5. Se devo proprio
impazzire allora lui impazzirà con me
Questo cocktail ghiacciato ai frutti
tropicali è davvero una bomba. L’ha ordinato Jane per me e, per l’ennesima
volta, non si è sbagliato. E non si è sbagliato neppure nel volermi regalare
questo cappello e questi occhiali. È una giornata calda oggi ed è perfetta per
prendere il sole. Non ci posso ancora credere. Io, Teresa Lisbon, mi sto
rilassando in costume da bagno su di un lettino a bordo piscina in un hotel di
lusso e, come se non bastasse, sono in compagnia dell’uomo che ho finalmente
ammesso di amare. Sto vivendo una situazione che mi sembra irreale, un sogno. Un
bellissimo sogno che ha i contorni ancora un po’ sfocati a dire il vero ma che
mi fa fluttuare almeno ad un metro da terra per la felicità. O forse anche due.
Sospiro appoggiandomi meglio allo
schienale della sdraio e mi ritrovo a puntare il mio sguardo protetto dagli
occhiali scuri verso il lato opposto della piscina. Jane ha praticamente
formato un miniclub improvvisandosi animatore turistico. È accerchiato da una
decina di bambinetti che lo schizzano e cercano di rubargli la palla mentre
lui, con i suoi soliti trucchetti, li stupisce sempre facendola ricomparire
ogni volta in posti diversi. Gli schiamazzi dei ragazzini sono allegri e i
genitori li osservano divertiti mentre l’animatrice si è resa disponibile come assistente
di Jane.
Lo guardo e non posso fare a meno di
pensare a quanto ci sappia fare con i bambini. Si vede che è stato padre. Un
sorriso radioso, che credo forse di non avergli mai visto prima, gli illumina
il viso e penso che sia perfetto mentre rivedo la notte appena trascorsa con
lui.
Chiudo a chiave la porta della suite ma
non prima di aver messo all’esterno sulla maniglia il cartello “Non disturbare”.
Jane nota il mio gesto e mi sorride poi mi
bacia bloccandomi completamente contro la porta chiusa. È un bacio intenso,
passionale, pieno di aspettative ed ora so che non mi voglio fermare. Ma un
campanello suona nella mia testa: una piccola porzione della mia razionalità
ancora attiva reclama la mia attenzione. Mi dice di volerlo stupire. Ho vinto
io la scommessa e voglio condurre il gioco. Lo trascino nella camera da letto
continuando a baciarlo e gli slaccio un bottone dopo l’altro della camicia con
gesti lenti e studiati. E poi cado sul letto sopra di lui. Ci stacchiamo e ci
guardiamo negli occhi per quelli che sembrano secoli. Mi concedo uno sguardo
veloce sul suo tonico torace senza la canottiera e avverto un fremito.
“Mi aspetteresti un attimo?” È proprio la
mia voce quella che sento? Quasi non ci credo che sono riuscita a dire una cosa
simile. Voglio ancora aspettare? No, ma voglio farlo impazzire e voglio
impazzire con lui. Noto un lampo di sorpresa nei suoi occhi ma mi fa cenno di
fare pure ciò che voglio. Gli poso un bacio leggero sulle labbra e mi sollevo
da lui. “Chiudi gli occhi per un minuto e aspettami qui.”
“Non so cosa tu voglia fare ma non ho
intenzione di andare da nessuna parte, credimi.” Me lo dice come se la cosa
fosse ovvia, sempre con una nota di scherno nella voce.
Ho un piano. Mi assicuro che non sbirci e
mi allontano velocemente verso l’armadio recuperando un completo di quelli che
mi ha regalato lui. So esattamente quale mettere.
Corro in bagno e in un attimo
mi libero del vestito e sostituisco il primo completo con il secondo. Quello
della mia marca preferita. Quello rosso passione. Incredibile come Jane ci
abbia preso anche sulla taglia o forse ha semplicemente spiato i miei vecchi
completi. Non mi guardo allo specchio. Saprò come mi sta quando mi vedrò
riflessa nei suoi occhi. Prendo al volo il mio accappatoio e lo indosso.
Jane è ancora sul letto. Seduto,
praticamente come l’ho lasciato, ad eccezione delle scarpe abbandonate in un
angolo assieme ai miei sandali.
“Il minuto è passato” mi dice. “Ora apro
gli occhi, Lisbon. Che tu sia pronta o no.”
E li apre davvero. Perfetto. Mi avvicino
piano e lascio che l’accappatoio scivoli a terra. Alzo il mio sguardo e fisso i
suoi occhi azzurri: iridi più scure e intense, pupille dilatate. Ecco, era
quello che volevo vedere.
