Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: amirarcieri    17/04/2020    1 recensioni
Saeko è alle prese con il suo secondo anno di liceo.
Dopo essere stata espulsa dal suo vecchio a causa di un'incresciosa contesa tra studenti, non volendo starsene a casa a girarsi i pollici, si vede costretta a iscriversi in uno nuovo.
Il fortunato liceo da lei scelto è quello del Kainan.
Saeko si ritrova così ad annoiarsi alle lezioni e a instaurare un'amicizia spassionata con una sua compagna di classe.
Finché un giorno non riesce a ficcanasare nella palestra del club di basket e....
Genere: Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Change my rules [SAGA]. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Change my rules.


 

Capitolo due.


 

"Maybe i have a crush for number 4"

 


 

Saeko posò la penna sulla scrivania della sua stanza e rimase a godersi quel momento di forte autostima.
Quando aveva avuto quel violento attimo d'ispirazione, si trovava a metà strada verso casa.
I suoi piedi pedalavano lenti mentre la mente veniva cullata dalla musica ispirativa – o come la definiva lei terapeutica - che dirompeva dalle sue cuffie.
Erano un anno che nel campo “Scrittura” andava peggio di quello “Amoroso” fresco di giorni.
Un anno.
Un anno non era tanto.
Un anno era troppo breve per superare il perfido torto di cui eri stata vittima.
Un anno fa accadeva il terribile misfatto che gli era costato non solo l'espulsione, ma anche il prolungato smarrimento della rara inventiva da lei posseduta.
Un anno dove si era manifestato il terribile blocco dello scrittore e il suo taccuino dei romanzi rimaneva in attesa di essere inondato da fiumi di parole libere e sostanziose.
Per tutti questi fattori determinanti – probabilmente anche a causa dell'umore passivo nel quale si era assorta – Saeko, non poteva certo immaginare che da li a qualche secondo un colpo d'ispirazione gli avrebbe attraversato i pensieri.
L'aveva scossa a tal punto da togliergli il fiato e farla sgommare sull'asfalto.
Completamente spaesata, Saeko si era guardata fugacemente intorno, spostandosi al sicuro sul marciapiede.
Odiava in assoluto quando accadeva in momenti meno opportuni come quelli, ma non aveva avuto nessuna intenzione di vedersi planare via dalla testa quelle tanto sospirate immagini e dialoghi.
Perciò si era accinta a mutare la rilassante villeggiatura in bici ad una corsa senza tempo.
I suoi piedi avevano pedalato lesti e disperati. La sua mente si era ritrovata in una fase dove revisionava e ritoccava ogni scena e frase generata.
Nessun dettaglio doveva sfumarsi. Nessuna fiscale parola dimenticata.
Così Saeko era arrivata a casa in un batter d'occhio.
Senza perdere altri minuti preziosi aveva frettolosamente sistemato la bici in giardino, caracollandosi al piano di sopra con un "dolce" e chiassoso
«Non disturbatemi fino a quando non riaprirò la porta» rivolto ai genitori.
Ed eccola qui dopo due ore compatte di sola immaginazione e dedizione.
Saeko, sentiva il cuore tuttora febbricitante di emozione nonostante le ossa della mano fossero fastidiosamente indolenzite.
Già, perché se il leggere la faceva rigorosamente sognare, lo scrivere la saturava di completezza.
Appunto per questo, adesso si sentiva nuovamente ruggente e regale come una tigre.
Rideva incontenibile. Non gli importava più di niente.
Rideva alla faccia di tutti quelli che la volevano male.
Rideva per scacciare lontano la tristezza di vedetta sul suo animo perché sapeva che da oggi in poi convivere col mondo sarebbe stato lietamente semplice.
Saeko, ne era certa. Per quella sera – la settimana a seguire e quella successiva – nessun altro sentimento o ricordo incombente sarebbero riusciti ad abbatterla.
Trenta pagine dopo un anno erano esaudenti quanto confortanti.
Davano a Saeko la stabile sicurezza di poterne scrivere altrettante trenta l'indomani mattina.
