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Autore: Claire Riordan    07/05/2020    2 recensioni
Remake del nuovo decennio di una mia vecchia, ma a me carissima, fanfiction, intitolata "Believe in Fate", riscritta in chiave più potteriana e meno "teen drama" americano, come era inizialmente nata, con una rivisitazione dei personaggi e delle loro storie.
Dal prologo: "[...] il Gran Galà del Quidditch prevedeva che Hogwarts mettesse in campo un'unica squadra, formata dai migliori giocatori della scuola, i quali sarebbero stati selezionati da un’apposita commissione composta dagli esponenti più importanti e competenti in materia. Questa squadra, poi, avrebbe dovuto competere con le più grandi nazionali di Quidditch del momento, tra le quali spuntavano i nomi di Inghilterra, Germania e Spagna, segnalate come le favorite per il grande torneo."
ATTENZIONE: nessun collegamento di nessun genere con "The Cursed Child".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Quando si trattava di studiare, Alice era irremovibile. Si spacciava spesso per una ragazza con poca voglia di fare, probabilmente per meglio amalgamarsi alle due amiche talvolta piuttosto scansafatiche che si portava dietro, diceva a chiunque di odiare l’incarico di prefetto – anche se quello lo odiava davvero –, ma i suoi voti dovevano a tutti i costi essere impeccabili. Forse complice il fatto di avere un padre insegnante, era sempre stata molto diligente e ligia ai suoi doveri di studentessa, ed è inutile dire quanto, per lei, la biblioteca scolastica fosse una sorta di luogo sacro in cui doveva regnare il silenzio più assoluto. Per questa sua peculiarità, molto nota tra i membri della sua famiglia, suo padre la paragonava spesso alla sua amica Hermione Granger; sua sorella Augusta, invece, preferiva compararla alla burbera ed anziana bibliotecaria Madama Pince.
Quel pomeriggio, Alice aveva costretto Lily e Jessica a seguirla in quello che loro chiamavano “l’antro oscuro” per una sessione di studio non-stop. Sapeva che c’era ancora tantissimo tempo prima dei G.U.F.O., ma aveva insistito perché le sue amiche cominciassero fin da subito a mettersi sui libri, onde evitare di ritrovarsi in tempo d’esami con due compagne piagnucolose che non sapevano più dove sbattere la testa per via del troppo procrastinare durante il resto dell’anno. Al loro tavolo, scelto tatticamente in fondo alla biblioteca per evitare eventuali disturbatori, regnava la calma più assoluta. Perfino Lily, che era solita perdersi a scarabocchiare gli angoli delle pagine dei libri, era pienamente concentrata sul paragrafo introduttivo sugli Animagus.
Facciamo progressi.
Ma se tra di loro andava tutto a meraviglia, ben presto una presenza un tantino scomoda per Alice fece la sua comparsa tra gli scaffali, ronzando perlopiù nei pressi della loro postazione. Da alcuni minuti, infatti, Alice non aveva potuto fare a meno di notare Aiden Pritchard che gironzolava tra le librerie poco distanti con la sua solita aria menefreghista, prendendo e sfogliando libri a caso tra le mensole.
«Lo fa apposta» bisbigliò tra sé a denti stretti.
«Cosa?» fece Lily, distogliendo l’attenzione dai libri. Era chiaro che attendesse solo un pretesto per abbandonare lo studio.
«Nulla» si affrettò a rispondere Alice, maledicendosi per aver espresso il suo peniero a voce alta mentre cercava di concentrarsi nuovamente sugli Animagus. Avvertì un lieve calore sulle guance: non stava mica arrossendo per Pritchard?!
A Lily la cosa parve non sfuggire «Alice, ti senti bene?» le domandò.
«S-sì, ho solo…»
«Ma tu guarda un po’ che coincidenza!» esclamò Pritchard spuntando accanto al loro tavolo, con un tono che sarebbe stato più consono in mezzo al caos di Diagon Alley che in una biblioteca.
«Sssh!» fece Alice con foga «Siamo in una biblioteca, cretino!»
Lui si guardò intorno con apparente interesse «Lo vedo» asserì.
