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Autore: AngelWing99    01/05/2020    0 recensioni
Alexandra è una ragazza del tutto normale e ha lavoroto sodo per esserlo. Il suo passato le ha lasciato grosse cicatrici e tenta di nasconderlo con i tatuaggi, ma non bastano a cancellare  ciò che è stato e ciò che le è successo. Un giorno decide di fare un gioco che le cambierà completamente la vita.
 Dal testo:  < < Ethan > > ringhiai alzandomi in piedi
< < Ti è piaciuta la sorpresa? > > chiese ridendo
< < Non ne avevi il diritto > > dissi guardandolo male incrociando le braccia al petto
< < Ne abbiamo già discusso, io posso tutto. Fine della storia > > disse alzandosi verso e venendo verso di me
< < Ti odio > > dissi spingendolo via
< < Così mi spezzi il cuore > > disse divertito
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Da giorni non facevo altro che fare avanti e indietro da casa all’hotel senza concludere nulla, tutto per uno stupido gioco che avevo trovato su internet. Ero curiosa di provarlo, ma ogni volta che arrivavo lì davanti mi bloccavo e non riuscivo ad andare avanti. Sapevo benissimo che quel gioco era tutto una finzione e che non poteva accadere nulla, ma la curiosità mi stava divorando lentamente ogni giorno che passava, ma non ci riuscivo a farlo. 

Il gioco consisteva nell’entrare nell’ascensore di quel hotel immenso da dieci piani, fare su e giù per i vari piani, sperare che non entrasse nessuno per ritrovarmi poi in una specie di Altromondo, dopodiché dovevo tornarmene a casa come se niente fosse mai accaduto. Sapevo benissimo l’unica cosa che sarebbe successa era il nulla assoluto, ma la paura e l’ansia che sarebbe potuto accadere davvero mi bloccava e mi rispediva a casa. Ogni giorno mi ripetevo che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei provato, ma ogni mattina mi svegliavo e le gambe mi portavano davanti al hotel di loro spontanea volontà per poi riportarmi a casa tremanti di paura. 

Tra poco mi sarei laureata in medicina e invece di stare a ripassare la tesi pensavo a quelle stupidaggini, non riuscivo a mettermi sui libri che la mente viaggia verso l’ascensore e il gioco, così quando mi svegliai quella mattina decisi che non sarei tornata a casa prima di aver fatto quel gioco, nulla mi avrebbe fermato, ero definitivamente decisa a farlo. Mi vestii velocemente con una gonna a vita alta nera e rossa, una maglietta nera con una scritta bianca che diceva “Non sono una principessa, ma una patata”, calze con motivi floreali neri e stivaletti neri. Sistemai i lunghi capelli neri corvini in una coda alta e truccai leggermente: gli occhi bicolori uno rosso e l’altro verde; le labbra rosse scarlatte e la pelle bianca candida. Presi lo zaino che avevo preparato per qualsiasi emergenza e corsi fuori casa, dovevo sbrigarmi ad andare all’hotel prima che cambiassi idea e ritornare a casa senza aver concluso nulla per ennesima volta.

 

Mentre camminavo velocemente ripensavo a come avevo scoperto il gioco, un semplice post su Instagram lo citava ed ero andata a vedere su internet se esisteva veramente. Non era nulla di pericoloso, un gioco del tutto innocente che non metteva a rischio nessuno, se rispettavi le regole ovviamente. Dovevi entrare in un edificio dotato di ascensore che aveva dieci piani, seguendo un ordine particolare di piani dovevi arrivare nell’aldilà; se uscivi dall’ascensore non succedeva nulla, potevi farti un giro in quel luogo senza che accadesse nulla per poi tornare nell’ascensore da cui eri uscita e tornare a casa tranquillamente seguendo la sequenza di piani al contrario, non dovevi assolutamente sbagliare ascensore altrimenti non saresti più tornato a casa. Arrivati ad un certo piano entrava una donna a cui non dovevi prestare la neanche minima attenzione, non la dovevi guardare e non le dovevi parlare, altrimenti... non c’erano testimoni su quello che ti sarebbe potuto succedere. Ovviamente durante il gioco non poteva entrare nessuno nell’ascensore, se qualcuno entrava dovevi ripetere il gioco da capo, inoltre dovevi stare da sola, nessuno ti poteva accompagnare.

Tutto sommato era un ottimo modo per perdere tempo durante le vacanze di Natale in cui non avevo nulla da fare e non pensare alla laurea che si avvicinava ogni giorno di più. 

 

Arrivai davanti all’unico hotel di dieci piani nella mia città. Con un respiro profondo entrai dentro, superai velocemente la hall, le ragazze che stavano dietro il bancone passavano il tempo a sparlare di altre ragazze o dei loro problemi con i rispettivi ragazzi, a me non ci badavano mai, il che mi dava il via libera senza nessun ostacolo. 

