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Autore: _ A r i a    03/05/2020    1 recensioni
{ wizard!au | questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it }
«Negromanzia, eh?»
Reiji aveva finito per strozzarsi con il suo stesso respiro. Nell’aria risuonava ancora il trillo della campanella.
«C-che…?»
«Il libro. L’ho riconosciuto, so leggere il runico» aveva replicato il ragazzo, come se stesse constatando qualcosa di ovvio.
«Tutti… tutti i maghi sanno farlo» gli aveva fatto notare Reiji.
«Già» il ragazzo aveva sospirato, uscendo finalmente dalla bottega. Un momento dopo, era già sparito nel nulla.
Il tempo, che era parso fermarsi nell’attimo in cui quel giovane misterioso aveva messo piede all’interno del negozio, sembrò riprendere a scorrere solo in quel momento.
Kageyama non ne comprendeva ancora il motivo, ma aveva come l’impressione che avrebbe rivisto molto presto quel ragazzo.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Reiji inclinò la testa sul cuscino, cercando di individuare una posizione più confortevole.
I ricordi della notte precedente gli arrivavano a flussi intermittenti, tanto da fargli credere che fosse stato tutto un sogno. Akihabara, il rituale, le anime…
Poi, d’improvviso, si rese conto che non era così.
Si tirò a sedere sul letto, in un sussulto. Boccheggiò, alla disperata ricerca di aria.
Yuuto…
Ricordava di aver visto svenire il ragazzo tra le sue braccia, quando tutto era finito. Poi, però, tutto era avvolto nelle tenebre.
Si voltò cautamente di lato. Yuuto era lì, accanto a lui. Riposava pacatamente, il corpo prono e il viso affondato nel cuscino.
Reiji cercò di ricordare. Probabilmente, dopo che il ragazzo era svenuto, aveva fatto appello alle sue ultime forze così da riportare entrambi a casa. Avevano generato fin troppo trambusto, era solo una questione di secondi prima che qualcuno arrivasse a chiedere spiegazioni. Prima di finire entrambi nei guai, Reiji s’era affrettato a prendere in braccio Yuuto e ad allontanarsi da lì quanto più furtivamente possibile.
Oh. Ecco.
Dovevano averla scampata per un soffio. Kageyama si girò in direzione del comodino, controllando l’orario sul display della sveglia digitale.
Le tre del pomeriggio.
Aveva riposato così tanto…? Oh, quel rituale doveva averlo stancato più del previsto.
Reiji si alzò piano, facendo attenzione a non svegliare Yuuto. In quel momento, il riposo era fondamentale per lui, aveva bisogno di recuperare le energie.
E poi, finché non si fosse svegliato, Reiji non sarebbe stato costretto ad affrontare quell’argomento che tanto temeva.
Kageyama si lasciò scivolare in direzione delle scale. Forse c’era ancora qualcosa che poteva fare per Yuuto.


Tornare dopo settimane ad occuparsi di magia erboristica fu come prendere una profonda boccata d’ossigeno. Reiji aveva scoperto che la negromanzia gli riusciva naturale, come bere un bicchier d’acqua, tuttavia si sentiva decisamente più a suo agio quando si trattava di semi e radici dalle proprietà magiche. Dubitava che avrebbe messo fine a ciò che, negli ultimi anni, era ormai sempre più diventata la sua professione.
Reiji aveva schiacciato alcune foglie di menta nel mortaio, unendole ad estratto di radici di zenzero e semi di lino. Ne aveva ottenuto un composto omogeneo, simile a un impacco di argilla. Ora, però, mancava l’ingrediente più importante: la magia. Reiji agitò le dita sopra al mortaio, e fili candidi d’energia purissima corsero a mescersi assieme agli altri ingredienti.
Il gioco era fatto. La stufa aveva continuato a scoppiettare fin da quando l’aveva accesa, e ormai l’acqua che aveva messo nel bollitore doveva essersi scaldata. Reiji versò il composto in una tazza, dopodiché si affrettò a recuperare il bollitore. Versò l’acqua, e subito l’infuso cominciò come a prendere vita all’interno della stoviglia.
Un profumo dolcissimo avvolse l’ambiente, ma Kageyama sapeva che mancava ancora un ingrediente. Prese il vasetto di miele, che aveva tenuto accanto a sé sul bancone fino a quel momento, e ne lasciò cadere alcune gocce all’interno della tazza.
La pozione era pronta. Si era impegnato con tutto se stesso nel prepararla, e adesso doveva solo aspettare per vedere se avrebbe avuto effetto.
In cuor suo, tuttavia, era già certo che sarebbe stato così.