«Bene» sibilò Alice «Ora, ti dispiacerebbe lasciarci in pace? Stiamo cercando di…»
«Perché questo incontenibile astio nei miei confronti, piccola Paciock?» canticchiò Aiden sedendosi nel posto vuoto accanto a lei, sotto gli sguardi perplessi di Lily e Jessica «Cos’ho fatto di male?»
«Sei venuto al mondo, ecco cos’hai fatto di male» ringhiò lei, con tutto l’astio possibile «Ti prego, vattene. Non voglio toglierti altri punti»
Gli occhi di Alice mandavano scintille: la vicinanza di Pritchard le faceva montare la rabbia come nient’altro al mondo. Lui parve decidersi a recepire il messaggio.
«E va bene, Prefetto Perfetto» sospirò rassegnato «Vorrà dire che ci rivedremo durante uno dei tuoi turni notturni. Buono studio»
Detto ciò, si alzò senza preoccuparsi di non fare rumore con la sedia, trascinandola sul pavimento di legno, per poi incamminarsi verso l’uscita della biblioteca.
Alice lo guardò allontanarsi con sguardo truce. Non appena ebbe varcato l’angolo che portava nel corridoio del secondo piano, si lasciò sfuggire uno sbuffo.
«Ok» disse lentamente Lily, con fare sospettoso «che succede?»
«Pritchard continua a tormentarmi!» sbottò Alice «Mi perseguita ovunque e durante i turni di notte mi segue in giro per i corridoi»
«Ti segue?» fece Jessica, le sopracciglia aggrottate.
«Beh, non esattamente» rispose Alice «ma fa in modo di trovarsi dove mi trovo io per potermi mettere in difficoltà»
«Metterti in difficoltà?» chiese Lily «Che vuoi dire?»
Dal suo sguardo, Alice capì che Lily doveva totalmente aver frainteso le sue parole. Credeva che le piacesse Aiden?
«Non ho alcun interesse per lui, se è questo che pensi» si affrettò a dire «Anche perché sta con tua cugina, sbaglio? Dico solo che… beh, probabilmente sa quanto poco mi piaccia il mio incarico di prefetto e cerca di farmi fare brutta figura con la preside o con mio padre»
Per Merlino, quanto suonava male! Sembrava una stupidissima scusa. Ma che altro poteva dire? Non le piaceva Pritchard, non Aiden Pritchard, lei lo odiava.
Lily arricciò le labbra «Beh, punto primo, sbagli, perché non sta più con Roxanne» disse «e se anche ti piacesse, non ci sarebbe nulla di male, io e Jess non ti giudicheremmo, no?»
«Affatto» le fece eco Jessica, scuotendo la testa.
Alice le guardò entrambe come se fossero ammattite «Non mi piace Pritchard, ok?» brontolò.
«Se lo dici tu» borbottò Lily, poi tornò incredibilmente a concentrarsi sul suo libro di Trasfigurazione. Tra loro calò di nuovo il silenzio ed Alice poté tirare un sospiro di sollievo, grata più che mai che quella conversazione spiacevole fosse finita. Ma non passò molto prima che la ritrovata quiete venisse disturbata di nuovo, questa volta da Jessica.
«Ragazze, io…» cominciò, ma Alice si affrettò a zittirla. Non voleva essere interrotta ancora, stava cominciando a perdere la concentrazione. Tuttavia, Jessica la ignorò e proseguì: «Vorrei solo sapere una cosa»
A malincuore, Alice staccò gli occhi dal libro «Jess, se non ha a che fare con gli Animagus, possiamo parlarne dopo? Vorrei…»
«Oh, ma che importa?» esclamò Lily, chiudendo il libro con un tonfo «Dobbiamo essere a Incantesimi fra un quarto d’ora, lasciala parlare»
Alice si lasciò sfuggire un sospiro stanco mentre Jessica si tormentava nervosamente una ciocca di capelli: cosa doveva dire di tanto importante?
«Beh, ehm…» sussurrò imbarazzata, mentre le sue guance assumevano un colorito rosato «Sapete se… insomma, se per caso Fred esce con qualcuna?»
«Fred… Weasley?» chiese Alice.
Jessica annuì timidamente.
Lily strabuzzò gli occhi, in preda all’entusiasmo «Oddio, Jess, vuoi dire che diventeremo parenti?» strepitò.
«Ma che stai dicendo?» s’infervorò la giovane Jordan, sempre più paonazza.
