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Autore: prongfoot    03/05/2020    6 recensioni
“Che c’è Potter?!” chiese lei seccata dopo averlo colto di nuovo a fissarla.
“Le lezioni non sono neanche iniziate e tu già studi…” disse il ragazzo divertito.
“Si dà il caso che ad alcuni di noi interessi davvero quello che studiano e non riescono ad ingannare i professori con un bel sorriso…”
“Beh, Minerva è immune al mio bel sorriso. Cosa credevi di essere l’unica a non voler venire ad Hogsmeade con me?”
Lily si lasciò scappare un sorriso.
“EVANS!”urlò James “Tu stai ridendo ad una mia battuta!”
“NO POTTER!” rispose lei reprimendo la risata “Ridevo all’idea della McGranitt che non si lascia incantare da te come tutti.”
“Dì quello che vuoi ma tanto lo so che prima o poi ti innamorerai di me…”
“Sogna Potter, è l’unica cosa che potrai fare…” disse lei ricordandosi di non lasciarsi ingannare, quel ragazzo non sarebbe mai cambiato.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dorcas Meadowes, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: Dorcas/Sirius, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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'Cause trying not to love you, only goes so far
Trying not to need you, is tearing me apart
Can't see the silver lining, from down here on the floor
And I just keep on trying, but I don't know what for
'Cause trying not to love you
Only makes me love you more

 
 
Lily era seduta in stanza, stava provando a scrivere un maledettissimo saggio di erbologia, cercando di distrarsi, ma, neanche a dirlo, non era riuscita a buttar giù una parola di senso compiuto.
-Dorcas…- esclamò d’un tratto felice nel vedere l’amica rientrare in stanza, il trucco leggero di quella mattina sciolto sulle guance- Dove sei stata…- chiese dolcemente passandole un mano sul viso per pulirla.
-Sono stata fino ad ora con Amos, è stato molto comprensivo…-aggiunse tristemente, guardandosi le punte dei piedi.
-Cos’è che non vuoi dirmi Cassie… ti conosco...- disse notando che l’amica evitava il contatto diretto con lei.
-Lily non ti arrabbiare ma stasera vedrò Sirius…- la rossa stava per aprire la bocca per protestare ma Dorcas fu più veloce - Ho bisogno di capire, stasera potrebbe essere un nuovo inizio per noi…o un addio, ad ogni modo sarà un punto di svolta.
- Voglio solo che tu sia felice Cas…- concluse accarezzandole i capelli.
-Lo so Lils, ti prometto che farò di tutto per esserlo…- le sorrise -E a te com’è andata? – chiese Dorcas, dopo aver fatto un profondo sospiro sconsolato.
Lily la guardò titubante per un attimo, poi decise di raccontarle tutto, sperando che lei potesse darle il consiglio giusto, conoscendola meglio di chiunque altro.
-Lily…- inziò Cassie- James non c’entra niente con questa storia e tu lo sai…
-Si lo so…
-Allora perché te la sei presa con lui in questo modo? – chiese la bruna dolcemente.
-Io non lo so Cassie…- rispose lei, realmente confusa- So solo che ci sono dei momenti in cui sto davvero bene con James, penso sul serio che ci possa essere una minuscola possibilità di essere amici e altri, invece, lo vorrei strozzare…
-In passato ti avrei dato ragione, James era solito comportarsi come un bambino arrogante talvolta…- le diede atto Dorcas- Ma dall’inizio dell’anno non ha fatto assolutamente nulla per farti dubitare di lui. Io penso che tu stia solo cercando una scusa…
-Una scusa?!- chiese Lily stupita- E per cosa?
-Una scusa per sopprimere i sentimenti che provi per lui…- tentò Cassie, sapeva che Lily avrebbe dato di matto, ma doveva provare.
-Sentimenti? – esclamò con voce stridula, per poi abbassare leggermente i toni per evitare di perdere credibilità- Cassie non ricominciare, non ci sono sentimenti… mi dispiace solo di essermela presa con lui inutilmente. L’unico motivo per cui l’ho fatto è perché non potevo prendermela con Sirius e quindi ho rivolo la mia collera su di lui, nient’altro!
-Se lo dici tu…- troncò il discorso, sapeva che Lily avrebbe potuto negare fino alla morte, ma lei la conosceva bene e non aveva bisogno di sue conferme- Devo andare Lils, ero venuta solo a prendere un mantello…- continuò lei sapendo che la discussione non sarebbe continuata e notando che ormai era ora di andare incontro al suo destino.
-Fatti valere Cas…- disse Lily facendola sorridere prima di uscire dalla stanza.
 
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Dorcas uscì dalla stanza, tormentata dall’ansia, sentiva di avere un peso sul torace che non la faceva respirare bene.
Era così sovrappensiero che non notò neanche la presenza di James, e dei restanti due malandrini, in sala comune.
-Dorcas…- la richiamò il ragazzo costringendola a voltarsi.
