6. Mai una volta che si possa riposare in
santa pace
“Oh, signor Jane! Benvenuto! La stavo
aspettando!” Il proprietario del bazar sulla spiaggia dove io e Jane abbiamo
fatto acquisti il giorno prima ci viene incontro. Jane ha proposto di cenare
fuori in un locale con terrazza vista oceano che, a quanto pare, appartiene
allo stesso signore cordiale e allegro che ora ci sorride riconoscente.
“Buonasera, Leonardo. Te l’ho detto che
saremmo venuti. Devi scusarci ma ieri sera abbiamo avuto un contrattempo…” Jane
mi guarda facendomi l’occhiolino e cingendomi la vita mentre io faccio vagare
il mio sguardo sul ristornate cercando di mostrarmi indifferente per nascondere
un sorriso e un improvviso rossore. Definire un contrattempo quello che c’è
stato fra di noi direi che è riduttivo se non addirittura inappropriato. Dovrei
farlo presente a Jane.
“Sai, il primo giorno di vacanza, la
stanchezza del viaggio…” cerca di minimizzare con noncuranza.
“Certo, signor Jane. Non si preoccupi. L’importante
è che siate qui ora. Le ho riservato il nostro tavolo migliore, per lei e la
signorina…”
“Ah sì, Leonardo, ti presento la signorina
Teresa Lisbon.” Poi sottovoce con uno sguardo complice aggiunge: “Agente
speciale dell’FBI.”
Con un’occhiata interrogativa fulmino Jane.
Che bisogno c’era di dirgli che sono dell’FBI? Sono in vacanza, dopotutto. Ok,
congedo temporaneo, ma per una volta mi piacerebbe essere solo la signorina
Lisbon.
“Molto piacere, agente Lisbon. Davvero
molto piacere.”
“Piacere mio, signor Leonardo.” Ecco, appunto.
Sono subito diventata l’agente Lisbon.
Mi stringe la mano forse in modo un po’
troppo entusiasta. Mi pare strano. C’è qualcosa che non mi convince ma prima di
poter aggiungere altro, Jane mi invita a seguire Leonardo verso il tavolo che è
ci è stato riservato. Si trova all’angolo della terrazza, è illuminato da una
candela sul tavolo posta accanto ad un vasetto con una sola rosa bianca. È una
composizione così fine nella sua semplicità che quasi mi emoziono. Accidenti,
non pensavo di essere così sentimentale! O forse sarà la serata. La luna è già
alta nel cielo; è luna piena e il fruscio delle onde che si infrangono sulla
spiaggia sono un sottofondo perfetto.
“Allora signori, vi lascio la lista e se
permettete vi vorrei offrire un aperitivo della casa. È davvero ottimo, credetemi.”
“Oh, ti crediamo eccome, Leonardo. Tu che
ne dici, Lisbon? Ci lasciamo tentare dall’aperitivo?”
Jane mi guarda sorridente.
“Sì, perché no!”
“Ottimo! Allora ve lo faccio portare
subito.”
Leonardo si allontana veloce in mezzo agli
altri tavoli tutti occupati. A quanto pare il locale ha un giro di clienti
niente male. Rivolgo la mia attenzione a Jane che sta sfogliando con interesse
il menù.
“Jane?”
“Dimmi.” Non alza lo sguardo mentre si
accomoda meglio sulla sedia, con le gambe incrociate.
“Devo per caso sapere qualcosa?” Mi sporgo
appena sul tavolo verso di lui. Meglio non tergiversare quando c’è di mezzo
Jane. C’è qualcosa che non va. Lo sento.
“In merito a?” Jane mi guarda perplesso.
“In merito al signor Leonardo e a questa
serata.” A volte, anzi, diciamo pure spesso e volentieri, parlare con Jane è
esasperante. Bisogna fargli mille domande per estorcergli anche le informazioni
più banali, come quando si cerca di estorcere una confessione ad un bambino
trovato con le mani già sporche di marmellata.
“Non credo ci sia molto da dire. Quando ho
pagato i nostri acquisti al bazar l’altro giorno, il signor Leonardo, nel
parlare, mi ha detto che aveva un ristornate così gli ho detto che ti ci avrei
portata. A quanto pare fanno un ottimo pescado qui. È la specialità della casa.
Credo che prenderò quello. Tu potresti prendere altro e poi ce lo dividiamo. Che
ne dici?”
“Jane?” lo guardo un po’spazientita.
Lui alza gli occhi al cielo. “D’accordo,
Lisbon. C’è un motivo se ti ho portata qui oltre che per la cena, ma posso
dirtelo a fine serata? Vorrei godermi questa magnifica luna.
A te non piace?”
