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Autore: Louve Vanessa Wolfe    08/08/2009    3 recensioni
Cosa accadrebbe se nel triangolo amoroso Jake-Bella-Edward si intromettesse un'altra ragazza? Cosa accadrebbe se l'imprinting non esistesse? Cosa accadrebbe se Emmett Cullen non avesse mai incontrato Rosalie Hale? Cosa accadrebbe se Alice Cullen prendesse a vivere con se sua nipote?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La strada scorreva silenziosa sotto ai miei occhi. Sembrava che la macchina viaggiasse sul velluto. Eravamo atterrati da poco. All'areoporto eravamo stati accolti da un uomo. Bello, bellissimo. Alto, dalla carnagione pallida, uno sguardo tranquillo ed una voce calda. Era lui il padre dei miei due guardiani. Carlisle Cullen. Dottore Carlisle Cullen, mi corressi. Non riuscivo ancora a credere a come fossi stata così arrendevole nei confronti di quei due estranei. Mi ero lasciata convincere da quei documenti e dal mio cuore. Perchè infondo avevo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me. Ci fermammo dopo aver percorso un sentiero immerso nella foresta. Guardavo il mondo attorno a me con sguardo vitreo. L'auto si bloccò e Jasper si accostò delicatamente al mio sportello e lo aprì. Un gesto d'altri tempi diretto a farmi sentire lusingata, ma che non attecchì nel mio animo arido. Mi sentivo svuotata, persa. E lo ero, mi ero persa per il sentiero della vita. La mia unica guida non c'era più. Sulla soglia dell'abitazione quattro figure ci aspettavano impazienti. Carlisle poggiò una mano sulla mia spalla. Da quando eravamo partiti mi ero chiusa in un ostinato mutismo, mentre sull'aereo Alice mi aveva costretto a parlarle delle mie abitudini, delle mie amicizie e di tutto il resto. Ci avvicinammo alle quattro figure, restai allibita di fronte alla loro bellezza. "Elisabeth, ti presento il resto della famiglia" iniziò Carlisle "Esme, mia moglie" Una giovane donna con il viso a cuore e i capelli color caramello mi venne incontro abbracciandomi quasi impercettibilmente. Non era grassa ma aveva delle curve al posto giusto che le davano un'aria materna e dolce. "Benvenuta Elisabeth" mi sussurrò. "Grazie" sussurrai. Mi ricordava mia madre, una stretta al cuore e poi mi voltai verso un ragazzo enorme. Aveva dei boccoli neri che ricadevano composti sulla fronte. Era un ammasso di muscoli, metteva timore eppure conferiva un senso di sicurezza che mi fece calmare. "Lui" continuò Carlisle "è mio figlio Emmett" Emmett? Che razza di nome. "Ciao bellezza" mi disse e mi porse la mano destra. Era talmente grande che la mia ci sprofondò dentro. Anche lui era freddo. Rabbrividii a quel contatto. "Scusa" mi sussurrò. Si scusava perchè era freddo? Erano totalmente fuori, tutti quanti a partire da quella tappa che mi aveva scaraventata in quel buco nell'oceano. Un ragazzo rise, una risata gentile. Mi voltai verso la fonte di quel suono e lo vidi. Minuto rispetto ad Emmett, pochi muscoli, alto. Aveva dei capelli rossicci, no non rossicci - color bronzo- che gli incorniciavano il volto delicato. "Scusami, io sono Edward" disse ed evitò di porgermi la mano. Ne fui felice. "Puoi chiamarlo Em se non ti piace Emmett" aggiunse poi accennando con il capo al fratello. Rimasi di sasso. "E come fai a..." iniziai a dire. "ho visto l'espressione stralunata che hai fatto quando te lo hanno presentato" si giustificò. "Ehi" intervenne Emmett piccato "ragazzina che ha il mio nome che non va?" "Nulla, ma Em è più bello. Emmett è da nonno" mi scusai. Tutti