Capitolo quarto
Incertezza
Il corpo accaldato, come se avessi la febbre, giacevo,
non so dove, in uno stato di semi-coscienza. Sbattei le palpebre, lentamente,
un paio di volte, cercando di mettere a fuoco.
Troppo stanca per essere sorpresa, osservai il luogo dove mi
trovavo. Buio. Umido. I muri delle pareti, in pietra, mi ricordavano vagamente
una vecchia cripta o il sotterraneo adibito a prigione che avevamo
visitato una volta con la scuola… Già… la scuola…
Continuando a fissare il mondo, senza interesse, mi interrogai su quando fosse stata l’ultima volta che ero
stata a scuola. Ci pensai un paio di secondi, corrugando le
sopracciglia, poi mi rassegnai. Non me lo ricordavo.
Una strana sensazione alla bocca dello stomaco mi
colpì, all’improvviso. Deglutii ed espirai, colta all’improvviso dalla nausea.
Espirai ancora, muovendomi, in quello che ora guardai per la prima volta. Un
letto, a baldacchino, preparato con un paio di lenzuola rosse.
Come il sangue.
Deglutii ancora, per un nuovo
attacco di nausea mentre un improvviso mal di testa, mi martellava le tempie. Tenendomi una mano sul ventre, senza
sapere perché, sollevai il capo, alla ricerca d’aria. Fu, solo allora, che lo
vidi.
Dall’altra parte della stanza, seduto proprio di
fronte a me, c’era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto. I suoi
occhi, neri come la notte, erano fissi su di me. Senza espressione. Il viso, di
un pallore quasi spettrale, i capelli corvini che ricadevano sulle guance, continuò a fissarmi, in perfetto silenzio.
Deglutii, un brivido che mi attraversava la spina
dorsale mentre, inconsciamente, iniziavo a tirarmi indietro, nel letto.
Lui, sollevò il capo, lentamente,
poi lo piegò, di lato. Sogghignò.
“Hai paura?” domandò, la voce
canzonatoria anche se, al suo interno, percepii la presenza di un altro
sentimento che però, non ero in grado di classificare, non conoscendo chi mi
stava di fronte.
Nel letto, il lenzuolo tirato sin sotto al mento, deglutii ma non risposi. Non volevo dargli il
vantaggio della sicurezza.
Attesi un secondo, poi espirai, domandando, la voce
dura “Tu chi sei?”
Il mio interlocutore rimase un
secondo immobile, poi sogghignò di nuovo. Lentamente, si alzò, poi si
voltò, dandomi le spalle, implicito messaggio. Io, al contrario di te, non ho
paura.
I minuti iniziarono a passare, il
silenzio, diveniva sempre più pesante.
“Allora?” lo incalzai.
Il ragazzo si voltò di nuovo, piegando il viso di lato
come poco prima. Sogghignò nuovamente. “Vediamo se indovini…” iniziò, prima di
smettere di sorridere e balzare, leggiadro e veloce, verso di me.
Un istante dopo, mi era addosso, inchiodandomi contro
il letto, con la mano sinistra. Il capo a pochi centimetri dal mio, sorrise
mentre la sua mano destra, sfiorava i miei capelli.
Deglutii, la paura che si sommava, all’improvviso, con
qualcos’altro. Repulsione. Per quell’essere.
Lo fissai, con astio, consapevole di essere nei guai.
Era il mio sangue, a dirmelo.
“Levami le mani di dosso, vampiro!” sbottai,
mostrandomi furiosa, ignorando la paura.
Il vampiro sogghignò ancora, prima di saltare via, come era arrivato. Accanto al letto, continuava ad
osservarmi, sogghignando.
Lo sguardo immobile, su di lui, tacqui un paio di
secondi, cercando di raccogliere le idee, poi domandai con voce calma “Dove siamo?”
“A casa mia, tesoro…” rispose subito lui, il sorriso
sulle labbra.
Improvvisamente, provai l’inarrestabile desiderio di
prenderlo a ceffoni. Con quello stesso sorriso sicuramente aveva già ingannato
decine di sprovvedute. Espirai, cercando di cacciare via dal mio cervello l’appellativo
che aveva usato. Tesoro. Rabbrividii per il disgusto.
