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Autore: bUdson281    11/05/2020    3 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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<< Quando sapremo se possiamo proseguire? >>
E' l'ultimo dei miei pensieri, ma è un'informazione importante perché tutto oggi può andare storto; anzi in un modo o nell'altro tutto andrà storto.
<< Arrivati al ponte >> Musashi si limita a tre misere parole ma vale un intero discorso, dal momento che gli altri due danno l'impressione di non avermi neanche sentito.
Il dolore, la furia e l'esaltazione della scorsa notte sono evaporati alle prime luci del sole e dentro di me è rimasto soltanto un sordo terrore che scorre sotterraneo nelle caverne dell'anima, tenuto a stento a bada dalla mia capacità di congelare il sistema per evitare sovraccarichi.
Sfuggo come la peste ogni considerazione o immagine che possa farmi concentrare sulla mia missione e guardo intorpidito e stupido il giorno nuvoloso che accompagna il nostro lento e funebre cammino.
Mi chiedo come deve essere sdraiarsi sull'erba umida, come se non mi fosse mai capitato, e intanto strofino le mani sul petto e sulla schiena per asciugarmi da quella fantasia prima che senta freddo. Una parte di me è convinta che non sia vero, che stiamo tornando al villaggio per riposare. Ho tanto sonno, un sonno ottuso che non ristora.
Mi appiglio al mio vaneggiamento e alla stanchezza, che mi ha svuotato le gambe, poiché proteggono un territorio neutro della mente, una stanza conosciuta in cui posso rifugiarmi per non assistere allo scontro tra due tendenze di Shini. Una sfugge alla pressione dicendo: << rilassati! E' inutile prepararsi, è inutile pensare, andrà come deve e, se muori, nessuno ci farà caso>>; l'altra, invece, risponde: << no, pensa! Concentrati e preparati! Devi riuscire, devi uccidere o sarà la fine per tutti. Ti stai solo arrendendo, vigliacco! >>
Entrambe hanno ragione, entrambe mi urlano le loro istanze incuranti delle mie preghiere. Non posso neanche tapparmi le orecchie e io vorrei solo godermi questo momento e la luce, fioca e malata, di un sole spento che almeno riesce ad illuminare la strada che percorriamo.
Mi attraversa una sconvolgente intuizione: non solo io, l'universo stesso trema al pensiero che io possa fallire come se la vita di ogni cosa affrontasse con me la sua prova più dura, perché se io perdo, se io muoio, tutto si spegnerà per sempre.
Il mio passato latita; prego solo stia ricaricando le batterie per condividere al momento giusto la sua esperienza e non imiti la mia fuga dalla realtà, che si traduce in un senso di ubriaca leggerezza nella testa e nel corpo.
Il problema di ogni "sbornia", tuttavia, è che finisci prima o poi per cadere dalle nuvole su cui riposi, mentre dalle profondità risale un sapore rugginoso che invade la bocca arsa e ... dio, che schifo!
Non ho niente da vomitare, ma continuo a schiumare e sputare sempre più prostrato, sempre più sprofondato tra le zolle di un terreno fangoso. Sono capace di non piangere davanti ai miei fratelli, ma non di nascondere la tensione che non voglio.
Lo so che i tre cacciatori si getterebbero tra le fiamme pur di alleviare il mio sconforto, ma cosa possono fare?
Furia Buia è determinato a portare avanti l'operazione, ma evita di guardarmi mentre mi porge una bottiglia di acqua. << Bevine a piccoli sorsi! >> mi ordina. << Non puoi arrivare disidratato >>.
La sua voce è profonda, bassa e secca come non mi era mai capitato di sentirla. Non è il cacciatore spietato che tutti gli chiediamo di essere in questo momento, anche se si sforza di mantenere vivo il personaggio; lo rivelano il tremore della sua mano e il pallore che gli chiazza il viso.
<< Butta fuori, Shinji! >> mi consola Musashi che intanto mi aiuta a cercare qualcos'altro da eliminare. << Porta bene. Anche l'altra volta è stato di buon auspicio >>.
 << E' naturale >> dice Orso. << Anche a noi è capitato >>.
La rivelazione mi infonde coraggio perché mi proietta in una dinamica di gruppo e mi fa abbandonare per un istante i lidi della solitudine sui cui stavo naufragando.
<< Non sono solo >> mi ripeto più e più volte, così come ripeto il comando alle mie gambe affinché si stacchino dal cemento che le appesantisce e mi aiutino a tornare in piedi. Grugnisco ventilando con forza per riattivare la circolazione dell'energia e contraggo l'addome per centrarmi e fortificare le difese. << Ci sono >> brontolo prima di riprendere a camminare.
Attraversiamo sentieri a me sconosciuti, allungando un tragitto altrimenti breve, per evitare di offrire un bersaglio facile a coloro che ci attendono e che sicuramente vogliono rimediare allo sbaglio della scorsa notte. In effetti, mi preoccupo dell'appuntamento con la fortuna, mentre dovrei rimanere vigile per non mancarlo.
<< Accampiamoci lì! >> ci blocca il Paparino indicando uno stretto lembo di terra limitato dalle rocce di una scogliera che cade a strapiombo sul lago. << Dobbiamo attendere che faccia buio >>.
<< Io mi occupo delle trappole >> si fa avanti Musashi.
<< Io cosa faccio? >> chiedo.
<< Cerca di riposare >> risponde Orso.
 
Il silenzio ci avvolge come nebbia mentre ci stringiamo per non sentire freddo. Non possiamo accendere il fuoco e io non ho più la giacca lunga del vecchio, quella è piegata in un sacco di tela insieme al cappello portafortuna.
Possiedo ancora il coltello perché dovrò usarlo e, in cuor mio, spero che il suo spirito possa guidarne la lama quando scoccherà l'ora.
Furia Buia si toglie il giaccone e me lo passa. << La giornata è umida >> accompagna il gesto con parole di una durezza solo simulata. << Devi essere in forma >>.
Ripropone l'offerta con uno scatto del braccio e della testa quando per orgoglio tento di rifiutare. << Prima di muoverci me lo restituirai >> mi dice.
La galassia vorticosa degli eventi si ferma mentre indosso il trofeo del Paparino; assaporo come un bambino il gusto e l'eccitazione di gesti portati lentamente, con rispetto e gratitudine. Il mio cuore si rasserena e le nubi si disperdono. Non mi sento fiero, non rido per il giocattolo; semplicemente mi infagotto in una sensazione di sicurezza che avrei potuto provare altre volte se il mio vero padre non mi avesse lasciato così presto.
Il giaccone mi va largo e odora di avventure e stenti; non mi dà fastidio l'odore pungente perché ci sono abituato e perché probabilmente sto sentendo il mio. Sorrido al pensiero che un giorno potrei almeno assomigliargli; in fondo, è questo che cerca di fare un figlio prima di scegliere la propria strada.
Confortato dalle virtù del cacciatore, che sogno possano difendermi per semplice traspirazione, sento la voce interiore di uno sbruffone che mi grida nelle orecchie: << la notte non coprirà il mio cadavere, ma accoglierà la nascita di un eroe >>.
<< Ti sta bene >> il Paparino mi sveglia da una fantasia buona.
E' bastato davvero poco per farmi tornare un po' di fiducia e con essa la voglia di scacciare il silenzio. << Il vecchio mi ha detto che i vostri trofei possiedono una certa poesia, ma non ho capito cosa intendesse. Sono pur sempre oggetti sottratti a dei morti >>.
<< A persone che abbiamo ucciso, per essere precisi >> risponde il ciclope.
<< Capisco che la nostra morale sia diversa, ma la trovo comunque una macabra ostentazione >>.
<< Non mostriamo le nostre vittorie >> mi corregge Orso, << ma dimostriamo di essere ancora vivi e che siamo vivi a scapito di altri. Non derubiamo i morti, li portiamo con noi >>.
<< Così attraverso noi potranno continuare a vivere >> continua Musashi.
<< Magra consolazione per loro >> commento.
<< Certo >> replica il Biondo, << ma in questo modo i morti ci ricordano cosa abbiamo fatto e ci costringono a ... >>
<< ... Restare umani e a fare incubi la notte >> Furia Buia rispiega una vecchia lezione, << perché non dobbiamo dimenticare che siamo responsabili e che un giorno toccherà a noi >>.
<< Non avete paura di morire? >> pongo la domanda che cela una confessione.
<< Sempre >> rivela Musashi. << Ognuno l'affronta a modo proprio >>.
<< Tanto prima o poi dobbiamo morire tutti >> prosegue Furia Buia fissandomi dritto negli occhi. << Non sappiamo quando, né come, ma so che intendo lottare fino alla fine perché potrei conquistarmi la possibilità di vivere ancora >>.
<< Siamo così abituati alla morte >> mi dice l'omone << che, alle volte, almeno io dimentico che il vero casino è vivere. Per questo mi piace l'idea di portare con me queste anime, perché così non posso fuggire >>.
<< E' vero >> lo appoggia Musashi. << Secondo te per quale motivo sono così ... edonista? >>
<< E tu perché sei così? >> domando a Furia Buia mentre infilo le mani nelle tasche per prendere uno dei suoi fiammiferi da ex fumatore occasionale.
<< Anch'io gioco troppo spesso con il mietitore ma, al contrario di Orso, non ho mai dimenticato che la vita è un casino. Se non fosse per voi, non conoscerei neanche la differenza tra vivere e sopravvivere >>.
<< Non hai paura di perdere tutto? >> gli domando ricordandomi del discorso che facemmo soltanto due settimane fa. Discutevamo dei nostri rispettivi punti di vista sulla vita che adombravano, in realtà, i volti di due giovani donne[1].
<< Certo, ma ... fa parte del gioco. Spero solo che chi mi porterà con sé non sia uno stronzo >>.
<< Io spero che sappia fare sesso come me >> finalmente sorride il Biondo << e che soprattutto gli piaccia farlo vestito. Della morte non sopporto la forzata astinenza dai piaceri >>.
<< ... Che mi frega >> Orso dice la sua, incitato e costretto dai nostri sguardi, << sarò morto >>.
 
<< Nessuno può farcela da solo >> concludo nella mia mente prima di chiudere gli occhi.
 
