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Autore: Rose Heiner    02/05/2020    1 recensioni
"La verità è che ognuno di noi ha qualcosa che non va. Ognuno di noi ha subito un trauma, ha la psiche marcia. Complessi silenziosi che sibilano nell'ombra. Pensieri erranti e vagabondi che strisciano fuori direttamente dall'inconscio. Questa è la seduzione dell'impulso, il fascino della psicanalisi."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chloe Ellis
“Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità che si caratterizza per idee di grandiosità e costante bisogno di ammirazione. Molti narcisisti mostrano la convinzione di essere l’oggetto e la causa del pensiero e delle attenzioni di tutti coloro che li circondano. Uno dei sintomi più particolari è l’ossessiva convinzione di essere un individuo speciale e unico e di poter essere capito solo da persone altrettanto speciali.”
 
Appena l’aveva vista, in piedi sulla porta, con uno dei suoi vestiti corti di stoffa leggera e la valigia tra le ginocchia, Chloe aveva percepito un leggero fastidio. Quando poi Rose le si rivolse, dichiarando con una sicurezza spiazzante -Cerco Billie.-, le fu chiaro che la ragazza non poteva che starle antipatica.  Eppure -alta, viso pulito, bellezza semplice- non era affatto il tipo di donna che Billie era solito frequentare prima di lei. Allora chi era? E che cosa voleva? Che cosa vuoi dal mio ragazzo?
Prima che potesse controbattere, Rose entrò in casa e si  sfilò le scarpe. Camminava scalza, come se fosse una vecchia abitudine e non lasciava trapelare alcun dettaglio di sé. Chloe la osservava esterrefatta e la detestava. Odiava il suo incedere con armonia, la sua vita stretta sotto l’abitino blu, i suoi piedi nudi sul pavimento freddo del suo fidanzato. Le ragazze belle le facevano quell’effetto. In verità le ragazze in generale le facevano quell’effetto. Tutte le ragazze.
Si ritrovava sempre in competizione con loro. Era certa che la trattassero con un velato disprezzo: quelle che erano gentili con lei, in realtà, la prendevano in giro e la deridevano appena voltava loro le spalle, quelle che erano fredde e distaccate almeno avevano la faccia tosta di mostrarle un po’ di sincerità. Sanno che sono grassa.
Chloe non aveva più un peso inadeguato. Era dimagrita molto, ne era consapevole. In due anni aveva perso moltissimi chili. Aveva baciato, ballato, messo un bikini in pubblico e sorriso nelle fotografie. Aveva conosciuto Billie, aveva fatto l’amore. Aveva scoperto la sua vita a percorrere un pendio scosceso e impensabile d’improvviso. Aveva cercato la sua rivalsa sulle compagne, quelle attraenti e magre che durante gli ultimi anni al college ammiccavano al suo passaggio. Aveva sputato veleno sulle poche amiche che le erano sempre state accanto, le aveva fatte allontanare perché non l’avevano mai aiutata ad essere attraente. Una volta aveva addirittura spinto una ragazza per averle strappato dalle mani un vestito che voleva provare per prima. Non le aveva fatto male, si erano solo spaventate molto entrambe.
Teoricamente Chloe comprendeva di non essere sovrappeso. Però era brutta. Brutta perché una dottoressa aveva scritto sulla sua cartella clinica “disturbo narcisistico della personalità”. Perché l’aveva origliata confessare ai suoi genitori che loro si erano semplicemente convinti che l’inattesa nuova aggressività del suo comportamento fosse il frutto del cambiamento fisico in cui si era rifugiata per sfuggire ad un massacrante e costante fat-shaming adolescenziale. Ma Chloe non si era trasformata mentre il suo corpo si asciugava. Chloe era sempre stata così: egoista, vendicativa, con un io fuori dalla norma. Brutta dentro. E quindi, dato che la società insegna che grasso è sinonimo di orribile, deforme, lei si definiva ancora grassa. E tutte le donne che incontrava dovevano considerarla tale, non riusciva a non pensarla così, tutte le donne che incontrava erano sue nemiche. Sanno che sono grassa, lo sanno.
Fu riportata alla realtà dal suono di sei semplici parole. Dopo essersi infilata in cucina, Rose si stava presentando: -Sono la sorella di Billie.- Oddio.
Chloe rimase zitta, sbalordita. La ragazza che le stava di fronte ad armeggiare con la teiera non assomigliava affatto al suo fidanzato. E da quel che Billie le aveva raccontato, non aveva motivo di essere lì. Doveva essere in Nuova Zelanda con il suo migliore amico da circa sei anni, da quando era fuggita di casa.
Perché era lì? E perché continuava a rimanere lì con lei, pur non essendo ancora tornato Billie?
Si accorse che Rose la osservava di sottecchi: cercava due tazze nella credenza e la studiava in silenzio. Sei qui per me? Chloe vide i suoi occhi verdi che le indugiavano addosso e provò una familiare sensazione di compiacimento misto ad allerta. Mentalmente sbeffeggiò le false convinzioni di quella passata psicologa visionaria.
“La percezione della realtà di vostra figlia è alterata. Crede fermamente che tutte le persone con cui entra in contatto abbiano un’elaborata opinione di lei e che da questa derivi qualunque loro azione. C’è una prima fase in cui crede di essere studiata, analizzata. E’ una sfida, le piace.” Oh no, stavolta no, stavolta  lei mi vede per davvero. E’ reale.
