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Autore: Roxar    08/05/2020    1 recensioni
Moriranno entrambi di quella morte.
Moriranno entrambi con lo stesso veleno.
Uno morirà nell’agonia della lucidità, l’altra nel tormento della pazzia.
Moriranno tra i resti e le macerie delle loro vite, nella miseria della sopravvivenza.

[Questa storia partecipa al contest “Be our Guest” indetto dal forum Piume d'Ottone]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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4. Un prendisole bianco (pure flashfic, 500 parole)






Sembra una di quelle creature ultraterrene, eteree, effimere e bellissime di cui le pagine dei suoi libri di scuola erano piene. I capelli rossi che fiammeggiano intorno alla testa, in contrasto sanguigno con la sabbia morbida sotto di lei, le labbra appena schiuse e quel prendisole bianco come il latte che il vento le sferza contro le gambe, così minimale, così semplice, ma che la rende bella oltre ogni dire. 

Un po’ infossato nella sabbia, proprio accanto alla sua mano, giace il loro album di fotografie - pellicole Babbane statiche che si intrecciano a quelle magiche e più dinamiche. Lo hanno sfogliato così tante volte che le pagine iniziano a staccarsi, a farsi venire le orecchie, i bordi ad ingiallire e arricciarsi. Gettato lì, quasi con incuria, sembra un libriccino anonimo, senza valore, ma è, invero, il più prezioso dei suoi possedimenti. È la testimonianza tangibile di tutte le cose belle che hanno avuto; lo aiuta a preservarne la memoria ogni volta che questa vacilla o che lui sente di vacillare.

Nota un pezzo di carta che sporge dalle pagine. Nonostante gli sia stato ordinato diversamente, si piega su un ginocchio e lo tira fuori. Poche parole strappate ad un testo più ampio - un testo che conosce, un testo di cui Lily, in tempi più razionali, parlava spesso, elogiandolo per la sua struggente bellezza e per  il dolore che sapeva trasmetterle. Lo legge una volta, due, tre, finché quelle lettere stampate non si imprimono a fuoco nella trama della sua memoria e, di colpo, sa perfettamente come Lily si è sempre sentita, sa esattamente cosa ha provato in ogni singolo barlume di lucidità. 

“James,” la mano di Sirius è calda contro il tessuto sottile della sua maglietta ancora sudata dopo la corsa a perdifiato. “Dobbiamo andare. Loro devono- fare delle cose.”

Lo ascolta a malapena. I suoi occhi, da dietro gli occhiali sporchi di sabbia, tornano su Lily, su quel prendisole che oscilla cullato dal vento, gonfiato dall’aria salmastra che soffia dal mare davanti a loro. Prova solo sgomento. Il sollievo e la pace che aveva immaginato tardano ad arrivare. Si riscopre incapace di provare le più basilari emozioni, incapace di pensare, dire, fare. È come se qualcuno, all’interno del suo cervello, avesse premuto il pulsante di spegnimento.

Solo molte ore dopo, quando viene l’ora di andare a dormire, James torna con violenza in sé. Accecato dal dolore, tira fuori dalla tasca quel misero pezzo di carta che sua moglie ha lasciato nel loro album così che lo trovasse e sapesse che era per lui. Lo legge ancora una volta. 

Poi, aggrappato al cuscino di Lily che serba ancora il suo profumo, James Potter finalmente piange.


«Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.»*










*Tratto dalla lettera che Virginia Woolf lasciò a suo marito prima di togliersi dalla vita.

 
   
 
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