Lui rise.
“Che cosa vuoi da me?” chiesi ancora, cercando di
mostrarmi calma “Perché mi hai portato qui?!?”
Il vampiro sollevò un sopracciglio, prima di abbozzare
un sorriso di scherno “Mi sembra ovvio… Sono un vampiro… per quale motivo,
avrei dovuto portarti qui?!?”
Espirai, imprecando contro di lui, nella mente. Voleva
uccidermi e, oltretutto, mi prendeva anche in giro. Espirai di nuovo, cercando
di reprimere la voglia di picchiarlo che di nuovo mi assaliva.
“Beh…avresti potuto benissimo uccidermi dove mi hai
aggredito, no…?” gli fece coerentemente notare io.
Lui rise ancora, piegandosi verso di
me. Un secondo dopo, il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Mi
sogghignò in faccia “…E dove lo metti il divertimento, mia cara?!?”
Mossi un braccio, disgustata dalla sua vicinanza, vano
tentativo di allontanarlo. Lui, veloce, si scostò. Senza smettere di
sogghignare, tornò esattamente dov’era prima.
Il silenzio ricadde sulla stanza.
“…Ad ogni modo…” ricominciò, la voce
dolce ma ingannatrice “…Io non ti ho aggredito…eri svenuta…”
Sbattei un paio di volte, le palpebre, indignata, il
moto di rabbia che montava di nuovo “Adesso non pretenderai anche ti ringrazi,
vero, vampiro?!?”
Lui sogghignò, chiaramente divertito
“E’ il minimo dell’educazione…”
Lo fissai, allibita “Educazione?”
ripetei.
“Quando qualcuno ti salva, di norma, si ringrazia, non
pensi anche tu…” tacque un secondo, prima di concludere,
un ghigno sulle labbra “…Rory?!?”
Per la sorpresa, sbarrai gli occhi e spalancai la
bocca. Ovviamente, un istante dopo, il vampiro rise,
probabilmente per via della mia espressione. “Come fai a sapere il mio
nome…?” domandai, quasi urlando, per la sorpresa.
Lui si avvicinò di nuovo,
lentamente, ed io deglutii mentre, inconsciamente, ricominciavo a rannicchiarmi. Allungò una mano nella mia direzione, il sorriso
sempre sulle labbra. Io, di riflesso, sollevai il braccio sinistro. La sua mano
afferrò il mio polso, inchiodandomi il braccio contro il letto. La sua presa
era ferma, non potevo muovermi eppure, nonostante la sensazione di essere in
trappola, notai che lui non esagerava con la forza. Poteva farmi a pezzi il
braccio, eppure si accontentava di bloccarmi i movimenti. Fissai, alcuni
secondi, la sua mano bianca che inchiodava il mio braccio al materasso, poi tornai a fissare i suoi occhi profondi come la notte.
Sorrise. La mano sinistra di lui, mi sfiorò, col dorso, la pelle del collo. Trattennii il fiato, rabbrividendo.
“Ero curioso…” iniziò, la voce suadente, il volto che
si avvicinava di nuovo al mio. “…Curioso…Sei una discendente…una cosa rara…”
Per la seconda volta, tentai di scostarmi e, questa
volta, usai come scudo il braccio destro. Ovviamente, fu tutto inutile. Il
vampiro, sogghignò, bloccando anche quello. Rimase immobile, in quella
posizione, fissandomi il volto ed il collo. Deglutii.
Un istante dopo, era di nuovo in piedi. Camminava,
lentamente, verso la porta. Una volta raggiunta, si fermò, voltandosi di nuovo
verso di me.
“Non tentare di scappare, Rory”
intimò, la voce dura “Ti riacciufferei e sarei crudele
con te… Evitiamoci questa seccatura…”
Sbattei le palpebre, di nuovo
sconvolta.
Lui espirò, prima di concludere
“Ottengo sempre ciò che voglio…E mi servi tu, stavolta…”
Aprì la porta, allontanandosi. Prima che si fosse
completamente chiusa, la sua voce dura, concluse.
“Toi, non ti lascerà mai
andare…”
Toi… Toi… Chi è Toi? E cosa vuole, esattamente, da me???