«Che vuoi uscire con Fred» continuò Lily «Quindi vuol dire che…»
«Sì, cioè, no, cioè, frena un po’!» balbettò Jessica, imbarazzata. Poggiò le braccia sul tavolo e vi nascose il viso, scoppiando a ridere.
«Sai che gli ho visto le chiappe?» la informò Lily, come se stesse comunicando di aver appena acquistato un nuovo libro.
Alice non riuscì a contenersi e scoppiò a sua volta a ridere in silenzio, mentre il viso di Jessica, rosso come un peperone maturo, si sollevò di nuovo all’altezza di quello delle amiche.
«Lily!» esclamò stizzita.
«Ho aperto la porta ed erano lì in bella vista, che ci posso fare?»
La genuinità con cui Lily riusciva a dire cose che potevano risultare imbarazzanti era disarmante. Trattenere le risa stava diventando un’impresa eroica.
«E come…» fece ancora Jessica «insomma, come… sono?»
Alice credette di soffocare. Le faceva male la pancia e non riusciva a tirare il fiato. Ormai rideva a crepapelle, senza più preoccuparsi di fare silenzio, gli occhi lacrimanti.
«Oh, per Godric!» sghignazzò «Non posso credere che tu lo abbia detto sul serio!»
«Sei una scostumata, Jessica Jordan» la sbeffeggiò Lily, poi riprese, imitando la voce tonante della preside: «Cinque punti in meno a Grifondoro per la tua sfacciataggine!»
Jessica appallottolò un foglio di pergamena e glielo lanciò addosso, unendosi alle risate delle sue compagne. Era chiaro che quel pomeriggio di studio poteva considerarsi terminato.
 
 
 
Nell’udire il fastidioso trillo della sveglia, Lily non poté che maledirsi per aver deciso di prenotare il campo così presto. In realtà, non l’aveva esattamente deciso: gli altri Capitani si erano scelti gli orari migliori, perciò le era rimasta l’opzione del turno delle otto di mattina. Sperò solo che Albus non le facesse di nuovo la ramanzina per la sua disorganizzazione.
Non sono disorganizzata. Sono solo… diversamente ordinata.
Un po’ controvoglia, scese nella sala grande deserta salvo Derek, Albus e alcuni aspiranti giocatori, tra cui due ragazzi del settimo anno, Sebastian Peakes e Connor Abercrombie, e una ragazzina dai capelli arancioni che non doveva avere più di quattordici anni e che, se Lily non ricordava male, aveva un nome particolare, Venice, forse.
«Ma statevene a letto, voi che potete» biascicò Lily, prendendo posto di fronte al fratello.
«Alzataccia?» le chiese lui con ironia.
«Taci o ti elimino fisicamente dalla squadra» brontolò lei, afferrando una fetta di torta al cioccolato «E, prima che tu me lo chieda, sì, anche se sei mio fratello»
«Alzataccia, eccome» intervenne Derek, facendo eco al suo amico.
«Vale anche per te, McLaggen» disse Lily, prima di addentare la sua colazione. Qualche posto più in là, un ragazzetto smilzo con un ciuffo di folti capelli castani, rispondente al nome di Morris Macmillan, non la smetteva di mangiare: Lily fu certa di vederlo servirsi una ciotola di latte e cereali, due fette di pane tostato con burro e marmellata, una tazza di caffelatte e un bicchiere di succo d’arancia, ingurgitando il tutto come se quello fosse il suo ultimo pasto. Con una risata, ricordò che anche James si abbuffava a più non posso prima delle partite.
Meno di mezz’ora dopo, Lily e i pochi superstiti della squadra erano già allo stadio, in divisa e con le scope alla mano, davanti a loro almeno una ventina di aspiranti giocatori, tra i quali spiccava la chioma bionda di Lysander Scamandro, pronti per essere sottoposti al provino. Alle loro spalle, sugli spalti, alcuni curiosi e qualche membro delle squadre avversarie erano accorsi per assistere alle selezioni. Nel vederli, il pensiero di scagliar loro contro una bella Fattura Orcovolante attraversò la mente di Lily. Non erano nemmeno le otto ed era sabato mattina, perché dovevano ficcare il naso con così tanta insistenza?
Cercò di ignorarli e, spalleggiata da Albus, fronteggiò i giocatori, immersi in un chiacchiericcio fitto e fastidioso.