-Oh ciao James, scusa non ti avevo visto…- commentò distrattamente.
-Stai andando da lui vero? - chiese il ragazzo speranzoso, felice nel ricevere un cenno a conferma della sua domanda.
-E tu cosa diamine ci fai qui James? – domandò squadrando il ragazzo accasciato sul divano.
-Se ti riferisce a Lily, penso che in questo momento se osassi avvicinarmi a lei mi schianterebbe in pochi secondi…
-Sai Potter…- si finse delusa – Ti facevo meno arrendevole, evidentemente mi sbagliavo…- lo stuzzicò lei, per poi incamminarsi verso il ritratto, lasciando James lì confuso.
Il ragazzo continuava a guardare le scale che portavano al dormitorio delle ragazze, sapeva che Lily era sola in stanza, ma come poteva raggiungerla per parlare? Avrebbe potuto mandarle un gufo, ma probabilmente non sarebbe mai scesa, ne’ tantomeno lo avrebbe fatto se avesse mandato qualche ragazza a chiamarla.
Se solo il suo animagus fosse stato un utile volatile in questo momento…ma certo, come aveva potuto non pensarci, volare era il suo forte.
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Lily aveva completamente abbandonato i vani tentativi di studio e aveva iniziato a mettere apposto qualche oggetto qua e là, sperando che in questo modo avrebbe potuto riordinare anche i suoi pensieri e trovare una soluzione, che, possibilmente, comportasse il non dover chiedere scusa a James Potter. Era troppo orgogliosa per farlo, avrebbe potuto semplicemente far finta di niente sperando che le cose tornassero normali, certo non era un comportamento maturo ma era meglio del doversi scusare.
Fermandosi un momento dal suo frenetico riordinare, si era guardata allo specchio, sciogliendosi la crocchia disordinata, che era solita portare mentre studiava, e ravvivandosi leggermente i lunghi capelli.
“Coraggio Lily, non puoi davvero pensare che sia un comportamento corretto…” – disse al suo riflesso nello specchio, cercando supporto, quando venne riscossa da dei leggeri colpi che la fecero trasalire.
Si girò intorno cercando di capirne la provenienza e quasi le venne un colpo quando notò un ragazzo aggrappato al davanzale della sua finestra.
James era lì, i capelli mossi dal vento gli andavano dritti davanti agli occhiali, leggermente storti. Era in sella alla sua scopa, che cercava di governare nonostante il vento fortissimo. Lily a quella scena non poté trattenere un leggero sorriso, seguito all’attimo di smarrimento iniziale. Lui era lì, lì per lei, avrebbe fatto di tutto per riuscire a parlarle.
Si diresse verso le finestra con estrema calma, non avrebbe mai dato a vedere che era felice che lui avesse compiuto un gesto talmente tanto sconsiderato.
Aprì leggermente la finestra, che si spalancò più del dovuto per una forte raffica di vento, che fece oscillare leggermente James, ancora saldamente aggrappato al davanzale di marmo.
-Potter… – esclamò - Vuoi che la McGranitt incanti anche le finestre del dormitorio femminile? - continuò poi addolcendosi leggermente.
James la guardava preoccupato senza parlare, temeva che fosse ancora furiosa e che potesse scaraventarlo giù dalla torre, così quando vide la ragazza spostarsi leggermente per lasciarlo entrare esalò un sospiro di sollievo, volando agilmente attraverso la stretta apertura.
Scese abilmente dalla scopa, godendosi quel fresco profumo di pulito e caramello che regnava nel dormitorio delle ragazze, a differenza del loro che sapeva di tutt’altro. Posò la scopa in un angolo cercando di iniziare quel discorso che aveva tante volte provato nella sua mente mentre volava verso Lily. La ragazza, nel frattempo, si era seduta imbarazzata sul letto e guardava da tutt’altra parte.
-Senti Evans…
-Ascolta Potter…
Esclamarono i due ragazzi all’unisono, bloccandosi entrambi, ridendo leggermente. Lily gli fece segno con la mano di iniziare a parlare.
-Le cose oggi non dovevano andare così…la prima volta con te ad Hogsmeade non doveva andare così… – lei stava per ribattere così lui continuò – Si lo so, lo so, non era un appuntamento e non eravamo soli ma per me era ugualmente importante e volevo rendere tutto perfetto, invece… – si fermò vedendo l’espressione triste della ragazza – E’ solo Sirius è come un fratello per me e quando si tratta di lui io non ragiono…
-Hai ragione…- interruppe lei, ma il ragazzo non parve ascoltarla.
- Ti prego Lily lasciami finire - disse non badando alle sue parole per poi capire cosa aveva detto- Aspetta! Io cosa?!
-Hai ragione Potter… -  ripeté calma- Non farmelo ripetere una terza volta.
James si grattò la testa confuso, era andato lì pronto a sentire una sfuriata di Lily su quanto lui fosse immaturo ed egoista, sicuramente non si sarebbe mai potuto aspettare questo. Si sedette accanto a lei sul letto, sperando di non essere incenerito e quando lei non lo fece la invitò a spiegarsi meglio.
