Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: CaskettCoffee    06/05/2020    4 recensioni
Questo racconto prende il via dopo gli eventi del series finale, e racconta la storia di quaranta settimane della vita di Castle e Beckett. Quaranta settimane molto importanti. Quaranta settimane di attesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
TREDICI SETTIMANE - PARTE II

Castle guardava Beckett dormire. Non aveva avuto incubi durante la notte, era caduta in un sonno profondo. Appena arrivati a casa, Kate aveva avuto la forza appena sufficiente per arrivare in camera da letto, ma non quella per indossare il pigiama. In effetti era praticamente crollata sul letto. Non volendo svegliarla, Castle le aveva sfilato con delicatezza scarpe e pantaloni, e l’aveva coperta con le lenzuola. Infine, si era rannicchiato accanto a lei. Da allora, per quasi tutte le ore trascorse, era rimasto sveglio, studiando quella sagoma addormentata, i suoi occhi che vagavano su e giù. Un mugugno indistinto, tuttavia, gli fece comprendere che la bella addormentata si era infine svegliata.

"Ehi" disse lei, la sua voce roca per il sonno.

"Ehi," rispose Castle, dolcemente. "Dormito bene?"

Era una domanda abbastanza ovvia, ma Beckett sapeva che Castle era a conoscenza degli incubi che la tormentavano nel sonno. Suo marito aveva dormito in camera con lei nelle notti che aveva trascorso nella stanza di ospedale, e tante volte l’aveva svegliata per strapparla ai suoi incubi, per trascinarla via da quelle immagini terribili che la tormentavano quando crollava nel sonno. Ogni volta che chiudeva gli occhi, Beckett rivedeva Caleb e quella dannata pistola, ma nei suoi sogni lui non mancava mai di colpirla dritta nella pancia, là dove c’era il suo bimbo. Quella notte tuttavia, quell'immagine non l'aveva tormentata. 

"Ho dormito molto bene, in effetti," rispose in risposta alla domanda di lui. "E tu?"

"Io ti ho soprattutto guardato" le rispose lui.

L’espressione di lei si raddolcì alla sua dichiarazione. "Che ore sono?" gli chiese ancora assonnata, coprendosi gli occhi con la mano per ripararsi dalla luce che filtrava dalla finestra.

"Poco dopo le 9," gli disse lui "l’infermiera è arrivata già da un po’ ma tu eri così tranquilla che non ho voluto svegliarti. Torna fra un paio d’ore."

"È la prima notte di sonno vero da un po’ di tempo" ammise Kate piano. Ed è solo perché sono vicino a te, è tutto solo grazie a te, aggiunse nella sua testa.
 
Ma appena il tempo di pensarlo, che Kate si rese immediatamente conto che - se voleva davvero riuscire a stare meglio- avrebbe dovuto iniziare a raccontargli come si sentiva. E decise, quindi, di non lasciare nient'altro tra loro non detto. "Grazie," disse, "per avermi rassicurata, ieri. Per avermi detto che mi amerai sempre. E per avermi stretta."

L'angolo della bocca di Rick si sollevò in un sorriso storto. “Sempre” e suggellò quella promessa con un tenero bacio sulle labbra. "Ti è stato davvero d'aiuto?" chiese poi lui attentamente.

"Più di quanto tu possa immaginare." 

Lui le strinse il viso tra le mani, unendo le loro fronti affinché si toccassero.

Quando le labbra di Rick trovarono quelle di Kate, fu come se si muovessero d’istinto. Il tocco era delicato, gentile, dolce. Per un momento rimasero in quel modo, sfiorandosi le labbra in un bacio tenero.

"Mi dispiace così tanto per le cose che ti ho detto, Rick." Lei seppellì la faccia contro la spalla del marito. "Sono davvero incasinata."

"No, Kate…"

"Lo sono", insistette Beckett, non permettendogli di finire la protesta, "Ma non voglio continuare ad esserlo. Voglio fare tutto il possibile per stare bene. Per te e per il bambino. Devo solo capire come fare."

Castle sorrise tra i capelli morbidi di lei. "Va bene, io direi di cominciare da una cosa semplice," suggerì piano, "Come ad esempio, capire se hai voglia di mangiare qualcosa di sensazionale per colazione, come ad esempio una mia strepitosa smorelette?"

La vide sorridere, il suo primo sorriso genuino da giorni. Il cuore di Castle si scaldò. Era così contento con quel nuovo sviluppo che a malapena la sentì sussurrare: "Una smorelette è esattamente quello che voglio, ora".

Un sorriso soddisfatto apparve sulle labbra dello scrittore. “Ti ho disfatto la valigia, ed ho sistemato là una tuta e la tua vestaglia," le annunciò dolcemente, mostrandole i capi poggiati su una poltrona al lato del letto. “Hai bisogno di aiuto?”

“No Castle, penso di potercela fare ad arrivare in bagno e a vestirmi”

"Fai con calma" sussurrò, "io strapazzo una dozzina di uova e sono da te"

"D’accordo," concordò lei.

Allora lui le stampò un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza quasi di corsa.

