sola parola. Sbuffo buttando gli occhi al cielo. Certo di non dargli più importanza. Comincio a raccogliere le varie caramelle che sono sparse a terra. Un paio di mani entrano nella mia visuale. Uno dei tre ragazzi mi aiuta riponendo le varie confezioni sui ripiani. Mi sorride, cerco di ricambiare anche se sono sicura che sia uscita una smorfia. Non sono molto brava a mentire.
"scusa non volevamo". Annuisco. Lo guardo... è a maniche corte. Si rende conto che fuori è quasi sotto zero? Al solo pensiero rabbrividisco. Mi manchi Italia! Io ho una felpa, una maglia a maniche lunghe e un'altra maglia sotto. Sono imbottita e invece questo qui sembra appena uscito da Baywatch.
Vede che lo guardo male e si allontana leggermente.
"ho detto che mi dispiace" dice in modo più lento. Ah! Crede che io non abbia capito.
"avevo capito la prima volta" dico in un inglese molto ostentato. I suoi occhi verdi risplendono.
"Erik andiamo". Uno delle compagnia lo richiama. Lui mi sorride ancora, per poi andare verso i suoi amici. Diciamo che il primo contatto con la popolazione non è stato molto convincente. Ok... non so parlare molto bene l'inglese, però mi sono fatta una buona esperienza nell'ascolto, grazie al milione di serie tv che mi sono vista. Non parlo, ma cavolo, capisco! Prendo due pacchetti di caramelle alla coca cola, sono nervosa, in più ho fame. Al diavolo! Mi avvio alla cassa, mettendomi in coda e cercando di fare la lista mentale delle cose che dovevo prendere. Mentre sto pagando incontro gli occhi di un ragazzo, lo stesso che se ne stava in disparte prima. I suoi occhi sono neri. Sono costretta a distogliere lo sguardo. Che cavolo vuole questo adesso? Faccio un passo in avanti dato che la fila si muove e ributto di nuovo lo sguardo verso di lui che ancora mi sta fissando. Mi sono rotta cavolo. Lo fisso anch'io alzando un sopracciglio. Lui assottiglia gli occhi per poi andarsene. AH AH AH Livia 1 Mr. Maniche corte 0. Palla al centro, si gioca.
   
 
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