Rassicurata da quei dati di fatto, Saeko assunse la sua tipica posa da menefreghista nullafacente: le gambe si distesero per intero sul bordo della scrivania, la penna dondolò precariamente dalle sue labbra e le braccia si incrociarono blandamente sul seno.
Avrebbe potuto anche addormentarsi in quella posizione, ma un fugace scintillio riflesso nella finestra attirò la sua attenzione.
Quasi senza rendersene conto si voltò verso quella parte in modo da poter osservare il cielo stellato.
Era una notte fresca e briosa. Ottima per fare una passeggiata prima della cena.
Le nuvole pennellate sulla distesa zaffiro si contavano sulle dita.
La luna affrescata era delle solite, ma la luna, si sa, ha l'eterna dote di affascinarti e stupirti anche nelle sue vesti ordinarie.
Saeko, si ritrovò a fare emigrare un sorriso sulle sue labbra carnose, ormai, pienamente rasserenata.
Poi, soddisfatta della vista, staccò le pupille dal cielo per fargli ispezionare la sua stanza.
Non si poteva certo dire che fosse malconcia e inospitale, ma se era per quello, neanche la classica da ragazza liceale tormentata dall'idea di godersi ogni giorno della sua adolescenza.
La camera era giudiziosamente fornita dello stretto indispensabile: una scrivania a sinistra del muro, un letto a una piazza alla sua destra, un armadio al lato della sua testiera, una finestra spalancata in un scorcio della vita esterna e una televisione addossata allo spigolo opposto alla porta.
Con tutto ciò, in compenso era zeppa di libri che potevi ritrovare in qualsiasi angolo stipato o fondo della stanza.
Ce n'erano dentro l'armadio, sul pavimento, sopra la scrivania, sotto la scrivania, in bilico su dei libri a loro volta in bilico su degli altri, rintanati nella borsa, nascosti alle spalle della porta.
Insomma, avresti avuto il dubbio di non trovare un cd, un calzino, una penna, ma la sicurezza garantita di intravedere la copertina curata e lucidata di un libro.
E a Saeko andava bene così.
Magari, però, una bella svecchiata di pittura non avrebbe guastato l'ambiente.
Saeko, pensava a una pennellata di un delicato malva, magari un intenso ametista. E perché no, con la luccicante decorazione di una moltitudine di stelle giallo sole.
Si stava figurando le quattro mura con quelle due tonalità gradendole particolarmente, quando proprio il particolare delle stelle, le fece venire in mente qualcos'altro di altrettanto accecante: il flash di una macchina fotografica.
D'istinto, Saeko si fiondò a rotta di collo nell'armadio e ne uscì fuori dalla borsa l'oggetto in questione nuovo di zecca.
L'aveva ricevuta come regalo al suo ultimo compleanno, ma dopo cinque mesi non aveva ancora scattato una foto. Gli doleva sprecare futilmente i rullini.
Per lei fare foto era un affare serio quanto un tatuaggio.
Le persone però tendevano a prendere la faccenda - come un po' tutto il resto d'altronde - con un'irritante superficialità.
Saeko, ci pensava bene prima di premere il tasto dello scatto perché una volta fatto, quel momento sarebbe stato impresso perennemente in un foglio lucido 10x15 di cui avresti avuto piacere, commozione o rabbia nel rivederlo.
A secondo se quella parentesi della tua vita era risultata finire con un numero pari o dispari.
Ma quel momento ne valeva dello spreco di una foto.
Dopotutto era un evento eccezionale e scattare una foto in esclusivo onore della scrittura era un pretesto più che valente.
Ricolma di entusiasmo, Saeko afferrò tre libri, sistemandoli a torre in modo da piazzarci la macchina fotografica in cima.
Dopo essersi accertata di non essere fuori dall'obbiettivo la mise in modalità autoscatto, quindi aprì il taccuino nella pagina in cui aveva ripreso a scrivere spingendo la mano libera in avanti in segno di vittoria.
Il sorriso che fu congelato in quella foto, fu dei suoi più raggiati e incisivi perché restituitogli dalla sua amata passione.


