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Autore: AutriceIsterica    29/04/2020    3 recensioni
La storia parte subito dopo la battaglia contro il Night King (episodio 8X04).
Dal primo capitolo:"Sandor Clegane pensava veramente che quella potesse essere la sua ultima battaglia e che nessuno di loro sarebbe sopravvissuto, invece, contro ogni previsione, adesso sedeva insieme agli altri nella grande sala dei banchetti di Winterfell con il calice ricolmo sino all’orlo di vino, un pasto caldo nello stomaco e il cuore che ancora gli batteva nel petto".
Sansa e il Mastino alle prese con piccoli problemi di cuore!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo capitolo che spero vi piaccia!
 
Sandor
La luce filtrò dalla finestra inondando l’enorme stanza. L’immensa camerata, che Sandor condivideva con gli altri soldati, era ormai in tumulto. Appena il Mastino trovò il coraggio di issarsi a sedere il mondo prese velocemente a vorticare intorno a lui. Il ronzio nelle orecchie si acuì e lo stomaco si strinse ancora di più. 
Non rammentava di essersi ridotto in quello stato terribile. “Quel dannato vino…”. I ricordi, d’un tratto, lo assalirono; aveva vagato senza meta per il castello in preda ai fumi dell’alcool, mostri orribili e vecchi fantasmi avevano abitato la sua mente quella notte. Sandor chiuse gli occhi per la troppa luce e fece un respiro profondo, l’immagine di Sansa si palesò a lui. “Quanto poteva essere bella quella creatura”. Per un attimo si beò di quella visione, i capelli sciolti le ricadevano morbidi sulle spalle mettendo in risalto il viso di porcellana e la pesante veste da camera faceva intravedere la camicia da notte insieme ad alcuni lembi di pelle nuda del collo e delle gambe. Il tutto metteva in rilievo quello che, ormai, era il corpo di una donna. Ad un tratto quei pensieri divennero ombre e le immagini confuse. Sapeva, sapeva di averla spaventata, sapeva di aver parlato a sproposito e sapeva di essere stato impudente. La reazione lo aveva però stupito, si aspettava che quei sentimenti la disgustassero invece nei suoi occhi non ci aveva letto disprezzo bensì aveva visto una giovane donna che cercava di rimettere insieme i cocci di un vaso ormai andato in frantumi. Il Mastino aveva visto quello che Sansa disperatamente cercava di tenere nascosto con quella maschera di freddezza e compostezza. 
“Il fazzoletto!”. Sandor, a quel pensiero, scattò in piedi come se avesse preso la scossa, si tastò il corpo e controllò il giaciglio dove aveva dormito ma non trovò nessuna traccia. In quel momento la sua mente passò al setaccio una lunghissima sfilza di imprecazioni. Aveva smarrito quello che, dalla sera prima, era diventato il suo più grande tesoro. Era certo di averlo messo in una tasca del farsetto subito dopo il bacio
 
Il bacio. Istintivamente portò una mano alle labbra come a soppesare se vi fosse qualcosa di diverso o di nuovo. Si diede mentalmente del cretino e volse lo sguardo per vedere se uno dei pochi soldati rimasti nel dormitorio lo stesse guardando attratto dal suo strano comportamento.
 
Quando Sansa, subito dopo, era tornata la lady di ghiaccio che tutti, a Grande Inverno, ormai conoscevano gli aveva chiesto di andarsene.
“Ora, ti ordino di lasciare i miei alloggi, ho cose più importanti che meritano la mia attenzione”. La voce della fanciulla aveva rotto il silenzio. Non vi era traccia della minima esitazione.
Per un attimo Sandor, prima di sentire quelle parole, si era concesso di sperare. Subito dopo un moto di rabbia cieca lo aveva attraversato, avrebbe potuto soddisfare i suoi desideri, costringerla prendendola con la forza ma il volto di Sansa rigato dalle lacrime, ancora vivido nella sua memoria, era un’immagine che non poteva sopportare. Si era avvicinato a lei, mancavano pochi centimetri e l’avrebbe potuta toccare.
“Come ordina la mia lady”. Sansa percepiva il suo fiato caldo sul volto ma non ebbe tempo di elaborare quella sensazione che lui l’aveva già abbandonata e la porta era stata chiusa con violenza.
 
Sandor si era semplicemente diretto nelle cucine alla ricerca di qualcosa da bere che avesse il potere di scaldargli il petto. La vendetta nei confronti di Gregor l’unica cosa che gli era rimasta.
 
Il mastino, ormai del tutto sveglio, si diresse verso la piazza d’armi per capire a cosa fosse dovuto tutto quel trambusto.
 
