Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Le Streghe    10/08/2009    7 recensioni
Inevitabile. Una parola per descrivere il destino che li unisce e che li condurrà tutti insieme verso una meta comune.
Una storia dove troverete amore, magia, puro angst, yaoi, graditi (o sgraditi) ritorni.
Con "Intrecci" si apre (ahinoi) l'ultimo arco narrativo di questa lunghissima storia.
Il promesso yaoi è finalmente alle porte, siete pronti/e a beccarvi le conseguenze?
Scritta in collaborazione da Le streghe, ovvero Lay e Harianne.
Capitolo 49: ‘In altri tempi, forse, una simile scena lo avrebbe fatto infuriare al punto da spingerlo ad urlare contro Doumeki, ora invece…’
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo7
Destino Inevitabile - A stretto contatto
Capitolo 7
In missione per conto di Yuuko.


L'area dove si tenevano le lezioni di tiro con l'arco era da sempre un luogo dedito al silenzio. Gli unici suoni percepibili erano quelli provenienti dagli estenuanti allenamenti, cui i tiratori si sottoponevano per migliorare la propria mira. Una regola che, implicitamente, si estendeva anche alle gare, momenti in cui gli spettatori si limitavano ad applausi contenuti e parole ben bisbigliate.
Già, quello non era affatto il luogo adatto ad urla o schiamazzi. Simili "incidenti" avvenivano solo in rarissimi casi e sempre a causa di alcune ragazze che, ignare delle poche semplici regole che ruotavano attorno al kyudo*, si riunivano in contemplazione dell'unico arciere in grado di colpirne i cuori ancor prima di aver scagliato la freccia.