La prima foto era stata finalmente scattata. Con il tempo ne sarebbero arrivate moltissime altre.
Saeko, non vedeva l'ora di andare a sviluppare il rullino per poterle attaccare a disposizione di damiera sulle pareti e mettere ufficialmente in porto quella famosa svecchiata che aveva mentalmente pianificato.


 


 

L'ora di cena non tardò ad arrivare e insieme a lei anche la sorella gemella di Saeko.
Gemelle erano gemelle, ma come ogni coppia di gemelli mostravano anche quelle disuguaglianze fisiche che un occhio allenato non avrebbe avuto difficoltà a cogliere: Ayako possedeva un volto più maturo che gli abbondava l'età ai ventuno anni.
Saeko differentemente ne dimostrava una manciata di meno.
Gli occhi di Ayako variavano a secondo l'intensità della luce che li colpiva e da un blu spiccante potevano convertirsi in un blu scuro. Saeko li aveva invariabilmente di un cioccolato fondente.
Di costituzione, altezza e misure si eguagliavano. Solamente che Ayako aveva un fisico prevedibilmente più rassodato del suo.
Per loro scelta non si scambiavano mai i vestiti, né li avevano simili e quando Ayako portava i capelli sciolti, Saeko li legava in modi ingegnosi o li distingueva dai suoi aggiungendoci una treccia.
Questo per quello che riguardava la sfera estetica, perché in quella caratteriale la faccenda diventava particolarmente ingarbugliata.
Ayako era secchiona e diligente. Gentile e prepotente. Pettegola e aggressiva. Come lo era Saeko.
In pratica quando in una situazione Ayako assoldava un comportamento vivace, Saeko ne aveva uno pigro. E quando Saeko si atteggiava a facilona della famiglia, Ayako faceva invece l'ottusa.
E via discorrendo.
Di entrambe però non si poteva stabilire chi più bene volesse all'altra.
Le competizioni e litigi non mancavano, ma si doveva ammettere anche che se qualcuno si fosse permesso di fare del male a una delle due, queste sarebbero partite immediatamente alla ricerca del colpevole per fargliela pagare di brutto.
Dopo mangiato, le due gemelle si chiusero – a non trattabile richiesta – nella stanza di Saeko.
Saeko, in generale amava studiare, ma in alcune materie era una frana completa anche dopo aver impiegato ore e ore a tentare di comprenderle.
Si capiva bene che i pochi compiti che venivano assegnati per casa, li avrebbe sbrigati con la sorella.
Ayako era abbastanza taccagna e sgobbona da riprenderla quando mostrava i primi segni di sviamento o distrazione dal dovere. A meno che non fosse stata lei a cominciare a cicalare sugli altri.
«Come sono andati gli allenamenti oggi?» le chiese Saeko ad un certo punto per poter concedere una pausa agli occhi e la testa.
Ayako era la manager del club di basket dello Shohoku e Saeko era a conoscenza di quanto impegno e tenacia ci volesse per svolgere questo ruolo.
«Normali. Diciamo. Il capitano della squadra mi ha messa ad insegnare i fondamentali ad una matricola» rispose l'altra ben disposta alla conversazione.
«Come una matricola?» Saeko fu disorientata dalla sua risposta. Le matricole si chiamavano matricole perché non erano minimamente paragonabili ai senior, ma era anche vero che i fondamentali gli venivano insegnati nelle scuole medie frequentate l'anno precedente.
«Si, diciamo che questa matricola acquistata è particolare e abbastanza scalmanata. Ha stoffa, ma pretende di entrare in campo senza conoscere i fondamentali.» spiegò Ayako.
«Poi oltre tutti questo ambaradan, possiede un paio di capelli rossi che gli incasinano l'esistenza. La gente pensa che siano tinti, ci credi?»
«Davvero?» Saeko amava i capelli rossi. Si era prefissata di tingerseli prima dell'inizio del nuovo anno, ma la madre glielo aveva proibito fino a quando non avrebbe compiuto diciannove anni. Insieme all'assoluta certezza di volerlo davvero.
«L'altra matricola invece è un mio vecchio compagno delle medie» seguitò Ayako riprendendo il discorso andante.
«Ha un atteggiamento particolarmente competitivo e sa il fatto suo. Anche se è taciturno e fuori dal campo di basket se la fa dormendo dalla mattina alla sera. E non sto scherzando»