-Niente zucchero, giusto?- Rose le porse una tazza piena. Giusto.
Sembrava che potesse leggerle dentro. -Come lo sai?-
Rose alzò le spalle, buttò giù un piccolo sorso. -Non lo so, lo immagino.- le rispose e sorrise. -E così tu sei lei.-
“Poi arriva il momento in cui quelle attenzioni fittizie la spaventano, si sente attaccata.”
Chloe la guardò senza capire. Provò a ripetersi che la ragazza che le stava di fronte non la stava criticando, che era semplicemente curiosa. Lei chi? Che ne sai di me?  
-Lei chi?- ripeté ad alta voce. Vide Rose ridacchiare e passare un dito sul bordo della tazza.  Cosa vuoi?
 -Quella che ha cambiato Billie.-
“Dopodiché, solo con alcune persone in particolare però, può sviluppare l’idea di essere capita al meglio, di aver trovato chi riesce a cogliere la sua vera essenza.”
Oh. Chloe cercò di mantenersi neutra, di non mostrare sorpresa. La ragazza che centellinava tranquillamente un tè con lei, appena conoscendola, non era stupida, la comprendeva profondamente. Sai chi sono. Nessuno capiva mai veramente la natura di Chloe, fraintendevano le sue intenzioni. Ma tu? Tu cosa pensi di me?
Stava per chiederglielo quando Rose abbandonò  inaspettatamente il tè a metà. -Bene! - esclamò senza più degnarla di uno sguardo. Che succede? -Appena Billie si fa vivo, digli che sono passata.- continuò e si avviò a grandi falcate verso l’ingresso. Cosa? Devi dirmi cosa pensi. Dove vai?
Ma Chloe è fin troppo intelligente. Alla fine si accorge che c’è qualcosa che non va. E quando lo fa, ne è terrorizzata. Vorrebbe che l’illusione fosse reale, che la persona con cui si relaziona continuasse a nutrire quella visione.”
Chloe scattò in piedi e la seguì, come poteva lasciarla andare? -Aspetta...- non riuscì a trattenersi.
Rose si bloccò e le restituì un occhiata incuriosita. -Sì?-
Perché adesso fai così? Fino ad ora mi hai osservato, tu... -Che ne pensi di me?- le domandò istintivamente.
-Come scusa?- Smettila. Lo sai di che sto parlando.
-Tu mi stavi analizzando... tu lo sai chi sono, cosa sento...-  provò a rispondere.
Rose le sembrava fortemente a disagio. -Ma di che stai parlando?- Non mentire, stavi provando a cogliere la mia personalità, lo so. Chloe le afferrò il polso e la sentì tremare, ma non voleva minimamente impaurirla. Il the...
-Il the... come facevi a sapere altrimenti che non lo prendo con lo zucchero?-
In quel momento il campanello trillò rumorosamente e spezzò la tensione fra di loro.  Rose si tirò bruscamente le mani al petto, liberandosi dalla presa. Aspetta, Rose... Subito quella si voltò ad aprire la porta per ritrovarsi davanti il ragazzo dagli occhi luminosi. Chloe intuì che gli stava sorridendo, cercando di tranquillizzarsi e regolarizzare il respiro. Anche lui sa di me?
Rose disse qualcosa sommessamente e lui annuì. Non appena la ragazza oltrepassò la soglia, Chloe vide che si girava a guardarla. E fu come se le rivolgesse lo sguardo per la prima volta. Ma io le ho viste le altre occhiate, erano vere, non lo erano? Non erano solo nella mia testa.  
-Non so chi sei. E non mi interessa.- fu l’ultima cosa che sentì dire a Rose, prima che si sbattesse la porta alle spalle.
No, no, no.
“E a questa realizzazione, quando la parte razionale e la psiche danneggiata si oppongono, corrisponde un picco di alta confusione, molto simile ad una crisi di identità.”
Chloe si accasciò sul divano del salotto. Provò a chiudere gli occhi, ma la testa le pulsava dolorosamente. Non so chi sei e non mi interessa. Sì, invece. Lo so che stavi provando a leggermi. A dieci anni la sua prima analista le aveva detto che non doveva preoccuparsi di leggere ad alta voce le poesie in classe, che non tutti i bambini le prestavano attenzione. Sua madre qualche anno dopo le aveva gridato qualcosa di molto simile: “Chloe Ellis, tu non sei il centro del mondo, non sei il centro di nulla, va bene? Nessuno passa il suo tempo a pensare  a te!”. Chloe Ellis, sono Chloe Ellis. Piacere, sono Chloe Ellis, soffro di un disturbo di personalità. Potrei afferrarti per il polso, ma giuro che tu stavi pensando a me. Non è vero? Chloe Ellis, sono Chloe Ellis. Accese la tv, cambiò canale cinque o sei volte. Non le restava che aspettare che Billie tornasse a casa dalle prove. Magari sarebbe arrivato con i suoi occhi grandi, e l’avrebbe salutata con fare snervato. Lei gli avrebbe piazzato un bacio su una guancia e gli avrebbe accarezzato i capelli. Perché sembrava così irritato? Hai pensato a me tutta la giornata? Forse ti sono mancata. Volevi che ti chiamassi, amore? Avrei dovuto farmi sentire di più. Sì, ti sarò mancata. Ti sono mancata non è così? Chloe Ellis...
“Mentre il nostro modo di vivere i pensieri e le emozioni è una freccia, il suo è un loop.”
E sarebbe ricominciato il loop.
 
Tip: Loop. Parola che dovrebbe limitarsi all’ambito informatico e non sfiorare mai la sfera emozionale. Come sostiene la psicologa di Chloe, il nostro modo di pensare assomiglia ad una freccia di azione-reazione che si allunga, si sposta, cambia direzione... Quando, invece, lo sviluppo dei processi cognitivi è simile ad un cerchio chiuso, dobbiamo riconoscere che c’è un problema e rivolgerci a chi ha le competenze necessarie.
   
 
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