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Autore: AngelWing99    04/05/2020    0 recensioni
Alexandra è una ragazza del tutto normale e ha lavoroto sodo per esserlo. Il suo passato le ha lasciato grosse cicatrici e tenta di nasconderlo con i tatuaggi, ma non bastano a cancellare  ciò che è stato e ciò che le è successo. Un giorno decide di fare un gioco che le cambierà completamente la vita.
 Dal testo:  < < Ethan > > ringhiai alzandomi in piedi
< < Ti è piaciuta la sorpresa? > > chiese ridendo
< < Non ne avevi il diritto > > dissi guardandolo male incrociando le braccia al petto
< < Ne abbiamo già discusso, io posso tutto. Fine della storia > > disse alzandosi verso e venendo verso di me
< < Ti odio > > dissi spingendolo via
< < Così mi spezzi il cuore > > disse divertito
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Quando mi svegliai la prima cosa che vidi fu il cielo stellato con i rami degli alberi che oscurano di tanto in tanto qualche stella e costellazioni a me sconosciute. Che ci facevo nel bosco? Perché non ero a casa mia sotto le coperte? Come ci ero arrivata lì? Ci impiegai vari minuti a capire che tutto quello che era successo non era un sogno, ma che era stato tutto vero.

<< La ragazzina si è svegliata >> disse una voce maschile alla mia destra, girai solo la testa per vedere tre uomini ed un ragazzo che stavano mangiando intorno al fuoco, vidi immediatamente che erano armati con spade e pugnali, l’ansia e il panico tornarono a farsi sentire facendomi chiudere la gola con un groppone. Magari avevano quegli attrezzi solo per la caccia, a me non avrebbero fatto nulla, ma  per essere persone che stavano in bosco a caccia era strano non vedere neanche una tenda o un sacco a pelo. Mi alzai a sedere e mi girò leggermente a testa

<< Cinque monete che sviene una seconda volta >> disse uno che aveva i capelli neri e gli occhi scuri, ghignando divertito

<< Cinque che rimane sveglia >> disse un’altro biondo che mi dava le spalle

<< Dieci che tenta di scappare >> disse il ragazzo sorridendo divertito, aveva i capelli neri e occhi rossi che sembrano rubini

<< In quel caso non credo che i lupi gradiranno molto lo stuzzicadenti >> disse l’uomo con i capelli castani e anche lui con gli occhi rossi, ma più scuri rispetto al ragazzo e con due cicatrici che gli sfiguravano il volto che partivano dall’angolo degli occhi fino ad arrivare agli angoli della bocca. Mi guardai intorno ancora confusa, non sapevo se scalpitare e farmi prendere dal panico o rimanere razionale e capire cosa stesse succedendo. Il cervello era più incline a dare di matto, ma cercai in tutti i modi di mantenere l’equilibrio mentale per non urlare e iniziare a correre nel bosco per finire col perdermi. 

<< Dove siamo? >> dissi con voce leggermente rauca, chiusi le mani a lungo per non far notare troppo che stavano tremando, vicino a casa mia ci stava un bosco, magari l’ascensore si era rotto e mi aveva lasciato leggermente più distante dal hotel...

<< Nella Foresta degli elfi >> dissi il ragazzo biondo sorridendo dolcemente, il nome risuonò nella mia testa come un eco... mi stava semplicemente prendendo in giro, si stavano semplicemente divertendo a mie spese per vedere dare di matto, si era così. Doveva essere così.

<< Dai si capisce che mi stai prendendo in giro, su dimmi dove siamo così chiamo mio padre e mi viene a prendere >> sbuffai cercando di sorridere divertita, i quattro si guardarono tra loro confusi

<< Drey qui è l’unico che non ti prenderebbe in giro ragazzina... tranne se si tratta di scopare, lì potrebbe farlo >> disse l’uomo con gli occhi e capelli scuri, il mondo mi crollò addosso facendomi girare la testa... dovevo essere finita in un altro mondo, oppure stavano continuando a prendermi in giro, ma sembravano tutti così seri... forse era vero... mi guardai intorno, la foresta era normale, non conoscevo molto le piante quindi mi soffermai a guardare il cielo era lo stesso, nero e pieno di stelle, ma la luna... ci stavano due lune in cielo una azzurra molto chiara, come se stata disegnata da un pastello, la seconda più grande, che si nascondeva dietro la prima, violetta... stavo davvero in un altro mondo