«Doumeki-kun...»
Seduto in un angolo, Watanuki alzò gli occhi al cielo in segno di resa. Negli ultimi cinque minuti quella era già la trentesima volta che una ragazza sospirava il nome dell'arciere con fare svenevole.
«Dannato di un Doumeki...» Sbottò. «Mi tocca anche aspettarlo, ora! Neanche fossi una di quelle stupide ragazzine adoranti del suo fanclub!» Lo sguardo puntato contro le più rumorose della giornata.
«Oh...» Sospirò una delle due ragazze, guardando l'arciere con fare adorante. «Guarda com'è bello!»
«Hai ragione...» Esclamò l'altra osservandolo mentre con sguardo concentrato mirava al bersaglio. «Si... devo proprio chiedergli un appuntamento.» Dichiarò decisa.
Nel sentire quei commenti, il senso di fastidio di Watanuki si tramutò rapidamente in livore. «Tzè, cosa avranno da ammirare poi! Quello è solo un mangia-a-sbafo. Ecco cos'è!» Borbottò tornando a fissare l'arciere. «Certo è alto, ha le spalle larghe e...» Resosi conto delle sue stesse parole si fermò di colpo, improvvisamente irritato con sé stesso.
Nell'area di tiro, intanto, Doumeki si apprestava a compiere l'atto decisivo: lo sguardo diretto contro il bersaglio, la tensione visibile in ogni muscolo.
«Oh...» Sospirò la meno agitata. «Ichi-chan non è meraviglioso?»
In quel preciso istante l'arciere scagliò la sua freccia centrando brillantemente il bersaglio. «Si che lo è!» Urlò l'altra saltellando. «Shizuka-kun, sei il migliore!»
Distratto dalle urla euforiche delle ragazze, Doumeki si voltò in direzione delle più chiassose tra tutte, notando Watanuki seduto a pochi metri da loro ed intento a fissarlo. L'espressione indecifrabile.
Incurante di tutto il resto, depose l'arco e, tolto il guanto protettivo, si avvicinò al ragazzo.
«Oi... tutto bene?» Domandò, ignorando gli urletti ammirati del suo stuolo di ammiratrici. «Watanuki...» Tentò nuovamente.
Il ragazzo aveva tutta l'aria di chi stava sognando ad occhi aperti, concentrato sull'utilità di quelle frecce e sulla bravura del ragazzo che le aveva tirate, un'abilità che era riuscita più volte a trarlo in salvo da situazioni a dir poco spiacevoli.
«Eh?» Mormorò, ridestandosi di colpo da quei pensieri. «Io... si sto bene. Pensavo che... sei bravo.» Nel dirlo, il suo sguardo ancora fisso sul bersaglio passò al ragazzo che aveva di fronte. I pugni improvvisamente stretti. «Questo però non ti dà alcun diritto di pretendere che stia sempre a cucinare per te. Capito?! E questo vale anche per le tue frecce hama!» Strillò.
«Non urlare.» Replicò l'arciere portandosi le mani alle orecchie.
«Doumeki è così bello che piace anche ai ragazzi.» Mormorò Ichi all'amica.
La risatina dell'altra sembrò innervosire Watanuki. «Hei!» Esclamò, voltandosi verso le due ragazze. «A me non piace questo qui, capito?!»
A quelle parole, Ini si limitò ad uno sguardo dubbioso e l'amica ne approfittò per sussurrarle qualcosa all'orecchio. «Si, credo anche io che sia cotto.» Bisbigliò a voce troppo alta.
Watanuki stava quasi per risponderle a tono ma la voce di Doumeki lo obbligò a rimandare.
«Che c'è?!» Urlò all'ennesimo "oi" del ragazzo.
Del tutto impassibile, il più grande si avvicinò di un ulteriore passo, guardandolo dritto negli occhi con espressione seria. «Io vado a cambiarmi. Tu cosa fai. Vieni con me o aspetti qui?»
Watanuki lo squadrò, notando il leggero velo di sudore sulla pelle dell'altro dato dall'esercizio appena compiuto. «Eh?! No no... Vai pure!» Ribatté agitando le mani davanti a sé, le guance sempre più rosse per l'imbarazzo. «Insomma... agli altri darà fastidio una mia intrusione e... devo ancora pensare alla cena. Insomma vai!»
Senza smettere di guardarlo, Doumeki estrasse di tasca l'amuleto consegnandolo al ragazzo. «Aspettami qui allora.»
«Tu!» Urlò l'altro, agitando la mano in cui stringeva l'oggetto appena ricevuto. «Smettila di fare cose tanto compromettenti con quell'espressione neutra. Mi hai capito?!»
In risposta alla nuova sequenza di urla l'arciere, ormai diretto verso gli spogliatoi, si limitò a portare il dito indice all'orecchio.
Quando fu abbastanza lontano, Ichi, che aveva osservato l'intera scena con un leggero cipiglio, tornò a rivolgersi all'amica. «Sai Ini-chan... temo che stiano insieme...»
Quell'affermazione rappresentò la più grossa umiliazione che Watanuki avesse mai subito. E lui non era certo estraneo al triste peso della vergogna. «Hei voi!» Urlò, ancora rosso in viso. «Come osate! Io stare con quello? Non scherziamo!» Protestò.
Ancora infuriato tornò a sedersi sulla panchina, osservando per un attimo l'amuleto ancora in mano e ripensando a quanto avvenuto negli ultimi giorni. Le liti, l'improvvisa vicinanza con Doumeki, le parole di Yuuko, quelle di Haruka...
«Figurarsi...» Borbottò. «Io con quel musone che pensa sempre a mangiare. Tzè. È solo colpa sua se mi trovo in queste situazioni. Lui ed il suo stupido modo di comportarsi! Non ha vergogna! Chi si crede di essere. Solo perché ha fascino non può certo pretendere...» Si bloccò di colpo, avvertendo quattro occhi puntati sul suo collo. Per un attimo il gelo lo colse e si voltò lentamente, temendo di cogliere degli spiriti pronti a sbranarlo. Al loro posto trovò le due ragazze di prima, intente a fissarlo con espressione sconvolta.
Dai loro sguardi si rese conto di aver pensato ad alta voce e di aver detto cose evidentemente equivocabili. Quel pensiero gli fece decisamente rimpiangere gli spiriti.
«Che... che avete da guardare voi due?!» Chiese, fingendosi offeso da tanto interesse.
La più timida delle due scoppiò in lacrime e l'altra, evidentemente esasperata, avanzò di qualche passo fulminandolo con lo sguardo. «Che abbiamo?» Domandò in tono acido. «Ci chiedi che abbiamo?! Perché non la smetti di fingere piuttosto! Dici che non state insieme e poi parli di quanto sia affascinante? perché non ti decidi una buona volta!» Gli lanciò un ultimo sguardo infuocato, dopo il quale si allontanò in compagnia della cugina, ancora in lacrime.
«Decidermi? Decidermi su cosa?» Urlò Watanuki, ancora più arrabbiato. «Aspettate! Dico a voi!» Continuò.
In quel mentre sopraggiunse Doumeki. «Perché dai fastidio a quelle ragazze?» Domandò con voce piatta.
«Non apparirmi così di colpo!» Si agitò il più giovane, spaventato dall'arrivo improvviso dell'arciere. «E poi non stavo dando fastidio a nessuno! Sono loro che hanno detto che dovevo decidermi. Tss insinuare che stiamo in...» Il solo pensare a quell'insinuazione lo fece arrossire.
«Deciderti su cosa?» Si informò l'altro.
«Cosa vuoi che ne sappia io! E' stata quella a dirlo!» Rispose agitando un braccio nella direzione dove le due ragazze erano ormai sparite.
Dopo una rapida occhiata al punto indicatogli, ormai vuoto, Doumeki tornò a posare lo sguardo sul compagno.
«Andiamo?» Domandò infine, riappropriandosi del talismano e prendendolo per un braccio.
A quel contatto Watanuki lo fissò malamente, poi però sembrò tranquillizzarsi annuendo e seguendolo, stranamente in silenzio. La mente ancora rivolta alle parole delle due insopportabili ragazze.