Lily, dal canto suo, sentendo le sue scuse, si era sentita una vera idiota. Lui, che non aveva fatto nulla di male, se non assecondare il suo piano per aiutare la sua migliore amica, la guardava con quei suoi due occhioni da cerbiatto, scusandosi pur non dovendo farlo e lei si era fatta tutti quei problemi. Chi era stato il bambino tra i due ora?
-Io so di aver esagerato… - continuò lei il difficile discorso- E’ solo che si tratta di Dorcas. Lei è la mia famiglia, è la sorella che non ho mai avuto, la mia migliore amica e… quando si parla di lei io divento iperprotettiva…so che non è colpa tua, solo che tu eri lì e me la sono presa con te per non prendermela con me stessa. Sono io che l’ho spinta a farlo, lei sapeva che non era una buona idea, se le si spezzerà il cuore sarà tutta colpa mia, non tua…
-Lily… - disse lui piano, chiamarla per nome le uscì cosi spontaneo, non ci fece neanche caso- Queste sono cose che fanno parte della vita e tu non puoi evitarlo.
-Si lo so…-  asserì tristemente- Solo che lei è la persone migliore che io conosca, lei è così…buona, io non voglio che qualcuno se ne approfitti.
-Dorcas è tutto questo…-  confermò James -Lei è una persona che ama con tutta se stessa, però sa quando è il momento di lasciar la presa ed imporsi.
Lily annuì in segno di approvazione alle parole di James.
-Sai Evans? Tu e Sirius siete così maledettamente simili…
“Io e Black?!” – proferì con voce stridula dovuto allo shock di quell’affermazione.
-Non si direbbe mai, vero? – ironizzò James- Eppure è così! Entrambi così cocciuti ed ostinati, tanto da sembrare freddi a volte, invece…
“Invece?!”
“Invece quando si tratta delle persone a cui tenete sareste capaci di prendere a pugni chiunque si avvicini a loro…” -continuò il ragazzo riferendosi a Sirius – Oppure di incenerire chiunque abbia provato a ferirle…- questo era ovviamente riferito a lei – Insomma sareste capace di tutto, per loro.
-Già…-  rispose lei, sorridendo in un primo momento, per poi incupirsi di nuovo pensando al suo scatto di ira.
-Non è forse questo che vi rende così maledettamente speciali? - chiese il ragazzo facendole rialzare lo sguardo brillante- Ogni vostra attenzione va guadagnata, ogni piccolo passo va sudato, come ogni metro conquistato in una difficoltosa scalata…- Lily sembrava confusa dalle sue parole- Però poi, quando arrivi in cima, la vista è magnifica. A quel punto pensi: si! Ne è valsa la pena- concluse lui con un sorriso stampato in faccia e guardandola fissa negli occhi, non preoccupandosi del rossore sulle guance, e scostandole leggermente i capelli dal viso.
-Grazie…per essere venuto…per aver messo da parte l’orgoglio… – affermò lei, sinceramente colpita.
-Non c’è niente che io non farei per te, niente! – ribattè sicuro – E’ ora che tu lo capisca Evans.
-Penso che sto iniziando a capire… - rispose lei – Amici? - gli porse una mano, in segno di tregua.
-Ne sarei onorato… - esclamò felice, stringendole la mano.
-Lily ci sei… - urlò una voce proveniente dalla porta, facendoli scostare velocemente l’uno dall’altro.
-Oh scusate, io non volevo interrompere niente… - si affrettò ad aggiungere Marlene, non potendo trattenere un sorrisetto.
-Tranquilla Lene… - rispose subito James, togliendo Lily dall’imbarazzo – Io stavo per andare…- si alzò velocemente dal letto e recuperò la scopa poggiata nell’angolo.
-Puoi usare le scale adesso Potter… - puntualizzò Lily divertita – Non penso ci siano problemi a scendere…
-Evans… - la guardò lui con sguardo malandrino- Vuoi togliermi tutto il divertimento? – aggiunse aprendo la finestra e salendo sopra la scopa.
-Sei incredibile Potter…-  disse la ragazza, incrociando le braccia al petto e guardandolo rassegnata, per poi avvicinarsi a lui in modo che Marlene non sentisse – Inizio a pensare che tu lo sia davvero…- detto questo gli poggiò un lieve bacio sulla guancia, che lo fece arrossire fin sopra alle orecchie, non era certo da lui.
“PER GODRIC, IL CAPITANO CHE ARROSISCE…” - urlò Marlene, felice nel metterlo in imbarazzo come tanto lui amava fare con tutti.
“McKinnon sei non chiudi il becco passerai tutto il campionato in panchina!  - esclamò lui, prima di lasciare un ultimo sorriso a Lily e volare via.
- Quello era un bacio Lily Evans, non negare! - esclamò subito la ragazza.