 
*****
 
 
Annuso l'odore di marcio del mare nero che accarezza la sabbia argentata. Più in là, al largo, è ancora rosso e grumoso, come una grande pozza di sangue stantio, e culla i resti bianchi di una gigantesca testa in decomposizione da anni. Non siamo ancora riusciti a smaltirla, ma va bene così. Non devo dimenticare!
E' già buio e il mio cuore è oppresso da una paura furiosa che cerco di digerire a piccoli bocconi mandati giù ripetendomi ogni volta << sono ancora vivo >>.
La pressione è troppa e le mani tremano.
Sono vivo, perciò tutto è ancora vivo intorno a me. Cerco la forza di andare avanti osservando tre ragazzini che non ne vogliono sapere di andare a dormire e ora fuggono gridando, spaventati e divertiti, per non farsi prendere da un'acerba giovinetta di nome Sakura, una fanciulla brillante, promettente e più matura della sua età. Ciò nonostante, anche lei prova gusto a giocare alla madre e ride mentre rincorre quelle piccole pesti; forse è per questo che non riesce a raggiungerli.
E' anche per loro che non devo avere paura.
Non lo farei mai per me stesso; se si trattasse solo di me non avrei la forza di combattere e mi sarei già lasciato uccidere.
Oggi c'è mancato poco. Non posso farci niente, devo lasciar passare questo timore, devo lasciarlo sfogare affinché perda energia e io possa dominarlo ancora una volta, perché ancora una volta stavo per morire e ancora una volta ho vinto contro ogni pronostico, contro un avversario più forte di me. Sarebbe stato sufficiente un colpo meno preciso, un umano attimo di indecisione, spostare il piede un centimetro più a destra per inciampare su una comunissima pietra; sarebbe bastato uno sbaglio in meno al predatore che mi aveva attaccato, e non da solo, e a quest'ora non sarei qui, a quest'ora un piccolo branco di iene affamate, che adesso non c'è più, girerebbe nei dintorni del villaggio a cercare  i nostri cuccioli.
<< Sono ancora vivo >> mi dico a bassa voce, << sono ancora vivo perché il mio avversario ha fatto male i suoi calcoli; perché anche oggi in me non c'è stata indecisione, perché volevo vivere più di lui e vivere significava vincere; perché, come contro gli Angeli, devo vincere se voglio vivere, devo vincere se voglio proteggere il mio mondo, devo vincere se voglio rivederla e non fa niente se nove volte su dieci non mi rivolge la parola o non mi permette neanche di avvicinarla >>.
Nel cuore della mia insana esistenza c'è l'amore che provo per tutte le persone che chiamo fratelli e sorelle e c'è lei a cui sono ferocemente legato come può esserlo un assetato che beve un'acqua amara eppure necessaria.
Lascio scorrere le emozioni, << io accetto che un giorno morirò. E' nell'ordine delle cose, un giorno incontrerò chi mi ucciderà, non importa che sia più forte di me o solo più fortunato. Non conosco il mio futuro, ma io ce l'ho fatta. Oggi sono ancora vivo >>.
Il mio io, spaventato dall'incertezza e dalla comprensione dell'inevitabile, si trincera dietro l'esperienza e il dato di fatto che sono a casa e che posso permettermi di stare male in quanto respiro.
<< Finché respiro sono padrone della mia vita e la difenderò con tutte le forze. Finché un muscolo riuscirà a stendersi e a contrarsi avrò un'arma da usare, finché la mia mente potrà formulare pensieri cercherà un modo per eliminare i predatori a cui do la caccia, finché avrò a disposizione anche un secondo di coscienza, proteggerò quel secondo perché tutto può accadere in un lasso di tempo così lungo. E io proteggerò il mio piccolo mondo che sta rinascendo dalla devastazione che ho portato, lo devo a tutte queste persone che mi sono care, lo devo a lei che voglio rivedere anche domani >>.
Voglio toccarla ancora e sentirla ancora e illudermi ancora di avere un possibilità di sostituire la corda marcia che ci unisce con una pura e più resistente agli scossoni che fanno naufragare le nostre anime.
<< Io posso farcela! >> ringhio a me stesso. << Respira e ripetilo un'altra volta: io posso farcela! >>.
La paura scivola via lentamente, troppo lentamente, e si disperde tra i granelli di sabbia sotto i miei piedi. Ricerco una parvenza di controllo rifugiandomi nella ugualmente malata e disperata espansione del mio io che, frustrato dalla costante insicurezza, crede davvero di poter ancora sfidare la morte e vincerla come così spesso è capitato.
 Ed ora cresce questo io ferito e si finge dio, si insinua negli spazi lasciati vuoti dalla paura che rifluisce; mi rende sordo alla ragione, poiché la ragione discerne e in tal modo mi costringere a considerare anche ciò che non voglio.
Divento folle e mi lascio persuadere da un delirio: << se mantengo il controllo su me stesso posso controllare ogni cosa, la vita e la morte, il bene e il male, tutto e tutti, perché io sono il re di questa giungla, sono il re di questi uomini, di queste donne, di questi bambini. Io sono il re anche di Asuka >>.
Sono consapevole di vaneggiare, ma quando scampo così fortunosamente alla rovina non ho altro antidoto, oltre al tempo che non ho, contro il veleno del terrore che blocca il cervello e il corpo.
Passerà anche questo momento, non devo rinnegarlo. Un giorno potrei non essere neanche più in grado di rimpiangerlo.
 
Asuka è dietro di me, mi osserva in silenzio già da parecchio. Non è la prima volta e in genere mi chiedo a cosa pensi, visto che capita poco dopo che abbiamo litigato, praticamente sempre.
Da quando sono tornato non ha fatto altro che evitarmi; ha visto com'ero ridotto e, soprattutto, la luce maligna nel mio sguardo. Il suo istinto è ben addestrato e riconosce che quello sguardo non appartiene al ragazzo che in due occasioni aveva tentato di strangolarla, ma ad un uomo cresciuto troppo in fretta che, avendone l'occasione o il pretesto, non fallirebbe nel toglierle la vita. Davanti a sé Asuka vede l'unico Shinji di cui ha paura, anche se si farà uccidere piuttosto che ammetterlo.
Non so perché si sia avvicinata così tanto, sa che non le conviene. L'ultima volta aveva sottovalutato il suo avversario e ne è nata una splendida bambina.
<< Vattene! >> ordina muto il mio cuore. << Io sono il re e, quando mi convinco di esserlo, prendo tutto ciò che voglio. Vattene prima che prenda anche te, perché tu sei vita, mentre io sono la morte, ed è la vita che voglio >>.
Asuka non se ne va e io mi volto perché non posso rinunciare ad ammirarla, perché potrebbe essere la volta buona, forse potrebbe decidere di salvarmi.
Pensieri, passioni, suoni, odori e l'esistenza intera, che striscia tra le vie del mio ego ipertrofico, collassano nella figura della donna dai capelli rossi; si schiantano con tale violenza da formare un buco nero che attira anche la luce e me che sono il buio. Sono già davanti a lei e odoro i suoi capelli che profumano di lavanda.
Soltanto Asuka è capace di trovare il meglio. Se volesse, sarebbe il miglior cacciatore in circolazione, ma non ha mai smesso di rimpiangere il suo 02.
E' così bella con quella palpebra calata a metà dell'iride e il suo corpo da poco adulto sa di buono e di morbido. La mia colpa e la mia brama mi attirano a lei, ma Soryu è una donna ostinata e mi tiene sulla corda. Cosa spera di ottenere, cosa vuole?
Il nostro odio è forte, ci divide e ci protegge tenendoci al riparo dietro una barriera invisibile; eppure c'è qualcosa, oltre la mia brama e la mia colpa, che non oso nominare e che ci unisce. Neanche lei vuole colmare il vuoto e, insieme all'occorrenza indossiamo una maschera di rancore, anche se non ne proviamo, per poter giocare quando ci va senza doverci prendere sul serio.
Ma stasera non c'è spazio per il gioco, né mi curo dell'avversione che ci tiene imprigionati in celle separate, perché qui c'è un re che tutto vuole e tutto prende senza chiedere il permesso.
Asuka non mi guarda, lascia che le annusi i capelli e le sfiori il naso col petto. Lei è coraggiosa, più coraggiosa di me, ma sa di non avere alcun potere sulla creatura che la fronteggia. Se solo fossi capace di confessarle che è semplicemente una finzione, che è soltanto paura, che le basterebbe appoggiare una mano sul mio cuore per cacciare il tiranno e lasciare esposto un bambino nudo che vuole piangere e ammettere la propria debolezza.
Ma lei non lo fa, lei non ama la mia debolezza; la accetta in tutti, ma non in me; da tempo ormai non l'accetto neanche io.
I miei fratelli sono lontani. Meglio così! Li ucciderei se provassero a fermarmi.
<< Dov'è il mio Shinji? >> mi chiede. Non si muove, non sostiene i miei occhi e io la maledico perché, se fosse rimasta in silenzio, l'avrei presa, come un giusto premio per un guerriero tornato dal campo di battaglia e al diavolo se lei è una mia pari. Se avesse reagito o alzato la voce, il re avrebbe preteso di esercitare il suo diritto.
Perché non mi dice mai che andrà tutto bene? Odia il suo Shinji quando lo vede e lo invoca quando non c'è. Perché? Perché non mi manda via, perché non recide la corda marcia? Io non ne ho il coraggio.
<< Devo andare >> riesco a sibilare facendomi strada con una spallata che evita solo in parte.
La prossima volta aspetterò fuori dal villaggio, non porterò mai più la paura tra le case che conosco, non permetterò al tiranno di farle del male, perché voglio credere di avere ancora tempo per riscattarmi.
Mi corre incontro una bambina che, se non fosse per il colore dei capelli che ha preso da mia madre, sarebbe la copia esatta di Asuka. << Hai litigato di nuovo con la mamma? >>
<< Proteggila, mi raccomando! >> rispondo accarezzandole la guancia. Non mostrerò la disperazione a mia figlia, difenderò anche lei dal ragazzo che ha distrutto tutto.
<< Già te ne vai? >>
<< Ho da fare >>.
<< Hai sempre da fare, papà. Non ci sei mai >> mi rimprovera la piccola.
<< Lo so, amore mio >>.
<< Perché non rimani, almeno per questa notte? >>
<< Devo tenere lontani i mostri >>.
Esco dal nostro piccolo paradiso portando con me un ragazzo, un mostro e un bel sogno: io che dormo con lei, e la nostra piccola è in mezzo, in una casa normale, in un mondo normale, come una famiglia normale. Resterà un sogno, ma a chi posso rivelare che proprio grazie a questa fantasia io sono ancora vivo?
E dire che in un mondo normale, probabilmente, riuscirei a stancarmi di averla accanto come farebbe una stramaledetta persona normale.
 
 
*****
 
 
<< Svegliati! >>
Il Paparino ha abbandonato da tempo l'abitudine di strapparmi al sonno con un calcio.
Apro gli occhi e assaporo le lacrime che mi sono cadute. Il sole è già tramontato trascinando con sé il maltempo, mentre l'approssimarsi della notte ci regala la meraviglia di un frammento di via lattea.
<< Ho sognato il nostro passato >> dico rimettendomi in piedi.
<< Questo o ... >> si interrompe Furia Buia.
<< L'altro, il post impact >>.
<< E com'era? >> chiede Musashi.
<< Non c'è paradiso per noi >>.
<< Magari >> il ciclope oppone un sorriso tiepido e stentato alla delusione << hai ... hai soltanto poche informazioni >>.
<< E poi >> prosegue Orso, << non può esserci mai un paradiso se l'inferno te lo porti dentro >>.
 
Perché mi fai del male, Shinji? Perché mi fai rivivere solo momenti orribili o tristi?
 
Io non faccio niente. Sono i nostri ricordi che riemergono. Io, semplicemente, ricordo. Anzi, se vogliamo essere precisi, io faccio da argine affinché il passato non ti travolga e, quando posso, cerco di darti dei suggerimenti.
 
Come quando mi hai insegnato come baciare Asuka?
 
Era un file in memoria. Io ti ho solo aiutato a trovarlo e ad aprirlo.
 
Allora, perché non la facciamo finita e mi dici tutto ciò che sai?
 
Credi, davvero, che, se fosse stato possibile, non l'avrei già fatto? Sarebbe più facile anche per me. 
 
Perché me lo dici solo ora?
 
Perché ora puoi sopportare quanto ti sto rivelando.
 
Abbiamo vissuto così male?
 
Lo sai anche tu che ci sono stati momenti belli.
 
Ho l'impressione che dovrò accontentarmi.
 