~X~X~X~

Quando quel pomeriggio giunsero al negozio Watanuki era decisamente di pessimo umore e, nonostante la cosa fosse ben evidente dalla sua espressione imbronciata, Yuuko decise di non darvi peso accogliendo lui e Doumeki con un ampio sorriso. Esattamente uno di quelli che per Watanuki significava "aria di guai".
Dopo averli fatti accomodare in salotto, la donna spiegò loro che quel pomeriggio li attendeva una nuova avventura. Il che significava, ovviamente, uno dei suoi incarichi fatti di fantasmi, pericoli e situazioni troppo spesso ai confini della realtà. Non che quel termine avesse ancora un senso. Ma ne aveva quello appena usato dalla strega ed in quella giornata già carica di scocciature, sentir parlare di incarichi mandò Watanuki su tutte le furie.
Ciò nonostante, mezz'ora dopo lui e l'arciere si trovarono fuori dal negozio diretti alla stazione: da lì avrebbero preso il treno che li avrebbe portati fino al centro di Tokyo.
«Quella strega è nata per farmi impazzire!» Si lamentò il più giovane, al pensiero di  quanto stavano per fare.
Si trattava di un incarico in una chiesa dove, secondo Yuuko, Doumeki avrebbe dovuto esorcizzare l'ambiente che ultimamente si era rivelato essere meta di entità poco gradevoli. In meno di un mese i fedeli si erano praticamente dimezzati e questo aveva spinto il prete a cercare aiuti esterni. L'ironia della sorte, la stessa che alcuni preferivano chiamare "histuzen", sembrava aver portato il religioso a scrivere su un sito internet che "casuamente" era proprio tra quelli frequentati dalla strega.
«Vorrei sapere cosa se ne fa di un calice, poi!» Continuò a lamentarsi durante il viaggio in treno. «Lo ficcherà di certo nel magazzino e sarò io a doverlo pulire. Esattamente come tutto il resto!»
Al suo fianco, Doumeki si limitava ad ascoltare, osservando il paesaggio che scorreva rapidamente sotto i suoi occhi.
Intorno a loro i passeggeri presenti osservavano i due con fare curioso.
Gran parte degli sguardi erano rivolti a Watanuki che incurante di ciò continuava a lamentarsi e dimenarsi inscenando un monologo piuttosto divertente, data l'attenzione degli sguardi a lui rivolti.