- Lene, era un bacio sulla guancia, nulla di più! - specificò subito lei- Siamo solo amici.
Marlene non credeva ad una sola parola, ma non c’era nulla di male nel lasciare che Lily e giungesse da sola alle sue conclusioni.
 
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22 giugno 1977
Faceva freddo per essere un giorno d’estate. Faceva freddo e potevi percepire l’umidità fino a dentro le ossa, specialmente in quella casa. Il numero 13 di Grimmauld Place era spettacolare per chiunque ci entrasse. Perfetto, ogni cosa al proprio posto, elegante. I quadri dei loro antenati Purosangue sfoggiati lungo tutto il corridoio, erano un enorme vanto per la famiglia Black, insieme all’arazzo posto in salotto dov’era rappresentata tutta la dinastia. Quei tre buchi neri presenti su di esso erano un colpo nell’occhio per chi osservava, ma Sirius, Alphard e Andromeda erano ormai diventati una vergogna per quella famiglia, indegni di essere posti sotto la scritta “toujours pur”. Ed era lì che intanto, sedeva proprio Sirius Black, convocato dal padre Orion insieme al fratello Regulus. Sedevano tutti e tre sulle sedie nere d’ebano lucenti, gli sguardi colmi d’odio e risentimento.
- Allora - cominciò Sirius ormai stanco di respirare ancora quell’aria carica di tensione - Mi spieghi perché mi hai fatto venire qui, di grazia? - chiese a denti stretti.
- Mamma non voleva che ci incontrassimo qui - rispose Regulus con voce tremante guardando per la prima volta negli occhi grigi del fratello.
- Credimi, per la prima volta io e quella donna siamo d’accordo - replicò Sirius acido, fulminando il fratello - che cosa vuoi, papà?
- Il Signore Oscuro sta acquisendo ogni giorno più potere, e ciò che ovviamente lo fortifica è reclutare seguaci - iniziò il vecchio Orion mentre si riempiva un grosso bicchiere di whiskey - naturalmente questa famiglia ha sempre sostenuto l’idea della purezza di sangue e, quindi, anche le idee del Signore Oscuro stesso. Crediamo ci sia bisogno di una bella ripulita nel mondo magico - concluse sorridendo beffardo a Sirius, che scattò rapidamente in piedi dalla sua sedia impugnando la bacchetta.
- Oh, e cosa vuoi? - chiese sarcastico - ripetermi ancora che non sono degno, che sto infangando il nome della mia famiglia? O cosa, vuoi riprendere a picchiarmi come facevi quando ero solo un bambino? Bene, fatti avanti, non aspetto altro. D’altronde perché non supportare un mondo dove le persone vengono torturate o uccise se hanno un’idea diversa dalla tua? - sputò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
- Puoi ancora redimerti, Sirius. Ti uccideranno se non passerai di nuovo dalla parte giusta. Sarai solo una delle altre persone da eliminare, insieme a quei tre maledetti traditori che ti porti dietro! - urlò il più piccolo dei Black, ormai scaldandosi anche lui.
- Redimermi?! Tu non ti preoccupi per me. - disse Sirius ridendo amaramente - tu ti preoccupi che una persona della tua famiglia sia dalla parte di quelli da eliminare. Che disonore, davanti al Signore Oscuro. Quello che ho detto quando sono andato via da qui, lo ripeto. - esclamò dirigendosi verso l’uscita - sono io a vergognarmi di voi. - concluse. In quel momento Orion raggiunse il figlio che camminava a passo svelto verso il corridoio e lo agguantò per la manica della giacca.
- Stai attento a chi ti porti dietro in questa guerra - lo minacciò il padre, i grossi baffi vibrarono dall’ira - potrebbero non andarci di mezzo solo i mezzosangue. - disse provocando per la prima volta in Sirius un fremito di paura.
- E questo cosa dovrebbe significare? - chiese il ragazzo strattonando il suo cappotto per toglierlo dalla presa del padre.
- Chiunque tradisca il proprio sangue puro, rischia la vita. - concluse Orion sapendo di aver toccato il punto debole di Sirius - finirai per far ammazzare anche quella stupida ragazzina che ti appoggia qualsiasi cosa tu faccia - sputò l’uomo prima di chiudere la porta in faccia al maggiore dei suoi figli, lasciandolo col terrore negli occhi e il dolore che lo attanagliava.
