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Autore: inulena    19/04/2020    0 recensioni
Livia è una studentessa italiana. Si è trasferita in Canada con la famiglia dove inizia una nuova vita. Livia è una ragazza normale ma quello che le sta per succedere le stravolgerà la vita.
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"emozionata per oggi? Sai dov'è la scuola? Forse è meglio se ti portiamo noi eh?". È mattina è mia madre non fa altro che riempirmi di domande. Io adesso vorrei solo essere ancora sul cuscino.
"Giulia lasciala stare" la brontola mio padre. Gli sorrido. Ormai è una settimana che siamo qui e tranne i mobili che adesso adornano casa, niente è cambiato. Ho passato molto tempo in casa, non sono uscita molto nonostante le continue insistenze di mia madre. Devo dire che l'ho presa peggio di quanto pensassi.
Le poche gioie sono state le telefonate con i miei amici in Italia. Spero di rimanere in contatto con tutti loro. Non sono una che ha tanti amici ma credo che sia meglio cosi, quando hai tanti amici intorno non riesci mai veramente a legare con nessuno. Ho provato ad essere la ragazza contornata da persona, amica di tutti, ma mi sono accorta che alla fine non riuscivo a stringere nessun legame con nessuno di loro. Adesso cerco avere buoni amici, anche se pochi e scelti, e di essere gentile con tutti... su questa ultima parte ci sto ancora lavorando. Mio padre è impegnato a controllare alcune macchine sul tablet.
"oggi sarà il suo primo giorno di scuola" mia madre quasi saltella da quanto è felice.
"e non ti pare strano che tu sia più emozionata di me?" le chiedo alzando un sopracciglio. Mio padre inzuppa il biscotto nel latte, ma siccome è troppo attento sul dispositivo, la parte di sotto finisce per inumidirsi troppo e cadere dentro la tazza. Appena vede che il biscotto è caduto mi guarda
"è terribile questa cosa qua"
"adesso la tua giornata andrà sempre peggio". Mi sorride.
"sta attenta ragazzina" mi dice dandomi una piccola spinta.
"potrei peggiorare drasticamente la tua situazione"
"in che sen...". Non finisco nemmeno la frase che mio padre si alza e si mette accanto a mia madre.
"Effettivamente non hai tutti i torti cara, è il suo primo giorno in un posto che non conosce." mio padre sa essere cosi teatrale.
"dobbiamo assolutamente accompagnarla a scuola" dice soddisfatta mia madre.
"ma che dici in classe" ribatte mio padre.
"caro forse dovremmo parlare direttamente con il direttore". Co.. Co.. Cosa sta succedendo? Notando la mia faccia inebetita, scoppiano a ridere.
"sai ragazzina siamo stati giovani anche noi""sarebbe un suicidio sociale accompagnarti in classe". Detto ciò ognuno ritorna a fare quello che stava facendo, mio padre a leggere e mia madre a togliere le cose in eccesso sul tavolo. Rimango invredula. C'è da dire che la mattina non riesco a capire niente di quello che succede, sono molto lenta nei ragionamenti. Sospiro, alzando le spalle. Sono fatti cosi... che ci vuoi fare? 

Finito di fare colazione prendo lo zaino. Ci saranno gli armadietti? Mi metto le scarpe con una lentezza disumana. A me piace la scuola, anche se sembra una prigione agli occhi di tanti, per me è un luogo dove poter vedere tutti i giorni i miei amici, bhe lo era. Mantenere rapporti non è facile se non c'è una quotidianità, le persone dimenticano molto facilmente. Ho perso molte amicizie e ho rischiato di perderne altre, molto care, perché non ero attenta a mantenere rapporti. Non è facile stare con gli altri. Siccome non sono una persona che riesce a stare bene con tutti, sono molto preoccupata per questo primo giorno di scuola. Ho paura di restare sola. Sospiro. Spero di non entrare in un film americano, l'unico esempio di scuola straniera che ho... anche se qui siamo in Canada.