Era pomeriggio inoltrato. Il sole stava ormai scomparendo dietro alle sagome di grattacieli altissimi.
Reiji era rimasto inginocchiato sul letto per ore, mantenendo l’infuso caldo con un incantesimo.
Yuuto non s’era ancora svegliato. Dalla posizione prona era passato a quella supina, e adesso solo una guancia era carezzata lievemente dalla federa del cuscino.
Reiji era spaventato. No, si disse: quel riposo era un toccasana per lui, dopotutto la notte precedente aveva provato seriamente il corpo e l’animo di quel ragazzo.
Doveva avere pazienza. Yuuto era forte, e Kageyama era certo che sarebbe stato bene.
Quando aprì gli occhi, Yuuto lo fece lentamente, come se s’aspettasse di essere ferito dalla luce del sole da un momento all’altro. L’immenso potere che risiedeva in lui poteva farlo dimenticare, tuttavia Yuuto era pur sempre un ragazzo di vent’anni: giovane, e inaspettatamente fragile.
Sembrò che un pensiero improvviso lo avesse colto, portandolo a sbarrare gli occhi.
«K-Kageyama…» ansimò, respirando di colpo più in fretta.
Reiji parve comprendere al volo quali pensieri si fossero affollati nella sua mente. Si chinò su di lui, lentamente, carezzandogli la fronte.
«Va tutto bene» lo rassicurò. «È tutto finito»
Yuuto non sembrò subito persuaso dalle sue parole. Si guardava intorno con la stessa espressione di un animale braccato, aspettandosi che, da un momento all’altro, le anime avrebbero sferrato un ennesimo attacco.
Era strano però. Non erano più nel cimitero, bensì erano ritornati a casa di Kageyama.
Tutto intorno a loro era fermo, e sembrava essere avvolto nella pace più totale. Come… come ci erano arrivati lì?
«Sono morto?» ipotizzò, trovandola come la possibilità più credibile. «Sto sognando?»
Reiji piegò appena la testa di lato. In quella confusione, Yuuto sembrava più debole. Più… umano, sebbene quel termine non si addicesse a nessuno dei due.
«Nessuna delle due» gli comunicò, accarezzandogli la fronte. «Siamo tornati a casa. Siamo salvi.»
«C-com’è possibile?» chiese, aggrottando le sopracciglia per lo smarrimento. Le carezze di Reiji erano così lusinghevoli, abbandonarsi ad esse era terribilmente piacevole.
Però c’era qualcosa che continuava a non tornare, nella mente di Yuuto. L’ultimo ricordo che aveva erano loro due nel cimitero di Aoyama, le anime che aveva evocato che continuavano a scagliarsi contro il suo scudo e Reiji che pronunciava un incantesimo nel tentativo di fermarle.
Poi, più nulla.
Reiji sembrò intuire i suoi pensieri. «Siamo riusciti a fermarle, Yuuto. Insieme.» Gli sorrise, con la stessa condiscendenza che si offre a un bambino. «Ho portato entrambi via da lì prima che qualcuno potesse porci delle domande»
I pezzi cominciarono a ricomporsi nella mente di Yuuto. Il ragazzo fece per rialzarsi, e Reiji lo aiutò a mettersi seduto.
«Aspetta» lo fermò Reiji. «Prima bevi questo»
Reiji recuperò la tazza dal comodino, porgendogliela. Yuuto la fissò con circospezione.
«Cos’è?» domandò, voltandosi a fissare Kageyama.
«Una pozione curativa» spiegò subito Reiji. «Ti aiuterà a riprendere le forze»
Gli occhi di Yuuto tornarono a posarsi sulla tazza. Era ancora dubbioso, ma se la portò comunque alle labbra, prendendone un sorso.
Era dolcissima. E buona.
Lo invogliava a volerne ancora.
«Grazie» mormorò a fior di labbra.
Reiji abbassò lo sguardo. Sentiva quelle parole premere sulla sua lingua, spingendo pur di uscire. Forse avrebbe dovuto aspettare, Yuuto doveva ancora rimettersi in sesto… eppure non riusciva a chiedersi cosa ne sarebbe stato di loro, dopo quella notte. Il rituale non era andato come speravano… e questo cosa significava?
«Mi dispiace, Yuuto» gli disse ancora, proprio come la notte precedente. Kageyama iniziava a sospettare di non avere parole migliori da offrirgli. «Ero sicuro che ce l’avremmo fatta, te lo giuro. Se solo avessi calcolato meglio ogni possibilità…»
Una mano si posò sul suo braccio.
«Kageyama» lo richiamò il ragazzo. «Va bene così. Davvero. Avrei dovuto pensarci anche io, in fin dei conti. È già tanto che io sia ancora qui, vivo, e se ciò è stato possibile è solo per merito tuo»
Reiji aprì la bocca, per poi richiuderla un secondo dopo. Le parole gli morirono in gola. “Sì, ma…” avrebbe voluto cominciare. Solo che non aveva altro da aggiungere dopo quel ma.
Non c’era più nessuno da salvare. Non avrebbe avuto senso cercare altre formule, altri rituali. Erano vivi, e forse si sarebbero dovuti accontentare di questo.
Da ciò, tuttavia, nascevano mille nuovi interrogativi. Se il rituale era fallito, cosa sarebbe cambiato per loro? Come sarebbe proceduta la loro vita, d’ora in avanti?
Reiji aveva paura. Temeva che il fallimento del rituale per cui Yuuto s’era finalmente fermato, dopo anni di peregrinazioni, lo avrebbe riportato a partire, alla volta di chissà dove. Solo che Kageyama non aveva idea di come avrebbe fatto a vivere senza di lui. Aveva passato così tanto tempo a fantasticare su un loro possibile futuro assieme che, adesso, ogni scenario che non comprendesse Yuuto gli sembrava orrendo e privo di ogni colore.
«E adesso?» domandò, prima ancora di rendersene conto.
Yuuto si voltò a guardarlo, confuso. «In che senso?» chiese a sua volta.
Reiji si strinse nelle spalle. Nei suoi occhi c’era un misto di dolcezza e malinconia. «Cosa farai?» si spiegò, tremando già al pensiero della risposta che s’aspettava di ricevere.
Un sogghigno comparve sul volto di Yuuto. il ragazzo fece ruotare il busto, così da ritrovarsi faccia a faccia con l’altro mago, mentre gli avvolgeva le braccia attorno al collo.
«Fammi capire» cominciò, gli occhi rossi che sembravano voler divorare quelli neri. «Davvero pensi che io abbia passato un mese della mia vita in questa bottega, tra libri polverosi e famigli scorbutici, abbia donato per la prima volta interamente il mio corpo e la mia anima a qualcun altro e sia sopravvissuto alla mia piccola fine del mondo personale salvo poi andarmene come se nulla fosse? Si può sapere per che razza di persona mi hai preso, Kageyama Reiji?»
Le guance di Reiji s’imporporarono. Avvertire il corpo di Yuuto così vicino al suo gli faceva perdere sempre qualche battito. E poi dannazione, il proprio nome sembrava così bello se pronunciato dalle labbra del ragazzo.
«In effetti quella dell’altra notte è sembrata davvero una fine del mondo» aveva convenuto Reiji. «E comunque il mio famiglio non è scorbutico»
«Mai quanto il suo padrone» era stata la replica di Yuuto.
Da qualche parte della bottega al piano inferiore, Lok aveva gracchiato, come in approvazione.
Yuuto rise, e Kageyama prese il suo volto tra le mani, baciandolo dolcemente.
«Resti?» gli aveva chiesto.
Yuuto l’aveva fissato, polvere di stelle negli occhi.
«Resto.»
Kageyama l’aveva baciato ancora, e di colpo il futuro che aveva sognato gli era sembrato più vicino.




