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Autore: Scribacchina Folle    09/08/2009    8 recensioni
Non sono sempre stata così. Una volta ero viva.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LadyANA

(Anorexia nervosa)

Avvio il portatile, e dal monitor la luce mi colpisce in pieno viso. Socchiudo le palpebre, infastidita.
Da Internet accedo al mio blog. Mary Kate Olsen mi sorride dallo schermo con le ossa in mostra. Una scritta le attraversa il bacino. Quod me nutrit me destruit.

LadyANA chiede aiuto. Fame, fame, fame. Che fregatura. C’è qualcuno a tenermi compagnia?

Ma sono le tre del mattino e la zona chatroom è deserta.


Piatti di pasta e dolciumi mi attraversano la mente. Mi vedo addentare un panino circondata di delizie. Ingoio panini virtuali uno dietro l’altro.
Fisso il vuoto per qualche minuto, torcendo le mani.
Senza quasi rendermene conto, scendo dal letto e sgattaiolo in cucina, sino alla dispensa. Mi guardo intorno. Indugio con lo sguardo su una confezione di biscotti. Allungo la mano e ne afferro una manciata. Ne addento uno. Lo stomaco si contrae mentre col pensiero corro a Mary Kate in bikini sullo sfondo del mio blog. Alle costole di Mary Kate. Alle anche di Mary Kate. Alle gambe di Mary Kate. Ai polsi di Mary Kate.
Tentenno. Sputo quel che sto per ingoiare. Scaravento a terra la confezione di biscotti. Assesto un pugno alla dispensa. Poi due, tre, quarto. So di avere il viso rosso e contratto in una smorfia per la rabbia, e lo odio. E mi odio.
Impreco e tiro pugni fino a quando non sento le nocche pulsare e bruciare.
Mi accascio sul pavimento, ansimante.
Mi calmo. Con la testa che vortica torno in camera, al portatile.
Mary Kate sorride ancora. Si congratula con me.
Ottimo lavoro.
La sua magrezza vomita parole. Quod me nutrit me destruit.
Mentre avverto lo stomaco vuoto e la pancia libera e piatta, sento pervadermi da un senso di forza e soddisfazione. Sorrido.
LadyANA è onnipotente, resiste alle tentazioni. Leggera e indistruttibile. Solo ossa e puro spirito.

Ma non sono sempre stata così. Una volta ero viva.

(Ricordi)

Ho tredici anni. È il giorno del mio compleanno. Mamma mi accompagna a fare compere. Vicina a lei mi sento a disagio. È più bella di me, anche con trent’anni in più.
Passiamo di fronte a una pasticceria e io entro a comprare la merenda. Quando torno sto addentando un croissant. Gliene offro un morso e lei rifiuta. Mi guarda male. Io aggrotto le sopracciglia. Lei mi sorride.

– Tesoro, ti vedo davvero… pienotta. Quella roba non ti fa bene.

La vedo indugiare con lo sguardo sulla pancia, sulle cosce, sulle guance. Scoppia in un risolino isterico.

– Dai, lascia stare. Che ne dici di…

Ma ho già smesso di ascoltarla. Le sue parole sono fumo adesso.


Abbasso lo sguardo sulla mia pancia. Vedo il grasso strabordare dalla stoffa della maglietta, lo avverto colarmi dal viso, impedirmi nei movimenti. Guardo il ventre di mia madre. Ѐ piatto e sottile.
Deglutisco.

– Ma’, mi serve un bagno. Mi scappa.

Mi allontano in tutta fretta verso un bar e chiedo dei servizi.


Quando mi guardo allo specchio non mi riconosco.
Non riconosco quel viso gonfio, quel naso grosso e imperfetto. Non riconosco i denti storti e la pelle rovinata. Non riconosco quegli occhi spenti e vuoti.
Vedo solo un mostro. Piango. Il volto si contrae in una smorfia e il mostro diventa ancora più brutto.
Butto il croissant nel cesso e tiro l’acqua.
Quando torno da mia madre sorrido. Mentre cammino avverto il mio corpo destreggiarsi tra movimenti lenti e goffi. Ѐ orrendo e ingombrante.
Non compro nulla. Non voglio trovarmi prigioniera di un camerino faccia a faccia con il mostro. Ho paura.
Quella sera a cena ho mal di stomaco. Ce l’ho anche il giorno dopo a pranzo. A colazione invece mi scappa e devo andare in bagno, e i biscotti finiscono nel cesso.
A ogni ora dei pasti il mostro mi perseguita. Io lo combatto.
Ora dopo ora, giorno dopo giorno, perdo un pezzettino di me stessa e mi trasformo a immagine e somiglianza di mia madre.

***

Ho quattordici anni. Ѐ il giorno del mio compleanno. Mamma mi accompagna a fare compere. Non tocco cibo da tre giorni. Mi sento bella e leggera. Il mostro è lontano.
A ogni ora dei pasti, la sua ombra mi perseguita. Io la combatto.
Ora dopo ora, giorno dopo giorno, anche io divento un’ombra.
Quel giorno compro un paio di pantaloni. All’interno del camerino vedo la taglia trentotto calzarmi a pennello e sorrido. Quando esco, mia madre mi guarda male.

– Tesoro, mi sembri dimagrita.

Sbuffo. Nascondo la soddisfazione di cui un commento simile mi riempie.

– Merda mamma, non rompere.

Mamma sospira e assume un’aria sognante. Si rivolge alla commessa.

– Ah, mi ricorda me stessa quando avevo la sua età e sfilavo per Valentino!

***

Ho quindici anni. Peso trentanove chili.
Ho combattuto contro l’ombra di un mostro inesistente.
Adesso, a ogni ora dei pasti, combatto contro me stessa.
Ora dopo ora, giorno dopo giorno, mi uccido.

Non sono sempre stata così. Una volta ero viva.

  
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