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Autore: Eurus91    19/04/2020    0 recensioni
[MacGyver 2016]
Stropicciandosi un occhio, stanco, Mac entró a passi lenti nel soggiorno cogliendo di sorpresa l’uomo che, pigramente, stava facendo zapping difronte all’enorme TV del soggiorno di casa di Mac; nemmeno Die Hard era abbastanza da distrarlo. Il biondo alzó un sopracciglio confuso, mentre un sorriso divertito iniziava a farsi strada. “Mi hai spaventato.”
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Come sta il biondino?”
Jack attese qualche istante prima di rispondere, gettando occhiate furtive alla camera alle sue spalle, dove sapeva si trovava un Mac piuttosto esausto e sfinito. “Ha avuto un attacco di emicrania mentre stavamo guardando Die Hard.”
Se Jack non conoscesse bene Matty, poteva dire che nella sua voce c’era una nota quasi preoccupata. “Capisco.” Disse immediatamente, “Mi pare inutile dirti che fino a quando le condizioni di MacGyver non si stabilizzano, sei in stand by.”
Jack quasi lasció andare il sospiro di sollievo che non si era neanche reso conto di star trattenendo. Non credeva Matty capace di richiamarlo sul campo, non quando le clausole del suo contratto erano chiare, ma per un secondo quel pensiero gli era passato per la mente ed era felice di sapere che loro due erano ancora sulla stessa lunghezza d’onda, “Copy That.” Rispose automaticamente, ammorbidendo poi la voce aggiunse. “Ti terró aggiornata.” “Grazie.” Fu la risposta secca del suo superiore seguito da qualche secondo di silenzio “Si riprenderà Jack. Non ci stiamo arrendendo, non farlo neanche tu.” Più che un incoraggiamento sembrava un ordine ma era il massimo che si potesse ottenere da lei. Un clic segnó la fine della chiamata e della conversazione.

Con un sospiro, passandosi la mano tra i capelli corti, Jack rimise il telefono in tasca indeciso su cosa fare. I suoi sensi erano completamente in allerta, attento ad ogni minimo suono proveniente dalla stanza di Mac; Riducendo il rumore al minimo, svuotó la bacinella piena d’acqua che aveva portato con sè, prima di uscire dalla stanza. Aveva subito abbastanza commozioni celebrali da sapere che la sensazione fredda su fronte e occhi alleviava, seppur di poco, il dolore.
Stava quasi per finire di riordinare in cucina, lavando i bicchieri e piatti che avevano usato prima che le condizioni di Mac si aggravassero di colpo, quando un urlo, proveniente, da Mac quasi fece cadere il bicchiere dalle mani ora quasi instabili dell’ex soldato.
Senza neanche preoccuparsi di chiudere l’acqua, si precipitò nella stanza, trovando un Mac piuttosto agitato. “Ehi Mac...” Le sue mani erano pronte a passare le dita tra i capelli biondi, di solito funzionava e calmava gli incubi, ma non sapeva cosa fare con un Mac che non lo riconosceva, che non era più avvezzo a quel tipo di conforto. Le mani di Jack si agitavano in aria, mentre Mac continuava ad agitarsi, il suo viso contratto in una smorfia tra il dolore e la paura. “Murdoc...”
Se il cuore di Jack non si era ancora fermato dopo tutta quella storia, lo aveva fatto ora nel sentire menzionare la nemesi di Mac, dal momento che Mac non doveva neanche conoscere quel nome vista l’amnesia.
“Mac, sei al sicuro. Svegliati, è solo un sogno.” Jack dovette ripetere quelle parole più volte come una cantilena, prima che Mac aprisse gli occhi, sedendosi di scatto, toccandosi il braccio e guardandosi intorno come per accertarsi che fosse stato davvero un sogno.
“J-Jack...”
“Si. Sono qui...” la voce di Mac era debole e roca, tra il sogno e l’emicrania c’era solo l’imbarazzo della scelta su cosa gli avesse dato quell’aspetto sfinito e abbattuto.
“Va tutto bene?” Chiese l’uomo allentandosi leggermente, dando a Mac lo spazio per ricomporsi. Jack lo vide deglutire a vuoto, sforzarsi di ritrovare il contegno e mettere a posto i pensieri. “I-io, credo di aver fatto un incubo.” “Sembrava piuttosto brutto” Mac annuì, passandosi una mano tra i capelli che si erano allungati da un po’ di tempo a questa parte, “lo era” rispose il ragazzo. “Va bene, va bene...” Jack rimise in piedi. “Te la senti di alzarti, Prendere un po’ d’aria, mangiare qualcosa...” Mac sembró pensarci su, valutando attentamente lo stato del suo stomaco, che sembrava piuttosto provato, così scosse la testa ma Jack provó di nuovo con un tono ancora più basso, “Mac hai bisogno di mangiare qualcosa per il secondo giro di antidolorifici...” Mac sbattè piano le palpebre, guardandolo in un modo che face battere il cuore di Jack in un modo del tutto nuovo, aperto e vulnerabile.
“Perché lo stai facendo Jack?” “Fare cosa?” Chiese, incerto, non era sicuro di voler sapere la risposta, “Questo!” Mac fece un vago gesto con le braccia. “Rimanere qui, prenderti cura di me!” L’uomo trattenne il respiro, contando mentalmente i secondi. “Mac, ascoltami bene. Non...tu ora non ricordi. Ma tempo fa ti feci una promessa, e ho tutta l’intenzione di mantenerla.”
“Una promessa...?”
Ripetè Mac, ora sembrava più calmo e meno spaventato. “Si, ma c’è dell’altro e davvero...te lo giuro Mac, ne riparleremo quando starai meglio, ma per il momento sappi che mi hai salvato la vita e questo mi ha portato ad essere un po’ dipendente da te...” Jack si mise le mani in tasca imbarazzato dalla confessione e poi Mac sorrise. Tiró gli angoli in un sorriso che coinvolse anche gli occhi seppur stanchi e sofferenti. “Wookie” Jack sgranó gli occhi. Cosa hai detto?” “Un debito di vita da Wookie è così che l’hai definito una volta.”

Mac seguì silenziosamente Jack in cucina, sedendosi sul divano a gambe incrociate e chiudendo gli occhi. Rilassandosi. Il dolore ora era sopportabile. “Ehi Jack...”
L’uomo rispose con mugugno troppo indaffarato a scegliere tra le numerose porzioni congelate che Bozer aveva accuratamente predisposto per loro. “Chi è Murdoc?” Jack si bloccó di colpo, la questione Murdoc era passata in secondo piano dopo che Mac aveva dimostrato di ricordare delle piccole cose. “Qualcuno di cui al momento non ti devi preoccupare.”
Mac fece spallucce, apparentemente soddisfatto dalla risposta di Jack. “Per quello che vale, penso di essere anche io un po’ dipendente da te. Non ti conosco, nonostante questo mi sento sicuro, a casa con te.”
   
 
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