Non è esatto, ma sarebbe un bel passo in avanti.
 
 
Lo stomaco ha finalmente deciso di darmi tregua, le gambe non sono più vuote ma le mani continuano a tremare, percorse da piccole scariche elettrice; non sentirei freddo neanche se girassi nudo al centro del circolo polare; il respiro è breve e ogni tanto si interrompe.
Sono già catturato dalla forza di gravità dell'azione che dovrà svolgersi e mi chiedo con insistenza cosa accadrà. Provo ad immaginare le fasi immediatamente precedenti lo scontro e mi do indicazioni per correggermi a seconda dei possibili scenari. Con la mente non riesco ad andare oltre perché l'istante successivo, quello della verità, non posso prevederlo. Faccio appello alla mia volontà, che sarà messa ulteriormente alla prova, e all'intervento del mio passato affinché non mi abbandonino.
Siamo arrivati al ponte, non ci resta che attraversarlo mentre i suoi guardiani attendono, armati e allo scoperto, dall'altra parte.
<< Sapremo adesso se ... possiamo procedere? >> domando a singhiozzo.
<< Non hai più saliva, eh? >> mi chiede Orso posandomi una mano sulla schiena.
<< In un modo o nell'altro lo sapremo >> soffia Furia Buia che spalanca il suo occhio e lo infiamma tanto da illuminare i nostri prossimi passi.
Tra Orso e Musashi seguo in apnea il camminamento con le orecchie concentrate sullo scricchiolio degli assi e gli occhi puntati sui tre cacciatori dall'altra parte; riprendo a respirare quando alzano al cielo le canne dei fucili.
I miei fratelli scelgono ciascuno il loro guardiano e gli si parano davanti in silenzio fissandolo come se si preparassero a giustiziarlo.
<< Non chiedeteci di schierarci >>  azzarda uno di loro. Lo riconosco, è la stessa persona che ieri stava fumando uno dei sigari che l'armadio aveva elargito. << Ci dispiace per il ... >>
<< Quanti? >> domanda Furia Buia.
<< Una quarantina. Il vostro amico ci ha ordinato di dirvi che ci saranno anche ... quelli che non sono come noi, ma solo in sala e non tutti nemici >>.
<< E quindi non tutti amici. Altro? >> insiste Musashi che vince un accenno di reticenza estraendo le pistole.
<< Si >> risponde un secondo guardiano. << il bancone sarà liberato e protetto. Vogliono conferma da voi >>.
<< L'avranno. E i nostri? >> è la volta di Orso.
<< Non ne sono arrivati più di venti >> informa il terzo guardiano.
<< Più di quanto immaginassi >> commenta Furia Buia.
   << Pochi >> ribatte il primo guardiano. << Attendiamo almeno altre persone ... che non vi amano, forse cinquanta >>.
<< Bene! Informateli allora che dovranno prendere la strada lunga >> ringhia il cacciatore.
<< Sai che non possiamo, noi ... >>
Il Paparino modula un'onda di at field che scaglia contro il ponte. Il colpo non è potente ma spezza il legno degli assi nella parte centrale da cui iniziano a diramarsi  piccoli rivoli scoppiettanti di superficie crepata.
<< Allora, fateli passare! >>  concede sarcastico il ciclope.
<< Grazie >> sospira il guardiano abbassando l'arma.
 
<< Quindi, che significa? >> chiedo ai tre mentre iniziano a darci il benvenuto gli schiamazzi di un assembramento che provengono dal confine dell'esile barriera di alberi.
<< Vogliono occupare il villaggio >> risponde Furia Buia. << Proveranno, pertanto, ad ucciderti praticamente subito. E sarà proprio lui a farlo >>.
<< Però, devono tener conto anche di voi >>.
<< Infatti, la sicurezza della Wille interverrà per aiutare i suoi alleati qualora la nostra reazione si rivelasse efficiente. E' chiaro che quella corda marcia ha già piazzato alcuni dei suoi nel locale >>.
<< Ufficialmente per rendere omaggio >> prosegue Musashi.
<< Ma quando scoppierà il casino ... >> intervengo dando per scontato che riuscirò a fare la mia parte. In realtà ho solo spostato l'attenzione su altri aspetti della missione.
<< Che ha deciso Kaji? >> il Paparino si rivolge al Biondo.
<< Non permetterà l'impiego di formazioni da combattimento e Misato non darà il via libera all'uso dell'Eva. Ma non possono contrastare il capo della sicurezza troppo apertamente, perché non hanno abbastanza soldati dalla loro parte, quantomeno tra quelli fidati,  ma già così ... >>
<< Un occhio avanti e uno alle spalle >> riassume Orso. << Dovrebbe bastare a mettergli pressione >>.
<< Dov'è la fregatura? >> lo incalza Furia Buia.
<< Non ammetterà disordini prolungati. Userà la scusa del patto di non intervento nelle nostre questioni per lasciare che il problema sia sbrigato tra di noi. Tuttavia, se l'ordine non sarà garantito ... >>
<< ... Sarà il primo a spararci >> conclude il Paparino. << Non si può dire che non sia flessibile. Mi chiedo come abbia potuto permettere ad un simile mostro di crescere nella sua creatura >>.
<< Avrà già inviato alcuni ... rappresentanti >> riprende il Biondo.
<< Questo è un problema >> commenta Orso. << La loro tutela può fornire un ulteriore pretesto per un intervento armato >>.
<< Ma è anche un motivo per attendere! >> obietta Musashi.
<< In conclusione? >> intervengo.
<< In conclusione, non abbiamo la sfera di cristallo, perciò andremo per gradi >> risponde Furia Buia. << Per prima cosa cerchiamo di arrivare al nostro obiettivo e di ... farlo fuori. Appena avrai concluso la tua parte, prova a ... chiedi di essere accettato ufficialmente nel gruppo usando le parole che ti abbiamo insegnato. Se il vecchio aveva ragione, il corpo privato di una testa sarà confuso e perderà tempo per riorganizzarsi ... a nostro vantaggio >>.
<< E se così non fosse? >>
<< Cambiamo tattica >> interviene Orso << e ci giochiamo il tutto per tutto >>.
<< Male che vada scappiamo prima che Kaji ci spari addosso >> dice il Biondo ridacchiando ma senza ironia.
 
<< Allora Shinji, ricapitoliamo >>.
Furia Buia mi afferra per le spalle e le stringe finché non è sicuro di avere tutta la mia attenzione. << Entrerai per primo con ... i ricordi del vecchio che ... che porterai direttamente a Mami. E' il segnale che sarai tu a farlo. Individua il bersaglio e avvicinati il più possibile. Non guardare nessuno, non ascoltare nessuno, non parlare con nessuno. Concentrati solo sull'obiettivo e sulle potenziali minacce nelle immediate vicinanze. Io ti proteggerò a distanza. Lo stratega si sarà già occupato di garantirti lo spazio necessario >>.
<< Tu non vedi niente? >>
<< Si, ma non ho modo di prevedere con esattezza cosa accadrà. Devi affidarti a Matsuda e al nostro sovrano senza regno. Ricordi l'accendino del boss? Non lo batte a caso, dà indicazioni. Quando entrerai starà già picchiettando lo zip sul tavolo; se cambia ritmo, vuol dire che puoi procedere. Se non lo fa, questa parte della missione è abortita. In quel caso, cerca di uscire ... >>
<< E se non ci riesco? >>
<< Da' fuoco alle polveri, intesi? >>
<< E voi? >>
<< La nostra assenza li lascerà perplessi, mentre Ronin probabilmente vedrà l'occasione che aspettava. Ti concederemo solo un paio di minuti, poi entreremo. Da quel momento o attacchi o partiamo noi. Ah, è chiaro che se non ci sono le condizioni, agiremo prima. Tu concentrati solo su ciò che devi fare >>.
<< Ragazzi, ho paura! >>
<< Non pensare al risultato >> anche Musashi cerca un contatto, << né all'azione che devi compiere. Presta attenzione solo al gesto, non al suo significato >>.
<< Trova un motivo per combattere, qualcosa, qualunque cosa ti possa dare il coraggio necessario! >> Orso mi posa una mano sui capelli.
<< Già, vuoi riportarla a casa, vero? >> lo segue Musashi. << Bene, abbatti l'ostacolo! >>
<< Ha ragione >> Furia Buia mi dà una pacca sul cuore. << Ronin è solo una pietra sul cammino, prendila a calci e prosegui! Ma calciala via come si deve >>.
<< Ci ... ci provo >> balbetto strofinando le mani sul cinturone per asciugare il sudore e permettere al sangue di tornare a scorrervi.
<< Devi resistere! >> il Paparino mi scuote. << Ti ordino di resistere! >>
<< Questa non ti serve >> Musashi estrae la pistola dalla mia fondina.
<< Questa è la roba del vecchio >> mi dice Orso porgendomi il sacco di tela e staccando il bottone che immobilizza il coltello nella sua casa. << Così potrai estrarlo più facilmente >>.
<< Un'ultima cosa ... >> Paparino deglutisce.
Ho solo la forza di sgranare gli occhi. << Ti prego no ... Asuka >>.
<< Con Makinami >> precisa. << Riesco a vederle. Non capisco perché Kaji sia così stupido. Avrebbe fatto prima a disegnare un bersaglio sulle loro tute >>.
<< Se dovessi riuscire, io >> sarei il re << ... la perderò >>.
<< Lo Shinji che sei stato non ha avuto migliore fortuna. Ti prego, fa' finta che non ci sia. Tu la salverai >> mi incita il Paparino << e questo è un altro passo >>.
 
Il cuore mi è salito in gola, ansimo a tre gradini dall'entrata protetto da un'invisibile aura di energia, tormentato da un'emicrania lancinante e da un tremore agli arti che non so come placare. Non posso farmi vedere così.
Incespico sul primo gradino.<< Shinji, resisti! >> mi dico augurandomi che un altro Shinji ascolti il mio appello e mi aiuti a trovare, solo per il tempo richiesto, l'animo del tiranno che ho conosciuto nell'angosciante sogno di qualche ora fa. Io non mi basto.
Alcuni cacciatori attendono all'entrata e osservano i miei passi stentati. Sono amici o nemici?
<< Fa' attenzione! >> sussurra il più vicino quando lo incrocio.
 
Concentrati!
 