Le lamentele non terminarono neppure quando, ormai giunti, si trovarono fuori dalla stazione di Tokyo intenti ad osservare il groviglio di vie che si estendeva sotto i loro occhi.
«Accidenti a Yuuko!» Borbottò Watanuki. «Non poteva mandarci qualcun altro?»
«Di che ti lamenti. Non dovrai fare nulla, no?» Commentò Doumeki, osservandolo con sguardo annoiato.
Watanuki lo fulminò con lo sguardo. «Proprio per questo! Potevi andarci da solo, no? Perché mandare anche me!» Continuò, iniziando ad agitare la busta che aveva in mano. «E perché ho dovuto prepararti questa, eh? Devi sempre mangiare?»
Senza scomporsi, l'arciere continuò ad osservare la cartina recuperata in stazione e, quando individuò il percorso più breve, prese il ragazzo per un braccio. «Sei qui perché ti serve questo.» Dichiarò stringendo la presa. «E ora andiamo.» Continuò, stando ben attendo a non permettergli di agitare il braccio e di conseguenza la sua merenda.
«Hei tu!» Urlò l'altro, «smettila di fare cose... compromettenti!»
Doumeki continuò a trascinarselo dietro. «Cosa è compromettente. Tenerti in vita?» Domandò lanciandogli una rapida occhiata. «O credi che per me sia divertente stare qui ad ascoltare i tuoi continui lamenti?!»
Quelle parole sembrarono calmare, almeno di poco, Watanuki. «Mi spiace se ti do fastidio. Prenditela con Yuuko-san ed i suoi assurdi incarichi.»
«Non mi dai fastidio. Specialmente se la smetti di lamentarti.» Sbottò Doumeki, fermandosi un attimo dopo.
Superato il secondo isolato, infatti, proprio al centro di una piccola piazza privata, c'era la chiesa che stavano cercando. «Ci siamo.» Constatò l'arciere, voltandosi verso Watanuki. «Non ti allontanare. Hai sentito anche tu, no? Ci sono diversi spettri lì dentro.» Disse indicandogli l'ingresso dell'edificio.
«Hei, tu! Evita di darmi ordini. Hai capito?!» Esclamò l'altro con tono piccato.
«Come vuoi... Non lamentarti quando sarai circondato da strani esseri.» Commentò il più grande tornando ad osservare la chiesa.
Watanuki lo osservò per un lungo attimo. «Come se fosse possibile con te nei paraggi.» Borbottò. «E poi... siamo in una chiesa, si suppone che sia... lo sai. Protetta. No?» Terminò, in tono dubbioso.
«Tu dici?» Domandò l'altro osservandolo con fare scettico. «Perché siamo qui allora. Per sposarci?»
Watanuki si voltò a guardarlo, arrossendo violentemente e staccando il polso dalla presa di Doumeki. «M-ma... ma! Ma che dici!» Gli urlò contro, facendo un paio di passi indietro, il tono di voce decisamente alto. «Insomma! Come fai a dire certe cose con quella... quella... faccia! E poi! Perché dovrei sposarti?!» si agitò puntandogli un dito contro. Poi si fermò a fissarlo con sospetto. «E comunque non farei la moglie, sia chiaro!»
«Davvero?» Chiese Doumeki con voce vagamente interessata. «Ne hai tutte le qualità però.» Commentò osservandolo.
«Beh non lo sono!» Urlò Watanuki un attimo prima che l'altro indicasse, con un gesto, la porta dell'edificio, invitandolo ad entrare.
A quello, il ragazzo mosse un paio di passi verso la porta, aprendola e rimanendo sulla soglia per un'attimo.
«Comunque è strano che uno shintoista vada ad esorcizzare un qualcosa di un'altra religione.» borbottò.
«È la prima chiesa assegnata a questo sacerdote.» Commentò l'arciere, senza curarsi di abbassare la voce. «Non voleva fare brutta figura, suppongo.» Così dicendo, spinse leggermente il più piccolo dei due entrando con lui nell'edificio.
«Mmh. Troppo arredata.»
In quel momento, una figura emaciata andò loro incontro, mostrando un sorriso incerto. Le vesti scure ed il collare bianco ad identificarne il ruolo.
«Ma non sono le decorazioni a fare di questo luogo quel che è» Rispose, avendo sentito l'ultimo commento di Doumeki. «Voi siete le due persone mandate da Yuuko-san?»
L'esorcista annuì, del tutto indifferente all'essere stato sentito. «Siamo noi, si. È qui il problema?» Domandò indicando l'interno dell'edificio.
Watanuki, già irritato per l'essere stato spinto dentro la chiesa e per le precedenti affermazioni dell'altro, scoccò a quest'ultimo un'occhiataccia sibilandogli di non fare come suo solito il maleducato, poi fece un inchino al sacerdote. «Buon pomeriggio»
L'uomo li osservò per un attimo, leggermente perplesso dalla loro giovane età. «Si... se dite che c'è un problema, insomma...  ultimamente stanno effettivamente succedendo delle cose.» Si schiarì la voce, chiaramente a disagio. «Seguitemi.» Ed iniziò a camminare, facendo cenno loro di seguirlo.
I due ragazzi seguirono il sacerdote. Tra i due, Watanuki era certamente il più teso. Camminava guardandosi intorno e senza allontanarsi da Doumeki. «Mi chiedo come facciano a stare qui dentro...» Mormorò, senza distogliere lo sguardo dalle lievi ombre che circondavano l'interno dell'edificio. Un aspetto che peggiorava man mano si avvicinavano all'altare, dove delle spesse volute di fumo gli toglievano gran parte della visuale.
Incapace di cogliere quanto ci fosse dietro la cortina di nebbia Watanuki si fermò di colpo, attirando l'attenzione dell'arciere che, senza pensarci due volte, tornò ad afferrargli un braccio. Cosa che avrebbe fatto comunque, di lì a poco, al fine di passargli l'energia.