«Sembrano tutti e due delle persone magnifiche e divertenti» disse Saeko sorridente. Stava provando a immaginarsi la fisionomia dell'intera squadra dalla divisa rossa e bianca.
«Oh, ti piacerebbero di sicuro. Sono i classici tipi che ti fai amici del cuore» ammiccò Ayako. Saeko si imbronciò a braccia incrociate non capendo se quella della sorella fosse solo un'ingenua osservazione o una critica costruttiva al suo scarso gusto di scegliersi le amicizie.
«Comunque anche il Kainan ha acquistato delle nuove matricole» si aggregò partecipe Saeko. Se pur continuando a tenere il broncio.
«Uno è davvero bravo e ha talento, ma tende troppo spesso a tirarsela e fare un po' troppo lo sbruffone in campo» le raccontò.
Ayako fissò la sorella con una smorfia interrogativa e confusa. Si stava chiedendo se non stesse parlando del medesimo individuo dai capelli rossi da lei descritto. E finì per liquidare l'intera faccenda con un «Mah» secco.
«Comunque Si, il Kainan è data come la squadra più forte della prefettura. Vedi un po' tu. Sono sedici anni che partecipa al campionato nazionale.
La sua fama non dipende solo dai suoi stremanti allenamenti, ma anche lo stile di gioco che ha e il suo fenomenale capitano. Per non parlare di Jin che nei tiri da tre punti è micidiale. Se questa matricola è così talentuosa come dici diventerà sicuramente eccezionale in campo. Nonostante la boria»
Alla parola “Capitano del Kainan”, Saeko sentì l'ansia colargli sulla pancia come una boccetta d'inchiostro che si spargeva su un foglio bianco.
Preferiva parlare il meno possibile di quel capitano.
Primo perché era intenzionata a spegnere la fiamma costante che lebruciava nel petto ogni qualvolta lo avrebbe visto o pensato.
Secondo perché doveva rimanere assolutamente un suo segreto.
Meno sarebbe stata a chiacchierare sull'argomento “Capitano”, più probabilità aveva che nessuno lo capisse.
«Quest'anno però gli daremo filo da torcere. Il nostro capitano è deciso a batterli e arrivare al campionato nazionale. Per lui è di vitale importanza riuscirci dato che sarà l'ultimo anno»
«Si, capisco» commentò sospirando accigliata. Si stava assurdamente ritrovando in balia di quell'inusitato e inarrestabile sentimento.
Il nervosismo di cui fu divorata gli fece quasi spezzare la matita stretta nella sua mano sinistra.
Sta calma, calma Saeko si suggerì via pensiero.
Emise un altro sospiro e una lesta sbirciata al cielo stellato per trovare la pace interiore.
Ma fu inutile.
Allora si chinò sul quaderno di matematica affidandosi alla distrazione dei numeri e calcoli.
Fu un totale fallimento pure questo.
Il quaderno di matematica non gli stava suggerendo alcuna formula atta a dargli il risultato da lei sperato.
Malgrado il suo compito fosse proprio quello.
Saeko a quel punto, strinse con più forza la matita che si inclinò nel suo palmo.
"Dannato basket. Dannato Kainan. E dannato, Ca."
No. Era sbagliato rovesciare la colpa sugli altri. Su di loro. Su di lui.
Saeko, sapeva che era esclusivamente sua. E riconoscendolo, si prestabiliva a chiudere quella inverosimile faccenda in un mese massimo.
In fondo cosa e quanto ci voleva a disinnamorarsi?
«Si può sapere che cavolo hai?» le stillò d'improvviso un'Ayako innervosita. Quel comportamento era così poco da Saeko e molto tanto da ragazzina innamorata.
«In che senso?» Saeko tentò di indossare la maschera della ragazza inconsapevole.
«Non riesco a concentrarmi per studiare. Cioè, sai non ne ho mai voglia»
«Sarà, ma sei strana» rispose Ayako sventolando la mano per aria come se volesse scacciare via un cattivo odore.
«Leggi una riga, ti fermi e sospiri. Ne leggi un'altra, ti fermi e guardi fuori dalla finestra come se sperassi con tutte le tue forze che un tuo desiderio più intimo si avveri. Quindi vuoi dirmi che cavolo ti sta succedendo?» Insistette incrociando rabbiosamente le braccia al seno con un tono che non transigeva sue scappatoie.