"stendili e divertiti" mio padre mi lascia un bacio sulla testa.
"buon primo giorno di scuola amore". Il sorriso di mia madre mi rilassa, anche se so che varcata la soglia di casa l'ansia mi pervaderà di nuovo.  È una gioia immensa vivere in un costante stadio d'ansia... seeee... sospiro.
"fanculo" sussurro. Esco di casa e cerco di orientarmi al meglio in questa cavolo di cittadina per trovare la scuola. Non dovrebbe essere tanto distante da dove abito. 15 minuti dopo sono davanti allo stabilimento. Non è tanto diversa da quella che immaginavo... credo che ci sia in ogni paese un prototipo di scuola. Quello canadese sembra molto simile a quello americano. Una grande scuola con campo atletico annesso, un'edificio il triplo di quello che avevo in Italia. Oddio... mi dovrò iscrivere ad un cavolo di club dopo scuola? Ansia... non sono brava a fare niente che non sia mangiare e guardare la televisione lamentandomi del comportamento dei personaggi. in più dopo la scuola di torna a casa! Perfetto sarò quella strana.
Con questi pensieri mi dirigo verso l'entrata. Non sembra che qualcuno mi noti, il che mi fa tirare un sospiro di sollievo. Primo giorno, prima regola...nessun casino. Rincuorata dal fatto di essere invisibile mi dirigo verso quella che penso che sia l'entrata. Ci sono un sacco di ragazzi e sembra che si conoscano tutti. Ovvio qui c'è il cambio di classi, in molti seguono corsi diversi. Questo significa che non avrò la mia classe e cosa peggiore non avrò il mio compagno di banco. Sorrido al pensiero di tutti i disegni sul banco che facevo alla mia compagna di banco in Italia, Sofia.
Una ragazza molto tranquilla e pacata, mai arrabbiata, dai grandi occhi e dal profumo di buono. Io chiacchieravo tutto il tempo, lei non parlava affatto, ma con il tempo ci siamo affezionate l'una all'altra. Mentre penso a Sofia e alla sua bravura nel disegnare personaggi dei manga, mi si para davanti una ragazza dai grandi occhiali e dai capelli a caschetto. Cerco di evitarla ma lei mi si para di nuovo davanti. Sospiro. La guardo e lei di risposta svia lo sguardo
"ciao" le dico in italiano, dimenticandomi che non sono a casa mia. Lei infatti mi guarda incuriosita e poi eccitata.
"lo sapevo che eri tu la nuova arrivata" mi dice sorridendo.
"il preside mi aveva avvertito che sarebbe arrivata una nuova ragazza straniera" wow il preside... mai visto il preside nella mia vecchia scuola, tranne per quella volta che venne a sgridarci perché avevano fatto arrivare una pizza con pizza runner direttamente a scuola... oh, avevamo fame!
"benvenuta nella nostra scuola" continua a sorridermi e sinceramente mi fa sentire un po' meglio.
"grazie" rispondo in modo molto imbarazzato.
"io faccio parte del comitato d'accoglienza, quindi per oggi sarò la tua ombra e ti mostrerò tutto la scuola" la sua parlata è molto veloce e cerco di starle dietro.
"perfetto" rispondo annuendo. Cominciamo a camminare e noto che è una chiacchierona... meno male.
"quello è il laboratorio di Scienze" mi dice indicandomi una semplice porta... non riuscirò mai a ritrovarla.
"quello invece è l'auditorium e... avrai sicuramente un corso nella stanza di letteratura straniera". Sicuramente. Continuiamo a camminare. Ci sono un sacco di persone per i corridoi, alcune mi guardano. Oddio no... dov'è il mio superpotere dell'invisibilità?
"questo è il tuo armadietto. Ti insegno ad aprirlo" alzo un sopracciglio.
"so come aprire un armadietto..." sai quante escape Room ho fatto... tze. Non che sia uscita da molte...