«Silenzio, per favore!» gridò Lily. La folla ammutolì all’istante. Soddisfatta, la giovane Potter riprese con più calma: «Dunque, come ben vedete, la squadra è decimata: ci mancano due Cacciatori e, soprattutto, un Cercatore. Fred è stato confermato come Battitore – a Lily non sfuggì il grugnito di disapprovazione di Albus -, quindi se siete qui per tentare per il ruolo, beh… mi dispiace per voi, ma potete andare»
Come previsto, un paio di ragazzi uscirono dal gruppo dirigendosi sconsolati verso gli spogliatoi.
«Bene» proseguì Lily «Cominceremo con la selezione per i Cacciatori, perciò i Cercatori si spostino a bordo campo, gli altri si mettano in fila»
La piccola folla di candidati Cacciatori, circa una quindicina di persone, obbedì tra spintoni e spallate, mentre i restanti andavano a sedersi sul prato un po’ più in là; quando finalmente si furono disposti in linea retta, Lily continuò: «Avrete a disposizione cinque tiri a testa. Vi avverto, superare Albus agli anelli non è un compito facile, quindi se volete questo posto in squadra datevi da fare. Avanti il primo!»
Preso alla sprovvista, il primo della fila, un ragazzino con i capelli a scodella a dir poco pelle e ossa si fece avanti tutto tremante e pallidissimo, gli occhi a palla fissi su Albus che volava verso la porta. Forse per la paura, non appena montò sul suo manico di scopa scivolò all’indietro, rovinando a terra. Non appena si fu rimesso in piedi, scappò via verso gli spogliatoi.
«Ok, non è esattamente l’inizio che mi aspettavo» disse Lily, un po’ sconsolata «Il prossimo!»
Si presentò il ragazzo col ciuffo castano, Morris. Era talmente verdognolo che Lily era convinta fosse prossimo a vomitare tutto quel che aveva trangugiato a colazione. Con suo stupore, invece, volò in aria con agilità fermandosi di fronte ad Albus. Il Portiere gli lanciò la Pluffa e lui l’afferrò con decisione.
Il ragazzo tentò subito il primo lancio: scattò verso destra e, non appena vide Albus tuffarsi da quella parte, scartò e tirò la Pluffa nell’anello di sinistra. Non era male in confronto al fallimento del bambino di poco prima.
Ma Lily dovette presto ricredersi: forse per l’eccitazione di aver mandato a segno un lancio così ben calcolato, Morris sbagliò tutti gli altri.
Dopo di lui toccò a Sebastian Peakes. Era molto alto e piuttosto ben piazzato, una stazza più adatta ad un Battitore, ma Lily decise di lasciargli la possibilità di provare. Non se ne pentì: Sebastian mandò a segno quattro gol su cinque, tutti quanti studiati per fuorviare il Portiere. Una tattica del tutto personale, ma assolutamente efficace.
Seguì la ragazzina dai capelli arancioni. Sbagliò il primo, il secondo e il terzo tiro; al quarto lancio, più per una distrazione di Albus che per altro, la Pluffa passò nell’anello centrale, per poi finire dritta tra le mani del Portiere al tiro successivo.
Almeno altri sei o sette giocatori si trovarono a fronteggiare Albus, tutti con risultati molto più che scarsi. Quando finalmente toccò a Connor Abercrombie, l’ultimo della fila, Lily restò sbalordita: cinque su cinque. Non se l’aspettava, ricordava bene quanto Connor fosse stato mediocre alle selezioni durante gli anni precedenti. Probabilmente si era allenato ed era migliorato notevolmente.
Terminata la prestazione di Connor, Lily fu raggiunta a terra da Albus.
«Allora?» le domandò «Hai già un’idea?»
«Credo proprio di sì» rispose lei «ma prima voglio scegliere anche il Cercatore»
Albus annuì, quindi Lily tornò a rivolgersi ai ragazzi in campo «Grazie, Cacciatori» disse «Ora lasciate il posto ai Cercatori»
I giocatori sul campo si scambiarono di posto con i soli cinque aspiranti Cercatori: Lysander, una ragazza del sesto anno con la frangetta, due ragazzine che non dovevano avere più di tredici anni e… di nuovo il ragazzino con i capelli a scodella.