 
C’era un solo posto dove poteva andare, dopo aver avuto una delle tante liti con la sua famiglia. Un solo posto dove si sarebbe sentito sicuro, e dove per un po’ le sue preoccupazioni sarebbero cessate. Ed era casa di Dorcas Meadowes. Non aveva niente a che fare con casa sua, l’aria era molto meno pesante e tiepida, il giardino colmo di fiori colorati che ormai stavano sbocciando, e la caratteristica pianta di rose blu di cui Dorcas si curava da quando era una bambina. Sirius si sentì più leggero solo a guardarle, così si avvicinó alla porta. I suoi genitori erano da poco partiti per qualche giorno per andare a trovare i suoi zii in Francia, e Dorcas sbadatamente, come altre mille volte aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta. Sirius la vide dalla finestra poco più vicina, mentre, con la radio sintonizzata su RNS a tutto volume, si accingeva a preparare qualcosa di dolce da mangiare per quella sera. Decise quindi di entrare, curandosi di chiudere bene la porta per poi appoggiarsi ad essa a braccia conserte. Aspettava che lei si accorgesse che era entrato, ma gli scappò da ridere quando Dorcas fece per spaccare un uovo, ma questo le cadde insieme a tutto il guscio all’interno della ciotola. Nonostante Dorcas avesse riconosciuto quella familiare risata simile ad un latrato, non potè fare a meno di sobbalzare rischiando di arrecare altri danni alla povera cucina.
- Sirius! - esclamó portandosi una mano al petto - Merlino, potevi avvisarmi in qualche modo!
- E perdermi questa scena esilarante? Non se ne parla - disse avvicinandosi a lei per abbracciarla.
- Co-me hai fatto ad entrare? - chiese stringendolo dolcemente a se’ e sporcandolo leggermente di farina.
- Con il tuo solito vizio di fidarti così tanto delle persone da non chiudere nemmeno la porta di casa - rispose guardandola con uno sguardo divertito ma di rimprovero - Davvero, Cassie, non puoi dimenticartene sempre. Di questi tempi, poi... - concluse rabbuiandosi nuovamente.
- Sono certa che i Mangiamorte non si lascerebbero scoraggiare da una porta chiusa, Sirius. Ma hai ragione...solo che sono così abituata alla tranquillità di questo quartiere che non mi capacito della situazione assurda che stiamo vivendo - asserì leggermente turbata - Come mai non sei con James? - chiese poi curiosa, cercando di rimediare a quello che aveva appena combinato in quella ciotola.
- Sono stato dai miei - ammise, scuotendosi la giacca per poi toglierla e appoggiarla sulla sedia più vicina.
- Oh. - esclamò la ragazza sapendo che ciò non preannunciava niente di buono - E?
- E volevano convincermi a stare dalla loro parte. Mio padre...mi ha detto di stare attento anche alle persone a cui tengo. Forse non saremo i primi sulla lista, ma sicuramente ci siamo - disse Sirius tenendo i pugni stretti e fissandola preoccupato. Non aveva il coraggio di dirgli che il padre sosteneva che avrebbe messo in pericolo anche lei, ancora di più.
- Sirius, noi sappiamo per cosa combattiamo. Sappiamo dall’inizio cosa e chi proteggere, e tutti i rischi che corriamo. Lui sta cercando di farti sentire responsabile per spingerti ad allontanare le persone a cui tieni, così da rimanere da solo con la speranza che tu possa cambiare idea -  cercò di consolarlo la ragazza accarezzandogli le guance dolcemente, che al suo tocco si rilassarono.
- Non voglio più parlarne ora, Cas - disse sedendosi sulla poltrona rosso fuoco di casa Meadowes - posso restare, solo per un po’?
- Puoi restare quanto vuoi. Possiamo cenare insieme, bere qualcosa dalla vecchia riserva di mio padre, giocare a SparaSchiocco o a scacchi o… - disse appoggiandosi accanto a lui e sorridendogli comprensiva.
- Fare sesso. - scherzò il ragazzo aspettandosi una cuscinata, che arrivò subito dopo.
- Sei il solito idiota, Black - disse alzandosi per andare a finire di preparare - E vieni a darmi una mano! - urlò facendo scattare Sirius che prontamente la seguì.
 
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La mattina dopo quel giorno, Sirius aprì gli occhi con enorme fatica. Ne aveva prese di sbronze prima d’ora, eppure quella volta ci era rimasto davvero sotto, forse anche a causa del suo stato d’animo. Si giró e alla sua sinistra fu sorpreso di trovare la schiena nuda di Dorcas, che ancora dormiva profondamente. Di colpo gli tornarono in mente tutte le immagini di quella sera. Avevamo parlato fino a tardi, fatto numerose partite a scacchi magici dove per ogni volta che uno dei due vinceva, bisognava bere un bicchiere di Whiskey Incendiario. Non ricordava come fossero arrivati a quel punto, ma ricordava bene i dettagli. Ricordava i baci di Dorcas, le loro lingue che si cercavano in un gesto che aspettavano entrambi da tanto tempo. Ricordava le labbra che scendevano in posti che lui non avrebbe mai pensato di vedere della sua migliore amica, la ragazza con cui era cresciuto. E infine ricordava perfettamente il momento in cui era dentro di lei, i suoi sospiri e le mani che fremevano mentre cercavano le sue. Era stato bellissimo, diverso, diverso come quando senti di appartenere davvero a qualcuno. Si bloccó a quel pensiero. Dorcas era stata sua, esclusivamente e per la prima volta. E improvvisamente tutte quelle sensazioni gli tolsero il respiro, ma non ci riuscì, quel giorno, ad identificarle come positive. Gli risuonarono in testa le parole di suo padre, e ora più che mai si rese conto che era vero, che Dorcas lo avrebbe seguito in capo al mondo e gli sarebbe stato accanto in tutto e per tutto. Si sentiva un vile, perché continuava a starle accanto nonostante la stesse mettendo in pericolo, perché era cosciente del fatto che lei provasse qualcosa per lui e cosa più importante, perché lui non era in grado di provare quei sentimenti. Non ne era all’altezza e ne era totalmente e irrimediabilmente spaventato. Perché chi diceva di amarlo, gli aveva sempre e solo inflitto sofferenze e nonostante lui fosse così diverso, sapeva che la mela non cade mai troppo lontana dall’albero.