Dopo che se ne fu andato, Kate si prese qualche minuto per scendere piano dal letto. Prima di infilare la tuta, però, si diede un'occhiata nel grande specchio che stava nella stanza. Con un leggero cipiglio, si avvicinò per studiare il suo riflesso da vicino, e non potè fare a meno di sussultare per ciò che vide.
 
Era dimagrita, troppo, le costole sporgevano, e lei si lisciò le dita sulla cassa toracica con una smorfia di repulsione. La sua pelle era pallida, e ciò serviva solo a rendere la cicatrice sul fianco ancora più evidente. Flesse le braccia, ignorando il dolore al fianco mentre lo faceva. Due mesi senza praticamente muoversi avevano indebolito il suo corpo, e anche a vedersi si rendeva conto di aver perso gran parte del suo tono muscolare, c'era una netta differenza con prima. 
 
Poi lo sguardo, non volendo, le cadde sulla pancia. Per la prima volta da prima si guardava allo specchio di profilo. E senza neanche sapere cosa stesse cercando, la vide. 
Una piccola curva appena accennata sull’addome, giusto un istante, talmente fugace che sarebbe potuta essere una fantasia.

Si sedette sul letto per infilarsi i vestiti. La pancia si piegò su se stessa, come aveva sempre fatto, e quella piccola virgola che le era parso di vedere prima le sembrò davvero una sua suggestione.

Con un sospiro di rassegnazione, Kate afferrò la borsa piena di biancheria intima e articoli da toeletta e riprese a vestirsi. Gli ci volle un po’ di tempo considerando quanto piano si muoveva per via delle sue ferite. Decise poi spazzolarsi i capelli, che sembravano arruffati in maniera indistinta. Castle risalì in camera cinque minuti dopo, fra le mani un vassoio carico di cibo.
 
"Ho pensato che invece di far scendere te per la colazione, fosse meglio far salire la colazione da te", le disse lui con tono quasi irriverente. 

 "Mi era mancato,tu che mi porti la colazione a letto”

"E a me era mancato portarti la colazione a letto" disse mentre poggiava il vassoio sul grande letto matrimoniale. "Viziarti è il mio dovere supremo. Non solo te, comunque. ” Castle le prese la mano e la appoggiò sulla pancia di lei, allargando la propria mano sopra quella della moglie. "Devo viziarvi in due, adesso. Te e il bambino."

Kate piegò dolcemente le dita nel suo ventre, appoggiando la fronte contro la clavicola di lui. "Il nostro bambino", sussurrò quasi tremando, con un timore reverenziale, "Abbiamo fatto un bambino insieme, Castle."

Castle le accarezzò delicatamente i capelli. "Lo abbiamo fatto davvero" mormorò . Non era la prima volta che rifletteva sul fatto che lui e Beckett avevano effettivamente concepito un figlio. C’erano dei momenti in cui pensava, di botto, che mentre loro parlavano, mangiavano, camminavano, c’era loro figlio che cresceva nella pancia di lei. Eppure, era la prima volta che la condivideva quella sensazione di sincero stupore con Kate.
Lui si concesse di godere di quel momento, tenendola stretta mentre lei gli premeva la guancia contro l'addome. Lui intrecciò le dita tra i capelli, gli sembrava quasi che il suo cuore potesse esplodere. "I tuoi capelli sembrano belli" considerò ad alta voce, incapace di pensare a qualcosa di più appropriato da dire di fronte a un momento così unico.

La sentì sorridere. "È il tuo modo di dirmi che prima stavano male?"

Castle rise ad alta voce. "Sì, beh, si vede che li hai spazzolati. Prima sembravi un porcospino”

Lei lo spinse via indignata, mentre lui rideva. Beckett allora guardò il vassoio. "Hai inviato qualcuno?" lo prese in giro irriverente, "Perché non possiamo in due mangiare tutto questo."

“Oh, tutta questa roba è per due invece,” Castle la corresse con aria di sufficienza, “Voi due”.

"Ce ne è per due dozzine”

"Devi mangiare, Kate, per riprendere le forze", argomentò allora lui.

Lei sembrò colpita da quella considerazione, che lui aveva detto per solo per spiegarsi.

"Io ... so che ho perso peso. Mi sono specchiata prima… era la prima volta che mi vedevo a figura intera da quando… sai… ", commentò allora lei, con consapevolezza, abbassando gli occhi. “E faccio paura”

"No, Kate il tuo corpo è perfetto ... devi solo rimetterti in forze," protestò lui con zelo e poi ammiccò prontamente, "Come tu sai, sono un esperto di corpi femminili. Anni e anni di esperienze, a dire il vero. Puoi considerare il mio parere come un’opinione autorevole. "

Kate si sporse in avanti per sfiorargli le labbra in un bacio tenero, rassicurata dalle parole di lui, dopo che la sua vanità era rimasta ferita dal suo riflesso specchio. Le parole di lui avevano avuto l’effetto di lasciarla rilassata e assurdamente compiaciuta. "Ok, basta parlare ... mangiamo."

Alla fine, in tre finirono tutto.

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: CaskettCoffee