Un vento freddo mi colpisce quando le porte si richiudono dietro di me; è il gelo del silenzio che mi accoglie e rende più sinistro il cigolio delle ante che ondeggiano scandendo un ritmo sempre più breve e lontano.
Come accadde alla mia prima in questo villaggio, c'è il pubblico della grandi occasioni ad attendermi. Alla mia destra solo cacciatori, alcuni apertamente ostili; alla mia sinistra i nemici di Gendo. Non conosco quasi nessuno e non posso sprecare energie per stabilire chi è dalla mia parte.
Kosuke è l'unico che non si volta a guardarmi e batte sul tavolo l'accendino.
<< Non pensare! >> mi dico muovendo il primo passo.
Il bancone è occupato. Proprio in fondo al corridoio che inizio a percorrere siede Ronin che mi fissa trattenendo una smorfia; a fianco siede il suo pupillo, il ragazzo che avrebbe voluto uccidermi già da tempo. Più distante, sulla destra, Matsuda in mezzo ad altri due fa scivolare una mano lungo la gamba.
<< Mi proteggono >> cerco di farmi forza mentre fantastico di attraversare una stanza vuota. Quella volta c'erano i miei fratelli a scortarmi e a tenere a distanza una folla che reprimeva a fatica il desiderio di linciarmi. Avverto lo stesso umore, inspiro la medesima carica.
I tre cacciatori non camminano con me, mi sorvegliano a distanza, ma il dato non cambia: mi sento solo.
L'oste si limita a guardarmi, non mi accoglie con un cenno d'intesa, non mi rivolge la parola; i suoi movimenti sono misurati ed essenziali.
Asuka e Mari siedono al solito posto. Incrocio per un istante gli occhi della gatta, che tradiscono una certa elettricità e rifiuto con tutto me stesso di vedere Shikinami come se fosse trasparente.
Su entrambe le mani è poggiato il sacco di tela che porto come un fedele reca con sé l'offerta votiva. << Non ci sono spazi >> mi dico fissando la donna al di là del bancone e con l'orecchio teso per cogliere il definitivo luce verde di Kosuke.
Una parte di me spera che la missione sia annullata; preferisco combattere vicino ai miei fratelli che affrontare la mia prova in solitaria.
Mi fermo all'altezza della prima fila di tavoli mostrando la fondina sbottonata al nostro capo che siede alla mia destra.
<< Cosa porti? >> chiede Mami che intanto lucida un bicchiere.
<< Il vecchio >> rispondo atono.
<< Fallo sedere! >> Ronin cela a malapena il ghigno con cui accompagna l'ordine impartito al suo delfino.
Il ragazzo si alza liberando lo sgabello su cui sedeva e avanza verso di me.
<< Non devo accettare provocazioni >> mi dico trattenendo il respiro. << Se prova a colpirmi, sbatterà contro il muro del Paparino e allora ... sarà meglio filare o scoprire le carte >>.
<< Sei fottuto! >> fischia tagliente prima di superarmi.
Uno spazio libero e l'accendino intona una nuova musica; Matsuda dà le spalle allo specchio e porta lentamente un bicchiere alla bocca.
Espiro l'aria di mille vite. Luce verde e il piano va avanti.
<< Tieni! >> dico alla donna appoggiando il sacco mentre mi raggiunge la visione di tre fucili carichi nascosti tra le stoviglie ma a portata di mano.
<< Grazie, Ragazzo >> risponde con voce metallica.
<< Siediti, Ragazzo! >> Ronin schiaffeggia lo sgabello per sostenere la finta esortazione.
Sta per uccidermi, lo sento. Vuole solo giocare in attesa di vedere cosa faranno i miei fratelli.
Mi accomodo con il viso ed il busto rivolti verso lo specchio ma con tutti i sensi, extra e non, prossimi al fuori giri.
<< Versagli da bere! Dobbiamo piangere un uomo buono >> schiocca sicuro il predatore che devo uccidere.
Continua a parlare, ma non riesco a registrare niente di quanto sta dicendo. Sono proiettato in una stanza interiore fastidiosamente spoglia, una prigione senza tempo in cui mi ritrovo recluso insieme alla preda che vuol darmi la caccia. E io devo trovare la forza e l'occasione di anticiparlo. Questa cella ha un ché di confortante perché le sue sbarre tengono lontane emozioni che, come larve affamate, premono per succhiarmi il sangue. Stupide emozioni! Se vi nutrissi ora, vi condannerei a morire di fame. Eppure devo uscire da questa cella dal momento che nella mente esiste solo il riflesso della mia prova e questo riflesso cerca di ingannarmi assumendo le sembianze del nemico.
Il mio nemico, invece, è qui fuori, accanto a me e mi assesta una potente pacca sulla spalla. << Dico bene? >>
Il Paparino ha tolto la protezione. A questa distanza sta solo a me decidere se attivarmi o no. Non rispondo perché non so cosa ha detto, dimentico i consigli e prendo a fissarlo a lungo negli occhi.
Forse troppo perché la sua mano risale dalla spalla per avvolgermi all'altezza del collo. Uno strattone e mi tira a sé. << Sarebbe educato da parte tua rispondere >> grugnisce ad un palmo dalla mia faccia.
<< Non ti stavo ascoltando >> confesso con franchezza senza abbassare lo sguardo.
Devo essergli grato per tanta confidenza perché la vicinanza di quest'uomo mi provoca un feroce fastidio che zittisce ogni voce e mi spara nel momento presente quasi fuori da me stesso. Sono a portata di coltello e ho come la sensazione che la paura se ne sia andata.
Allora perché sento spegnersi il motore? Non sono più teso, non temo il cacciatore che ho davanti, non tremo. Perché mi accontento di tenergli testa solo moralmente? Meglio così, Shinji. Concentrati solo sul gesto senza passione.

Colpiscilo, colpiscilo, colpiscilo! 
 
Aspetta!
 
Dove, dove potrei colpirlo? La mia mano è ancora lontana dal coltello; se la muovessi ora gli darei il tempo di difendersi. Ronin ha una mano libera che penzola dal braccio coricato sul bancone e copre la visuale alla gola e al petto, proprio dove ho necessità di colpire.
Tutto questo in un battito di ciglia.
La sua faccia si trasforma e rimane informe perché non trova l'impossibile sintesi  tra scherno, disgusto e rabbia.
Avverto l'azzurro dell'iride di Asuka che mi centra in pieno. Colgo un suggerimento e caccio via il resto. << Vuoi proporre un brindisi? >>  sibilo senza  mostrargli i denti.
Il cacciatore mi lascia, indugia un po' sul mio braccio prima di staccarsi. << E' quello che voglio >> grida voltandosi a mo' di sfida verso gli spettatori.
Fingo di afferrare con la sinistra il cicchetto che Mami mi ha appena riempito, mentre la destra è discesa indisturbata a stringere il manico del pugnale. Sfuggo agli occhi dell'oste che fatica a nascondere l'apprensione e ruoto il torace per posizionarlo sulla linea d'attacco. Makinami vede solo me e ha capito. Asuka ...
Asuka non guardarmi! Ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio! Mi allontano solo un po'. Ti prometto che tornerò.
Mi serve campo libero. << Non aspetti i miei fratelli? >> sputo praticamente in trance e con i polmoni che ventilano all'altezza delle orecchie proprio mentre solleva il bicchiere, anche lui con la sinistra. La mano destra è appoggiata al giaccone a pochi centimetri dal suo trofeo che presto dovrà essere mio.
<< Perché, dove sono quei bellissimi cani? >>
<< Eccoci! >> tuona Furia Buia che si affaccia all'entrata e arresta il passo.
Ronin si distrae e punta sugli avversari che teme di più.
Movimenti sotterranei e striscianti animano la sala come un unico organismo vivente; il mio cuore si ferma e la tensione mi brucia.
La finestra si sta aprendo.
E' solo un attimo, Shinji. Estrai e affonda!

Gli occhi vagano impazziti e si lasciano catturare dal suo che di colpo scolorisce di fronte a due tizzoni infuocati.
Mi ha visto! Perdonami, Asuka!
<< Non abbiate paura, entrate! >> Ronin insulta i miei fratelli staccando il braccio dal giaccone e, allontanandolo così dal coltello, per far loro segno di avvicinarsi.
Il via è uno scatto delle ante, spinte con violenza dal Paparino, seguito da un colpo di fucile sparato da Musashi.

Che tu sia maledetto!

Senza riflettere, buco la guardia aperta e nascondo la lama nel suo corpo fino a sbattere con la mano. Grido come un dannato mentre lo spingo per farlo cadere a terra, terrorizzato dal gesto, dal rumore delle armi da fuoco che hanno iniziato a suonare la loro terribile musica e da grida di dolore e paura che mi instupidiscono più dell'azione risucchiando, polverizzandolo, il mio senno.
Ronin non cade, indietreggia di qualche passo prima di puntare i piedi e cercare la sua arma.
<< L'ho colpito male >> mi dico mentre forzo sull'impugnatura per cambiare l'angolazione attaccandomi nel contempo a lui con l'unico fine di bloccarne il contrattacco, insieme alla mano destra che rovista vicino al fianco.
Un violento gancio sinistro fa scoppiare una bomba che sputa schegge di vetro nella mia testa, un altro gancio lo segue, accompagnato da grida bestiali. Al terzo rispondo con un gancio, al quarto rispondo di nuovo scaraventandogli contro tutta la follia e l'ira che finalmente si scatenano facendomi sbavare sulla sua giacca mentre sbraito: << muoriiiiii! >>.
Più lo colpisco, più la furia aumenta. Adesso vorrei ucciderlo soltanto con le mie mani e lanciargliele addosso fino a spaccargli la testa.
Il coltello si spezza e un poderoso manrovescio mi fa precipitare sul tavolo posizionato appena sotto la grande finestra quasi alle spalle dei due piloti. I miei occhi individuano una bottiglia piena e la mano l'afferra e, prima ancora che il cervello formuli un comando, la scaglia contro il cacciatore che non si cura della ferita e vuole saltarmi addosso con le ultime forze.
Il vetro sbatte contro la sua fronte ma non si infrange; Ronin barcolla stordito. Di nuovo in piedi, seguo il riflesso di abbassarmi per non essere centrato dalla fucilata che Mami spara all'indirizzo di un soldato della Wille che voleva approfittare del momento. A testa bassa carico sul cacciatore e lo schianto contro lo spigolo del bancone. Sento il suo torace deformarsi all'impatto e sangue e saliva schizzarmi lungo il collo sospinti da un rantolo prolungato che risuona come campane a stormo che intonano un canto di vittoria.
Un destro e un sinistro in faccia e poi rabbia, terrore e dolore per lo Shinji che sono stato e che ora si allontana. Chi di noi due sta morendo? Chi di noi due sta svanendo alla luce della notte?
Una ginocchiata interrompe l'addio colpendomi al basso ventre. L'istinto mi guida e muove la mia testa per centrare quella di Ronin prima che mi abbatta un altro sinistro sul muso.
Quanto ci metti a crepare, bastardo?!
Afferro la manica del suo giaccone per allontanare il coltello che è riuscito nonostante tutto ad estrarre. Il tagliente seghettato dell'acciaio è l'unica cosa che in questo momento riesca a vedere poiché mi ricorda che lui morirà presto ma io non sono ancora in salvo. Con un colpo di stinco lanciato contro l'avambraccio faccio saltare l'arma, ma una larga sventola punisce l'eccessiva concentrazione e sbatte contro il mento facendomi rotolare a terra.
 
Svegliati!
 
Una fiammata di adrenalina tiene aperti i miei occhi e blocca il vorticare della stanza e l'instabilità del pavimento consentendomi di mantenere il focus sulla minaccia. Una mano, alla disperata ricerca di un punto solido in mezzo ad una insolita e nauseante cedevolezza, incespica sul coltello seghettato e l'agguanta senza attendere una mia decisione.
Mami è di fronte a me e imbraccia il fucile con una mano, mentre con l'altra sbarra i movimenti di un'Asuka bloccata dallo stupore, dalla paura e dalla sua Quattrocchi. Non reagisce neanche quando, nel tentativo di rialzarmi, vomito il mio stordimento sui suoi stivali.
Ansimo e sbuffo e ruglio avvicinandomi, curvo e intontito, al nemico che resta in piedi aggrappato al bancone come un pugile alle corde durante il conteggio.
Mi muovo con cautela, incurante delle persone che riempiono il locale, dei miei fratelli, incurante anche di Asuka. Il mio universo si restringe fino a comprendere solo due persone ed un coltello; la sua funzione si riduce ad un unico atto, quello che devo compiere.
Ronin boccheggia semicosciente cercando inutilmente di catturare l'ossigeno che gli manca, tossisce sangue e scivola lentamente. Solo gli occhi sono ancora vivi e mi trafiggono.
<< ... Visione! >> gorgoglia quando gli sono davanti. Poi uno sbattere di palpebre e un cenno con la testa.
Si è arreso!
Tronco ogni possibile colpo di scena e come un automa chiudo di nuovo la distanza dopo aver mirato al cuore.
 