-  Sirius - lo chiamó con voce roca la ragazza che si era svegliata, ridestandolo da suoi pensieri.
- Dorcas - rispose Sirius con insolita noncuranza - Alla fine la serata si è conclusa come ti avevo predetto! - esclamó ridendo in modo falso. La mora si accorse subito del cambiamento d’umore, e in un primo momento ne rimase confusa.
- Noi abbiamo... - tentó di ricordare - noi abbiamo fatto... - disse guardando il suo corpo nudo avvolto dalle lenzuola e poi quello accanto a lei, arrossendo violentemente.
- Si...James ci avrebbe scommesso, sai? Comunque sia bella serata, Cas, grazie mille per tutto. - cercó di congedarsi velocemente.
- Che ti prende, Sir? - chiese allarmata, dopotutto era lei che aveva provato sensazioni del tutto nuove e avrebbe dovuto essere scossa.
- Niente, è che di solito non resto mai il giorno dopo aver fatto sesso con qualcuno. Fa parte del mio fascino. - rispose in modo da sembrare simpatico, ma era freddo mentre cercava di non guardare i suoi occhi feriti
- Sirius, ma stai scherzando vero? È un modo per alimentare il tuo ego, devo forse chiederti di restare in ginocchio? - disse sarcasticamente fissandolo incredula.
- Quello ti renderebbe uguale a tutte le altre, e tu non lo sei. - ostentó un’estrema arroganza anche mentre cercava di rassicurarla - Ma il mio modo di agire in questo caso non cambia. - concluse dopo essersi vestito in fretta e aver preso le ultime cose, per poi precipitarsi giù dalle scale.
- Sirius - lo chiamó a gran voce alzandosi dal letto e mettendosi velocemente un accappatoio addosso - non fare la parte del presuntuoso arrogante con me, lo sai che non attacca. E non hai il diritto di trattarmi così. Io sono scossa quanto te!
- Non voglio rovinare tutto tra di noi, Cas. - disse girandosi per la prima volta a guardarla negli occhi. Sapeva già cosa stava per accadere, sapeva che in quel momento lo odiava con tutte le sue forze.
- Come no. Non lo stai già facendo? - gli urló tenendosi le braccia strette al corpo.
- Non capisci. Sto cercando di proteggerti!
- Mi stai lasciando da sola a fare i conti con una cosa che dovremmo affrontare assieme. E che non dovrebbe nemmeno causarli, tutti questi problemi! - disse sporgendosi verso di lui per cercare di trattenerlo.
- Cassie, non posso. Devo andare...ti prego, non ora... - la ragazza lo lasció notando che aveva uno sguardo quasi spaventato, ma ciò non le impedì di rivolgergli un’occhiata colma di risentimento. Dorcas rimase sulla porta guardandolo andare via, aveva mille domande in testa e non riusciva a trovare una sola motivazione per quel comportamento. Sbattè la porta per poi accasciarsi con le spalle premute sulla sua superficie e lasciarsi andare in un pianto liberatorio che aveva trattenuto fino a quel momento.
 
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Erano passati mesi ormai da quel giorno, eppure quella restava una ferita ancora fresca, non importa quanto avessero cercato di far finta di niente all’inizio del loro ultimo anno ad Hogwarts. C’era una crepa profonda ormai nel loro rapporto, e in quel momento dovevano decidere se mettersi d’impegno ed aggiustarla oppure lasciare che mandasse tutto all’aria definitivamente. Sirius era già all’interno della Stanza delle Necessità, mentre ripeteva bene in mente il discorso che aveva preparato cercando di non tralasciare niente. Quando ebbe finito di ripeterlo e correggersi per la terza volta, vide Dorcas entrare, coperta fino ai piedi da un mantello verde bottiglia e con un’espressione davvero stanca.