Non vorrei lasciar cadere il discorso così
presto ma con un gesto inaspettato Jane mi prende la mano destra e se la porta
alle labbra. Inizia a baciarmi piano il dorso della mano mentre i suoi occhi
azzurri si fissano nei miei e mi chiedono di lasciar perdere le troppe domande,
per ora. Gli faccio un mezzo sorriso e sbatto le palpebre, giusto per essere
sicura che non mi abbia ipnotizzata. D’accordo, Jane. Acconsento. Ma solo per
ora.
“Sì, in effetti è molto bella.
“Ecco l’aperitivo della casa, signori.”
Una cameriera molto professionale ci ha
appena raggiunti con un vassoio di stuzzichini di mare tra i più variegati e
due cocktail dai colori sgargianti. Mi sento un attimo in imbarazzo quando noto
che la cameriera, nell’appoggiare i nostri bicchieri, ha indugiato un attimo di
troppo sulla mia mano in quella di Jane. Insomma, non c’è niente di strano in
questo ma mi sento ancora un po’ a disagio a mostrarmi in pubblico in
atteggiamenti da coppia. Non sono mai stata una donna espansiva nel mostrare i
miei sentimenti e forse anche il fatto di come sia cambiata la mia situazione
sentimentale in soli 3 giorni, passando da Marcus a Jane, mi lascia un po’
titubante. O forse è solo colpa di Jane. Ma sì, è sempre colpa di
Jane, dopotutto.
“Io mangerei qualcosa, no? Sembra tutto così
invitante.”
Jane ha già addentato una tartina e io lo
seguo a ruota. Ho deciso che mi voglio godere la serata. Tutto il resto può
aspettare.
“Ma davvero sei riuscito a cavartela
così?”
Sono sbalordita. Di certo dopo così tanti
anni che conosco Jane non dovrei più stupirmi di nulla, specie delle sue
capacità di ottimo bugiardo ma le cose, ovviamente, non vanno così.
Jane ha appena finito di raccontarmi un
aneddoto buffo di quando era solo un ragazzino e viveva ancora al circo
itinerante con suo padre.
“Sì, gli ho detto che ero sonnambulo.
D’altra parte erano le tre di notte. Mi sembrava una buona bugia.”
“Ma tuo padre e gli altri ti hanno
creduto?”
“Diciamo che stavo già affinando la mia particolare
tecnica di relazioni interpersonali. E quale modo migliore di sperimentarne
l’efficacia se non sui parenti e sulle persone che ti conoscono meglio al
mondo? E sì, ci hanno creduto.” Fa spallucce come se quello che mi ha appena
detto fosse la prassi. Spero per lui invece, che quello che ha dichiarato di
provare per me sia davvero la verità, altrimenti una bella pallottola nel fondo
schiena non gliela toglierà nessuno.
Scuoto la testa e mi concedo una mezza
risata. “Scusa Jane, ma mi fa ridere immaginare te che porti a spasso Desy
l’elefante nel cuore della notte lungo una strada parallela all’autostrada solo
perché volevi liberarla.”
“Beh, ero un ragazzino sensibile! Desy ama
le mele, se ti ricordi, e io pensavo che oltre l’autostrada ne avrei trovato un
campo pieno per poterla rendere felice. Ero in buona fede, dopotutto.”
“Certo! Come no!”
Non posso non ridere. E Jane si unisce a
me.
Abbiamo quasi finito anche il nostro dolce
e ci guardiamo negli occhi mentre accetto un ultimo boccone di cheesecake al
cioccolato direttamente dalla sua forchetta. In modo malizioso mi pulisco il
labbro inferiore con la lingua ma lui non dice nulla. Non smette di sorridermi.
La cena è stata davvero superba: pescado e
grigliata di carne. E il vino ha contribuito a rendere l’atmosfera spumeggiante
e intima. Mi sono ritrovata naturalmente a raccontare alcune cose divertenti
della mia infanzia che avevo quasi del tutto rimosso. Ricordi sepolti sotto un
cumulo di macerie dolorose collegate alla morte di mia madre e a quella
successiva di mio padre.
Poi anche Jane mi ha raccontato stralci
della sua vita da circense, per lo più fatti strampalati e assurdi come lui a
spasso di notte con Desy l’elefante quando aveva solo 11 anni. Nemmeno lui deve
avere moltissimi ricordi felici nella sua infanzia ed è per questo che sono
contenta che abbia deciso di condividere con me quello strambo episodio.
Vedo che Jane si guarda in giro.
Dev’essere parecchio tardi perché il locale è quasi vuoto. Come se fosse stato
attratto dallo sguardo di Jane, Leonardo compare magicamente nel nostro campo
visivo e ci si avvicina con un gran sorriso.
“Signori, tutto bene?”
“Tutto davvero ottimo, Leonardo.”