▬ note

Premere la spunta che indica la conclusione di una long mi procura sempre una certa dose di fiducia in me stessa, devo ammetterlo. Questa volta, tuttavia, c'è anche un po' di malinconia.
Ebbene sì, siamo già giunti alla fine. La seconda long conclusa sul mio profilo, e tra l'altro anche la più lunga (sì, dopo quasi tre anni continuo ancora a credere che DN abbia sette capitoli anziché sei. In origine effettivamente dovevano essere sette, però non ci stavo con i paragrafi, per cui mi era toccato fare un cambio in corsa). Sono soddisfazioni, dai.
Allora, prima di tutto mi preme ringraziare Fanwriter.it per aver indetto quest'iniziativa meravigliosa, che mi ha sicuramente tenuta impegnata in questi giorni di quarantena allietandomi la permanenza in casa. Mi era mancato partecipare ai vostri eventi, sul serio ♡ a tal proposito, oggi la scelta era tra bacchetta e pozione. In un mondo in cui, come ho spiegato in uno dei capitoli precedenti, la magia si esprime attraverso il movimento delle mani o pronunciando un incantesimo a voce (anche se i maghi più potenti riescono a fare a meno della seconda opzione), la bacchetta non aveva molto senso. La pozione, invece, sono riuscita a ricollegarla più facilmente, anche pensando a quanto accaduto nello scorso capitolo.
Ad ogni modo, quest'ultimo capitolo è stato molto tranquillo, soprattutto se confrontato con quello precedente. Un po' di sana dolcezza non fa mai male, dai.
E così si conclude qui questa nostra avventura all'interno di un mondo magico creato così, praticamente da zero, nel giro di pochi giorni. Non escludo di tornare un giorno a pubblicare qualche os ispirata a questa au, l'ho amata così tanto e non sono decisamente pronta a lasciarla andare.
Grazie a chiunque abbia letto e seguito la storia, spero che vi sia piaciuta ♡

Aria
   
 
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