iniziarono a ridere mentre lui mi fece una linguaccia e si voltò dall'altra parte. "Bene, Elisabeth lei è Bella" Carlisle mi indirizzò verso una ragazza. Bassa, con i capelli e gli occhi color cioccolato. Lei fece un passo avanti, sembrava molto attenta a ciò che faceva e a dove metteva i piedi. "Ciao" sussurrò timida. Presi la sua mano con la mia. Era piacevolmente calda. "Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni possiamo andare dentro" disse Carlisle. Esme si voltò verso di me con una luce negli occhi. "Ho preparato qualcosa da mangiare, ti piace il pollo?" mi chiese. Sembrava una bambina davanti ad un giocattolo bellissimo. "Si, mi piace" dissi lasciandomi portare dalle sue braccia. Era forte per essere così minuta. "Perfetto, e poi ci sono anche delle patate ed ho preparato dei muffin al cioccolato..." "Grazie signora Cullen" dissi "ma solo il pollo andava già bene. Non doveva prendersi questo fastidio" Si bloccò. Oddio, cosa avevo detto di male? "Non chiamarmi signora Cullen, va bene Esme. E per me non è un fastidio. E' bello avere qualcuno di cui prendersi cura" Con quell'esercito di figli non aveva qualcuno di cui prendersi cura? Mi portò in sala da pranzo. "Vuoi rinfrescarti prima o cenare?" mi chiese di nuovo. Troppe attenzioni. "Cenare, muoio di fame" dissi non badando alle parole. Emmett rise e si sedette accanto a me. Lo guardai un po', poi mi concentrai sul piatto che mi era stato portato. "Scusate, ma io devo andare a lavoro. Avrei voluto prendere il giorno libero per darti il benvenuto in altro modo purtroppo in ospedale hanno bisogno di me, ma mi rifarò domani promesso" mi disse Carlisle infilandosi il cappotto. "Si figuri..." "Carlisle" "Figurati Carlisle, grazie per tutto" dissi. "Anche io andrei, Bella deve ritornare a casa" disse il ragazzo con i capelli rossi. "Edward" mi ricordò lui. Ma come faceva? "Sei un libro aperto Elisabeth, arrivederci". Mi sorrise ed uscì seguito dalla sua ragazza che mi salutò con un timido gesto della mano. "Lei non vive qui?" chiesi rivolta ad Alice. Lei e Jasper erano rimasti immobili e silenziosi per tutto quel tempo. "No, è la ragazza di Edward. Vive a Forks" spiegò Alice tranquilla "e non sono fuori di testa" aggiunse insolente. La guardai sbarrando gli occhi. Poi scossi la testa sorridendo. "Oh si che lo sei" le dissi. Emmett ridacchiò. "Mpf, va bene... questo è il prezzo da pagare quando si fa del bene" disse lei, ma mi sorrise. Finii il pollo e le patate, mangiai mezzo muffin anche se Esme mi aveva offerto un vassoio che ne conteneva circa 30. "Io ho finito" dissi e mi alzai per mettere i piatti nel lavandino. "No" fece lei bloccandomi "faccio io, tu non devi fare nulla. Intesi?" "Intesi" sussurrai risedendomi. "Alice..." sussurrò Jasper in maniera quasi impercettibile. "Oh, sì" disse lei, come se si fosse appena ricordata di una cosa molto importante. "Noi usciamo, Esme vieni con noi?" chiese. "Io non saprei..." iniziò a dire quella titubante. "Tranquilla ci sono io con lei, andate. Ti mostro la casa?" mi chiese Emmett. "Ok" dissi. Mi faceva uno strano effetto guardarlo negli occhi. Sentìì la sua mano cingermi un fianco, ma stavolta preparata al contatto non rabbrividii. "Andiamo a fare una passeggiata" disse Alice "comportatevi bene" ci ammonì. "Torneremo tra qualche ora" mi rassicurò Esme. Io annuì. Uscirono lasciandomi da sola con Emmett. Erano tutti fuori mi dissi, poi mi voltai verso il unico interlocutore. "Andiamo, Em?" gli chiesi.
  
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