<< Fantastico >> borbottai passandomi una mano fra i capelli

<< Allora patata svieni o no? >> chiese lo stesso uomo

<< Penso di no >> sospirai esasperata

<< Scappi? >> chiesi l’uomo che aveva scommesso che sarei rimasta sveglia

<< Per andare dove? In mezzo ai lupi? Una morte troppo lenta e dolorosa, preferisco una cosa rapida. Già la vita è sofferenza, almeno la morte fammela fare senza dolore >> sbuffai

<< Non esiste la morte che vuoi tu >> disse il ragazzo fissandomi e io evitai il suo sguardo

<< Esiste. Basta prendere tanti sonniferi da andare in coma, mettersi comodi in una vasca e aspettare; ti addormenti e muori affogato nel sonno >> dissi scrollando le spalle. Calò il silenzio fra gli uomini per svariati minuti

<< Cosa era quella scatola in cui stavi? >> chiese l’uomo sfigurato

<< Un’ascensore >> sospirai appoggiandomi con la schiena contro l’albero che mi stava dietro, come facevamo a non saperlo? Forse era insolito vederlo in una foresta, ma addirittura chiedermi cosa fosse mi sembrò assurdo. Se trovavo un altro ascensore magari potevo tornare a casa

<< E cos’è? >> chiese il ragazzo

<< Non avete ascensori qui? >> chiesi sorpresa e il mio sguardo cadde sul ragazzo che alzò un sopracciglio come se avessi detto una cosa assurda, scoppiai in una risata nervosa, se non c’erano non avrei mai potuto fare ritorno a casa, sarei rimasta lì a vita, non avevo speranze, ero bloccata

<< Secondo me ci siamo presi una matta >> disse l’uomo con i capelli neri << già da come veste si dovrebbe capire, neanche le puttane si vestono così >> continuò borbottando

<< Hey non sono una puttana >> dissi offesa smettendo di ridere

<< Su quella specie di maglietta sta scritto che sei una patata >> disse il ragazzo sorridendo divertito, si alzò in piedi ed iniziò ad avvicinarsi

<< Veramente dai retta a quello che sta scritto su una maglietta? >> chiesi alzando un sopracciglio, più si avvicinava più le fibre del mio corpo si irrigidivano e la paura la sentivo crescere sempre di più. Quando fu abbastanza vicino mi prese per le guance così da evitarmi qualsiasi via di fuga dal suo sguardo e iniziò a stringere leggermente

<< Inizia a parlare >> disse con una calma che non presagiva nulla di buono, cercai di liberarmi dalla sua mano, ma strinse di più la presa, alzai gli occhi al cielo e sospirai << parla >> sospirai ancora ed iniziai spiegandogli come funzionava l’ascensore, dopodiché gli raccontai del gioco. Appena finii di parlare sentii la mano del ragazzo lasciarmi mentre mi guardava, non capivo la sua espressione, l’unica cosa che esprimeva il suo stato d’animo era la mascella serrata

<< L’ho detto io che è matta >> disse l’uomo che aveva iniziato le scommesse dopo minuti interi di silenzio

<< Non stai mentendo >> un affermazione non una domanda che mi stupì, lo vidi sorridere divertito << ma per stare sicuri... bloccatela >> disse andando verso il fuoco mentre gli altri si alzavano in piedi, una paura simile a quella che avevo provato nell’ascensore mi assalì, tentai di scappare, ma mi bloccarono per le braccia prima che potessi fare qualsiasi cosa

<< Lasciatemi >> mi lamentai agitandomi in tutti i modi per liberarmi, vidi il ragazzo tornare verso di me con una piccola ciotola in mano e un pennello nell’altra. Quando fu abbastanza vicino provai a dargli un calcio, ma lui lo schivò facilmente e si lasciò cadere a sedere sopra la mia pancia togliendomi il fiato

<< Pesi, levati >> sbraitai cercando ancora di liberarmi, ma oramai tutti i miei tentativi di movimento erano bloccati, così iniziai a tremare

<< Stai calma sarà questione di un attimo >> disse il ragazzo ghignando divertito, con un movimento veloce mi strappò mezza maglietta lasciando scoperto il petto, lo vidi intingere il pennello nella ciotola per poi avvicinarlo a me, provai un’ultima volta a liberarmi, ma non ci riuscii. Il ragazzo disegnò un cerchio con dentro un triangolo e dalla metà di ogni lato uscivano delle linee che si intrecciavano tra loro.