«È che i fedeli ormai non vengono più, hanno paura e così abbiamo dovuto rivolgerci a...» In quel momento il sacerdote lanciò un'occhiata alle sue spalle, verso Doumeki e Watanuki, sgranando leggermente gli occhi. «... a voi.» Si schiarì la voce e quando riprese a parlare il tono di quest'ultima era leggermente più freddo. «Insomma... voi, cosa siete? Cioè! Cosa farete, per risolvere il problema?»
Watanuki continuò a guardarsi intorno, il polso ancora nella stretta di Doumeki. Sentì quanto diceva il sacerdote senza realmente ascoltarlo. Al suo fianco, intanto, l'arciere stava osservando l'uomo con sguardo severo.
«Immagino che Yuuko-san le abbia già spiegato.» Esclamò con decisione. «Io posso aiutarla... se vuole.»
«Yuuko-san mi ha spiegato qualcosa, si, ma gradirei conoscere i vostri... metodi.» Rispose l'altro in tono gentile. Nello sguardo un accenno di rimprovero che urtò l'arciere.
«Sono uno Shintoista.» Continuò quest'ultimo, mostrando gli o-fuda scritti precedentemente al negozio di Yuuko. «Prima spargerò del sale per capire dove si concentra il problema, poi metterò questi.» Spiegò.
«Shintoista...» Il prete continuò a fissare i due ragazzi, un sopracciglio leggermente inarcato. «Immagino che facciate anche di queste... cose.»
Indifferente a tutto questo, Watanuki continuò a fissare oltre l'altare cercando di cogliere il genere di vibrazione che percepiva sempre più chiaramente. Quando riuscì a riconoscere un sentimento di rabbia, cercò di avvisare Doumeki.
Proprio in quel momento, però, il prete indicò un angolo dell'altare. «Eccoci» Dichiarò sotto lo sguardo cupo di Watanuki.
«Sarebbe meglio che si avvicinasse una sola persona alla volta.» Li avvertì. «Più persone causano... problemi, a quanto pare.»
L'esorcista provò a chiedere di che problemi si trattasse e, visibilmente a disagio, il prete si limitò a spiegare che i fedeli avevano raccontato di aver visto delle strane immagini nella loro mente. Immagini spaventose che parlavano di dolore, rabbia e morte.
Doumeki ascoltò con attenzione tutta la storia, infine annuì e senza curarsi del sacerdote, con la presa sempre ferma attorno al braccio di Watanuki, si chinò verso quest'ultimo parlandogli ad un orecchio. «Tu resta qui, ok? Vedrò di fare in tempo.»
A quella richiesta, l'interpellato spostò lo sguardo dall'altare a Doumeki. Un'ansia improvvisa lo spinse ad afferrare l'arciere per una manica dell'uniforme. «Sei sicuro di volerti avvicinare a quella cosa?» Domandò con un tono di voce allarmato.
L'arciere lo osservò per un attimo, tentando di decifrare quell'incertezza improvvisa. «Sta tranquillo» Rispose. «Tornerò in tempo.» Infine si avviò verso l'altare guardandosi attorno con aria scettica.
Il sacerdote gli andò vicino. «Lui... cosa è venuto a fare?» Gli chiese indicando Watanuki che, seduto su una panca, continuava a lanciare sguardi indecifrabili in direzione dell'arciere.
«È un mio... assistente.» Dichiarò l'altro, squadrando il prete con aria di sfida. «Qualche problema?»
L'uomo si affrettò a negare, scusandosi ed allontanandosi di qualche metro.
«Il problema sarebbe... questo?» Domandò Doumeki osservando l'oggetto incriminato. Si trattava di un calice, lo stesso calice che Yuuko-san aveva richiesto come pagamento per il lavoro.
Ormai, si disse, non doveva stupirsi di queste cose.
Intanto Watanuki, che con occhio attento aveva osservato l'avvicinarsi di Doumeki all'altare, sobbalzò visibilmente quando questi prese il calice.
Reprimendo l'istinto di fermarlo, fissò l'arciere con attenzione, quasi ammirato dal suo modo di muoversi per certi versi simile a quello di Haruka.
Senza smettere di osservarlo lo vide prendere una manciata di sale per poi spargerla sopra e attorno all'altare. Quel semplice gesto, che per i presenti sembrò non arrecare conseguenze, provocò un urlo femminile tanto forte da spingere Watanuki a portarsi le mani alle orecchie.
«Doumeki...» Chiamò, alzandosi in piedi. «Stai attento.» Lo avvertì, facendo un paio di passi verso di lui. «Era una ragazzina... il calice era suo, credo.»
«Non avvicinarti.» Lo riprese Doumeki, facendo un cenno verso il sacerdote. «Non hai sentito quello che ha detto?»
Il ragazzo si fermò, restando ad una distanza di sicurezza, lo sguardo ancora oscurato da una traccia di inquietudine per l'esorcista.
Non voleva che si trovasse in pericolo, per alcun motivo. Corrucciò le sopracciglia.
Il prete, che intanto aveva ascoltato quello scambio, annuì lentamente. «Potrebbe trattarsi di Megumi-chan...» Mormorò. «Era di suo padre, quello.»
L'arciere trattenne un sospiro esasperato, prendendo un o-fuda ed iniziando a scriverci sopra. Per un attimo la sua mente lo portò a pensare che se Yuuko-san aveva chiesto loro proprio quell'oggetto probabilmente sapeva già della bambina.
Si fermò per controllare l'orario, notando che mancavano ancora quattro minuti prima della necessità di un nuovo contatto con watanuki.
