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Autore: MegLestrange    21/04/2020    0 recensioni
Caerserys Lannister, leggittima erede al trono di spade figlia del defunto re Ageon Lannister, sta per cedere il trono a sua cugina Regina per amore, ma è davvero la cosa giusta? Il giorno dell'incoronazione qualcosa cambia le carte in tavola, Caerserys sarà costretta alla fuga verso Nord, dove l'attenderanno fidati alleati pronti ad aiutarla nella riconquista dei sette regni...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Don't forget where you belong - chapter I
Festa a Grande Inverno

 

Il rumore dei suoi passi riecheggiava tra i corridoi del castello di Grande Inverno, la musica dei festeggiamenti rimbombava in tutto ciò che rimaneva della grande fortezza. I suoi stivali di pelle nera erano ancora ricoperti dalle ceneri del rito funerario, e l’elsa della spada sembrava emanare luce propria a fianco di quei pantaloni, anch'essi rigorosamente di pelle nera, ed il gilet di velluto adornato da leoni dorati perfettamente coordinati ad essa sembrava esser fatto a posta per confondere il colore del sangue che le macchiava la camicia. I sospiri dalle sue sottili labbra emanavano delle piccole nuvolette di vapore che le coprivano il volto scalfito dalle tante ferite di battaglia; non era mai stata la classica Lady di Castel Granito, preferiva le spade ai balli in maschera organizzati dalla sua casata, aveva passato la sua vita ad approdo del re tra armerie lezioni di scherma e tiro con l'arco. Si scostò dal volto i lunghi capelli biondo cenere facendoli ondeggiare burrascosamente all'indietro, sopra il mantello perfettamente intonato col gilet ed entrò nella grande sala del banchetto, dove al suo arrivo si levò un silenzio tombale.

Lady Neristra sedeva elegantemente sul ligneo trono con le gambe accavallate, vestita d'un abito blu ornato di una collana sottile, e coperta da un imponente mantello del medesimo colore decorato con lo stemma argenteo della nobile casata degli Stark, da sempre amica e fedele alla parte dei Lannister che vivevano ad Approdo del Re, unici veri sovrani di Westeros, che garantivano protezione e libertà al Nord. I suoi capelli corvini incorniciavano alla perfezione un viso dalla rara bellezza, che sembrava essere stato scolpito dagli dei stessi, gli occhi del colore del suo trono, piccoli e ridenti guardarono dritti verso la sua amica, quando con un movimento della sottile mano che uscì da sotto la pelliccia che copriva il mantello le fece cenno di sedersi accanto a lei.

<< Ho fame. >> Disse l’uomo seduto accanto alla Lady, vestito di rose dorate, il maggiore dei Tyrell. Il suo aspetto fiero e distaccato non passava di certo inosservato in quella stanza, dove tutti gli occhi fino a quel momento erano puntati sulla nobile Lannister. Egli non poteva fare a meno di attirare l'attenzione su di sé, ogni qualvolta ne sentisse la necessità: aveva in dono una bellezza fuori dal comune ed apparteneva ad una famiglia nobile: sapeva benissimo come ostentare tali ricercate qualità. Si avvicinò al buffet pieno di carni di ogni genere, e cominciò a riempire il piatto per la terza o quarta volta, dimostrando ancora una volta l'incredibilità del suo fisico magrissimo.

si risollevò fieramente dal tavolo, facendo ondeggiare i capelli castano chiaro scoprendo così i suoi occhi dell'azzurro dei cieli di Dorne, che puntarono dritti verso la Lady dei Lannister, la quale era stata sua cognata anni prima, moglie di sua sorella minore Milah, con la quale era poi sopraggiunto il divorzio.

<< Caerserys >> disse con voce calda prima di farle un breve ma elegante baciamano, ed andare a sedersi di fianco al possente bruto che si ergeva al lato sinistro della Lady di Grande Inverno.

"Festeggiamenti insulsi e privi di significato senza una bevuta che onori i morti ed una bella rissa che inneggi alla gloria della battaglia di ieri", questo era il pensiero che continuava a riecheggiare nella testa di Thorkhell Bearclaw, il bruto delle isole di ferro. 

Torreggiava sopra gli altri uomini con aria di sfida, la sua corporatura massiccia e possente intimidiva anche il più valoroso dei guerrieri; girava la voce che nelle sue vene scorresse sangue dothraki misto a quello di gigante, ma tutto ciò era impossibile "un dothraki oltre la barriera? Non hanno neanche mai toccato le terre del continente", era ciò che si dicevano tutti quelli che sentivano la storia. 

