PIXEL
E osservo
quella foto;
i pixel sfocati
non rovinano la tua immagine,
quell’immagine che ho di te;
questo tuo silenzio ormai
non mi spaventa più
durante queste lunghe
giornate primaverili
in cui non mi sono mai annoiato;
ed Il limbo dei bugiardi
mi aspettava, ogni sera,
fedele amico da scrivere
e portare a termine;
di giorno,
gli animali,
le cure alle piante,
l’agricoltura;
chiamare gli amici
e i conoscenti,
sincerarsi che fosse tutto a posto,
aiutandoci nel bisogno;
tutto questo, andando d’accordo.
Poi, la questione riguardante te;
la tua sparizione, questo tuo
silenzio esemplare
lasciato dopo un rapido passaggio;
cometa fosti per me,
cometa che ho inseguito
come un Re Magio,
ma nessuna novella
ha solcato questi cieli sempre
sereni;
e anche ora, che guardo
dalla finestra della mia stanza
il mondo che s’illumina,
colline e città,
Cesena è là,
San Marino,
Forlì,
Forlimpopoli,
la Riviera;
tutte le luci
che incendiano all’orizzonte il buio,
segnale che ancora
tutto è rimasto inalterato
anche se mi sono chiuso
nel mio piccolo e isolato mondo di
campagna,
lontano chilometri e chilometri
dal primo centro abitato di rilievo.
Questo si è rivelato il mio Paradiso
quando invece è sempre stato la mia
prigione;
per una volta sola mi sono goduto la
vita,
la campagna, appieno,
ed è stata questa.
Il bello è stato sentirsi vicino a
tutti
ora più che mai,
chiamarsi, tenersi in contatto;
e il tempo è volato.
Ma ora mi spieghi perché
ho tutti qui con me,
e manchi solo te?
L’unica persona scomparsa;
forse l’unica a cui veramente
non importavo niente.
A te che ho amato
quando non sapevo niente,
niente,
della tua vita;
niente.
Ora rifletto;
era amore oppure solo un mio diletto?
Non era niente,
perché questo vuoto
è quello che non si colma
e d’altronde alla fine di te
non ho mai davvero saputo niente.
In tutto questo niente
di te mi è rimasta una sola foto;
questa dannata foto
dai pixel sfocati;
e a volte, di sera, la guardo
con sincero affetto
sapendo in fondo dove sei
che stai bene
e che a te va sempre tutto bene,
che la vita è generosa nei tuoi
confronti.
Ebbene, sono felice per te,
per me,
e questa foto
dai pixel sfocati
la lascio infine a riposare
nella memoria del mio cellulare,
dove un istante pare durare
in un eterno secondo immutabile.
Vorrei dire che mi manca qualcosa,
ma non è vero;
vorrei dire che mi manchi,
ma non è vero;
vorrei dire che basterebbe un sogno
per vivere di rendita,
e questo, forse, è vero;
mi piacerebbe poter affermare
che quel che ho provato per te
in un passato molto recente
è stato qualcosa di vero,
ma anche questo ora non lo so,
so che è giusto lasciarti lì,
a riposare in quella foto dai pixel
sfocati,
a donarti l’eterno
in una memoria di un cellulare
e un solo, rapido secondo
nel mio complesso meccanismo
neuronale.
NOTA DELL’AUTORE
Pixel, come parola, all’inizio mi ha lasciato un po’
perplesso… poi mi ha folgorato l’ispirazione.
Devo ammettere che sono cambiate molte cose da quando ho
iniziato a scrivere questa raccolta, che sta per giungere al termine… la mia
vita di prima e quella di adesso forse non sono nemmeno paragonabili e non so
se alla fine della crisi la mia esistenza prenderà una piega o un’altra, o
forse resterà immutabile. Non so niente. Quello che è certo è che… non provo
più sentimenti forti verso una determinata persona. È appunto qualcosa che
riposa ormai in una foto dai pixel sfocati. E questa parola, appunto,
rispecchia appieno ciò che è realmente accaduto, quindi grazie a chi l’ha
suggerita… in fondo mi ha aiutato a esprimere tanto altro…
E grazie a voi, miei sostenitori! Un abbraccio, vi voglio sinceramente bene!
Grazie!!