“Sì, direi perfetto” mi aggiungo a Jane
nei complimenti.
“Sono contento. L’approvazione dei clienti
è sempre la miglior soddisfazione per un ristoratore.”
“E per un venditore” continuo ricordando
il suo modo di fare al bazar.
“Anche” arrossisce appena e poi noto che guarda
Jane di sott’occhi.
“Ok, Lisbon. Visto che hai menzionato
l’argomento direi che è ora di sollevare Leonardo da un grosso peso.”
Guardo entrambi un po’ confusa mentre
Leonardo, su invito di Jane, prende una sedia e si sistema tra noi.
“Su su, Leonardo. Racconta pure tutto
all’agente Lisbon. Io ti farò da testimone.” Jane lo incoraggia con un sorriso
mentre io assumo, quasi involontariamente, un’aria guardinga e professionale.
Ho la vaga idea che ci sia in ballo qualcosa di grosso.
Leonardo sospira, mi guarda e inizia a
raccontare.
“Sa, agente Lisbon, io non vorrei darle
dei fastidi ma il signor Jane mi ha assicurato che voi avreste potuto aiutarmi
e in effetti mi trovo proprio in un casino.”
Come supponevo. Le premesse non sono delle
migliori. Cerco di non far vedere il mio nervosismo.
“Non si preoccupi, Leonardo. Se Jane le ha
detto così sono sicura che potremo fare qualcosa per lei. Mi racconti tutto.”
In sostanza il signor Leonardo si è
ritrovato immischiato in qualcosa di grosso. Cinque anni fa sua moglie si è
ammalata e da allora sta facendo delle cure mediche piuttosto costose.
All’inizio i soldi c’erano, il ristornate andava bene e le cure facevano ben
sperare in una guarigione piuttosto celere. Poi i problemi di salute sono
aumentati, i soldi hanno cominciato a scarseggiare e le sole entrate del
ristorante non bastavano più. Un giorno, il figlio di Leonardo, che a quanto ci
ha detto lavora per una multinazionale straniera con sede in Brasile, ha
proposto al padre di prendere in gestione il bazar sulla spiaggia. Era di
proprietà di questa presunta multinazionale che aveva bisogno di un uomo fidato
della zona per gestire il negozietto per turisti. Leonardo ha accettato perché
ormai era disposto a tutto e aveva pensato che gestire il bazar di giorno e il
ristornate di sera non sarebbe stato un problema, anzi una vera opportunità
venuta dal cielo in un momento difficile. Ovviamente non aveva fatto i conti
con le regole di gestione imposte dalla multinazionale: la più strana
era quella che si dovessero pagare gli acquisti solo con carta di credito. E
qui è entrato in gioco Jane e il nostro acquisto di ieri. Jane ha infatti
scoperto che Leonardo stava tentando di clonargli la carta di credito ma
siccome aveva letto la paura sul suo volto quando era stato colto sul fatto,
aveva pensato di rivelargli che io e lui lavoriamo per l’FBI e che avremmo
potuto fare qualcosa per lui se avesse deciso di collaborare o confessare.
E così ora sappiamo che Leonardo è
costretto a clonare le carte per conto di terzi per riuscire a prendere un po’
di soldi. Aveva provato a ribellarsi una volta ma il risultato era stato che, accidentalmente,
una parte del ristornate era stata devastata da alcuni presunti vandali
della zona. In più non aveva più notizie del figlio da circa un mese ma non
poteva denunciarne la scomparsa perché gli era stato inviato un chiaro
messaggio di non parlare altrimenti il figlio avrebbe fatto una brutta fine.
Lui doveva solo continuare ancora per un po’ il suo sporco lavoro al bazar e in
cambio avrebbe rivisto il figlio, prima o poi. Insomma con la moglie che sta
male, il figlio scomparso, le due figlie che lo aiutano a mandare avanti il
ristorante e il giro losco di affari del bazar, Leonardo è proprio arrivato al
limite.
“Allora, agente Lisbon, riuscirete a fare
qualcosa per me? In fondo ho collaborato, non è così?” e guarda Jane speranzoso.
Jane gli mette una mano sulla spalla. “Non
ti preoccupare, Leonardo. L’agente Lisbon è la migliore e quando lavora con me
lo è ancora di più.” Mi fa un occhiolino per fermare il mio sguardo
inceneritore.
“Vedremo cosa possiamo fare, signor
Leonardo. E cercherò di farle avere meno ripercussioni possibili.”
“Grazie, grazie davvero.” Il pover’uomo ha
le lacrime agli occhi.
Incrocio per un attimo lo sguardo di Jane
che ricambia tranquillo.
Ok, addio pace e tranquillità. Bentornato
lavoro di routine.
To be continued…
Angolo Mirty_92:
Spero vi sia piaciuta.