“Niente male il completo. Vorrei conoscere
la persona che ha così buon gusto.” Cerca di fare il disinvolto ma, questa
volta, la sua voce lo tradisce. L’ho impressionato. Gli sorrido maliziosa e
cerco di sfruttare al meglio questa situazione di vantaggio sedendomi a
cavalcioni sulle sue gambe e scuotendo appena la testa: i capelli mi finiscano tutti
sulla schiena lasciando libera la scollatura. Mi sporgo con il petto
leggermente in avanti in modo che i miei seni sfiorino il suo torace e non
smetto di fissare i miei occhi nei suoi che, noto con piacere, avevano
indugiato un po’ verso il basso.
“E una volta conosciuta questa persona,
cosa gli diresti?”
Inizio a sfilargli una manica della
camicia mentre gli bacio la spalla e lascio scorrere la lingua seguendo la
linea del suo collo. Sento che cerca di rimanere calmo.
“Gli direi grazie. Grazie perché ti ha resa
più magnifica di quanto io avessi mai potuto immaginare.”
Mi fermo all’improvviso. Quello che ho
percepito nella sua voce mi ha lasciata senza fiato. È stato disarmante. Non ci
posso credere. È stato sincero! Come sull’aereo.
“Jane?”
Lui mi fissa e vedo i suoi occhi scurirsi
ancora di più. E poi, come se nulla fosse, inverte le nostre posizioni e si
libera della camicia che finisce a terra.
Succede tutto così velocemente che il mio
cervello si spegne e lascio che sia la passione a guidarmi. Non abbiamo bisogno
di parole. Basta trucchetti, basta inganni, basta dubbi. Cadono le ultime difese
fra noi mentre ci baciamo con trasporto, il mio reggiseno e le mie mutandine
volano praticamente sul comò insieme ai sui pantaloni e ai suoi boxer.
E poi è solo paradiso. Anzi no, è inferno
perché mi fa impazzire e sento che lui vuole impazzire con me. Un attimo prima
eravamo io e lui e un attimo dopo siamo finalmente un noi. Un noi di cui avevo
quasi perso la speranza, un noi al quale avevo quasi voltato le spalle. Un noi
che, in fin dei conti, mi rendo conto, aspettavo da tutta la vita.
“Ehi, bambini, che ne dite di andare a
chiedere a quella signorina laggiù con il costume verde se vuole fare un bel
bagno con noi?”
“Sììììì!”
Ritorno al presente e vede un nugolo di
ragazzini correre sul bordo vasca e urlare allegri, seguiti dagli sguardi apprensivi
dei genitori. Mi ritrovo praticamente attorniata da tante manine che cercano di
farmi alzare a forza dalla sdraio.
“Ok, ok. Vi ascolto, ma non parlate tutti
insieme. Ditemi cosa posso fare per voi” sorrido e faccio finta di non capire.
“Patrick ha detto che devi venire con noi,
signorina.”
“No, Jason! Patrick ha detto di chiederle
se vuole venire a fare un bagno con noi.”
“E io che ho detto, Ellie?”
“Tu l’hai praticamente obbligata. Non si
fa così.” La ragazzina di nome Ellie ammonisce con lo sguardo il bambinetto
piccolo e biondo che le sta accanto. Probabilmente è il suo fratellino.
“Ma io…” Jason mette il broncio ma non
riesce a finire perché viene interrotto.
“Oh, andiamo! Che importa come ce lo ha detto
Patrick. Signorina, viene con noi in piscina?” Un ragazzetto tra i più
grandicelli, senza farsi troppi scrupoli e con un fare da grande interviene
prima che i due, più piccoli di lui, inizino a bisticciare fra loro.
“Ok, bambini, non litigate, va bene? Vengo
con voi.”
Si alza un coro entusiasta di “Evviva” e
di “Yuppi” e in un attimo mi sento quasi trasportare dalla forza d’inerzia di
quel gruppetto scalmanato quando qualcuno mi agguanta da dietro e mi solleva
dalla vita. Delle risate divertite risuonano tutt’attorno a me, cappello e
occhiali volano via mentre faccio appena in tempo a chiudere la bocca per poi
ritrovarmi dopo un tuffo sott’acqua in piscina. Le braccia che mi avvolgono non
mi fanno male. È un abbraccio rassicurante quello che sento e che mi lascia
riemergere per riprendere fiato.
Mi volto a guardare il mio assalitore
e sbuffo un po’ indispettita. “Maledizione, Jane! Mi hai spaventata!”