- Sei venuta - disse Sirius più a se’ stesso che a lei, mentre la guardava quasi incredulo. Lei annuì solamente, togliendosi il mantello e guardandosi attorno. Le pareti erano di un tenue blu cobalto, suo colore preferito, e c’erano piccoli vasi agli angoli della stanza che contenevano svariati fiori bianchi. Due grandi puffi erano posizionati ai loro piedi, per permettere loro di sedersi. Era abbastanza spoglia, poichè a Dorcas non piaceva il caos, e per questo le infondeva molta tranquillità, nonostante si trattasse di una situazione tutt’altro che pacifica.
- Hai voluto tu che fosse così? - gli chiese, ancora guardandosi attorno piacevolmente sorpresa.
- Beh, da qualche parte dovevo pur iniziare a farmi perdonare - disse mostrando per la prima volta un piccolo sorriso. I due ragazzi si sedettero, trovando una leggera difficoltà a trovare l’equilibrio. Dorcas si chiese perché i puffi invece di sedie comuni, ma decise di non fare ulteriori domande per permettere a lui di parlare.
- Dorcas... - iniziò lui - Sono stato uno stronzo – affermò poi rimanendo zitto per qualche secondo.
- E mi hai fatta venire qui per comunicarmi questa tua incredibile scoperta? - disse sarcasticamente, impaziente di sapere cosa avesse da dire.
- In un certo senso, sì. - disse il ragazzo guardando in basso - lo sono stato quando quel giorno ho deciso di andarmene e non restare con te. So di averti ferita, e non ho scusanti per il mio atteggiamento. Non so nemmeno come tu abbia fatto a rivolgermi ancora la parola come se niente fosse, e lì ho capito quanto era forte il tuo affetto nei miei confronti. - si fermó prendendo aria, il cuore gli batteva a mille, ma in quel momento prese maggiore sicurezza - tu hai sempre saputo quanto io sia spaventato, quanto abbia sempre respinto qualsiasi tipo di coinvolgimento emotivo per paura di tornare ad essere quel ragazzino che piangeva in soffitta. Quel ragazzino che ha imparato a fidarsi di nuovo di qualcuno solo ed esclusivamente grazie a te. So che senza di te non avrei nemmeno stretto così tanto con i ragazzi, se non mi avessi insegnato che voler bene a qualcuno non significa necessariamente farsi del male. - riprese fiato, mentre Dorcas aspettava paziente, colpita da quelle parole nel profondo e con un’espressione decisamente più addolcita.
- Ho sempre creduto di non meritare che tu provassi dei sentimenti per me, ed ho cercato di respingerli non perché non li apprezzassi, ma per proteggere te. Fu mio padre a suggerirmi di farlo, facendomi capire che la vendetta della mia famiglia per non aver scelto di stare dalla parte di Voldemort, si sarebbe riversata su tutte le persone che amavo. Ma so di aver sbagliato, perché non ho fatto altro che peggiorare le cose e causarti ancora più dolore, anche perché per quanto ci provassi mi era impossibile restarti lontano - ammise passandosi una mano tra i capelli. Si avvicinó alla ragazza e le prese la mano, sentendosi incoraggiato nel momento in cui lei non la spostó.
- Non posso prometterti che sará sempre facile. Ma dopo ciò che è successo con Amos, io ho capito che non posso e non voglio perderti. Ho capito che voglio rischiare tutto per te, che posso proteggerti non allontanandoti, ma combattendo per te e accanto a te. Ho capito che non voglio che nessuno ti tocchi, che nessuno ti baci, a parte me. Non sono bravo a dare un nome ai sentimenti, quindi non lo farò. So solo che ho passato tutta la mia vita cercando di chiamare “casa” un qualsiasi posto mi facesse sentire al sicuro, che non mi facesse sentire disprezzato come accadeva a Grimmauld Place ed ho anche pensato che casa di James fosse ormai diventata quella che a tutti gli effetti era casa mia. E lo è, materialmente parlando. Ma c’è un solo momento, un solo posto, in cui io mi sento completamente e sinceramente amato, tranquillo e al sicuro. Ed è vicino a te. Sei tu la mia casa, Dorcas. - concluse, per poi guardare in basso e sperare in una risposta positiva della ragazza.
- Sei davvero pronto a tutto questo, Sirius? Perché per quanto io sia estremamente felice di quello che mi stai dicendo, devo prima sapere questo. Perché significa impegno, significa rendermi partecipe ogni volta che sarai spaventato, significa non scappare, affrontare tutto insieme. So quanto ti è costato metterti a nudo in questo modo, e non ti sto chiedendo di cambiare, perché è questa la persona che ho scelto da sempre ormai. Ma devi dimostrarmelo, perché nonostante questo... ho ancora paura di svegliarmi un giorno e realizzare che te ne sei andato. - ammise guardandolo tremante, mentre lui abbassava lo sguardo.
- Lo so. Per questo ho intenzione di dimostrartelo ogni giorno, se me lo permetterai, da oggi fino a che tu lo vorrai. Non vado da nessuna parte - disse sicuro, stringendo ancora di più le sue mani per trasmetterle l’intensità di tutto quello che provava.