Saeko evitò immediatamente il suo sguardo mordendosi l'interno della guancia. Sperava di farsi venire in mente una verità convincente ed esaustiva, ma era andata eccessivamente nel pallone per riuscirci.
«Ah insomma, sembra quasi che tu» proseguì Ayako imperterrita.
Ti prego fa che non ci arrivi. Ti prego fa che non ci arriviimplorava l'altra disperata nella mente.
«Sembra quasi che tu» Ayako aspettò un attimo per concludere la frase.
Poteva essere che Saeko fosse caduta preda di un innamoramento?
Ayako, in verità aveva sempre dedotto che la sorella fosse fisicamente ed emotivamente immune a questo genere di cose.
Non l'aveva mai vista perdere la testa per un ragazzo o desiderare di lanciarsi a capofitto in una relazione fissa.
Non riusciva nemmeno a comprendere l'ideologia che aveva dell'amore.
A volte la osservava osannarne la rarità nei suoi scritti e altre la udiva diffamarla ardentemente nella realtà.
Anche nei confronti dei ragazzi – sempre in un discorso rivolto all'amore – l'aveva vista adottare un atteggiamento parzialmente impassibile.
Si, faceva commenti sinceri sui ragazzi che trovava attraenti, ma il complimento suonava sempre chiaramente disinteressato.
Ayako, inoltre, rifletté sul fatto che lei non fosse da meno.
Aveva già le sue abbondanti responsabilità a scuola e al club di basket per desiderare di distrarsi con qualcosa di una tale futile importanza.
Nonostante, quest'ultima avesse qualcuno che gli andava dietro e di cui lei non voleva prendersi la smania di decidere se lo ricambiasse o lo volesse solamente come amico.
«Per caso hai» disse Ayako tornando a psicoanalizzare la gemella.
Vedendo che questa fingeva non solo di essere sorda, ma peggio ancora non capire, decise nel momento di essere spietatamente diretta.
«Ah insomma, Saeko hai una cotta?» udendo rivolgersi quella domanda, Saeko sentì avvamparsi dalla punta mento fino a quella dei capelli.
Fanculo pronunciò mentalmente Saeko.
Da quando non riusciva a dissimulare o manomettere un sentimento?
«Saeko, hai una cotta?» ripeté ancora incredula della scoperta fatta.
«Sh! Ayako fa silenzio» la intimò lei mettendogli una mano in viso per frenare quella sua linguaccia parlante.
«Comunque è davvero fantastico. La mia gemella innamorata. La mia gemella dal cuore gelido, innamorata. E io che pensavo non sarebbe mai accaduto. Mamma e papà andranno fuori di testa» festeggiò poi Ayako liberandosi dalla morsa pressante della sorella sul viso.
«Invece non è poi così tanto improbabile, perché guarda un po' è capitato anche a me» ribatté Saeko offesa dal commento della gemella. Non era mica un computer con le sembianze umane o una donna spietata alla quale piaceva schiacciare sotto il peso del suo tacco schiere di uomini.
Lei era semplicemente presa da passioni stabili e vere. Passioni che sopratutto non erano per chiunque.
«E vorrei che non fosse mai successo» aggiunse gettandosi sulla sedia avvilita. Deteneva l'assoluta consapevolezza che la sua fosse una cotta che gli avrebbe senz'altro lasciato una bruciatura aperta sul cuore.
«Perché chi è il famigerato e “fortunato” ragazzo?» chiese Ayako vedendo che cominciava ad aprirsi.
Saeko la guardò sott'occhio con mani tremanti. Ecco, forse poteva avere la sua rivincita.
Ayako non deve assolutamente conoscere la sua identità”. Si disse.
Doveva renderlo un amore misterioso, portarla verso una strada secondaria e ingannevole.
«Qualcuno che non mi guarderà mai come lo guardo io o si renderà mai conto della mia esistenza» confidò mettendoci una sovrabbondante nota drammatica.
Saeko si augurò di averla truffata. Non poteva mica arrivarci no? Al massimo avrebbe ipotizzato che fosse il più affascinante del liceo o celebre.
Oh, cazz...” pronunciò sempre nella mente. Si, si era fregata con le sue stesse mani.
Ayako dal canto suo, mise in movimento gli ingranaggi perfettamente funzionanti del suo cervello e la sola ipotesi che gli venne in mente di fare fu di associarla alla situazione della sorellina del capitano dello Shohoku.
Di certo anche lei aveva preso una cotta per la persona meno indicata in questo mondo.