Un po’ stranita, Lily diede anche a loro le istruzioni: «Cercatori. La vostra prova consisterà nel riuscire a prendere il boccino nel minor tempo possibile. Con qualche… distrazione. Avanti il primo»
Fu una delle due tredicenni a farsi avanti per prima. Mentre montava in sella alla sua scopa, Albus liberò in aria il Boccino e i due Battitori salirono in quota. La ragazzina li guardò con aria preoccupata.
«Via!» gridò Lily. La ragazzina iniziò a volare sul campo, gettando occhiate qua e là, non con troppa decisione. Non passò molto prima che un Bolide passasse vicino a Derek, che lo colpì con forza in direzione della piccola giocatrice. Totalmente presa alla sprovvista, la ragazzina, vedendo la palla nera sfrecciare verso di lei, cacciò un urlo e, spaventata, si lanciò in picchiata verso terra, andando a cozzare rovinosamente contro la sua amica in attesa del proprio turno. Le due ruzzolarono sul prato, mentre diversi presenti sugli spalti scoppiarono a ridere.
Lily si affrettò a raggiungerle «Tutto bene?» domandò, preoccupata.
La ragazzina colpita si mise a sedere, mugugnando «Te l’avevo detto che non era roba per noi, Millie!» sbraitò contro l’amica, dandole uno spintone «Sto bene, comunque. Stiamo bene»
«N-no, io…» intervenne Millie, piagnucolando «Il polso… mi fa male il polso»
Lily trattenne a stento un’imprecazione «Meglio che tu vada in infermeria» le disse «Hai bisogno che qualcuno ti accompagni?»
«La accompagno io» disse l’altra piccoletta «Scusa per questo disastro»
«Non è successo nulla» rispose Lily, aiutando le due a rimettersi in piedi. Le due ragazzine lasciarono lo stadio e le selezioni ripresero.
Il ragazzetto dai capelli a scodella, nel frattempo, era sparito: probabilmente, l’episodio appena accaduto gli aveva fatto cambiare idea. Fu quindi la volta di Lysander. Si librò in aria con agilità, facendo subito un volo di ricognizione sopra al campo. Lily lo vide subito assottigliare gli occhi, sondando lo stadio da cima a fondo. Non ci mise molto prima di lanciarsi con decisione verso il bagliore dorato che scintillava poco sopra le teste del pubblico sugli spalti. Sfrecciò in alto, attorno agli anelli della porta, scansò con una piroetta un Bolide speditogli contro da Fred, si abbassò sul suo manico di scopa e, scattando in avanti, acchiappò la piccola palla d’oro.
«Tempo!» gridò Derek dall’alto.
A terra, Albus, accanto a Lily, stoppò il cronometro che teneva in mano: segnava un minuto e cinquantasei secondi.
«Wow» dissero i due fratelli all’unisono, sbalorditi.
«Pensi che la ragazza possa fare di meglio?» Albus chiese a Lily, guardando di sottecchi l’ultima candidata rimasta.
Lei scrollò le spalle «Lo scopriremo presto» disse «Ehm… Tracy, giusto? È il tuo turno»
Tracy, al pari di Lysander, si alzò in volo facilmente, ma temporeggiò guardandosi attorno prima di svolazzare attorno al campo. Partì in quarta verso gli anelli alla sua sinistra, adocchiando il Boccino che volava attorno ai pali della porta. Era concentratissima, un braccio già proteso in avanti pronto ad afferrare quella piccola palla, ma non si accorse affatto del Bolide speditole contro da Derek. Le sfiorò pericolosamente un orecchio, facendola barcollare e, per non perdere l’equilibrio, fu costretta ad aggrapparsi al suo manico di scopa con entrambe le mani, rallentando la sua corsa. Il Boccino le era sfuggito. Scrutò di nuovo attorno a sé e ci mise poco prima di individuarlo di nuovo, non lontano dagli aspiranti Cacciatori seduti sul prato. Come Lysander prima di lei, si gettò in picchiata, prendendo sempre più velocità, riuscendo ad afferrare il Boccino appena sopra la testa del piccolo Morris Macmillan.
«Tempo!» esclamò Albus, passando a Lily il cronometro: due minuti e trentotto secondi.
