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Autore: Rose Heiner    05/05/2020    1 recensioni
"La verità è che ognuno di noi ha qualcosa che non va. Ognuno di noi ha subito un trauma, ha la psiche marcia. Complessi silenziosi che sibilano nell'ombra. Pensieri erranti e vagabondi che strisciano fuori direttamente dall'inconscio. Questa è la seduzione dell'impulso, il fascino della psicanalisi."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elijah Capaldi
“La bassa autostima influenza l’individuo che ne soffre fin dalla tenera età e lo porta a giudicare le sue capacità di relazionarsi insufficienti e far fronte ai problemi della sua vita. In alcuni casi tale meccanismo di pensiero lo induce a non affrontare direttamente le conseguenze delle proprie azioni, evitandole e rinunciando a qualunque possibile soluzione.”
 
Lei respirava piano, con i capelli sparsi sul cuscino e le labbra schiuse. Una luce delicata filtrava dal bianco delle tende dietro di loro e le dipingeva un striscia dorata sulla guancia. El sorrise. Era bella. Era bella da rimanere per ore a guardarla dormire. Le sfiorò la bocca morbida con il pollice.
-Amore mio...- mormorò - oggi vado via.- Sentì le voce bloccarsi nelle lenzuola tra di loro, affondare pesante  sul materasso. Non voleva, non poteva essere vero. Fu sicuro di avere gli occhi lucidi.
Fissò per qualche altro secondo il viso sereno di Rose ancora assopita. -Lo sai, - disse in un sussurro - non volevo andasse così. Ho sempre fatto il bravo. Non ho mai finto nulla tra di noi.-
El chiuse gli occhi con un nodo in gola, quel discorso era inutile, stupido. Lui doveva solamente andarsene.
Gli passò per la testa un pensiero. E’ meglio liquidare in fretta una storia che rovinarla per sempre: lascia più spazio all’immaginazione. L’aveva letto da qualche parte, una frase da codardi, controversa. Non l’aveva mai capita prima di quel momento.
Le parole che Rose gli aveva lanciato contro come coltelli il giorno del litigio risuonarono ancora nella sua mente. Lui aveva rovinato tutto. Perché doveva rovinare tutto in quel modo? Ogni volta che lei riusciva a guadagnarsi una briciola di felicità, lui puntualmente gliela toglieva. Sentì il sapore sgradevole dell’amarezza, un morso di ruggine sulla lingua. Strinse i denti e continuò.
-Anche se non ci credi, essere il tuo migliore amico è stata la cosa più bella che sia accaduta nella mia vita e non ho mai pensato, neanche per un attimo, di sacrificare il rapporto che avevamo per un capriccio, come dicevi tu, ok? Voglio che tu lo sappia questo.-
Rose continuava a dormire tranquilla. El si accorse di sorridere e pensò, per il male che gli provocava, di avere un sorriso aspro, uno di quelli che si fanno con le lacrime trattenute, mordendosi il labbro inferiore per non gridare.
-Mi sono sempre comportato bene, ho cercato di salvarti da tutto ciò che avrebbe potuto ferirti. Ti ho cresciuto un po’ e ho dovuto imparare ad essere un fratello maggiore. Per il tuo diciottesimo compleanno ho saltato le riprese sul set e di nascosto ti ho portato al mare, ti ricordi?.-
Il cuore gli martellava quasi dolorosamente in petto: se c’erano ricordi così dolci da sfilargli tutta l’aria dai polmoni per la nostalgia erano sicuramente i momenti passati in Nuova Zelanda. -Ho sempre fatto il bravo, non è vero? Non ho preteso nulla, mi bastava avere noi, me e te dopo una giornata di prove svilenti, me e te, la mia unica famiglia.-
Si tirò su a sedere nel letto, senza fare rumore e cercò con gli occhi l’anello che aveva al dito. Era tale e quale, forse solo un po’ più grande, alla coroncina argentata che cingeva il medio di Rose. - E alla fine l’unico errore che ho fatto, l’unico, qual è stato?-
El si strinse tra le braccia e sospirò. Si alzò in silenzio, recuperando la maglietta abbandonata la sera prima sul pavimento. Se la infilò e lasciò che un brivido di freddo gli percorresse la schiena. Lo specchio sulla parete opposta gli rimandò il  suo riflesso grigio. Si sorprese di vedersi uguale al solito, si sentiva  cambiato, maturato di scatto in una notte di follia. Ma doveva essere così che succedeva, uno si sente spezzato dentro e continua ad avere gli stessi capelli ricci e gli stessi occhi, lo stesso naso, le stesse braccia. Uno si sente spezzato dentro e San Francisco continua a fare rumore e pullulare di vita. Uno si sente spezzato, ma lei è sempre mozzafiato.
Infilò una mano nella tasca consumata dei jeans e si diresse verso la porta della stanza. -Scusa, Rose...- Afferrò la maniglia con il cuore pesante. -Scusa se mi sono innamorato di te. -
Quando fu solo nel corridoio, a piedi scalzi, mormorò tra sé qualcosa, un augurio di buona fortuna, e non capì bene se fosse per se stesso o per Rose, per l’epoca che stava per cominciare o per quella che aveva appena lasciato, rannicchiata tra le coperte di una camera non sua. Aveva un aereo da prendere, la Nuova Zelanda da raggiungere. Stavolta da solo.
Meglio liquidare in fretta una storia che rovinarla per sempre, si ripeté. Non ti rovinerò la nostra amicizia perché sono un egoista. Non ti farò pesare i miei sentimenti, non importa. Ricordati di me, del tuo migliore amico, come veramente del migliore amico mai avuto. Non come del ragazzo che ti voleva e non ti ha mai avuto.
 
Tip: E’ meglio liquidare una storia che rovinarla per sempre, come pensa El? Non c’è più idea sbagliata. Nello stesso momento in cui si comincia a provare una certa emozione  romantica per una persona con cui si condivide già un rapporto di amicizia, anche molto stretto, come nel caso di El e Rose, la relazione cambia. Non confessare i propri sentimenti anticipa la distruzione del legame, in quanto quest’ultimo verrà vissuto con le gelosie e le premure di un amore senza che lo sia davvero. D’altro canto, dichiararsi e poi cercare di sparire, non affrontando le conseguenze delle proprie azioni, frustra la propria psiche e ferisce la persona amata. Insomma, El, che ci combini? :(
 
   
 
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