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Autore: lizardiana    01/05/2020    6 recensioni
Shonan è mare, sole, surf. Cosa succede se un gruppo di amici decide di sfidare la Sfiga e di partire per la spiaggia?
Ispirata dalla canzone omonima degli 883, tre strofe, tre storie leggere.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shibari'
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3. Vai e colpisci

 
"Hey Mitchi è mica una tua parente quella laggiù?" Chiese Hanamichi. O almeno era quello che aveva capito Mitsui dato che il rosso aveva parlato con la bocca piena di patatine.
doaho fai veramente schifo”.
“Fanculo kitsune non mi guardare se ti faccio schifo e tieni lontana quella tua boccaccia!”
Kaede roteò gli occhi.
"Parente? Ma chi?" Rispose Mitsui
"Quella ragazza con la coda, là da sola" disse Hanamichi. "Continua a guardarti, e non credo sia perché sei bello".

Mitsui si sporse, appoggiò una mano sulle gambe di Kogure e facendosi scudo con Rukawa cercò di guardare chi fosse la ragazza in questione.
"Sicuramente sono più bello di te scimmia rossa!" Disse "e comunque no, non è mia parente. Probabilmente starà guardando il nostro principino Rukawa qui" commentò tornando al suo posto.
"No no guardava proprio te!" Si intromise Kogure. “me ne sono accorto anche io..”.
“Io mi sono girato un paio di volte per cercare la cameriera e l’ho sempre beccata a fissarti” riprese il rosso. “Hai fatto colpo mi sa, molto più di questa volpe subdola” disse indicando Kaede.
Hisashi lo guardò interrogativo “Volpe subdola? ma cosa diavolo" 
doaho vuoi un pugno sui denti?"

"Quella là ti sta guardando da almeno un'ora!" Disse Mito
"Siete sicuri? Chiese Hisashi, guardando la ragazza di sottecchi.
"Sì! Sei scemo? Muoviti! Vai e colpisci!" Rispose il moro.
Hisashi puntò lo sguardo in quello della ragazza, che prontamente lo abbassò. Tutta scena. Timidezza ostentata e falsa, pensò.
Hisashi si alzò sostenuto da gridolini e fischi da parte della sua tavolata. 

La ragazza indossava un leggero vestito a fiori con spalline sottili e un paio di sandali di cuoio con stringhe incrociate. La sua pelle era arrossata, probabilmente aveva preso il sole nelle ore più calde quel giorno, prima che arrivasse il temporale si poteva dire che fosse la giornata perfetta per la spiaggia.
Teneva i capelli legati in una coda alta che metteva in risalto il suo collo sottile, gli orecchini a cerchio le donavano una certa lucentezza.
Quando la raggiunse, Hisashi aveva ormai azzerato la sua salivazione.
Quella ragazza era veramente attraente.
"Ciao.." gracchiò "ehm.. Hisashi" disse indicandosi con la mano e poi indicando lei con sguardo interrogativo.
La ragazza rise "tu Hisashi, io Jane" rispose con voce divertita.
"Jane? Sei.. sei straniera?" Disse confuso. Aveva chiaramente lineamenti orientali..
Lei scoppiò a ridere. "No.. ha ha.. ma che Jane, Tarzan. Mi chiamo Tsubasa" rispose mostrando un sorriso a trentadue denti.
"Ah.. kami che figuraccia eh" commentò lui.
Lei sorrise, ma non rispose. Hisashi si sentì sotto pressione, il sangue aveva iniziato a vorticargli nel cervello.
"Ehm quindi.. dove vai di bello in ferie?" Disse, maledicendosi immediatamente per la stupidità della sua frase da baccaglio.
La ragazza non fece in tempo ad aprire la bocca che dalle spalle  di Hisashi arrivò un "vuoi venire al mare in tre con noi?" accompagnato da una mano sul suo braccio.
Hisashi trasalì al contatto e si voltò.
"Se..Sendō?" Disse.

Di fronte a lui, infatti, niente di meno che il sorriso più seducente dello Shonan.
Hisashi perse quel poco di saliva che gli era rimasto. Sendō era uno schianto. Abituato com'era a vederlo in uniforme da gara, Hisashi non si era mai accorto di quanto l'altro ragazzo fosse incredibilmente pieno di luce.
"Mitsui, che piacere. Allora, ti unisci a noi?" Disse accomodandosi al tavolino "scusa Tsubasachan sono tornato a cambiarmi ero.."
"..fradicio perché hai pescato fino a prenderti la pioggia in testa. Immaginavo.." rispose lei. Non sembrava avere un tono astioso, anzi, sembrava quasi avesse già fatto a patti con la realtà dei fatti: Akira Sendō non era affatto un ragazzo puntuale.
Hisashi riacquistò un minimo di decenza chiudendo la bocca ormai secca. Dalla tavolata arrivavano urla di ogni tipo, prese per il culo e risate. Hisashi arrossì e balbettò qualche parola di commiato, cercando di allontanarsi il prima possibile da quella coppietta meravigliosamente ben assortita.
 