"oh non volevo offenderti" mi dice facendo un passo indietro.
"nessuna offesa. Tanto non credo di utilizzarlo". Dico guardo male il pezzo di metallo grigio.
"ah giusto... voi non li utilizzate" le sorrido. Alla fine non sembra male.
"comunque la combinazione la trovi sullo stesso foglio che ti indica l'ordine dei corsi" aspetta, foglio? Quale foglio? Vedendo la mia espressione lei mi guarda male.
"perché sei già passata in segreteria a ritirare il foglio delle lezioni vero?".
"certo è stato il primo pensiero da quanto sono entrata" dico alzando gli occhi al cielo. Lei mi guarda storto, cazzo... devo smetterla di parlare in italiano.
"ehm no" 
"allora dobbiamo andare subito, tra poco le lezioni inizieranno". Comincia a correre e cerco di starle dietro, non è facile scansare tutte queste persone. Si ferma davanti ad una porta rossa e quando la raggiungo la apre.
"buongiorno Signora Mills" una donna dall'aspetto di mezza età sorride alla ragazza, che mi rendo conto adesso non mi ha ancora detto come si chiama.
"Salve Charlotte"
"questa è la ragazza nuova e ancora non ha l'orario delle lezioni".
"come di chiami?" mi dice sorridendomi.
"Livia, Livia Minelli" rispondo imbarazzata. Mentre la donna cerca il mio orario mi giro verso la ragazza.
"allora ti chiami Charlotte" lei mi sorride.
"scusami parlo talmente tanto che alcune volte mi dimentico di dire tutto".
"piacere Charlotte Havans" mi tende la mano e la stringo sorridendo.
"Livia Minelli" "Livia... bel nome" sospiro.
"nella mia famiglia sembra che tutti siano fissati con i nomi dell'antica Roma"
"per me è una cosa molto carina". Le sorrido. Forse... e dico forse... può restarmi simpatica.
"ecco a te" la donna mi porge un foglio con sopra una tabella.
"ecco a te e benvenuta"
"grazie" le rispondo. Charlotte si accosta e guarda il foglio.
"alla prima ora hai storia, perfetto no?"
"credo di si" dico. Storia alla prima ora, gioco in casa.
"andiamo". La campanella suona e gli studenti si affrettano ad entrare nelle varie classi.
"ci vediamo alla quarta ora... ho visto che hai scienze. Ti aspetto fuori dall'aula cosi andiamo a pranzo insieme e ti faccio vedere la scuola".
"ohh grazie" le dico abbracciandola... oggi non starò solo come immaginavo. Lei mi scosta e mi guarda imbarazzata.
"cavolo... allora è vero che voi italiani amate il contatto fisico". Dopo ciò mi saluta e se ne va. In che senso? L'ho abbracciata... oddio ho sbagliato. Sospiro.

 Entro in classe e trovo già alcune persone sedute. Molte altre stanno entrando. Cerco di andarmi a sedere nella fila nel mezzo accanto alla finestra... perché il miglior posto non è infondo e ne in cima, ma nel mezzo. Sorriso soddisfatta di aver preso il posto e aspetto che entrino anche gli altri. Percepisco che alcuni sguardi sono posati su di me. Logico, queste persone devono conoscersi da una vita, un volto nuovo deve essere facilmente riconoscibile. Sospiro. Cavolo!
"Ehy" mi giro verso il ragazzo che si è appena seduto accanto a me. Mi sembra di riconoscerlo.
"sono il ragazzo del supermercato" mi dice indicandosi. Ripasso mentalmente quello che ho fatto durante la settimana. Ah... lo stronzo che mi ha spinta. Lo guardo male.
"si" dico solamente. Lui mi fa un sorriso.
"scusa ancora per l'altra volta" mi dice. Alzo le spalle.
"non ti preoccupare". Mi porge una mano.