Lily guardò Albus, il cui sguardo era piuttosto eloquente: sul nuovo Cercatore v’erano ben pochi dubbi. Lily era anche piuttosto certa della scelta dei Cacciatori.
Soffiò forte nel fischietto, richiamando vicino a sé il resto della squadra e tutti i candidati, che si disposero di fronte a lei e Albus.
«Cercatori, venite avanti» disse a Lysander e Tracy. I due obbedirono, lasciandosi dietro il resto del gruppo.
«Avete fatto entrambi un’ottima prova, complimenti» disse loro Lily, mentre gli altri giocatori battevano educatamente le mani «Tuttavia, Lysander ha ottenuto un tempo migliore ed è stato più preciso, perciò… benvenuto in squadra, Lys»
Tra gli applausi contenuti, Fred non riuscì a contenere l’entusiasmo di avere il suo migliore amico in squadra e non esitò a saltargli in groppa, scompigliandogli i capelli.
«Ora, Cacciatori» proseguì Lily «siete in parecchi e diversi, tra voi, hanno fatto delle buone prove, ma… due sono state migliori. Quindi, do il benvenuto in squadra a Connor Abercrombie e Sebastian Peakes»
Gli applausi per i Cacciatori furono più sporadici. Lily congedò i presenti in campo, sbrigandosi a raccogliere la Pluffa per liberare il campo per i provini dei Corvonero. Prima di riporla, si rivolse alla squadra, finalmente al completo: «Dunque, Grifondoro… nei prossimi giorni vi comunicherò gli orari degli allenamenti, probabilmente saranno ogni mercoledì, venerdì e sabato. Penso… penso che la squadra sia buona, sì. Possiamo funzionare. Potete… potete andare»
I giocatori lasciarono il campo, Fred e Lysander tra esultanze e grida di giubilo, e Lily, mentre riponeva la Pluffa nella cassa delle palle, fu raggiunta da Albus.
«Perché non hai lasciato che provassero anche per il posto da Battitore?» le domandò con fare accusatorio.
Lily scrollò le spalle «Fred è bravo» borbottò «ne ha dato dimostrazione anche oggi. E funziona bene assieme a Derek, l’ha detto anche lui»
«E se tra quelli che hai mandato via ci fosse stato qualcuno che poteva funzionare meglio?» continuò lui, senza troppi giri di parole.
«E se non ci fosse stato?» ribatté Lily, iniziando a scaldarsi «Che c’è, ce l’hai con Fred, all’improvviso?»
«Non si tratta di Fred, è che tu…»
«Ah, quindi sarei io, il problema?»
«Non sto dicendo questo, ma…»
«Oh, lo stai dicendo eccome!» Lily ormai stava urlando «Il problema è che non hai mai mandato giù che abbiano fatto me Capitano, e non te! Quando ho ricevuto l’incarico ti ho chiesto di aiutarmi e invece continui a metterti contro di me!»
Albus era allibito «Contro… stai scherzando?»
«Nemmeno un po’» rispose lei, con le lacrime agli occhi per la rabbia «Ti comporti come… come zio Dudley nei racconti di papà!»
Albus non rispose. Essere paragonati al cugino babbano del loro padre non era esattamente un complimento, e non perché non avesse poteri magici. Lily lo guardò un’ultima volta, sbuffando sconsolata e scuotendo la testa, prima di allontanarsi con le lacrime che, ormai, le rigavano il viso.



[ Claire Says ]
Buongiorno a tutti quanti!
Come procede la Fase 2?
A tal proposito, comunico (ai pochi) che, avendo già diversi capitoli pronti, ho deciso di postare una volta a settimana dato che, IN TEORIA, dal 18 maggio dovrei riprendere le mie normali attività, quindi il tempo da dedicare alla scrittura e tutto ciò che ci gira intorno sarà nettamente ridotto. Non so ancora come riprenderò, ma, onde evitare, terrò buono il giovedì come giorno di pubblicazione.
Bene, ora che ho finito con gli sproloqui da Premio Pulitzer dei poveri, passiamo al capitolo: è un po' più corto del solito, ma ho preferito dare spazio alle selzioni di Quidditch, e aggiungere una terza parte come per tutti gli altri l'avrebbe reso chilometrico.
Aaand basta, ho finito con le comunicazioni di servizio.

Much love,
C.

 
  
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