 La sua vita fugge e in un istante un uomo è diventato un sacco vuoto. Era vivo pochi minuti fa, gustava il sapore della vittoria e ora non c'è più.
 
Le acque si ritirano rapidamente e presagiscono l'onda di tsunami che sta per colpirmi. Come un respiro a vuoto la mia esistenza viene distorta e assorbita e risputata senza muoversi di un millimetro ...
 
Uno specchio, lo specchio del bagno della casa di Misato e la faccia di un ragazzetto con i capelli ordinati e la camicia bianca della divisa scolastica. Il volto sempre ombroso nonostante il velo superficiale di apatia. E nel fondo dei suoi occhi solo tristezza, la tristezza di un'anima ancora innocente, spaventata e arrabbiata perché non capiva.
Non capivo perché mi sentissi così solo. Cosa avevo fatto di male per essere abbandonato? In cosa avevo sbagliato per meritare un'infanzia da straniero, sempre oppresso dalla fragilità di anni passati con la valigia vicino alla porta? Era un buono quel ragazzo, aveva paura quel bambino ed era disposto a pagare con la vita l'elemosina di alcune attenzioni.
Non era cattivo il pilota che Asuka aveva trascinato per un giorno intero. Se potessi incontrarlo, gli darei una mano e lo proteggerei da ogni male, ma lo specchio riflette un'immagine antica. Quel ragazzo resisteva ancora nella mia coscienza come ultimo brandello di un'innocenza che mi è appena scivolata via.
Un volto buono svanisce e nuove opache fattezze prendono il suo posto. Lo specchio mi rimanda finalmente, anche se solo in parte, il viso di quell'altro Shinji la cui voce mi è diventata così familiare, il futuro di quel ragazzo che sono stato, dell'innocente che temo sia svanito del tutto con un affondo di pugnale ... forse già in un'altra vita.
Non è un uomo quello che ho davanti, ma lo scherzo amaro di una natura che non avrebbe mai dovuto manifestarsi.
Grido, folle di disperazione, davanti allo specchio e lo rompo con un pugno frantumando l'intera casa di Misato.
 
E' solo buio, è la cecità fittizia che ho trovato sprofondando la testa tra le pieghe del cadavere di Ronin ancora in piedi. Mi stacco appena un po' per cercare la luce e proteggermi dal nulla e da ciò che sono; urlo volgendomi verso Asuka con gli occhi di nuovo in fiamme, le fiamme dell'inferno che porto ovunque poiché è dentro di me.
<< Asuka >> aiutami! Sono perduto!
Shikinami è una guerriera, ma non era preparata a veder crollare così rapidamente le sue certezze e ad assistere impotente al realizzarsi delle sue paure. I resti dello Shinji che ha sempre cercato e puntualmente scacciato sono ora inceneriti dagli occhi rossi di un demone.
<< Asuka >> aiutami, ti prego!  
Lei è un pilota, combatte e distrugge i nostri nemici da anni, ma uccidere un uomo non è la stessa cosa. Gli evangelion non ci hanno mai veramente protetti dal mondo che dovevamo proteggere. Erano i ventri caldi e rassicuranti delle nostre madri dentro cui ci nascondevamo per non vedere le brutture della vita, un po' come bambini che si illudono di sfuggire al pericolo infilandosi sotto il letto; ma la vita è fuori da ogni conforto, è acida, corrosiva, disgustosa.
I miei fratelli mi hanno nascosto il particolare più amaro: i trofei non servono a ricordare ciò che abbiamo fatto, né a far vivere attraverso noi le persone che uccidiamo. Esorcizzano la morte, ma non è quello il loro scopo; sono semplicemente parte di un baratto: un pezzo di anima di Ronin racchiuso nell'oggetto che prenderò per un pezzo di anima, la mia, quella più innocente.
Il suo coltello mi ricorderà ciò che ho lasciato di me.
La Principessa non correrà ad abbracciare e a baciare il suo cavaliere, né lo ringrazierà per aver ucciso il drago. La morte non infiamma i cuori, il sangue appena versato non accende il desiderio degli amanti. Cenerentola fugge tirando l'ultima scarpa contro il principe.
C'è stata una volta in cui osò raggiungere il cavaliere ma per sfidarlo. Anche allora rifiutò di abbracciarlo, rifiutò di baciarlo, rifiutò di ringraziarlo eppure lo cercò e lui senza saperlo pregò di essere salvato. Ne nacque una splendida bambina il cui compito era vivere per rendere giustizia alle nostre purezze sporcate.
Al diavolo, mi manca il mio 02!
<< Asuka >> invoco sotto voce per la terza volta con gli occhi spenti e il capo di nuovo stancamente adagiato sul petto di un morto che ora chiamerei fratello mille volte pur di farlo resuscitare. E' tuo diritto scegliere la vita che vuoi tra quelle possibili. Tu hai ancora un desiderio da realizzare. Che differenza fa se è vero o finto? Se ti rende felice e ti basta, allora guardami! Al mondo ci pensiamo io e i miei fratelli, così avrai il tuo meritato trionfo. Io non ho mai avuto scelta, sono ciò che sono sempre stato. Ho accettato di vivere dall'altra parte, non perché lo volessi, ma perché un tempo, in ogni tempo, ho eseguito io stesso la condanna che mi era stata inflitta alla nascita e ho saputo realizzare solamente ciò che temevo.
 
 << Scusami! >>
 
<< Ragazzo >> suona a bassa voce Mami.
E' vero, non è ancora finita.
I due sconosciuti che sedevano appoggiati al bancone vicino a me sono morti. E' stato il nostro stratega ad eliminarli rapidamente e in silenzio.
L'occhio del Paparino è in fiamme e protegge il centro della mia scena. Nella sua zona insieme a Musashi e ad Orso ha agito con brutale efficienza. Pochi uomini a terra o accasciati sulle sedie, come clienti stanchi e assonnati, hanno trovato una fine veloce che non ha fatto distinzioni tra giacconi e divise. Gli altri sono vivi perché dei nostri o perché hanno assecondato il buon senso e per il momento si sono arresi. Tra questi anche il giovane protetto dell'uomo esanime che ora sorreggo grazie al pugnale che lo ha ucciso.
Prostrato mi osserva come se non riuscisse a capacitarsi di ciò che è appena successo. In lui lo sconcerto vince di un'incollatura su dolore e ira.
<< Ragazzo >> ripete l'oste che tiene sotto tiro due agenti della Wille probabilmente al soldo dell'altra testa che guida il nemico.
<< Si >> sbuffo senza energie.
Un respiro profondo ed estraggo l'arma dal corpo del cacciatore con accortezza e rispetto per paura di fargli altro male. Lo scambio si è concluso e un pezzo del mio spirito, che assume la forma di una mano, passa in lui. Accomodo le sue spoglie per terra e mi curo che il busto resti dritto appoggiandolo delicatamente al legno del bancone.
Un altro respiro, mi rialzo e mi volto verso gli spettatori. << Se sono arrivato fin qui >> mi dico, << posso ... mio dio, posso farcela >>.
Il mio corpo alza al cielo il coltello insanguinato, la mia anima un moncone e sono in me, spaventato e concentrato, mentre provo per la prima volta ciò che, purtroppo, so di aver già provato.
E' tempo di muoversi e di parlare. << Quest'uomo voleva uccidere me e ha ucciso il vecchio. Lui lo ha visto prima di morire e anche io ... >> un altro respiro e la nausea torna giù. << I miei maestri possono confermare >> riprendo a recitare a memoria il testo della petizione che pensavo non sarei mai riuscito a pronunciare.
<< Non è vero >> grida il ragazzo e per un attimo temo che la situazione stia per precipitare, che la confusione non bloccherà la reazione.
<< Si, invece, >> rispondo fidandomi del vecchio. Punto la lama nella direzione di un nuovo bersaglio. << E tu lo sai. Noi rispettiamo le regole. Per questo >> volgendomi al nostro capo, anche lui con la benda sull'occhio sinistro << dichiaro che un'offesa è stata vendicata, chiedo ... chiedo >> mi impongo di continuare pur essendo in debito d'ossigeno << di essere riconosciuto come uno di voi e rivendico la proprietà di questo pugnale >>.
Kosuke accenna un sorriso soddisfatto mentre stringe l'accendino che non batte più il tempo. Porge l'orecchio in direzione dell'entrata presidiata dai miei fratelli per ascoltare l'ultima parte della formula di rito.
Musashi e Orso scambiano un cenno d'intesa con Furia Buia autorizzandolo a parlare per tutti.
<< Sulla nostra vita >> proclama con l'iride ancora accesa << e sul nostro onore noi tre confermiamo che quanto ha detto Shinji è vero. Chi crede che non sia così e che un innocente sia morto, allora dovrà sfidare prima noi ... in questo momento  >>.
Si guarda intorno e indugia su Tasoichi in attesa di una voce di dissenso; quindi finisce: << poiché nessuno muove contestazioni, chiediamo che Shinji sia ammesso come vogliono le nostre usanze >>.
Il capo si alza con un po' di fatica, cerca gli occhi dell'oste e dello stratega e poi batte sul tavolo con due dita. << Posa qui sopra la tua arma! >> mi ordina. << Segui i tuoi testimoni fin dove ti condurranno. E lì attenderai vigile fino all'alba. Durante la notte >> alza la voce << nessuno dovrà toccarti pena la rappresaglia nei confronti del gruppo a cui appartiene il trasgressore. Gli estranei >> rivolgendosi ai soldati della Wille << saranno uccisi a vista anche se soltanto sospettati di voler infrangere la tregua. Durante la notte non ci saranno disordini e non ci sarà guerra. Quando Shinji sarà pronto, chiunque potrà sfidarlo. Io mi occuperò della sepoltura di quest'uomo >> indicando Ronin compostamente seduto a terra come se stesse riposando. << Chi vuole si occupi degli altri >>.
Un esercito di Shinji crea un terribile frastuono che mi percuote la testa. Compio un passo e comprendo che è tutto vero, avanzo di un altro passo e la nausea risale, un terzo e vorrei dormire, un quarto ed ho di nuovo paura perché non è finita, un quinto e vorrei piangere perché tutto è già finito.
Mi piacerebbe voltarmi indietro per salutare il pilota e il pivello ma qualcuno potrebbe attaccarmi anche adesso. La protezione del Paparino è tornata a coprirmi; è ancora stabile ma percepisco che è stanco come gli altri due. Se non posso mostrare i miei occhi accesi devo comunque muovere le antenne e infondere nuova carica ai muscoli per reagire all'occorrenza.
<< Resisti, Ragazzo! >> bisbiglia il mio capo quando depongo il coltello dalla lama seghettata.
<< Mi chiamo Shinji >> rispondo sfibrato.
Il corridoio non mi è mai sembrato così lungo, non so dove guardare e chi, ma ogni centimetro è come un colpo di defibrillatore che mi tiene sveglio per evitare che un pugno o altro mi arrivi addosso. Incrocio Tasoichi che non vuole spostarsi. << Ti ammazzerò! >> sputa a denti stretti.
<< Non rispondere Shinji! >> mi intima Musashi che allontana il cucciolo di cacciatore puntandogli la pistola alla testa.
<< Non ho sentito Asuka >> mi dico quando scendo i gradini. Furia Buia è al mio fianco e Orso è davanti. << Forse non poteva o non voleva dire niente >>.
Lotto contro ogni pensiero giusto ma inutile. Non posso valutare adesso le implicazioni del mio atto, non posso occuparmi della mia anima monca, né distrarmi pensando al giudizio di Shikinami. Ci sarà un tempo opportuno ... spero.
E se domani morissi? Domani è ancora troppo presto. Se stasera ho vinto, domani potrei perdere.
Vomito un'altra volta ciò che non ho misto a sangue mentre cammino frastornato. Fortuna che sono i miei vestiti, altrimenti Mami tornerebbe a sputarmi nel piatto.
<< Non ci mollare adesso! >> ansima emozionato Furia Buia che mette su una maschera spaventosa come quella degli elmi da samurai. Anche lui è stravolto; Orso incespica un paio di volte quando si gira per guardarmi in faccia e Musashi, alle mie spalle, gioca troppo con il cane della pistola. Sento che in molti ci stanno seguendo.
Arrivati alle nostre terme la processione finisce. Non mi ero mai accorto che le rocce sotto le acque bollenti, colpite dal riflesso della luna, restituissero piccoli lampi di colore rossastro. Quanto vorrei fare un bagno e lavar via tutto!
<< Qui? >> chiedo,
<< Voltati! >> mi fa il Paparino.
<< Si, è sempre stato qui >> rivela commosso e teso il bestione.
I tre cacciatori mi si parano davanti, Furia Buia copre solo me rinchiudendomi in una bolla che si estende parallela alla piccola piscina naturale ora alle mie spalle. A un paio di metri di distanza da loro vi sono predatori affamati e i nostri amici che si posizionano velocemente per formare una linea di difesa.
<< Saranno almeno otto o nove ore. Domani sarà disidratato e stanco >> si lamenta Musashi. << E se provassimo a portargli almeno dell'acqua? >>
<< Non adesso >> lo respinge il Paparino. << Tra un po' facciamo un tentativo >>.
<< Cosa devo fare io? >>
<< Restare in piedi >> risponde Furia Buia << per tutto il tempo. Puoi muoverti, ma non puoi sederti, né stenderti. Se ti serve dormire, dovrai arrangiarti. Se non ce la fai, fingi di concentrarti, io cercherò di darti una mano >>.
<< Non capisco il perché di questo rito assurdo >> sbotta Orso. << Non è leale. Quando lo sfideranno sarà a pezzi >>.
<< Di regola serve a far riflettere il neo cacciatore sulle implicazioni della sua scelta >> ragiona Musashi << e a testarne la tenuta, oltre a far divertire gli altri, ma così ... >>.
<< Applichiamo un'usanza  pensata per tempi di pace, approfittando del fatto che la guerra non è stata ancora dichiarata >> sentenzia amaro il Paparino. << Sarà già un miracolo arrivare a domani. Ci serve quest'assurdità perché quegli stronzi sembrano accettarlo. Sta andando come diceva il vecchio, atteniamoci al piano per ora. Ma vi giuro che questa è l'ultima volta. Noi non siamo come gli altri >>.
<< Non credo resteranno imbambolati fino a domattina >> riflette il Biondo. << Se qualcosa non va ... >>
<< Allora riporteremo ordine. Quindi, Shinji, vale quello che abbiamo deciso. Se serve, ti attivi e al diavolo il rito >>.
Rispondo affermativamente con un cenno del capo. L'immobilità e l'apparente sicurezza mi obbligano a dare udienza ad istanze che non c'entrano molto con la mera sopravvivenza. Soprattutto, non capisco cosa ci faccio qui e perché devo partecipare a questo gioco insensato. Se non avessi la certezza che anche lì esiste l'inferno, vorrei tornare a casa.
 