Quest'ultimo intanto, improvvisamente debole, si era avvicinato di qualche passo all'altare. Abituato all'effetto che gli spiriti avevano su di lui aveva attribuito l'improvviso malessere alla presenza che infestava la chiesa. Così, istintivamente, aveva cercato di raggiungere l'arciere. Quando giunse a pochi passi da lui, si fermò ad osservare il calice. In quel preciso istante fu colto da un capogiro. Fortunatamente, Doumeki registrò il rapido movimento dell'altro e si mosse in fretta, afferrandolo un attimo prima che il suo corpo ormani privo di sensi toccasse il freddo pavimento di marmo.
«Watanuki... Oi...» Esclamò l'arciere scuotendo il ragazzo e sentendone, attraverso la stoffa, la temperatura sempre più fredda. Tenendolo tra le braccia e consapevole della necessità di un contatto pelle a pelle, si inginocchiò poggiando la fronte contro quella di Watanuki.
Sconvolto dal gesto dell'esorcista, il prete si avvicinò con sguardo severo. «Che sta succedendo qui?» Domandò alternando lo sguardo dall'uno all'altro.
«Sta male, non lo vede?» Fu la brusca risposta di Doumeki.
In quel preciso istante, Watanuki aprì gli occhi tentando di capire cosa stava accadendo. La prima immagine che vide, decisamente appannata, gli mostrò due cerchi dorati che si rivelarono essere gli occhi di Doumeki. Occhi che lo stavano fissando da vicino.
«Oi... ci sei?» Domandò l'arciere, riportandolo rapidamente alla realtà.
Ancora intontito, Watanuki rimase a fissarlo per un po'.
«Che... che ci faccio a terra?» Esclamò arrossendo di colpo, notando l'eccessiva vicinanza tra lui e l'altro ragazzo. «Che... Hey! Che stai facendo?» gli sbottò contro, al colmo dell'imbarazzo.
«Ti tengo in vita.» Chiarì l'altro, mettendolo a sedere e allontanandosi in direzione dell'altare.                              
Watanuki lo seguì con lo sguardo. «Sono svenuto... di nuovo?» Chiese, alzandosi in piedi. Invece dell'arciere i suoi occhi incontrarono il volto imbronciato di una ragazzina che, a pochi centimetri dall'altare, stava fluttuando a mezz'aria.
La stessa immagine giunse alla mente dei presenti. Tra loro, il prete sembrò quello maggiormente allarmato. «Megumi-chan?» Domandò, tornando a fissare Doumeki. «Che intendi fare adesso?»
Ignorando la domanda del prete, Doumeki recitò un mantra, attingendo ai ricordi legati a suo nonno. Poi fissò anche lui la ragazzina, questa volta grazie all'occhio che condivideva con Watanuki. «Cosa vuoi? Questo...» dichiarò sollevando il calice. «Non ti appartiene più.»
A quelle parole l'altro ragazzo fece una smorfia. «Ti sembra il modo di rivolgersi ad una ragazza?» Sibilò.         
L'arciere gli rivolse un'occhiataccia e in quel mentre lo spirito della ragazzina fece per allungarsi a prendere il calice, immediatamente respinta dall'o-fuda che vi era stato messo sopra.
«Questo è mio!» Sibilò con rabbia.
«Non più ormai. Devi passare oltre.» le ricordò Doumeki, stringendo la presa intorno all'oggetto.
«Mio padre l'aveva promesso a me.» sbottò lo spettro, «Che diritto hai di rubarmelo?»
«Non è meglio andare da lui? Questo... andrà ad una strega, lei saprà come trattarlo. Forse... puoi discutere di questo con lei, anche.» Tentò l'esorcista, sperando di non dover applicare qualcosa di più forte sulla piccola.
«Io... Se vi cedo quello... potrò andare da papà?» Gli occhi dello spettro si fecero incerti, e Watanuki decise di intervenire prima che il poco tatto di Doumeki rischiasse di rovinare le cose. Con cautela,  si avvicinò di un passo sorridendo gentilmente alla ragazzina.
«Non hai più bisogno di stare qui... ce ne occuperemo noi, di questo.» Rispose, indicando il calice. Per tutto il tempo continuò a tenere gli occhi sulla bambina, mancando quindi  lo sguardo dell'arciere fisso su di lui. «Hai qualcuno che ti aspetta, sai.»
A quelle parole, Doumeki annuì lentamente e, sempre più tranquilla, la piccola gli rivolse un lieve sorriso. Rassicurata da quanto promessole dai ragazzi, e visibilmente affascinata dai modi dell'arciere, sembrò studiare quest'ultimo per un po', dichiarando infine che di lui si fidava perché era una persona pura.
Watanuki osservò ogni cosa con sguardo cupo. Sapeva di dover essere felice per l'esito di quella storia, eppure qualcosa dentro di lui sembrava contorcersi. Un rimescolio che non sapeva spiegarsi e che era nato quando la piccola aveva sorriso all'arciere. Questi intanto, notando l'espressione preoccupata dell'amico, gli andò vicino, apostrofandolo come suo solito.
«Non mi chiamo "oi"» Ribatté l'altro. «Abbiamo finito qui?»                                                                                  
«Quasi.» Spiegò l'arciere, lasciandogli il calice. Poi, mentre la ragazzina diventava lentamente trasparente per scomparire tra gli invisibili veli, tornò all'altare per prendere qualcosa.
Quando vide l'oggetto che aveva in mano, Watanuki corrucciò la fronte pieno di disapprovazione. Anche il prete sembrò contrariato e senza pensarci mosse qualche passo verso l'arciere. «Ma quella...»
Senza minimamente scomporsi, Doumeki si fermò squadrandolo, per nulla intimorito. «Il calice era infestato. Yuuko-san vorrà certamente anche questa. Ma se preferisce, può sempre discuterne con lei...»
A quello, il prete scosse la testa rassegnato, fissando la bottiglia di vino pregiato giunta da Roma qualche giorno prima. «No... va bene così. Comunque, beh... Grazie.»