Tuttavia quei tatuaggi tribali che partivano dalla nuca ed arrivavano fino a toccare il centro delle sopracciglia avevano un qualcosa di mistico  e la lunga barba scura ed incolta gli donava un tocco di fascino a cui spesso le donne non resistevano. Cercó lo sguardo complice della sua protettrice, la lady di Grande Inverno, quasi a chiederle il perdono per la zuffa che avrebbe causato piuttosto che il permesso ma allo stesso tempo aspettandosi uno sguardo compiaciuto e divertito. Prima che lady Neristra potesse aprir bocca, la giovane Lannister attirò l'attenzione su di sé schiarendosi la voce, per poi rivolgersi con un sorriso, facendo sembrare i piccoli occhi a mandorla praticamente chiusi, al bruto:

<< Thorkell Bearclaw, quale nome inusuale per un cavaliere, non trovate? Di certo bisognerà donare un titolo appropriato all'uomo che ieri notte ha rischiato la sua vita per salvare la mia. >>

Si alzò, senza paura alcuna, dalla sua sedia e si recò verso di lui porgendogli la mano adornata dall'aureo anello a forma di leone. Egli le riservò un semplice sguardo interrogativo; "eppure dovrebbe sapere bene che oltre la barriera non funzionava così" pensò, prima di rivolgerle un imbarazzato sorriso. La nobile ritirò la mano, non potendo fare a meno di ridacchiare ripensando al fatto che quelle formalità erano qualcosa che apparteneva soltanto alle terre di Westeros. 

<< È da tempo ormai, che valorosamente prestate la vostra ascia per la corona, negli anni ho avuto l'onore di combattere con voi svariate volte, e di certo un tale atto di amicizia e fedeltà non può rimanere senza ricompensa alcuna >>

Proseguì girandogli intorno lentamente, ben dritta nella sua posizione così da arrivargli quanto meno alla spalla e poterlo guardare meglio. La sua voce calda e leggermente roca risuonava in quel silenzio come un discorso di quelli di suo padre quando era al trono: fiero, pacato ed elegante dalla prima all'ultima parola. Era orgogliosa di portare il suo nome, e di somigliargli così tanto, rimpiangeva di aver combattuto troppo spesso al suo fianco senza avergli mai detto quanto l'amasse, di aver quasi disdegnato per anni l'amore che lui provava per sua madre, considerandolo una debolezza pericolosa. Ed ora che tutto ciò che le restava erano i draghi di sua madre e le sconfinate ricchezze di suo padre cercava sempre di più di renderli fieri di lei, ovunque fossero. 

<< Qui, di fronte a tutti questi nobili valorosi che hanno combattuto questa battaglia rischiando la vita per il popolo di Westeros, io vi nomino cavaliere, Sir Thorkell. >>

<< E che allora si brindi alla gloria di questo giorno! >>

Una voce gracchiante come un corvo s'alzò dalla folla di quelle fittissime tavolate, tutti gli sguardi si rivolsero in quella direzione vedendo che s'era alzata una figura dall'inusuale altezza e possenza, vestita di un mantello corvino con una pelliccia grigia; rossi come il sangue i suoi capelli sapientemente raccolti in una mezza coda, così da non contrastare l'elsa dello spadone che fuoriusciva dietro il suo collo sotto al mantello: Alice RedWaters, Lord comandante dei guardiani della notte. Bisognava prestare attenzione a non femminilizzare mai il suo titolo, riteneva che ciò potesse sminuire il suo potere e tendeva ad imbestialirsi con chiunque lo facesse. Era stata esiliata giovanissima alla barriera, a causa di continue discussioni ed aggressioni verbali con Regina Lannister, cugina ed al tempo amante incestuosa di Caerserys. Si era conquistata il rispetto di tutto il resto dei corvi, vincendo battaglie in allenamento ed uccidendo ogni pericolo oltre la barriera con la freddezza di un sicario senza scrupoli. Aveva scalato tutti i gradi dei guardiani della notte e superato uomini illustri e sapienti con il suo inconfondibile talento nell'oratoria condita con una buona dose di tagliente cinismo. 