Abbiamo già affrontato un rito di passaggio come questo?
 
No, non perdevamo tempo con certe stronzate.
 
Beh, forse serve a darsi delle regole, a imbrigliare l'animale.
 
Ma queste regole  finora non le hai mai viste applicate.
 
Magari la cerimonia ha una sua funzione che a noi sfugge.
 
Non lo so. Noi non abbiamo avuto il tempo di creare una nostra religione.
 
Vuol dire che tutto questo non ci appartiene?
 
Nel nostro mondo non c'è eleganza, né cavalleria.
 
Come si diventa cacciatori in quel mondo?
 
Da noi non sono mai esistiti i cacciatori.
 
Ma io sono convinto di esserlo stato ... con i miei fratelli per giunta.
 
I cacciatori sono nati dalla fantasia di pochi ragazzi e sono cresciuti nel mito che hanno tramandato ai loro figli.
 
Perché quei ragazzi hanno sognato proprio i cacciatori?
 
Per farsi coraggio e vivere da adulti prima del tempo, come sta capitando a te e come è capitato a me ... meglio, come ci è capitato.
 
Sono maschere, allora?
 
Sono come i costumi dei supereroi. Se ne indossi uno ti sembra di esserlo, i tuoi nemici cambiano forma e tutto appare un po' più romantico.
 
Per non ammettere che la realtà è squallida.
 
Si.
 
Qual era la nostra visione? Anche noi volevamo portare equilibrio nel mondo?
 
No, volevamo soltanto tornare vivi a casa.
 
E perché uscivamo di casa?
 
Per poterla ritrovare intatta al nostro ritorno.
 
Per tenere lontani i mostri.
 
Per dare la caccia ai predatori.
 
Quindi, quei ragazzi hanno iniziato a chiamarsi cacciatori ...
 
... per non dover riconoscere che si stavano trasformando in predatori e che potevano morire da prede.
 
Mi sembra uno scenario desolante.
 
Proteggere la propria casa e la propria vita non ha meno senso che difendere un mondo intero. Anzi, si può dire che sono la stessa cosa, cambiano solo le proporzioni.
 
E Asuka?
 
Diciamo che, se non fosse stato per lei, non saremmo ciò che siamo.
 
Perché sono diventato così?
 
Lo sai anche tu.
 
Perché tutte le altre scelte erano peggiori!
 