HAruko infatti aveva una super cotta per Rukawa – la seconda matricola appena acquistata dallo Shohoku – e a vederlo lui neanche si accorgeva di lei o non gli importava, preso com'era per la sua passione ossessiva del basket e il dimostrare costantemente di essere il miglior uomo in campo.
Ayako studiò la sorella con un indice pendolante sulla guancia.
Se fosse stato così anche per lei, non c'era dubbio su chi potesse essere il ragazzone per cui Saeko si era presa una mitica sbandata.
«Oh, ma certo è del club di basket vero? E per caso, dico caso indossa la maglia numero quattro della squadra?»
«Ayako sei incorreggibile. Insomma, come hai fatto a capirlo?»
«Non sei l'unica perspicace della famiglia» affermò Ayako schiacciandogli l'occhio. Saeko gli diede le spalle incazzata.
Ayako sorrise divertita e decidendo che per quella sera l'aveva messa abbastanza a disagio, se la arruffianò con un metodo infallibile.
«Sai cosa? Potresti venire a trovarci la prossima settimana» Saeko rimase un frammento di secondo a rimurginarci su, ma non più di tanto perché gli parve un'idea stupendamente geniale.
«Si perché no?» accettò voltandosi a metà. Ayako sorrise intenerendosi davanti al comportamento ribelle e restio della sua gemella.
La sua sorellina.
Tal volta comprendere l'animo della sorella l'aiutava a comprendere anche il suo.
La conosceva meglio dei capi vestiari che possedeva e la squadra del club di basket con la quale aveva giornalmente a che fare.
E l'avere per passione il basket, faceva da tallone di Achille ad entrambe.
«Io ti avverto però. Preparati troverai un ambiente completamente disagiato e scomposto dal Kainan. Ma vedrai anche dei talenti» il sorriso di Ayako si allargò lentamente in totale linea con i suoi assurdi pensieri.
«Sarà divertente fotografare le loro facce quando ti vedranno. Potremo fargli uno scherzo» propose Ayako nascondendo la sua risata malefica con una mano davanti alle labbra.
«Ayako! No, ti prego» replicò Saeko gettando la testa all'indietro.
Ayako aveva quella stravagante mania di fare scherzi alle persone servendosi della loro gemellare somiglianza, ma Saeko era pessima ad imitare la sorella che a differenza sua si calava perfettamente nella sua parte.
Una volta Saeko l'aveva mandata al suo posto a fare l'esame atto ad accedere in seconda superiore e nessuno aveva minimamente dubitato che quella seduta al solito banco non potesse essere lei, ma la gemella.
Ci avevano provato anche con i genitori che però avevano svelato l'imbroglio dopo dieci minuti circa.
«Peccato, sarebbe stato epicamente esilarante»
«Trovati una sosia e fonda un programma televisivo con lei per fare tutti gli scherzi che vuoi. Ma non contare su di me» suggerì ironicamente Saeko poggiandosi il libro sulle ginocchia per provare a studiare sul serio.
Ma ormai aveva perso il ritmo.
«Come ti pare» espresse Ayako. Nell'alzarsi raggruppò il resto del suo equipaggiamento scolastico.
Aveva già raggiunto la soglia, stava per chiudere la porta, quando d'un tratto fece marcia indietro, per poi intrufolare la testa nella minuscola fessura e dire
«Ah, e ultimo consiglio» Saeko alzò il capo dal quaderno per ascoltarla.
«Al tuo celebre cavaliere dal mantello viola e giallo, scrivigli una lettera d'amore, magari, che so, funziona» provocò saccentemente maliziosa.
«AYAKO» le sbraitò questa con una ciabatta in mano. Ayako conosceva perfettamente la sorella e il detestare sentirsi consigliare scempiaggini del genere che andavano bene solo romanzi. Non nella realtà.
Ayako si chiuse la porta della camera di Saeko con un sorriso marcatamente elettrizzato sulle labbra.
Sentire irrompere nella notte quel suo urlo incazzato fu per lei come il ricevere un buonanotte dal profondo del suo cuore.
"Eh, si. Quella saggia e folle di mia sorella si troverà benissimo in mezzo a quell'arena di cocciuti svalvolati. Ed è giusto così perché è proprio quel che gli serve per poter tornare a fidarsi di qualcuno
Pensò tornado alla sua camera per trovare un meritato ristoro tra le lenzuola del letto.