Per tutta la sera, Hisashi si sentì gli occhi addosso.
Quando gli capitava di trovare il coraggio di guardare nuovamente verso la ragazza di Sendō, si rendeva conto che ora erano gli sguardi di entrambi a essere concentrati su di lui.
Sperò di non dover fare a botte per un baccaglio mancato. La promessa che aveva fatto all’allenatore Anzai era ancora valida, anche ora che era all’università.

Intanto la conversazione si era spostata sul basket, neanche a dirlo.
Rukawa quella sera era particolarmente loquace e stava raccontando a Kogure come erano nati alcuni degli schemi che avevano messo in pratica nell’ultima partita. Hisashi si immerse nella conversazione e quando nuovamente portò l’attenzione sul tavolino della coppia, si rese conto che Sendō era lì, di fronte a lui.
Una goccia di sudore freddo gli scese lungo la schiena.
Sendō sorrideva. Salutò cortesemente gli altri e poi si rivolse a lui “Senti Mitsui, dovrei parlarti. Puoi seguirmi fuori?”.
Hanamichi si voltò a guardarli, cercando negli occhi di Mitsui una richiesta di supporto, che non c’era. “Che c’è porcospino non puoi parlargli qui davanti a tutti?” disse. Rukawa fissò il suo sguardo sull’asso del Ryonan.
Quello rispose con un sorriso amichevole “Tranquilli, è solo una sciocchezza. Ma è tra noi due..” continuò. “Due minuti del tuo tempo, please..”.
Hisashi si alzò e passando sulle gambe di Kogure uscì da dietro il tavolo per seguire Sendō fuori dal locale.

“Ma che diavolo succede stasera?” disse Hanamichi. “Sembra una puntata di Hana Yori Dango..”.
“Dobbiamo seguirli?” disse Okusu, in guardia per la possibile scazzottata.
“Non penso che Sendō sia uno da pugni..” rispose Hanamichi.
La porta del locale si riaprì di scatto e tutti si voltarono con il pensiero di Hisashi.

“Aya!” disse Miyagi alzandosi di scatto “Hai.. sei ghiacciata!”
Rukawa prese la felpa dallo schienale della sua sedia e la porse ad Ayako, che gli sorrise.
“Grazie Kaede, non ce n’è bisogno, qui fa caldo”.
Ripresero posto e Ayako poggiò la testa sulle mani, i gomiti sul tavolo.
“È tutto ok?” chiese Yohei. Lei sorrise stanca. “Ora è tutto ok” disse. “Volevo solo tornare qui da voi..”. Tornò a sedersi in modo composto e mise una mano sul pugno stretto di Ryota, accarezzandogli dolcemente la mano.
“Mi accompagni a casa?” chiese.
Ryota sciolse la presa e la guardò con occhi premurosi. “Quando vuoi..” le disse. 
 
"Credo che andremo tutti" commentò Yohei "io di sicuro, sono un po' stanco per il turno spezzato di oggi.."
Il resto della banda annuì e tutti iniziarono a prepararsi. Kogure sembrava in apprensione, Hisashi non era ancora tornato e la cosa iniziava a procurargli una strana sensazione a metà tra il fastidio e la preoccupazione.
Raccolse il suo zaino e seguì gli altri in coda alla cassa. Quando fu il suo turno, Hisashi e Sendō rientrarono nel locale. Il capitano del Ryonan disse qualcosa all'orecchio di Mitsui, che sorrise imbarazzato.
Si salutarono e Sendō tornò al suo tavolo con un sorriso sornione.
"Quattr'occhi, ci sei?"
La voce di Hanamichi lo destò dalla sua trance.
"Eccomi Sakuragi" Disse, uscendo attraverso la porta che il rosso stava tenendo aperta per lui.
 