La Second e Makinami ci raggiungono. Quattrocchi è nervosa, mi lancia un'occhiata distratta mentre, scura in volto, si morde l'unghia del pollice.
Shikinami non mi guarda; pallida e triste, resta ferma con il suo occhio basso davanti alla barriera che ci divide, nasconde le mani nelle tasche del giacchino.
Quando rivide il suo Shinji dopo quattordici anni era arrabbiata e lo fissava senza timore. Quanto darei perché si scuotesse e provasse a tirare un altro pugno contro la barriera che Furia Buia ha eretto per tenermi al sicuro. Almeno potrò sapere cos'ha dentro, cosa pensa dell'Angelo che ha appena vinto e che solo pochi giorni fa era riuscito a baciarla.
Vorrei baciarla ancora, non per soddisfare un desiderio da uomo, ma per riposare nella promessa di un abbraccio. Eppure, allo stesso tempo, vorrei che non fosse qui, poiché sono sicuro che ora mi rifiuterebbe, sono sicuro che non accetterà mai il cacciatore che ha davanti.
<< Per ora c'è confusione >> Matsuda si è appena unito a noi e riferisce le ultime notizie. << L'altra testa non ha ancora deciso di entrare in azione, ma sta cercando di organizzare i cacciatori >>.
<< Come reagiscono i soldati del morto? >> chiede Furia Buia.
<< Per il momento sono sconvolti e stanno rigettando l'altro cervello. Il vecchio aveva ragione >>.
<< Per il momento >> smorza il Paparino. << Ma fino a domani? A Kuchinawa basterà aumentare il presidio ai confini del villaggio o proporre qualche strategia che preveda la nostra fine per convincerli a seguirlo >>.
<< E' vero, bisogna anticiparli >>.
<< Kaji ha cambiato idea? >> Musashi si rivolge alla gatta.
<< No, non fornirà alcun appoggio, ma aspetterà l'evolversi della situazione. Ciò che conta è che non forniate al nostro capo della sicurezza un pretesto per intervenire direttamente >>.
<< Però Kaji ha bisogno di Shinji per far muovere lo 01 >> il Paparino mi anticipa e come me finge di non ricordare che alla Wille c'è una donna chiamata Ritsuko Akagi.
<< Dovevate pensarci prima di mettere in mezzo il ragazzo o almeno potevate informarci. Non ce l'aspettavamo. Se va male è solo colpa vostra >>.
Furia Buia stringe il pugno per non afferrare il coltello e distoglie lo sguardo sbuffando copiose quantità di frustrazione.
<< Non parlarci mai più in questo modo >> la ammonisce il Biondo, << non farlo mai più! Cosa immaginava quel coglione? Dovevamo far fuori uno dei suoi nemici e l'abbiamo fatto. Fino ad ora non ci ha aiutato per simpatia >>.
Sorpresa e ferita, Mari si irrigidisce ma solo per pochi secondi. << Più in là riprenderemo l'argomento >> spiega di nuovo padrona di sé. << Ora dobbiamo preoccuparci di questioni più stringenti. Come sta il ragazzo? >>
<< Si chiama, Shinji >> reagisce Orso. << E puoi chiederlo direttamente a lui? >>
<< Io sto bene >> biascico sforzandomi di guardare solo i cacciatori. Lo so che Asuka fa finta di non prestarmi attenzione.
<< Non mi sembra >> ribatte Makinami. << Non so cosa i tuoi fratelli abbiano in mente, ma non credo che durerai molto in quello stato >>.
<< Quando ... >> Asuka chiude l'occhio e appoggia la testa e le mani al muro di energia. << Quando sono stanca o in difficoltà, mi basta ... risvegliare l'Angelo dentro di me e recupero le forze >>.
Espiro un lamento che sa di sollievo.  << E' dalla mia parte >> mi dice quel po' di gioia che sono capace di recuperare. << Nonostante tutto, non vuole abbandonarmi >>.
<< Non gli conviene farlo adesso >> la smonta il Paparino.
<< Ma dai! >> sbotta Musashi che poi riprende a voce più bassa: << l'hai detto anche tu che non ce ne frega niente se gli altri lo scoprono. E poi ormai sono in troppi a saperlo >>.
<< Non è questo. Ho detto solo che non gli conviene farlo adesso. E' meglio che si attivi quando serve. Non so com'è per te, Asuka, ma le mie batterie non si ricaricano così facilmente e neanche le sue; anzi ... >>
<< E allora come ... ? >> prova a domandare Asuka.
<< Allora deve resistere e ... e dobbiamo fare in modo ... >> Furia Buia non riesce a continuare, deve aver avuto un'altra idea azzardata. Riguarda sicuramente me e, come troppo spesso accade, fatica ad accettarla.
<< Avanti, Paparino >> non devi sopportare da solo il peso, << dimmi cosa devo fare, io obbedirò. Adesso sono il quarto operativo >>.
<< Sono d'accordo con te >> Matsuda sospira e si rivolge a Furia Buia come se avesse capito.
<< Ah! >> esclama Orso.
<< Abbiamo tagliato una testa >> il ciclope si tira fuori le parole. << Facciamone ... crescere un'altra al suo posto. Ci serve solo un cucciolo di drago che viva per una notte >>.
<< Stai pensando a lui? >> chiede il Biondo.
<< In fondo >> Furia Buia stringe i pugni, << l'abbiamo detto sin dall'inizio che Shinji lo avrebbe eliminato >>.
<< Ma ... >> si lascia sfuggire Shikinami prima di reprimere in gola qualsiasi obiezione.
Io chiudo gli occhi per assorbire una notizia che, tuttavia, non mi lascia affatto sorpreso.
<< Mi dispiace, Principessa >> le dice rammaricato il Paparino, << ma, anche volendo, lui non può tornare. Può solo andare avanti e a noi, a tutti noi, non resta che fare altrettanto e ... sperare per il meglio. Mi auguro davvero che tu possa accettarlo >>.
<< Non volevo dire questo ... >> sospira la Second.
<< Toglieremo il vantaggio a quel bastardo con la divisa >> continua il cacciatore magico. << Non voglio, Asuka, credimi! Io, però, non vedo alternative. E Shinji continua ad essere in pericolo >>.
<< Può funzionare >> Musashi sembra volersi convincere. << Il ragazzo è giovane ma gode di rispetto presso i suoi ed è sempre stato l'erede designato del morto >>.
Riapro gli occhi e lo spazio davanti si divide in tre sezioni che corrispondono a tre linee temporali che posso leggere in due sensi diversi.
Alla mia destra, Asuka e Makinami rappresentano il passato che non volevo e la responsabilità di un pilota che ha portato la morte invece di preservare la vita; al centro, i cacciatori sono il presente e la possibilità di riscatto che passa attraverso un altro sacrificio di sangue; alla mia sinistra, più distante, vi è l'imminente futuro: un ragazzo che, come tanti, mi odia da quando ne ha memoria e ora vuole vendicare un fantasma che è stato un uomo.
Alla mia destra Asuka è il futuro che posso ancora volere, la tensione che dà valore ad ogni idea di riscatto, più di quanto la mia ragione sia capace di afferrare. E se muoio non la rivedrò, se muoio non la riporterò a casa e io non potrò mai tornare alla mia e trovarla ancora intatta.
Davanti a me è ancora il presente, indossa giacconi e trofei che gridano dolore. E' l'ingiustizia che devo compiere per un fine giusto o, meglio, per realizzare ciò che desidero. I miei fratelli sono lo scudo che assorbe l'impatto del mio io che si ribella e si schianta; sono la famiglia che non lascia mai solo me, il quarto; sono stati sempre sinceri e non mi hanno mai nascosto cosa comportasse essere "operativi". E io voglio camminare con loro, perché solo così ho una possibilità di creare il futuro che posso ancora volere.
A sinistra, più distante, il mio passato assume la forma di un giovanissimo cacciatore dai capelli argentati per ricordarmi che non posso sfuggirgli. Lui non è soltanto la maschera dell'impact che un tempo portai a termine, è anche ciò che ho vissuto dopo quell'evento, è l'insieme delle esperienze che condivido sotto traccia con la parte di me che chiamo l'altro Shinji. Devo affrontare un'altra volta il mio passato perché non posso tornare indietro e perché nella mia maledizione vi è il mio talento e il mio destino. Non vedo altre strade per creare il futuro che posso ancora volere.
Mi dispiace, Asuka! Ti avevo detto che non avrei più accettato la via comoda; non volevo credere che il percorso della mia emancipazione sarebbe stato così impervio. Devo uccidere lo Shinji che hai nella testa; anzi tutti gli Shinji che vedi quando pensi a me, perché loro non potranno salvarti, perché non riceveranno mai il tu perdono, perché non cambiano a meno che non sia tu a cambiare.
Chissà quante volte riuscirò a materializzare la tua paura per lo Shinji cacciatore?! E dire che << ho paura anch'io >> do voce ai pensieri che costringono i miei occhi a concepire soltanto lei.
Shikinami accoglie la confessione con le stesse emozioni che avevo percepito quando tentai di rompere il vetro che ci divideva.
Devo allontanarmi se voglio tornare. << Perdonami! >> sussurro in lacrime.
Non le lascio il tempo di dirmi la sua, mi volto di scatto verso la nuova prova che devo sostenere a tutti i costi o sarà la nostra fine.
<< Ehi, bastardo! >> volevo dire "amico". << Non è stato difficile ammazzare il tuo capo >> oggi ho nascosto ai miei fratelli che avrei preferito morire piuttosto che ucciderlo. << Ti conviene lasciare il posto ai grandi >> mi dispiace. << Tu non sei alla mia altezza, tu non dovrai mai osare sfidarmi >> sei la pietra sul mio cammino e io devo buttarti via anche se non lo trovo giusto.
 Tasoichi perde le staffe, vorrebbe scagliarsi contro di me, ma viene prontamente bloccato e ora può solo urlare, smaniare al vento e spararmi i suoi occhi carichi di odio.
<< Mettete la museruola a quello stronzo! >> grida qualcuno riferendosi a me.
<< Ha iniziato prima il vostro pidocchio >> sfotte e minaccia Orso che sembra non veder l'ora di fare del male. << Insultalo un'altra volta e ti farò soffrire >> .
<< Ottimo lavoro, Shinji! >> scherza lo stratega. << Vediamo se abboccano >>.
<< Possiamo aiutarvi? >> chiede Makinami insolitamente collaborativa, mentre Asuka non riesce a credere a ciò che ha sentito e annota in silenzio i miei patetici tentativi di celare la vergogna. Se potesse leggermi nel pensiero ...
<< Sakura è ancora dentro l'infermeria, vero? >> chiede Furia Buia.
<< Si, Kaji le ha ordinato di non muoversi da lì proprio per evitare ... >>
<< Bisogna farla uscire >> il Paparino si rivolge a Matsuda.
<< Anche Ayanami >> aggiungo.
<< Scusa, Shinji. Anche Ayanami. Se va male devono poter fuggire dal villaggio. Noi cercheremo di raggiungerle >>.
<< Le porterò al locale >> risponde l'amante dei coltelli. << Mami è piuttosto incazzata e a quest'ora avrà già blindato la sala >>.
<< Makinami! >> il ciclope, a bassa voce, riprende il discorso con il pilota. << Tu e Asuka dovete tornare alla base. A voi non possono fare del male ... >>
<< Ma ... >> provo a contestare.
<< Sono d'accordo ... per il momento non possono >> mi stoppa Shikinami con un tono duro. Il militare che è in lei si è schierato.
<< Finché resterete >> continua il ciclope, << la sicurezza della Wille può continuare ad agire in casa nostra. Cercate di tirarvi dietro anche la vostra scorta. >>.
<< Torneremo a riprendervi se sarà necessario, qualunque cosa accada >> il Biondo si rivolge alla sua gatta afferrandole la mano.
<< Lo so >> sussurra Makinami stringendo quella di Musashi.
<< Andiamo Quattrocchi! >> schiocca Asuka dandomi le spalle. << E' inutile restare qui. Non abbiamo mai avuto alcuna ... possibilità di fare qualcosa. Cerchiamo almeno >> stringe i pugni mentre si allontana << ... di stare al passo con i tempi >>.
<< Vado anch'io >> dice Matsuda. << Iniziate pure senza di me >>.
 
<< Avrai capito >> mi dice Furia Buia con fare austero imitato da Orso e Musashi che si mettono sugli attenti, quasi a voler sottolineare con il corpo la solennità del momento << che sei diventato ufficialmente un cacciatore quando ... hai ucciso il tuo nemico e immagino tu sia anche consapevole che non esiste un vero modo di essere cacciatori, che l'unica cosa che ci accomuna sono simboli esteriori e queste usanze che noi tre, ora, proprio in quanto cacciatori, abbiamo deciso di superare >>.
<< I cacciatori possono essere signori della guerra >> continua Musashi << che usano il numero e la forza per imporre la propria legge >>.
<< Ma possono essere anche i protettori della propria casa >> è la volta di Orso << ed usare la forza per respingere la legge della forza imposta da altri cacciatori, ed usare le proprie abilità per rendere prospero un villaggio >>.
<< Un cacciatore può essere un mercante >> spiega il Paparino << o un guerriero o un ladro o un tiranno o un guardiano, tutti questi e nessuno di questi >>.
<< Dipende da ciò a cui dà la caccia >> precisa il Biondo.
<< Noi siamo tutto questo >> continua l'omone << e niente di tutto ciò. Però, noi sappiamo a cosa vogliamo dare la caccia. Noi cacciamo altri predatori >>.
<< E poiché non siamo comuni esseri umani >> sentenzia il ciclope << noi cacciamo predatori speciali ... Fino a poco tempo fa ti avrei detto che è ciò che vogliamo, ma ora posso dirti che lo vogliamo perché abbiamo il potere di farlo. Forse il nostro compito è stabilire l'equilibrio nelle nostre vite >>.
<< Ma l'equilibrio è un cammino infinito >> dice il cacciatore dai capelli dorati.
<< E fino a quando non ricorderemo chi siamo >> afferma Orso << seguiremo gli indizi della nostra natura e porteremo equilibrio all'esterno >>.
<< Perciò possiamo portare equilibrio nell'unico modo che conosciamo >> dichiara Furia Buia: << opponendoci >>.
<< Ricordi, Shinji? >> mi chiede Musashi. << Senza opposizione non ci sarebbe cambiamento >>.
<< E l'opposizione è resistenza e la resistenza è un punto d'appoggio >> continua Orso.
<< E la resistenza impedisce ad un punto di vista di prevalere. Noi non costruiremo nessun mondo felice >> mi rivela il Paparino. << Noi siamo il fuoco che distrugge ciò che può impedire la costruzione di un mondo felice e bruciamo pur sapendo che quanto ti ho appena detto non significa niente >>.
<< Noi siamo gli assi del ponte che sostengono il cammino dei viandanti >>.
<< Noi siamo le mura che respingono gli invasori >>.
<< Per questo combattiamo la Nerv, per questo combatteremo anche dopo contro chiunque avrà un simile potere, anche contro chi è come noi. Soprattutto contro chi è come noi >>.
<< Ma fa' attenzione a non confonderti o diventerai il nemico che vuoi combattere >>.
<< Noi combattiamo i mostri e possiamo farlo perché lo siamo anche noi. Cacciamo i predatori perché noi siamo predatori. Teniamo a bada l'animale che è nell'uomo e ne regoliamo la forza perché anche noi conosciamo quell'animale >>.
<< Quindi, tu seguirai la nostra regola ... finché avrai vita. Punto primo >> scandisce Furia Buia: << tu ti assumerai le tue responsabilità! >>
<< Per ogni vita che salvi e ogni vita che togli >> spiega Musashi.
<< Accettando che giusto e necessario, ingiusto e futile sono falsità >> conclude Orso.
<< Secondo: tu non fuggirai! >>.
<< Mai davanti al pericolo solo perché ti spaventa >>.
<< Mai da te stesso >>.
<< Terzo: tu correrai i tuoi rischi! >>.
<< Il rischio di sbagliare >>.
<< Il rischio di fallire >>.
<< Infine: tu sopporterai le conseguenze delle tue scelte! >>.
<< Sapendo che le tue scelte comportano conseguenze >>.
<< E che ogni scelta aumenterà il carico di domande e forse anche di rimpianti >>.
<< Per favore, Shinji, devi dire: finché avrò vita >>.
<< Finché avrò vita >> sospinto da un'inerzia stranamente dolce, stringo il patto che idealmente mi unisce a loro per la vita. Non mi sento prigioniero di un destino, perché nel mio cuore so di aver già udito e proferito io stesso le parole del giuramento.
<< E adesso? >> chiedo. << Quindi sono ufficialmente uno di voi? >>
<< Lo sei sempre stato >> sorride emozionato e dispiaciuto Musashi. << Dovevamo farti ugualmente la lezioncina >>.
<< In genere >> mi spiega Orso, << ogni gruppo rivela la propria natura al nuovo entrato e approfitta di questo ... momento di pausa per dargli la possibilità di riflettere mentre gli altri si divertono a vederlo stanco e assonnato >>.
<< Ma il tuo caso è diverso >> ammette Furia Buia. << Cerca di riposare, se puoi. Salvo cambiamenti improvvisi di programma, mi sforzerò di adattare la barriera per fornirti un appoggio migliore. Ma dovrai dormire praticamente in piedi >>.
<< Ho sete >> confesso.
<< Prova a dormire >> mi dice il Biondo. << Tra un paio di ore proverò a passarti una bottiglia di nascosto >>.
<< Ok >> rispondo ringraziando i miei fratelli con gli occhi.
 