- Ok… - annuì la ragazza. Piombarono in qualche secondo di silenzio, mentre elaboravano tutto ciò che era successo in quel momento.
- Ok? Dov’è la scena in cui tu alla fine mi salti addosso e ci scambiamo un bacio mozzafiato? - disse, tentando di smorzare la tensione e ovviamente, sperando che accadesse. Per la prima volta in quella giornata assurda, Dorcas scoppió a ridere, scaricando la tensione mentre l’intensità di quelle parole appena dette la colpì, facendola sentire il più felice possibile, dopo aver espresso i suoi timori.
- È così che te l’eri immaginata? - chiese ancora ridendo, avvicinandosi a lui.
- Beh, sì. Insomma, ho provato questo discorso un milione di volte cercando di apparire il meno disperato possibile, so di non esserci riuscito, ma mi sta bene così. Dovresti proprio esserne fiera. - disse sorridendole, ritornando alla sua solita espressione di sempre.
- Lo sono, Black  - ammise, sorridendo a sua volta. Fu un attimo e quel momento che entrambi attesero per molto tempo, si avveró. Sirius poggió le sue labbra su quelle di Dorcas delicatamente, con il piccolo timore che lei potesse ritrarsi. Ma così non fu, la ragazza ricambió il bacio, schiudendo le labbra e spostandosi di più verso di lui, appoggiando le mani sul suo petto. Le labbra di Sirius si muovevano urgenti, fameliche, mentre quelle di Dorcas erano gentili e pacate. Si completavano anche in questo, loro due. Continuarono a baciarsi, mentre Sirius stringeva di più a se’ la ragazza accarezzandole la schiena e i fianchi, sorridendo mentre la sentì rabbrividire, capendo che si stava lasciando andare esattamente come lui. La teneva stretta a sè come se ne valesse della sua vita, mentre il terrore di perderla che in quei giorni aveva preso il sopravvento ad ogni suo tocco si attenuava. Continuarono per un po’, alternando baci profondi dove persino le loro lingue sembravano abbracciarsi, a baci più dolci, approfittandone per sorridersi felici.
- Non sto sognando, vero? - chiese il ragazzo ancora ad occhi chiusi, lasciandosi inebriare dal profumo di Dorcas così vicina.
- Merlino, Black, sei proprio una ragazzina. Se ti sentisse James... - lo prese in giro la mora, poggiando la testa sulla sua spalla
- Ehi, guarda che James mentre ero qui ad aspettarti, ha dato in escandescenze attraverso il nostro specchio gemello per un bacio sulla guancia della Evans. Non può proprio dirmi nulla! - disse intrecciando la sua mano con quella di Dorcas, per poi poggiarci su un piccolo bacio.
- Cosa?! Davvero?! Dobbiamo tornare in Sala Comune e farci raccontare tutto!
- Si, decisamente credo sia il caso. Dopo tutto questo tempo potrebbero pensare tu mi abbia ucciso, o, nel migliore dei casi... – esclamò vagamente, lasciando intendere la fine della frase con un sorriso malandrino.
- A proposito, Black. - disse minacciosa, tenendogli la mano mentre uscivano dalla Stanza delle Necessità.
- Cosa? - chiese allarmato avendo sempre temuto quel tono da parte della ragazza.
- Dal momento in cui, a quanto pare, stiamo iniziando a frequentarci mi sembra scontato dirti che sono vietate le tue solite scappatelle. – precisò Dorcas guardandolo tra il serio e il divertito, sapeva in cuor suo che non l’avrebbe fatto, ma sentirselo dire l’avrebbe fatta sentire più sicura riguardo il nuovo rapporto che si stava creando tra loro.
- Dorcas - si fermó guardandola intensamente, assumendo un’espressione seria - È da quando ho iniziato a capire di provare qualcosa per te che non ho più avuto nessuna storiella da una notte, figurati se lo faccio adesso. Ti corteggerò in modo talmente spietato e insisterò finché non entrerà in quella bellissima testolina che voglio te e nessun’altra. E sono pronto a dimostrarlo - concluse con fare profondo, passandole un braccio attorno alle spalle. Dorcas sorrise a quelle parole, sentendosi rincuorata e non credendo a ciò che le stava succedendo.
- Ah e ...un’ altra cosa. - aggiunse non potendo fare a meno di ridere all’espressione nuovamente spaventata di Sirius.
- Dimmi.
- Perché i puffi, nella stanza? - chiese curiosa, facendo rilassare il ragazzo che era compiaciuto della sua idea geniale.
- Perché è difficile rialzarsi da quei così. Avevo meno possibilità che tu potessi scappare. - asserì con tono molto serio, facendo ridere la ragazza che scosse la testa. Non sarebbe cambiato mai.
- E ora assaliamo i futuri signori Potter, devono darci delle spiegazioni. - concluse Sirius entrando in Sala Comune attraverso il ritratto, con una mano attorno alle spalle di Dorcas e il sorriso stampato sul volto.
   
 
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