<< E ora il tocco finale >> disse divertito, lo vidi prendere un pugnale che aveva nella cintura, farsi un piccolo taglio su un dito e portare la mano verso il mio petto, appena mi toccò sentii un dolore lancinante partire dal petto e scendere per tutto il corpo. Nelle vene mi sembrava che avesse iniziato a scorrere fuoco anziché sangue, il cuore prese a battere più velocemente e il dolore prese il sopravvento sui pensieri. Iniziai ad urlare per il dolore e mi agitai ancora di più, volevo solo che finisse tutto al più presto.

Dopo quella che a me era sembrata un eternità il dolore passò lentamente, avevo il cuore che batteva ancora velocemente, il fiato corto e il corpo che tremava visibilmente

<< Che mi hai fatto? >> chiesi con voce tremante, gli uomini mi avevano lasciato le braccia, ma il ragazzo continuava a starmi seduto sopra. Lo vidi ghignare divertito e scivolare una mano intorno al mio collo, stringerlo leggermente e piegarsi verso il mio orecchio sinistro

<< Ti ho resa mia. Ora sei la schiava. Non potrai più mentirmi, disobbedire ad un mio ordine e non potrai tradirmi >> sussurrò per scoppiare a ridere divertito subito dopo, intanto io non potevo credere a quello che mi aveva detto

<< Non è vero >> dissi tremando, mi stava prendendo in giro, tutto quello che stava succedendo era pure fantasia, un sogno. Ecco era un sogno, stavo sognando tutto, nulla era reale

<< Invece si che è vero, principessa. Ora sei mia >> e ritornò subito dopo a ridere divertito. Ero rimasta senza parole, non sapevo neanche più come mi sentivo, ansia, paura e sorpresa si erano unite in un unica emozione che non sapevo come definirla. Il ragazzo smise di ridere e tornò a guardarmi

<< Ora torniamo al discorso di prima, mi hai mentito? >> chiese stringendo la presa sul mio collo, volevo rispondergli, ma il groppo si era formato in gola non mi faceva parlare << rispondi >> disse stringendo ancora, d’istinto misi le mani intorno al suo polso cercando di allontanarlo inutilmente 

<< No >> riuscii a dire con fatica

<< Quindi l’ascensore ti ha portata qui da dove? >> chiese allentando la presa sul collo, scrollai le spalle senza rispondere, non volevo rispondergli e subito dopo senti una scossa elettrica che mi attraversò tutto il corpo << ogni volta che disobbedisci avrai questa punizione. E ora rispondi >> disse stringendo più forte il collo, esitai e sentii un’altra scossa, per essere un sogno era tutto fin troppo reale, volevo svegliarmi. Ora. Non sopportava più nulla. L’ennesima scossa più forte della prima mi convinse a parlare

<< Forse da un’altra dimensione, dal passato, non lo so >> dissi con gli occhi che iniziavano a pizzicare per le lacrime che premevano per uscire

<< Come fai a non saperlo >> ringhiò stringendo

<< Quello stupido gioco doveva solo portarmi in un Altromondo e poi portarmi a casa, non doveva succedere nulla di simile. Penso che a nessuno sia mai successo una cosa del genere. Non so cosa sia successo >> piagnucolai senza più riuscire a controllarmi. Il ragazzo continuò a guardarmi mentre le lacrime continuavano a scendere senza freni, così dopo un minuti ritornò a piegarsi verso il mio orecchio

<< Non mi piace la gente che piange, quindi vedi di smetterla o potrei anche decidere di ucciderti >> mi lasciò il collo, si alzò in piedi e tornò al posto di prima, volevo rispondergli male, ma scossa mi fermò prima che potessi dire qualsiasi cosa, così gli alzai il dito medio, almeno con quello non mi accadde nulla. Mi alzai a sedere e mi misi a guardai verso la foresta

<< Che c’è ragazzina? >> chiese l’uomo biondo con un leggere accenno di barba, scrollai le spalle

<< Non sono mai stata in una foresta >> borbottai portandomi le ginocchia al petto, gli altri scrollarono le spalle e iniziarono a parlare del più e del meno, come se quello che era successo cinque minuti prima non fosse mai accaduto, probabilmente per quel mondo era normale rendere schiava la prima persona che capitava a tiro. Cosa stavo dicendo? Era tutto un sogno, un brutto sogno da cui mi sarei svegliata... prima o poi.