 
 

"Non c'era bisogno che mi accompagnassi" disse Kogure. La strada dal locale a casa sua era stata percorsa nel più totale silenzio. I passi di Kiminobu e Hisashi risuonavano come un canto a due cori per la strada quasi deserta.
“Mi faceva piacere. E poi, volevo parlarti” rispose Mitsui.
Il cuore di Kiminobu accelerò. E lui si sentì improvvisamente spaesato.
“Prima.. Sendō mi ha fatto una proposta strana..” continuò. La sua voce mostrava imbarazzo.
La gola di Kiminobu si strinse e iniziò a pizzicare. Chissà che ti immaginavi, si disse. 
Si schiarì la voce e chiese di spiegarsi meglio.
“Ecco, mi ha detto che la sua ragazza mi trovava interessante e che lui fa qualsiasi cosa per lei.. ecco insomma. Sì. Ecco, mi ha detto di andare da lui, dopo, se voglio… insomma, provare..”.
Kogure strabuzzò gli occhi "ma.. tu, lei, lui.." disse, unendo i palmi delle mani.
Hisashi annuì anche se Kiminobu non poteva vedere bene il suo viso perché si stava nascondendo abilmente.
Cercò di ignorare la stretta alla gola che si faceva più forte. Non voleva dare una motivazione a quel malessere, non era proprio il caso!
“Beh” provò a rispondere “Immagino siano cose alle quali non si può rispondere di no.. no?” disse, concludendo con una risata finta. Nella sua testa quelle parole suonavano false come una banconota da 3000 yen. Non ci credeva minimamente, ma pensava che forse era quello che Hisashi voleva sentire.
 
Hisashi si fermò e lo guardò.
“Già..” disse “sono cose che non puoi rifiutare, no?”
Kogure girò lo sguardo. Mancavano poche centinaia di metri a casa sua.
“Dai, che ci fai ancora qui” disse, cercando di non incrociare gli occhi del suo amico. "Ci vediamo domani, Sakuragi vuole riprendere la partita” concluse.
Mitsui lo guardò, sospirò, e rispose che sarebbe andato a prenderlo per fare la strada insieme.
 
Ogni passo portava un masso in più sullo stomaco di Kogure. Ma no, non avrebbe dato un nome a quella emozione. Non avrebbe dato un nome alla recente impellente necessità di stare con Hisashi ora che erano in pausa dalle lezioni dell'università ed erano tornati entrambi a casa dalla famiglia.
Non avrebbe cercato una definizione per la recente routine di pensare a lui prima di addormentarsi. Non avrebbe contato le volte in cui si perdeva con lo sguardo sul suo corpo, sul suo viso, la cicatrice -leggera ormai- sul suo mento.
Non l'avrebbe fatto, no. Rien de rien.
 


A un chilometro di distanza, Ayako e Ryota erano seduti sulle panchine della stazione Katase-Enoshima. Erano già partiti due treni nel frattempo, ma Ayako non si decideva a salire. Continuava a tenere la mano di Ryota e a guardare il viavai silenzioso dei pochi viaggiatori di quella sera.
Ryota nel contempo guardava in aria, passando il pollice con dolcezza sulla pelle della sua amata.
“Finora non si era mai comportato così” disse a un certo punto. “Ma ho visto troppe volte mia madre scusare mio padre per passarci sopra..”.
Ryota la guardò, finalmente. “Ayachan, sei la ragazza più tosta che abbia mai conosciuto..” disse.
Kamisama, ha fatto l’uomo delle caverne, ti rendi conto?” continuò.
Ryota sbuffò.
“Io non sono di proprietà di nessuno” disse lei. “La libertà è fondamentale per me. Oggi insulta i miei amici, domani mi chiederà di lasciare il club!”.
Ryota rabbrividì. Non poteva pensare di perdere la compagnia di Ayako. Anche da amica.
“Ayako” disse, voltandosi verso di lei e fissando gli occhi nei suoi. Lei lo guardò e fu come tornare sulla terra. Nei suoi discorsi, si era completamente persa in un altro mondo, ovattato.
“Io non so se posso essere la persona giusta per te, perché anche io posso cadere nella gelosia. Ma sicuramente mai potrei pensare di limitare la tua libertà. Lo so che te lo dico sempre.. ma davvero.. pensaci ok? A me, con me.”.
Quando finì di parlare era diventato rosso come un pomodoro. Non aveva mai avuto l’occasione di dichiararsi con così tanta vicinanza fisica, in un luogo tutto loro, tenendosi per mano.
Ayako sorrise e con la mano libera accarezzò la guancia di Ryota.
Poi, leggiadra, si chinò a posare un leggero bacio sulle sue labbra.
“Grazie Ryota. Sei dolce”.
Si alzò e senza aggiungere una parola salì sul treno. Direzione Fujisawa, una sola fermata per Kugenuma Kaigan.
 