<< A Caerserys Lannister >>

La voce musicale e delicata come le corde d'un violino di Lady Neristra che s'era levata in piedi seguì quella della Lord Comandante, e a lei si unì tutto il coro di nobili e condottieri che si trovava a quel banchetto a festeggiare la sconfitta dei non morti. 

<< A LADY LANNISTER! >>

Caerserys sorrise ancora, stavolta davvero, poggiando la mano sull'elsa dorata della sua spada, e sospirando mostrandosi stanca. S'accorse che la ferita sul suo braccio sinistro aveva ripreso a sanguinare, così sperando che nessuno se ne accorgesse spostò con un rapido gesto il mantello un po' più sopra la spalla, così da coprire quella macchia che si stava propagando. 

I cavalli erano pronti, ornati da selle rivestite di pelo per mantenere al caldo coloro che li montavano, con appesi i vessilli delle casate onnipresenti durante le spedizioni. Lo stalliere di casa Stark al fianco di Thorkell chiamò a gran voce tutti coloro che dovevano partire, e d’un tratto il cortile di quella fredda tenuta si riempì di uomini vestiti con differenti armature: dall’ala destra uscirono coloro che indossavano armature argentate con dei fiori elegantemente incisi a malapena visibili, due dei quali portavano il vessillo di casa Tyrell tenendolo ben visibile. In mezzo ai due uomini passò con fierezza lord Tywin, con la mano poggiata sulla spada e lo sguardo di chi si sentiva il più bello di Westeros, sopra l’armatura indossava una sorta di scialle verde con rose dorate, ancora una volta tentando di sfoggiare l’eleganza del proprio vessillo, i capelli raccolti in un'elegante coda e i baffi e la barba sapientemente rasati in vista di un lungo viaggio. 

Dalla porta del palazzo centrale uscirono centinaia di uomini del nord, vestiti della classica armatura di pelle, con al loro seguito altri due bannermen stavolta con il vessillo degli Stark, Lady Neristra avanzava in mezzo a loro, con un sorriso che sapeva di speranza, quella che probabilmente mancava a tutti i suoi compagni di viaggio. Non indossava più l’elegante abito blu di Grande Inverno, bensì una mezza gonna con sotto una calzamaglia, una camicia blu ed un corsetto del medesimo colore ornato di una leggera armatura argentea, il tutto sapientemente avvolto in un caldo mantello del colore dei mari di Essos. Il suo viso dall’espressione serena incorniciato dai capelli corvini raccolti in un ordinatissima mezza coda, la quale non reggeva più alcun diadema.

Infine, dall’ala occidentale un’armata di uomini vestiti di armature rosse e oro si fece avanti e si pose perfettamente in linea innalzando le spade in attesa dell’uscita della propria lady. Lady Caerserys uscì, vestita della medesima armatura con l’unica differenza di avere sulle spalline incisi dei leoni intenti a ruggire e di indossare il mantello rosso sangue con la pelliccia di lupo nero sopra di essa, era accompagnata da Melodias, un ragazzo di bell’aspetto seppur minuto, che era il bardo di castel granito col quale si dilettava a parlare di arte e della vita negli spensierati anni di gioventù, diventato suo fedele compagno di avventure. Era stato un lord, un tempo, ma aveva rinunciato al suo nome in nome dell’arte e non c’era giorno in cui la lady di Castel Granito non ringraziasse per ciò. Egli sorreggeva fieramente il vessillo rosso col dorato leone rampante, e seguiva Caerserys tanto da far sembrare che anche in quel frangente le stava coprendo le spalle.

I tre lord salirono prontamente sui leggittimi cavalli, e quasi all’istante tutte le armate si posizionarono per partire. Il rumore degli zoccoli sembrava quasi accompagnare raddoppiando quello degli stivali degli uomini a piedi. Tutti erano pieni di pensieri per quel viaggio e ciò che avrebbe portato con sé, in particolare nella testa di Caerserys il martellante pensiero del riincontrare Regina la torturava a tal punto da distoglierla dalla concentrazione sulla missione di portare quante più persone possibile a sostenerla nella sua ascesa al trono. Si chiedeva costantemente se davvero era il trono di spade ciò che voleva, se davvero i sette regni fossero ciò che desiderava di più, o se piuttosto l’ultima rovinosa lite con sua cugina le avesse annebbiato la mente, e tutto ciò che voleva non fosse altro che tornare tra le sue braccia, che senso avrebbe avuto tutto allora?

 
  
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