Non aveva senso pensare che era tutto vero, il gioco lo avevo fatto tutto secondo le regole, ero andata ai piani giusti, non avevo parlato con la ragazza, non l’avevo guardata, niente; ero anche arrivata nell’Altromondo dopo aver rischiato almeno una decina di volta un’infarto. Al ritorno avevo seguito la sequenza giusta, ne ero sicura, l’unico motivo che mi venne in mente per cui non sono stata riportata a casa era che l’ascensore si era rotto a metà percorso e quindi mi ero ritrovata lì. D’altronde quando ero arrivata l’ascensore stava implodendo con me dentro. No dovevo smetterla di pensare che ero finita in un altro mondo, era tutto uno stupido sogno, ero svenuta in ascensore e ora stavo sognando, si doveva essere andata così 

<< È inutile che ti arrovelli tanto oramai stai qui, rassegnati >> disse il ragazzo mettendosi seduto accanto a me, gli alzai di nuovo il dito medio e lui in risposta sorrise divertito, mi prese la mano quasi delicatamente e l’avvicinò a lui << te la spezzo il dito se continui >> disse sorridendo divertito

<< Che cosa romantica da dire ad una ragazza, mi hai stupito >> dissi sarcastica, mi liberai della sua stretta e mi misi a guardare dall’altra parte e lui scoppiò a ridere divertito

<< Comunque, come avresti fatto a chiamare tuo padre in mezzo alla foresta? >> chiese tornando serio

<< Col cellulare, come se no? >> chiesi alzando aggrottando la fronte, posso che li non avevano neanche quello?

<< E cosa sarebbe? >> chiese leggermente innervosito

<< Si può dire che serve a contattare persone distanti, ascoltare musica e altre cose >> dissi dopo averci pensato a lungo

<< Come funziona? >> chiese incuriosito

<< È tanto difficile da spiegare... ti prego non farmelo fare >> dissi sospirando, ma lui si mise comodo con le braccia incrociate ad aspettare una risposta più soddisfacente << dammi almeno lo zaino che te lo faccio vedere >> dissi esasperata, annuii e andò a prenderlo vicino ai cavalli tutti rigorosamente neri, come i loro vestiti. Appena presi il cellulare buttai un occhio per vedere se c’era campo per chiamare, ma non prendeva nulla. Non feci in tempo a vedere altro che il ragazzo me lo strappò dalle mani e lo esaminò 

<< Una cosa del genere ce l’hanno anche dei ribelli... stai con loro? >> chiese facendo dondolare l’apparecchio davanti a me, ma abbastanza lontano da impedirmi di prenderlo

<< Mi sembra ovvio che se sto qui non posso stare con loro >> sbuffai guardandolo male. Non gli piacque per niente la risposta, mi prese se il collo e mi alzò da terra stringendolo pronto a soffocarmi e la paura prese il sopravvento sulla mia mente

<< Allora stupida ragazzina mettiamo in chiaro un paio di cose, tu non ti puoi permettere di dire e fare tutte le cose che vuoi. Tu stai sotto i miei ordini, io dico tu obbedisci senza fare storie. Quindi per l’ultima volta, conosci qualche ribelle? >> chiese stringendo ancora di più la presa, scossi la testa incapace di parlare per la paura << e come fai ad avere un loro stesso oggetto? >> chiese stringendo ancora 

<< Non... non lo... >> 

<< Non provare neanche a dire che non lo sai perché farò diventare realtà i tuoi peggiori incubi >> disse sorridendo divertito, tremai e le lacrime tornarono a scendere lungo le guance e il ragazzo strinse ancora di più la presa lasciandomi a boccheggiare alla ricerca disperata di aria che non arrivava ai polmoni. Alla fine mi lasciò ed io caddi a terra tossendo

<< Sei completamente inutile. Mettiti a dormire domani sarà una lunga giornata >> disse andandosene, volevo mandarlo a quel paese così iniziai ad alzargli il dito, ma mi bloccai vedendolo girare la testa verso di me << alzalo e domani non lo avrai più >> abbassai lo sguardo a terra e ci rinunciai. Era tutto un incubo vero e proprio. Dovevo svegliarmi, dovevo farlo e ora, mi misi sdraiata dando le spalle a tutti e dopo svariati minuti mi addormentai. Così forse mi sarei svegliata da quel sogno senza fine.

  
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