"Dovrebbe essere questo" 
Hisashi parlò tra sé e sé di fronte all'edificio che ospitava i piccoli appartamenti abitati dai fuori sede. Studenti, impiegati, professori. Se non aveva capito male, Sendō era originario di Tokyo ed era stato precettato per giocare nel club di basket.
Il Ryonan era una scuola privata, non prestigiosa quanto il Kainan o il Sannoh, ma sicuramente non aveva niente da paragonare al popolare Shohoku. Chissà se aveva una borsa di studio o se la sua famiglia era così ricca da permettersi la retta e la casa. Hisashi scosse la testa. Non era il momento di pensare alle vicessitudini della vita di Akira Sendō!
Trovò la porta con il numero 13 e senza pensare oltre, bussò.
 
Ci mise qualche secondo per associare il ragazzo seminudo, con i capelli neri appiccicati alla fronte, al porcospino asso del Ryonan.
Sendō sorrise e invitò Hisashi a entrare.
Tsubasa, ancora fasciata da quel leggero vestitino che indossava al locale, era seduta alla piccola scrivania che, insieme al letto e a un piccolo armadio a due ante, componeva l'intero arredamento del piccolo appartamento.
La ragazza lanciò uno sguardo sensuale e con un leggero movimento della mano si slegò i capelli.
 
Hisashi annuì alla domanda di Sendō, senza davvero capire cosa gli avesse detto.
Così si trovò una mano sotto la maglietta, intenta ad accarezzargli il ventre. Si irrigidì, facendo mugugnare di apprezzamento il ragazzo alle sue spalle mentre la sua mano passava sugli addominali ora in tensione.
Hisashi si rese conto che non avevano parlato di ruoli e coppie in quei minuti fuori dal locale, così pensò che forse avrebbe dovuto ascoltare la domanda prima di rispondere, qualche secondo prima.
Akira avvicinò il viso al collo di Hisashi, passò piano la lingua in quella piccola porzione sotto il lobo e poi sussurrò "lei vuole guardarci un po', poi si unisce..".
Hisashi si voltò, ritrovandosi le braccia di Akira attorno alla vita. Pochi centimetri dividevano le loro labbra e Akira.. Akira era stupendo.
Sensuale. Caldo. Lussurioso.
Hisashi arrossì. "Lasciati guidare da me.." disse Akira, abbassando le sue mani al bordo dei pantaloni che indossava la sua preda di quella sera.
Hisashi sospirò nel sentire le sue calde dita introdursi attraverso l'elastico della sua tuta, sfiorare la sottile stoffa del suo intimo e accarezzare il suo membro semi eretto.
La sua attenzione ora fu sballottata tra il percepire la sua mano e il godere dei baci umidi che l'altro stava depositando sul suo collo.
"Puoi toccarmi" sussurrò al suo orecchio. "Ho solo un asciugamano, niente di complicato..".
Hisashi mugugnò, poi mosse velocemente le mani a slacciare l'incastro tra i lembi dell'asciugamano bianco che Akira portava evidentemente dopo la doccia.
Fece un leggero fruscio, nel scivolare a terra accarezzando i fianchi e le gambe muscolose di Akira.
Hisashi deglutì rumorosamente, facendo ridacchiare il ragazzo di fronte a lui.
 
"Insomma ragazzi passate all'azione oppure no?"
 
Hisashi trasalì.
 
Si era completamente dimenticato di lei. 
 
In un lampo si allontanò da Akira, sistemandosi i vestiti addosso. "Scusa Sendō io.. scusa" disse, battendo in ritirata. In un nanosecondo era sulle scale, saltandone tre a tre, nella testa una gran confusione. Aveva appena lasciato a bocca asciutta il ragazzo più bello della prefettura di Kanagawa. Nudo, senza parole.
 


Era metà pomeriggio quando Kiminobu alzò il ricevitore del citofono.
"Allora, come è andata?" Disse senza chiedere chi fosse. Aveva già visto la figura di Hisashi avvicinarsi al cancello.
"Lascia stare.. non ce l'ho fatta.." Rispose l'altro.
Con un sorriso sornione, Kogure poggiò la cornetta, prese le chiavi e uscì.
 


Fine.
 

Ciao a tutti!
Questa prima storia finisce così.. aprendo un mondo. Come annunciato nella descrizione, questa prima canzone ha portato tre storielle leggere che però ho in mente di collegare alle prossime canzoni per sviluppare alcuni punti lasciati in sospeso!

Grazie a chi ha letto e commentato finora :) mi ha fatto bene sapere che l'idea possa piacere!
 
Alla prossima storia!
   
 
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