Lui non si scompone minimamente mentre mi
tiene sempre le braccia allacciate in vita. “Smettila, lo so benissimo che te
l’aspettavi. Anzi, dovresti ringraziarmi per averti salvata da quelle piccole
pesti. Lo so che stavi già perdendo la pazienza.”
“Non è vero!” protesto. “E poi li hai
mandati tu a prelevarmi dal mio stato di pace e tranquillità.”
“Perché ti stavi annoiando e avevi voglia
di stare con me. Dì la verità?”
Rimango zitta un secondo di troppo e lui
mi sorride trionfante.
“Lo so che ti sono mancato. Non c’è
bisogno che tu me lo dica.”
E senza aggiungere altro mi bacia. Io mi
irrigidisco un attimo prima di staccarmi e guardarmi attorno imbarazzata ma dei
bambini non c’è nemmeno l’ombra. Scorgo la figura dell’animatrice che svolta
l’angolo prima di sparire mentre anche diversi genitori hanno lasciato le loro
postazioni di vedetta sui lettini ora vuoti.
“È ora di pranzo. L’animazione è finita.
Ma se alla piccola e dolce Teresa va bene aspettare ancora un po’, io posso
rimanere qui a tenerle compagnia.”
Porto le mani ad afferrare i suoi capelli
bagnati e mi ritrovo con la punta del naso a sfiorare la sua. Siamo occhi negli
occhi e sono sicura che le mie pupille si stanno dilatando. Sento un improvviso
desiderio che mi fa fremere fra le sue braccia mentre allaccio con disinvoltura
le mie gambe al suo bacino. Sono un’agente dell’FBI e non ho mai detto di
essere una santa e, onestamente, con un Jane così chi lo sarebbe? “Sarei molto
contenta se mi tenessi compagnia. Sai, laggiù da sola sotto l’ombrellone mi
sentivo un po’ abbandonata” ammetto, fingendo di lamentarmi.
“Allora devo rimediare.”
E senza aggiungere altro mi bacia, ancora
e ancora. Ci lasciamo cullare dalle acque calme della piscina e potremmo non
smettere mai ma mi accorgo che non possiamo andare oltre. Almeno non lì.
“Lo so, Lisbon. Una brava agente come te
non può fare certe cose in una piscina. D’accordo. Dammi un momento e ce ne
andiamo a pranzo.”
Mi stacco appena da lui senza fargli
presente che potrebbe anche smetterla di leggermi nella mente. Insomma, vorrei
che ogni tanto i miei pensieri rimanessero privati!
Ma preferisco uscirmene con stile. Non possiamo
sempre discutere su di lui che mi entra in testa. Il tempo può essere impiegato
in modo migliore. E questo lo so per certo. Quindi lo bacio ancora una volta e
poi con due bracciate raggiungo la scaletta della piscina ed esco. Mi metto un
po’ in mostra ma lo faccio di proposito. Se lo merita! Solo per punzecchiarlo
un po’. Sorrido soddisfatta mentre recupero il cappello, gli occhiali da sole e
la borsa da spiaggia e guardo di sott’occhi Jane che ancora non è uscito dalla
piscina.
“Allora? Che aspetti? Devo chiamare l’FBI
per farti uscire di lì?” Sono provocatoria ma mi piace.
“Ah, ah… spiritosa. Vai in camera. Tra
cinque minuti ti raggiungo.”
Sono palesemente appagata dalla piega che
ha preso la situazione e so perfettamente perché Jane ha bisogno di tempo prima
di uscire dalla piscina. Me ne sono resa conto benissimo quando stavo lì aggrappata
a lui. Ma nonostante non sia più una ragazzina non riesco a non arrossire come
se fossi alla mia prima volta. Maledizione! Sto scoprendo un Jane che tante
volte avevo immaginato ma che avevo sempre cercato di scacciare dalla mia mente
per non illudermi inutilmente. Vedere che invece la realtà è dieci, anzi che
dico, cento volte meglio e che la mia vicinanza gli fa un certo effetto…
beh, mi fa semplicemente gongolare di gioia anche se l’imbarazzo è duro a
morire.
“Hai detto cinque minuti, Jane. Se ritardi
ti chiudo fuori.” Gli faccio l’occhiolino e mi allontano avvolgendomi in un
pareo per asciugarmi almeno un po’. L’ennesimo regalo di Jane. Ok, appena
rientra in camera dovremo fare quattro chiacchiere anche su tutti questi
regali. Se solo riusciremo a parlare…
To be continued…