Quando uscirono dalla chiesa, Watanuki si trovò a riflettere sull'abissale differenza che separava quel luogo dal tempio dei Doumeki.
Poi, ricordandosi di quanto avvenuto prima, tornò a fissare l'altro ragazzo. «Potevi anche avere più tatto con quella piccola!» Lo riprese. «E dovresti stare più attento. Certe cose sono... pericolose.» Borbottò.                    
L'arciere lo fissò lateralmente. «Eri preoccupato... per me?» Domandò infine.                                                     
Il più piccolo si limitò ad annuire, tornando con la mente a quanto provato mentre si trovavano nella chiesa.
«Non devi. So cavarmela...» Dichiarò l'altro, colpito da quella rivelazione. «Tu piuttosto...» Riprese, cambiando discorso. «Quando sei svenuto, mancavano tre minuti.»                                                                                       
A quello Watanuki sembrò tornare al presente, alzando uno sguardo confuso sull'altro. «Ah si? Davvero?»       
«Ho sempre controllato l'orario.» Spiegò il più grande.                                                                                           
«Beh... immagino che possa succedere.» Commentò Watanuki con un'alzata di spalle.
«Può darsi...» Rispose l'altro.
Notando l'espressione dubbiosa dell'amico Watanuki sembrò riflettere nuovamente su quanto accaduto. «In fondo è la prima volta, no?»
L'arciere lo guardò contrariato. «Questo non significa che sia normale, Yuuko-san ci avrebbe avvertito.»
«Oh quella ha sempre le sue ragioni, lo sai!» Borbottò il più giovane. «E comunque...» iniziò, leggermente imbarazzato. «Non devi preoccuparti nemmeno tu, sai.»
Doumeki continuò a guardare la strada davanti a sé. «Se non lo facessi, finiresti molto male.»
«Che hai detto?» Urlò l'altro, parandoglisi di fronte. «Non trattarmi come una ragazza! Te l'ho detto anche prima!» Il suo sguardo arrabbiato si scontrò con quello neutro dell'arciere. Fu questione di un attimo ed il cuore prese ad andare per conto suo, obbligandolo ad allontanarsi rapidamente.
Dietro di lui, per nulla turbato, Doumeki ribatté con la solita flemma. «Mi sembra di averti già detto cosa ne penso.»
Quelle parole, dette con tanta indifferenza, riuscirono a trasformare il miscuglio di sensazioni di Watanuki in rabbia. «Fai come ti pare. Tzè!» Urlò, dimenticando ogni dubbio su quanto avvertito fino a qualche minuto prima. «E sbrigati o faremo tardi!»
Senza rispondere Doumeki lo seguì verso la stazione, le mani in tasca ed un accenno di sorriso divertito sul volto.