Entrai nell’ascensore, il cuore stava esplodendo nel petto, l’unica cosa che sentivo era il rumore del mio cuore che batteva, il sangue che fluiva veloce nelle orecchie, le mani sempre fredde iniziarono a sudare e la gola si chiuse dalla morsa della paura. Non ci badai, non potevo tirarmi indietro ora che ero entrata dentro, dovevo farlo, solo per curiosità, per testare che tutto quello che avevo letto erano solo le fantasie di qualcuno, era impossibile che succedesse qualcosa. Premetti per andare al primo della piano della sequenza.

 

Dovetti ripetere la sequenza per due volte visto che prima del quinto piano, dove la donna misteriosa doveva entrare, un gruppo di stranieri, che avevano deciso di passare le vacanze in quel luogo sperduto del mio paese, presero il mio ascensore.

Quando finalmente arrivai al quinto piano vide che qualcuno effettivamente entrava nel ascensore, era una donna; il quel momento sentii il cuore perderse svariati battiti, la pressione scendere drasticamente e il viso sbiancare. Per un attimo pensai di andarmene, correre via e far finta che nulla fosse mai successo. Lo stavo per fare quando mi ricordai che non potevo uscire dall’ascensore, se lo facevo chissà che cosa sarebbe accaduto. Forse era solo una coincidenza, se lasciavo decidere a lei a quale piano andare magari avrei scoperto che era solo una coincidenza, e così feci, non mi mossi. La donna premette il per andare al primo piano, ma l’ascensore invece di scendere iniziò a salire. Le gambe diventarono come gelatina e iniziai a tremare come una foglia, l’ascensore si bloccò momentaneamente e la donna provò in tutti i modi a farmi parlare, a spaventarmi, ma mi tappai la bocca con le mani, chiusi forte gli occhi e mi accovacciai a terra per paura. Perché mi ero messa a fare quello stupido gioco? Ora chissà cosa mi sarebbe successo, come minimo sarei morta se non per colpa della donna per colpa dell’infarto che stava per venirmi. Non mi accorsi nemmeno che l’ascensore aveva ripreso a risalire, me ne accorsi solo perché le porte si aprirono e riuscii a guardare fuori con gli occhi sgranati. Tutti le luci erano spente. Non so come, ma le gambe mi portarono fuori, dalle finestre l’unica cosa che vedevo era una croce rossa. Era tutto vero quindi tutto quello che avevo letto era realtà e non finzione, la sorpresa mi seccò la gola in un secondo. Feci giusto un passo quando sentì l’ascensore chiudersi dietro di me, il panico iniziò a scorrermi nelle vene, come potevo essere stata così stupida da aver dato retta da un gioco. Corsi verso l’ascensore ed entrai velocemente dentro premendo ossessivamente il primo dei piani per correre a casa, nascondermi sotto le coperte e non pensarci mai più.

Il ritorno fu abbastanza tranquillo, per mia fortuna quando premetti il pulsante per andare al primo piano l’ascensore cominciò a scendere sul serio, sospirai di sollievo accasciandomi a terra, non avrei mai più fatto un gioco simile per il resto della mia vita, non importava quanto interessante potesse essere, questo bastava e avanza per togliermi dieci anni di vita. L’unico problema fu che quando le porte si aprirono non c’era la solita hall con il pavimento di marmo blu lucido, le piante da appartamento che incorniciavano l’uscita dall’hotel. Quello che vidi fu un sentiero nel bosco con degli uomini a cavallo che mi guardavano come se fossi un alieno. Il panico ritornò a farsi sentire più prepotente di prima, scattai in piedi e il braccio si alzò in automatico a preme tutti i pulsanti presenti anche quello della chiamare di emergenza, mentre una serie di imprecazioni iniziarono ad uscire dalla mia bocca. Mi bloccai solo quando uno scossone fece tremare l’ascensore e caddi a terra, alzai d’istinto lo sguardo e il mio cervello registrò solo una cosa: l’ascensore si stava rimpicciolendo ed io ero ancora dentro. Restai a guardare imbambolata il soffitto non capendo perché stesse succedendo tutto quello, fino a quando qualcuno non mi strattonò fuori appena prima che rimanessi incastrata lì dentro e dopo un secondo lo vedi scomparire davanti ai miei occhi.

 

Rimasi ad osservare il punto dove stava l’ascensore per minuti interi, non riuscivo a capire cosa era successo, stavo dentro l’ascensore a fare uno stupido gioco, ora perché mi trovato in mezzo ad un bosco? Ero uscita, ora cosa sarebbe successo? Sarei morta all’istante o avrei sofferto pene infinite? Non sarei più tornata a casa ero Bloccata... il mio cervello fece rimbombare quel pensiero come un eco. Ero bloccata. Non potevo tornare a casa. Ero bloccata. Bloccata. Bloccata. Il cervello e il cuore non ressero più tutte le emozioni e i pensieri così tutto divenne nero.

  
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