NOTE AUTORE: Eccomi eccezionalmente con il secondo capitolo. Dico eccezionalmente perché posterò un capitolo per settimana come sempre, ma stavolta ho voluto caricarne due. Beh, contenti? In questo capitolo fa capolino un personaggio a noi molto conosciuto e si scopre il suo legame famigliare con Saeko. 
Che ne pensate del rapporto delle due sorelle? Le trovate diverse?
Vi starete chiedendo ma perché ha scelto proprio di creare la gemella di Ayako? Beh perché praticamente io e Ayako siamo uguali. Potrei definirmi la sua sosia vivente. E da qui la mia idea della gemella di Ayako.
Altro da dire è che Saeko sta affrontando le influenze della sua prima cotta. Si trova in quella fase del "Mi piace, ma è meglio se ti cancello dal mio cuore visto che sono ancora in tempo". Ci riuscirà? 
Un'altra cosa che volevo dirvi è che per ogni capitolo vi posterò una canzone che mi ha ispirato o ascolto nel mentre che scrivo la FF. E La prima con la quale comincerò sarà  "FM - LET LOVE BE THE LEADER." 

Poi man mano che le vedrete riconoscerete molti dei titoli dei capitoli. 
Che altro dire, ringrazio chi mi ha aggiunta alle preferite, seguite e ricordate, i lettori silenziosi e quelli che recensiranno.
Se volete seguirmi sui social sono :  Twitter | Facebook
 
Grazie a tutti di cuore. Alla prossima settimana. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: amirarcieri