"piacere mi chiamo Erik" mi giro e gli stringo la mano
"Livia" è un ragazzo dai tratti ordinari, l'unica cosa che stupisce è il colore vivido dei suoi occhi, un bel marrone caldo, quasi nocciola. Ha veramente degli occhi stupendi. Noto che anche oggi porta la cavolo di maglia a maniche corte.
"ma non ti fa freddo?" gli chiedo incuriosita. Lui sorride.
"ci sono abituato al contrario di te a quanto pare" dice indicando la mia felpa... e dire che oggi mi sono vestita più leggera del solito.
"In Italia non ci sono queste temperature" ribatto sistemandomi meglio la felpa.
"non ci sono mai stato quindi non saprei". Mi scappa un sorriso.
"io credo che sia il posto più bello del mondo" ribatto. Credo di essere molto patriota. Adoro l'Italia, il clima, il cibo e perfino le persone. Anche se riconosco che ci sono un sacco di problemi non sarei mai voluta nascere in nessun altro posto.
"spero che anche qua tu riesca a trovarti a tuo agio" mi risponde. Gli sorrido.
"ohhh mi hai sorrido. Visto? Non ci vuole tanto". Se aveva acquistato un punto l'ha subito perso. Mentre chiacchieriamo entra una ragazza che punta subito gli occhi su di noi. Mi lancia uno sguardo di fuoco e si dirige verso Erik.
"buongiorno Amore" dice baciandolo mentre mi guarda. Mi volto da un'altra parte sorridendo. Non sopporto le ragazze che si comportano in questo modo, mi sembrano dei cani che fanno pipì sull'albero per marcare il territorio. Erik l'allontana.
"Ciao Allison". Allison, ovvio, nome da stronza. In tutti i film ci sono delle ragazze stronze e hanno su per giù tutte gli stessi nomi: Allison, Kristen, Cassidy... tutti nomi da stronza insomma. Allison ha anche l'aspetto da una che riuscirebbe a romperti i coglioni anche dopo una sessione di massaggi alla spa. Capelli lunghi biondi, labbra carnose e due occhi blu. Una barbie.
"lei è Livia, si è appena trasferita qua". Allison non mi degna di uno sguardo.
"dopo Brutus e gli altri vanno al lago. Volevo andarci anch'io e magari portare qualche birra..." non seguo più il discorso e mi concentro sul professore che è appena entrato. La lezione comincia e per fortuna non c'è il rituale di presentazione della ragazza nuova alla classe. Primo giorno, zero problemi. La lezione passa velocemente, il professore parla delle civiltà pre-colombiane, cosa che non ho mai fatto in Italia, il che risulta molto interessante. Questa lezione piacerebbe molto alla nonna Ottavia. Mi manca la nonna. Quando la lezione finisce la campanella suona e tutti si alzano... porca miseria devo cambiare classe anch'io! La prossima lezione dovrebbe essere matematica. Esco di tutta fretta perché non sono sicura di trovare subito la stanza della lezione, quindi devo sbrigarmi se non voglio rimanere chiusa fuori.


 

La mattina passa velocemente, alla fine sono solo lezioni che non riesco a seguire totalmente perché i professori parlano velocemente. Alcuni mi hanno fermato a fine lezione per chiedermi se avevo bisogno di aiuto e di andare da loro se non mi era chiaro qualcosa, il che è stato veramente carino. Esco dal laboratorio di Scienze e mi spunta davanti Charlotte.
"ciao!" esclama di punto in bianco spaventandomi.
"ma porc... Charlotte, ciao" dico ridendo. Lei mi guarda sorridendo.
"andiamo" annuisco pronta a seguirla quando vengo fermata da Erik con dietro Allison che mi manda uno sguardo di fuoco. Se questa non la smette gli arriva in faccia una sberla.
"Ehi straniera" per essere il primo giorno di scuola ho conosciuto più persone di quanto mi aspettassi, io pensavo di rimanere sola in un angolo.
"ciao". Sento Charlotte trattenere il fiato.
