La palestra era vuota, sgombra da qualsiasi persona, oggetto o odore che potesse alterare la sua naturale immobilità, attendendo l’arrivo dei giocatori che l’avrebbero usata quel giorno: Sugawara si ritrovò a pensare che quella palestra, Sotto certi aspetti, era simile a quella della Karasuno ma si rendeva anche conto che no, era decisamente più grande, più spaziosa e destinata ad accogliere squadre di un certo calibro.

Ed era proprio quelle che aspettava Sugawara, posto alla panca dove di solito le riserve attendevano il proprio turno, lanciando uno sguardo divertito ad Hajime che stava controllando il cellulare.
- “Quindi tu dici che non si aspetta la nostra presenza qui?” - L’omega fissò a lungo l’alfa che gli rivolse un sorriso di conferma, voltando lo sguardo poi alla porta della palestra che si spalancò grazie a una spinta decisamente poco garbata lasciando entrare i giocatori di ambedue le squadre, compresi anche gli allenatori: quello che dopo avrebbe intuito essere l’allenatore di Oikawa si avvicinò con un sorriso cordiale Iwaizumi, reduce il fattore che spesso e volentieri questo andava ad assistere le partite dell’altro. Ci furono le presentazioni di routine, contornate anche da domande di circostanza, ma dopo quelle Suga iniziò a sentirsi osservato da alcuni dei membri della squadra. Ma la domanda che più era presente nella sua mente era come mai Tooru non si fosse ancora presentato, anche solo per il riscaldamento.

Questo ritardo, più il fatto di essere rimasto seduto, sulla panca più esterna per non disturbare gli altri, provocava in Koushi un certo stato di allarme, che iniziò a guardarsi attorno per distarsi in attesa dell’altro: e lui che voleva solo fargli una sorpresa, di mostrargli che era anche capace di uscire da solo, ormai.

La sua mente si soffermò su questo ultimo pensiero: perché mai aveva bisogno di dimostrare queste cose proprio ad Oikawa? Forse, perché lo stava aiutando tanto a rimettersi in sesto? Per mostrare la sua buona volontà di rimettersi in carreggiata?

Tutti quei forse vennero spazzati via quando uno dei giocatori della squadra avversaria si avvicinò proprio a lui, con una espressione in viso gradevole, anche se il sorriso smaliziato che aveva non portava di sicuro ad abbassare la guardia. Suga poteva quasi definirlo un tipico atteggiamento da “Casanova che ci ha creduto troppo”, come anche l’aspetto fin troppo curato prima di una partita, anche se amichevole.

Si era posto davanti a lui, leggermente chinato per poterlo guardare negli occhi, tanto che l’omega si tirò indietro con il busto per non avvertire il respiro caldo dell’altro troppo vicino al suo viso, per non parlare del piede destro del giocatore messo proprio sulla panca, alla destra del suo corpo, come a circoscrivere la zona. Questo incominciò a parlare senza che Koushi avesse avuto tempo di dire neanche mezza parola, tanto che si ritrovò a fissarlo fra il divertito e l’infastidito per quell’atteggiamento che era più opportuno ad un adolescente in piena fase ormonale che ad un uomo che lavorava come sportivo professionista, per non parlare di quanto stesse espandendo i suoi ferormoni: forse fu quella la cosa che più irritò Sugawara.

Tutta quella commedia del cattivo gusto finì nel preciso momento in cui una palla, una fortissima palla, colpì con precisione millimetrica il ragazzo sulla guancia, facendogli perdere irrimediabilmente l’equilibrio così da cadere sul fianco, a terra, ai piedi di un Suga che si ritrovò a fissare il corpo inerme del tizio per alcuni secondi e poi la palla che rimbalzò un paio di volte prima di iniziare a rotolare fino in fondo alla palestra. Si voltò per cercare di capire cosa fosse successo alla palla, se fosse stata posseduta da qualche demonio oppure, caso più probabile, essere stata lanciata come di routine avviene durante i riscaldamenti.

Queste risposte conducevano ad un sorriso, ad un sorriso vittorioso al quale diede subito un volto: Oikawa alzò la mano, come a voler centrare l’attenzione su di sé, e la sventolò in direzione del ragazzo che si stava rialzando da terra.

- “ Oh, scusami! Davvero non ti avevo visto.” - Ma lo sguardo che regalò all’altro Alfa era decisamente poco amichevole, anche se il sorriso restò stucchevolmente cordiale. Quella sua espressione mutò solo quando Oikawa incrociò lo sguardo di Sugawara verso il quale si precipitò quasi, saltellando quasi. - “Ma guarda qui che bella sorpresa mi sono ritrovato in palestra.” -.

Koushi scosse il capo, guardando con la coda dell’occhio l’altro giocatore che si massaggiava la guancia e si allontanava da loro: che Tooru l’avesse fatto di proposito?

- “Non ti ho visto arrivare. Mi sembrava doveroso venire a vedere una tua partita, ogni tanto, anche perché la pallavolo resta uno sport che mi piace.” - L’alfa si sedette di fianco a lui, iniziando a togliersi la felpa per poter iniziare il riscaldamento, guardando di tanto in tanto l’altro.

- “ Beh, sei uscito per venire a vedere il meglio del meglio: hai fatto bene.” - un ghigno dipinse il suo volto, mentre la mano andò a scompigliare i capelli del coetaneo, soffermandosi appena nel compiere quel gesto. - “ Resta qui seduto e vedi come lo distruggo.” - Si allontanò di scatto non appena fu pronto, riscaldandosi quel poco che bastava prima che gli spalti furono totalmente riempiti e la partita ebbe ufficialmente iniziò.

Sugawara restò sì a godersi lo spettacolo, ma anche come Oikawa si accanì contro quel povero ragazzo che finì più volte a terra, senza riuscire a prendere le schiacciate che l’altro lanciava.

Tooru era tremendo.

Era tremendamente se stesso.