Sansa
Quando il mastino era uscito dalle sue stanze Sansa era crollata, per cacciarlo aveva attinto a quel poco di autocontrollo che le era rimasto e adesso sedeva sul letto ancora frastornata.
Non riusciva a spiegarsi molte cose. Innanzitutto, perché aveva aperto la porta. “Per quale assurda ragione?”.Lo aveva sentito implorarla di aprire, lo aveva sentito chiamarla con quel nomignolo, Uccelletto, che un po’ disprezzava e che un po’ le era gradito. Così semplicemente aveva aperto. 
Quando poi si ricordò della figura dell’uomo che incombeva sopra di lei e dello sguardo che aveva rivolto al suo corpo, un brivido freddo di paura le aveva attraversato la schiena. “Ramsay allora mi ha spezzata a tal punto, sino ad aver paura di un uomo che non mi ha mai fatto del male anzi che mi ha protetta e aiutata finché ha potuto”. Sansa si lasciò sfuggire una lacrima e soffocò un singhiozzo. “È per lo stesso motivo che l’ho allontanato così, allora?”.
C’era stato un tempo in cui il suo aspetto e i suoi modi l’avrebbero disgustata mentre adesso non trovava più il suo viso tanto brutto e sapeva che, al contrario dei cavalieri che aveva incontrato, lui era stato fedele e onesto nei suoi confronti. Si rivide stretta nel suo abbraccio, le sue mani callose che le asciugavano le lacrime e la sorreggevano. Per un attimo infinitesimamente piccolo desiderò che Sandor non avesse obbedito ai suoi ordini.
 
Non era riuscita a disfarsi di quel maledetto fazzoletto, da quando l’aveva rinvenuto una delle ancelle sul pavimento della sua camera vicino alla porta e glielo aveva consegnato, non era riuscita a gettarlo. Non era un oggetto particolarmente fine o ricercato; le uniche cose che lo contraddistinguevano da un banalissimo pezzo di stoffa, un po’ troppo logoro e sporco, erano le iniziali ricamate in uno degli angoli. 
 
Ora Sansa riunita in consiglio di guerra con Jon, Daenerys, Tyrion, Arya e gli altri teneva quel dannato fazzoletto nascosto nella manica del vestito. Era sempre più tesa e i discorsi che stava ascoltando non contribuivano ad aiutare i suoi poveri nervi.
“I sopravvissuti sono esausti ora e sono molti i feriti. Combatteranno meglio se avranno il tempo di mettersi in forza”. Era intervenuta concentrando su di sé l’attenzione dei presenti.
“Tu quanto consigli?”. Aveva risposto la Khaleesi.
“Non so dirvelo, ho bisogno di parlare con i miei ufficiali”. Le due donne si stavano fronteggiando con astio adesso. Il volto dei presenti era sempre più teso, quello di Jon una maschera di nervosismo.
“Sono venuta al Nord a combattere al vostro fianco, ho messo a rischio la mia armata e la mia vita e quando arriva il momento di ricambiare il favore tu mi neghi il tuo appoggio”. 
“Parlavo dei nostri uomini e dei tuoi. Vuoi gettarli in una guerra che non sono pronti a combattere?”.
“Se lascio vivere i miei nemici diventeranno più forti”. Daenerys si era pericolosamente fatta sempre più cupa in volto.
“Il popolo del Nord onorerà le sue promesse e sarà leale alla Regina dei Sette Regni. Sempre”. Era dovuto intervenire Jon. “Tu comanderai noi obbediremo”.  Aveva detto quelle ultime parole guardando Sansa severo, per chiudere quel discorso che, ad un tratto, si era fatto pericoloso.
“Dunque, abbiamo un accordo a quanto sembra. Jon e ser Davos percorreranno le Strade del Re con le truppe del Nord e i sopravvissuti tra i dothraki e tra gli immacolati”. Tyrion guardava con attenzione la mappa aperta continuando ad illustrare al gruppo la strategia. “Un gruppo di noi seguirà a Porto Bianco e salperà per Roccia del Drago, la Regina e i suoi draghi ci proteggeranno dall’alto. Ser Jamie ha scelto di restare qui a Grande Inverno”. Brienne, quando il Primo Cavaliere aveva detto quelle ultime parole, era copiosamente arrossita sotto lo sguardo di lady Stark. “Allora avranno passato insieme la notte”. Aveva sentenziato fra sé e sé.
 
“Abbiamo vinto la Grande Guerra e ora vinceremo anche l’ultima in tutti i Sette Regni, gli uomini vivranno senza paura e senza crudeltà, sotto la loro Regina”. La voce della Khaleesi la riportò alla realtà, Daenerys la stava guardando negli occhi con aria di sfida, quelle parole bruciavano più del fuoco.
 
“Dobbiamo assolutamente parlare con Jon”. Pensò Sansa che, adesso, era tremendamente preoccupata.
 
Sandor
Il mastino aveva ascoltato quelle che erano state le disposizioni del consiglio di guerra dalla bocca dei soldati che erano già a lavoro nella piazza d’armi, il contingente si sarebbe mosso fra una settimana nella migliore delle ipotesi. Sandor sapeva benissimo che aveva bisogno di entrare nella Fortezza Rossa prima dell’arrivo di tutto l’esercito passando per uno dei richiedenti asilo, Gregor doveva essere suo a tutti i costi, dovevano essere le sue mani che lo avrebbero condotto all’altro mondo. Sarebbe partito tra due o tre giorni verso Approdo del Re.
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice (isterica): Ringrazio tutti coloro che recensiscono, che mettono la storia tra quelle seguite, ricordate e preferite e che sono arrivati sin qui. Un capitolo in cui la situazione politica si fa interessante, cruciale per i prossimi sviluppi. Fatemi sapere cosa ne pensate! 
 
 
   
 
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