"mi stavo chiedendo se ti piacerebbe venire a pranzo con noi e i nostri amici"
"ma Erik..." Allison fa un passo in avanti mettendo un mano sul braccio di Erik. Lui la ignora e mi continua a guardare.
"scusa ma ci vado con Charlotte, dopo mi deve far vedere la scuola... poi non credo di essere la benvenuta" dico avvicinandomi in modo che possa sentirmi solo lui.
"sarà per un'altra volta" gli sorrido, prendo Charlotte per il braccio e ci allontaniamo. Lei fa un sospiro e io cerco di capire dove cavolo sia la mensa... perché c'è una mensa vero a scuola?
"Charlotte dove dobbiamo andare?" le chiedo.
"di...di la" mi dice. Entriamo in mensa e in silenzio prendiamo i vassoi con il cibo per poi trovare posto. Una volta seduta osservo il mio pasto... sono andata sul semplice: un panino. Il primo giorno non me la sentivo di prendere la brodaglia. Charlotte mi guarda mentre lo addento. Alzo un sopracciglio quando inizia a innervosirmi.
"che c'è?" le chiedo schietta.
"ehm... tu hai appena rifiutato un invito di Erik Sullivan" scoppio a ridere per la faccia indignata che fa, sembra che abbia appena rifiutato una cena con Brad Pitt.
"e allora?" chiedo alzando le spalle.
"tu non capisci. Lui e i suoi amici sono i più popolari della scuola" dice a bassa voce. Oh no... no no no.
"non ci credo" dico.
"cosa?"
"allora avete davvero il gruppo dei ragazzi più belli della scuola". Lei ride.
"non li chiamerei proprio cosi e poi non è una nomina ufficiale" sospiro.
"credevo che fosse una cavolata dei film".
"bhe qui sono molto conosciuti per il fatto che se ne stanno sempre per i fatti loro. Non scambiano tante parole con la gente del posto" comincia anche lei a mangiare.
"oltre che ad essere molto bravi negli sport, sono anche molto belli". Ahhhh, i ragazzi e la bellezza.
"ah si? Erik mi sembra molto ordinario". Lei apre gli occhi, stupita.
"normale? Erik normale? Ma che gusti hai?". Alzo le spalle.
"per me è un ragazzo molto normale... mi piacerebbe vedere gli altri però" dico per far continuare il discorso. Noto che parlare le fa bene e adesso sembra più sicura con me.
"sono quelli laggiù" dice indicandomi con gli occhi una tavolo nel fondo della stanza. Sono i ragazzi del supermercato... gli stronzi. Tra di loro c'è anche quello che mi fissava, se ne sta in disparte e in silenzio mentre osserva tutti gli altri. Noto Erik con Allison vicino e gli altri due ragazzi con accanto due ragazze.
"a me non sembra che se ne stiamo per i fatti loro" dico quando vedo che un sacco di persone che si fermano a parlare con loro.
"parlano con tutti, ma dentro il loro cerchio c'entrano solo poche persone". Annuisco dando un altro morso al panino. Alzo le spalle. Non me ne può importare un fico secco. Charlotte sospira guardandoli.
"sono proprio belli, peccato che siano già tutti fidanzati" rido. Mi piace questa sua ammirazione.
"vabbe fidanzati, non incatenati con delle pietre. A me non sembra che tu non abbia nulla a di meno di quelle ragazze". Si gira verso di me stupita e mi guarda sorridendomi.
"grazie Livia".
"di nulla Charlotte".
"voi in Italia non avete i più belli della scuola?". Alzo le spalle. "Mi sembra che avessi detto che non fosse una nomina" lei mi fa la linguaccia e io sorrido.
"Bhe se ci sono io non li ho mai notati" rispondo. Ho dei gusti strani per quanto riguarda la bellezza maschile. Lei ride.
"chi è quello che sta solo?" chiedo ritornando al discorso di prima.
