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Autore: Bebbe5    13/04/2020    1 recensioni
Spoiler Stagione 3, episodio 9 e 10!
Hutch è guarito dal virus, ma il recupero potrebbe non essere così veloce. Per fortuna, accanto a lui c'è Starsky.
One shot partecipante all'Easter Advent Calendar Challenge 2020 indetto dal gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction&Fanart" https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Malattia Polmonare

PROMPT N°61 MALATTIA POLMONARE

Fandom: Starsky &Hutch

Personaggi: David Starsky/Ken Hutchinson

Spoiler: Stagione 3 episodi 9-10

One shot partecipante all'Easter Advent Calendar Challenge 2020 indetto dal gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction&Fanart" https://www.facebook.com/groups/534054389951425/

“Sei uno stupido, Hutch…” borbottò Starsky, allungando una tazza di tè caldo al suo socio, che la prese con una mano tremante e con un cenno di ringraziamento, prima di berne un sorso tra un colpo di tosse e l’altro. “Lo sai che non sei invincibile, vero?”

“Quante storie…” gli rispose il collega biondo, tossendo di nuovo e sedendosi meglio sul divano. “Anche tu avevi il fiatone quando ci siamo fermati”.

“Sì, è vero, ma io non ho rischiato di sputare un polmone e non sono svenuto in un vicolo perché non riuscivo a respirare”.

“Non sono svenuto, ho solo…”

“Schiacciato un pisolino in servizio? Beh, chi sono io per giudicarti…”

La cosa positiva, pensò Starsky, era che riuscivano ancora a battibeccare, il che significava che Hutch non stava per morire da un momento all’altro. Sarebbe stata dura, però, farsi passare il panico che aveva provato quando, alla fine dell’inseguimento compiuto quel pomeriggio dietro all’ennesimo ladruncolo di strada, si era voltato e aveva visto il suo collega accasciato a terra, alla disperata ricerca di ossigeno. Aveva giusto avuto il tempo di raggiungerlo, prima che il biondo gli collassasse tra le braccia privo di sensi, il respiro flebile e quasi assente. Per fortuna, aveva ripreso i sensi quasi subito e, dopo aver consegnato il malvivente ad alcuni agenti accorsi in loro aiuto, Starsky aveva portato Hutch a casa per assicurarsi che stesse bene lo aveva fatto stendere su un divano, gli aveva portato una coperta e un cuscino e gli aveva persino preparato una di quelle brodaglie salutiste che aveva trovato nella dispensa del suo collega. Era stato però impossibile non tornare con la mente a quei giorni orribili in cui Hutch aveva rischiato di morire, contagiato da un virus per il quale non c’era cura e che lo soffocava lentamente e inesorabilmente. La cosa peggiore era stata che lui aveva dovuto guardare da lontano il deteriorarsi del suo collega, perché le norme della quarantena gli avevano impedito di avvicinarsi, se non per qualche minuto, protetto da camice, guanti e mascherina. Era stato atroce sentirsi tanto impotenti, tanto incapaci di portare anche un minimo di conforto ad Hutch in fin di vita. Si era buttato a capofitto nelle indagini e, alla fine, tutto si era risolto per il meglio, ma sarebbe stato impossibile dimenticarsi di quei giorni, soprattutto se quel pazzo non si fosse preso un po’ di riposo degno di questo nome, invece di buttarsi dietro ai criminali di Bay City.

“Ehi, Starsk… sto bene”.

La voce roca del suo compagno lo riportò al presente e lo fece concentrare sul biondo, che nel frattempo aveva finito il tè e gli stava porgendo la tazza vuota.

“Sì, beh, questo lo deciderò io e ringrazia che non abbia chiamato l’ospedale dopo lo scherzetto che mi hai fatto”. Gli rispose, prendendogli la tazza dalle mani e poggiandola a terra.

“Che vuoi che ti dica? Non potevamo mica lasciarlo scappare quello” insistette il biondo, accomodandosi meglio sul divano su cui era sdraiato.

“Allora, la prossima farai l’inseguimento al volante della Torino, d’accordo?”

Nella stanza calò un silenzio quasi inusuale dopo quel commento. Starsky, per un attimo, si illuse che potesse essere dipendente dal fatto che il suo collega stava cercando di riprendere fiato, ma quest’ultimo fu lesto a smentirlo.

“Mi lasceresti guidare il pomodoro a strisce pur di non farmi affaticare? Starsk, mi farai commuovere così” Gli disse infatti, colpendogli piano una spalla con la mano.

“Lo so, è una grande dimostrazione di fiducia, che però dovrai meritarti. Intanto, questo fine settimana, te ne starai a riposo, poi ci sarà un po’ di lavoro d’ufficio e, tra un po’, potrai metterti al volante della mia macchina, ma solo se farai il bravo”. Gli rispose, guadagnandosi uno sbuffo piuttosto plateale dal biondo.

“Va bene, mamma. Va bene”. Gli disse infatti, tossendo piano. Prendendo la tazza tra le mani, Starsky si alzò e gli sistemò meglio la coperta intorno al corpo, lasciandogli poi una carezza sulla fronte.

“Il riposo comincia da ora. Chiamo Dobey per dirgli che il suo rapporto dovrà aspettare un po’, poi torno qui. Non ti muovere, mi raccomando”.

 

  
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