*Kyudo  La disciplina di tiro con l'arco praticata da Doumeki. *_*
*Frecce ama Frecce sacre, di norma usate contro spiriti maligni o rompiscatole.



Rieccoci nell'angolino della posta.


Doremichan: La strana debolezza di Watanuki è molto comoda, vero? Ah, che bello essere uketti, deboli, ed avere bisogno di un forte Seme sempre con sé... *vengono zittite dalle urla assordanti di Watanuki*
Dicevamo. Continua a seguirci e scoprirai cos'è successo!

Naco-chan: Ogni tanto anche lui ha i suoi momenti buoni! *pat pat sulla testa di Wata*
Le scenette scolastiche sono molto divertenti anche da scrivere in effetti. Ce ne saranno ancora e speriamo abbiano lo stesso successo. ^_^
Riguardo la "ragnatela" come l'hai chiamata... Come direbbe Yuuko-san... Chissà... xD
Ci fa piacere che la storia ti piacca, comunque!

Thayhiel: Himawari non la lasceremmo indietro mai e poi mai! Si tratta di una douwata, ok, ma senza di lei come farebbero i nostri due a capire di essere innamorati?
Watanuki inizia a migliorare, questo è vero... ma chissà... :P

LawlietPhoenix: Uh il più bello? Ne siamo liete! ^_^
E ci fa piacere che la gelosia dell'arciere piaccia a molte. Ahaha forse Doumeki-kun non è dello stesso avviso. Ma fa niente.
*Lay ed Hari scappano, inseguite da un arciere mooolto arrabbiato*

Yusaki: Solo un sogno, ma se tale sogno capitasse a noi... *si ricompongono e asciugano la bava* L'atmosfera del capitolo su Yuuko-san è particolare perché lei è particolare, ovviamente. *-*
E tra i nostri due, invece, le cose lentamente si muovono...

Roy4Ever: Adoriamo sapere che i pg sono Ic. Se non lo fossero, Yuuko-san potrebbe tenerci a lavorare per lei per i prossimi 4000 anni... (uh forse la strega non vuole si sappia. Ma tant'è :P)
Siamo contente che la storia ti piaccia! ^_^

Elychan: Devi scusarci per la nostra abitudine, purtroppo scrivere questa storia ci ha innegabilmente rese delle frasi-spezzate-misteriose dipendenti.
Comunque sia, è sempre un piacere sentirsi dire che la storia piace, e soprattutto in diretta :P
E quei tre elementi (angst, comicità e fangirlismo) alla fine sono alla base di Holic stesso!
Speriamo che continuerai a leggere!

Witch Of The Dimensions: *emozionate* ^_^ Davvero... Grazie per le bellissime recensioni. Cioè storia perfetta ha quel non so che che solleva gli spiriti.
I nostri Doumeki-kun... abbassa l'arco su! ^^;
Speriamo che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ^_^



Ed ora... Rullo di tamburi...
Come promesso eccovi una lieta (speriamo) sorpresa!:P



Benvenute nella sede centrale del fan club di Shizuka Doumeki!
Ragazza stranita: Perchè, ci sono altre sedi?
La ragazza viene ignorata.
Noi siamo Ichi ed Ini e siamo liete di essere tra le più grandi sostenitrici del ragazzo più bello della scuola, Shizuka Doumeki.
Ichi: A proposito Ini, sei pronta per domani?
Ini: Ssh non spoilerare o le autrici cancellano il club! Lo sai che neanche i membri di tiro con l'arco ci vedono di buon occhio.
Ragazza di prima: Vero... non hanno apprezzato il primo tentativo di cheerleaders. Eppure eravamo così carine con le nostre divisine. Avevamo persino preparato canti e balletti sul kyudo!
Ichi: Senza contare che le nostre attività sono importanti. *inizia elenco* Tifare per Shizuka, amare Shizuka, fotografare Shizuka, maledire chiunque si avvicini a Shizuka, mandare lettere minatorie a chiunque si avvicini a Shi... Ops! Questo non dovevo dirlo, vero capo? *sguardo diretto verso una figura seduta nell'ombra*
Ini: Credo che per oggi sia meglio chiuderla qui.
Ichi ed Ini insieme: Grazie a tutte e se volete iscrivervi, l'unico requisito è...
Tutte in coro: Amare Shizuka! ^_^

Le streghe vi ricordano che se volete seguire le avventure di Ichi ed Ini nel pazzo mondo di xxxHOLiC è nato il forum con gdr!








   
 
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