"lui è Brutus. Non parla tanto ed è il più taciturno ma dove va lui vanno anche gli altri. Non c'è un passo che lui fa senza avere i suoi amici dietro" 
"lui sembra solo" lei alza le mani.
"oh no, con uno come lui non potrei mai stare e anche se fosse non mi noterebbe mai. Lui è il più strano di tutti". Sospiro.
"forse perché non lo conosci". Non è facile, ma non ci si può fermare alle prime impressioni, certe volte si deve andare più a fondo per vedere se la prima impressione è sbagliata o per capire se era giusta.
"forse... ma c'è da dire che anche lui non si fa conoscere" risponde gonfiando le guance.
"Vabbé cambiando discorso... questo pomeriggio ti farò vedere gli esterni della scuola.... " la smetto di ascoltare sentendo un brivido che mi parte lungo la schiena. Mi volto e ritrovo gli occhi di Brutus puntati su di me. Che cavolo.... Che vuole questo? Distolgo lo sguardo.
"... e per finire il campo di atletica". Finisce Charlotte.
"mi sembra perfetto" dico prendendo il mio vassoio e alzandomi per portarlo a posto. Guardo per l'ultima volta Brutus alzando il dito medio. Mi giro ed esco dalla mensa. Ma vaffanculo. 


 

Rientro a casa e trovo mia madre intenta a parlare al telefono. Mi padre non c'è. In effetti è ancora presto. Vado in cucina cercando qualcosa da mangiare. Charlotte mi ha fatto vedere tutto quello che era possibile vedere, anche la sala degli inservienti. Charlotte è molto simpatica. Mi sembra una brava ragazza. Ci siamo scambiate anche il numero di telefono. Credo di poter stringere amicizia con lei. Prendo una sottiletta quando entra mia madre.
"allora com'è andato il primo giorno di scuola?". Si mette a sedere come una bambina.
"bene. Ho conosciuto una ragazza... credo di poter andar d'accordo con lei".
"ohh che bello! Hai visto? E tu che credevi di non restare sola in un angolo" mordo la sottiletta. Mia madre ha la capacità di ricordarmi tutto quello che le dico contro di me.
"altro da riferire?" mi chiede.
"si... hanno il gruppo dei ragazzi più popolari". Mia madre batte un pugno sul tavolo
"lo sapevo... lo sapevo. I film non posso mentire, un fondamento di verità ci deve essere sempre". Nella mia famiglia guardiamo molti film e con il tempo è nata la tradizione dei cliché. Proviamo a dire cosa succederà nella scena successiva guardando gli sguardi dei personaggi e ascoltando quello che dicono. È molto divertente perché mio padre azzecca sempre. Il mago dei cliché. Come quando un personaggio arriva alla soluzione di un problema ma muore prima di svelarla. Alzo le spalle.
"si Charlotte parla di loro come se fossero degli dei scesi in terra".
"siete delle ragazzine, bambina. Anche ti dovresti avere gli occhi a cuore". Sospiro.
"non per questi ragazzi. Tu sai per chi ho gli occhi a cuoricino". Mia madre si alza sbuffando.
"Livia sono morti anni fa... non possono piacerti uomini come Ottaviano o Alessandro Magno... tua nonna Ottavia ha avuto un brutto ascendente su di te". È vero... mi piace della gente morta... e morta anche di millenni. Al solo pensiero di Alessandro Magno sopra il suo cavallo Bucefalo, o dell'imperatore Augusto imperatore del mondo al tempo conosciuto non posso fare a meno di sospirare. Uomini degni di questo nome.
"Augusto per favore. Ottaviano era il nome prima che diventasse imperatore" dico piccata. Mia madre sospira.
"Prima o poi ti piacerà un ragazzo in carne ed ossa ed io sarò qui a godermi lo spettacolo". Dice facendomi l'occhiolino.
"in realtà oggi a scuola ho visto un ragazzo". Vedo mia madre bloccarsi.
"e..."
"e sembra in tutto e per tutto un botolo ringhioso".

 

   
 
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