Non ci metto molto ad addormentarmi sull'at field che il Paparino è riuscito ad inclinare perché vi potessi poggiare la testa e le braccia incrociate. Lo stress e l'inconcepibile confusione che nelle ultime ore hanno imperversato nell'animo mi hanno reso esausto. Devo fuggire per qualche ora o impazzirò.
Mi lascio cullare proprio dal contatto con la barriera che serve a dividere e che ora vivo come un fraterno abbraccio. Rivedo Asuka allontanarsi, all'inizio rassegnata poi infuriata, in una notte senza stelle. La sua immagine è confusa dal buio, da grida strazianti e da un nauseante odore di morte; poi sparisce.
 
Non so dire se stessi già sognando, ma, mentre chiudevo gli occhi, mi è parso di sentire ... odore di lavanda.
 
 
*****
 
 
Asuka è convinta di aver assistito al mio primo omicidio; certo, escludendo l'evento apocalittico che, da morta, si è trovata a vivere.
In realtà, lei non c'era la prima volta, soltanto i miei fratelli.
Se ce n'avessero dato la possibilità, ci saremmo fatti rapinare senza opporre resistenza e saremmo fuggiti. Il mantello da supereroi dei cacciatori non ci rendeva immuni al panico, né resistenti ai colpi, né abili combattenti.
La realtà non dà peso al gioco dei bambini.
Già al mio risveglio avevo intuito che qualcosa in me era cambiato, ma quel giorno il seme di una diversa disposizione dell'animo non germogliò e potei soltanto coprirmi la faccia mentre un ragazzo che non doveva avere più di vent'anni mi tempestava di pugni. I miei fratelli non potevano aiutarmi perché le stavano prendendo anche loro.
Pallido e rosso non riuscivo a comprendere gli ordini che quel bastardo mi impartiva, ero concentrato a non farmi colpire troppo forte, sebbene a causa dello shock non riuscissi a provare alcun dolore.
Ci eravamo già arresi, ma a loro non bastava. Il ragazzo che mi stava pestando, mentre ero già schiena a terra, uscì un coltello da cucina con la lama arrugginita e me lo puntò vicino agli occhi. Non volevano solo il contenuto dei nostri sacchi, avevano visto dei ragazzini aggirarsi più volte nella loro zona e pensarono che da qualche parte ci fossero delle ragazzine. Ce lo dissero chiaramente, senza possibilità di fraintendimenti.
Le strutture morali sono vulnerabili come quelle sociali e, quando crollano, l'animale antico esce fuori più facilmente. Accade anche in natura: si caccia o si uccide il maschio per accoppiarsi con le sue femmine. Tutto qui. Altro che gli Angeli e la salvezza dell'umanità.
Un nuovo Eden, un nuovo inizio? Ma vaffanculo! Il nuovo mondo puzzava già di vecchio. Forse, avrei fatto meglio a rimanere per l'eternità perso in quell'abbraccio incestuoso con mia madre.
Non capivo gli adulti, ma compresi che i bambini non sono il futuro, sono il passato che non è stato ancora disciplinato a sufficienza per poterne creare uno.
Probabilmente quel ragazzo non era ancora pratico a dare la morte, o forse confidava troppo nella sua superiorità. Dopo avermi chiesto per l'ennesima volta dove fosse la mia casa, cercò di vincere la reticenza che mi sforzavo di opporgli piantando il coltello nella sabbia a pochi centimetri dal mio orecchio, affondandolo a mo' di pugnalata.
Io ero certo di quattro cose: a) che presto me la sarei fatta addosso; b) che assecondarlo non ci avrebbe salvato la vita; c) che non avevo fatto niente per aiutare Asuka quando combatté da sola contro la serie degli Eva; d) che non li avrei mai portati da lei.
Sono sopravvissuto perché il mio avversario era poco più di un bullo e meno di un assassino. Approfittai di un'autostrada di possibilità e ad occhi chiusi lanciai una mano aperta contro il suo naso, né schiaffo né blocco; con le unghia sporche violai le sue palpebre. L'altra mano decollò chiusa, a casaccio, una frazione di secondo dopo, accompagnata da un grido più potente del pugno. Per fortuna lo stordii beccandolo al mento.
Sentendo alleggerirsi la pressione del suo corpo, feci leva su addominali che ancora non possedevo, sulle anche, sulla schiena, sui piedi e riuscii a liberarmi. Non ebbi neanche il tempo di temere la sua reazione, perché, afferrato d'istinto il coltello ancora piantato nella sabbia, mi lanciai contro di lui.
Sono sempre stato una schiappa nell'uso del prog knife, Asuka avrebbe fatto meglio di me; fui una schiappa anche allora con quel coltello dalla lama arrugginita che portai avanti senza mirare.
Non era una soldato, non era addestrato, non era ancora un predatore maturo e rimase paralizzato dal terrore quando gli lacerai la gola. E io mi resi subito conto di ciò che avevo appena fatto. Soltanto la percezione di altre minacce eliminò ogni divagazione e mi fece scattare in piedi. Aiutai i miei fratelli, schiappe come me, a liberarsi lanciando contro i nostri aggressori tutto quello che la mia mano riusciva ad afferrare, solo la mano libera perché l'altra era imprigionata dall'utensile da cucina che stringeva.
Quei ragazzi fuggirono e noi rimanemmo soli a guardare un giovane che stava morendo e intanto tossiva sangue e piangeva.
<< Cosa facciamo, lo aiutiamo? >>
<<  No >> dissi immaginandolo libero di fare il suo comodo con Asuka. << Lo lasciamo qui >>.
<< Sta soffrendo, Shinji. Dovremmo fare qualcosa >>.
Non ricordo chi propose una così giusta e altrettanto inutile osservazione. Avrei preferito un consiglio, meglio ancora un ordine. O forse no, visto che stavo cambiando e i miei fratelli con me.
Pensai a mio padre e alla sua distorta, seppur incontestabile, determinazione. Pensai alla signorina Misato che aveva ucciso ed era morta per salvarmi. Pensai ad Asuka, a come era indifesa quando la sporcai, a come l'avevo abbandonata nel momento più difficile, alla forza con cui cercai di strangolarla. Pensai a me che avevo distrutto ogni cosa e poi accettato che un simile schifo si materializzasse.
<< Devo assumermi le mie responsabilità >> dissi ad alta voce ma a me stesso. << Io non fuggirò, correrò i miei rischi e sopporterò le conseguenze ... finché avrò vita >>.
Divenne il mio imperativo e il mio portafortuna; poi la formula fu adottata anche dagli altri e nacque il nostro motto.
Non avevo forza nelle braccia e nessuna intenzione di portare a termine l'atto, non per sincero scrupolo, ma per il suo significato e per ciò che presagiva: il mio essere direttamente e volutamente colpevole della morte di qualcuno e la certezza che un giorno sarebbe toccato a me.
La giustizia, l'essere dalla parte dei "buoni", l'avere ragione ... non significano niente. Alla fine, vince chi un secondo dopo respira ancora.
Sfruttai la forza di gravità per obbedire ad una decisione che sembrava essere stata presa al di fuori della mia coscienza tanto mi risultava estranea a ciò che, nonostante tutto, conoscevo di Shinji. Chiusi di nuovo gli occhi perché nella sua faccia avevo appena visto la mia.
Per sua sfortuna ero una schiappa con il coltello e ha sofferto più del necessario.
Passai un giorno intero e una lunga notte lontano da casa a vomitare in preda ai crampi, spossato dalla febbre del corpo e dal delirio dell'anima; poi tornammo.
Asuka aveva terminato da poco il suo giro, come al solito fece finta di non vedermi e io ne fui sollevato perché provavo vergogna, perché la paura e il disagio non volevano abbandonarmi, ma soprattutto perché era salva. Avevo perso la mia innocenza e non riuscivo ad accettarlo. Forse tutti i casini che ho affrontato negli anni successivi sono iniziati proprio in quel momento, quando scelsi di non aiutare una persona che sarebbe morta comunque.
Da noi non sono mai esistite licenze, permessi o giorni di malattia Così la mattina dopo abbandonai di nuovo la mia casa per le solite esplorazioni, ancora frastornato ma deciso a ritornare e sostenuto da una rivelazione: eravamo fragili.
Ed io, che ogni volta che potevo cercavo "giustamente" di svignarmela, decisi che non sarei più fuggito, che sarei uscito prima di tutti e sarei rientrato dopo tutti e sarei arrivato prima degli altri e avrei reso sicuri i viaggi degli altri. Proprio io che non ero riuscito a salvare nessuno.
Non l'ho mai confidato ad Asuka: era troppo orgogliosa per permettere ad uno come Shinji di assumersi anche i suoi di rischi.
<< So cosa sono i cacciatori >> dissi ai miei fratelli. << Noi andiamo a caccia di predatori >>.
Fu allora che compresi un altro modo di sfruttare l'abilità con cui ero rinato.
Molti hanno provato a seguirmi, i miei fratelli ci sono riusciti ... fino all'ora più tarda della notte, quando mi sono spinto troppo oltre e sono rimasto solo.
 

 
*****
 
 
<< Shinji ... Shinji ... Shinji, svegliati! >>
La voce di Furia Buia mi allontana da un incubo vestito di speranza riportandomi in questo mondo. Prima di riaprire gli occhi riesco a pensare che mi sono svegliato nel posto sbagliato.
E' ancora buio, ma sento già il sapore dell'alba. << L'ho fatto davvero >> mi dico di nuovo angosciato mentre mi guardo intorno come se fossi uno straniero. Il Paparino mi ha protetto per tutta la notte, il rosso della sua iride ha perso di intensità e inizia a lanciare lampi sfocati; mi sembra quasi di sentire il rumore di un motore che singhiozza perché non riceve più benzina.
Anche Orso e Musashi sono stanchi e faticano a tenere gli occhi aperti, muovono i piedi e le mani per restare svegli e sconfiggere il torpore.
Matsuda fuma una sigaretta che illumina i tratti di un volto spigoloso e tutto sommato brutto; i capelli, né lisci né ricci, scendono a fatica verso le spalle ma non coprono la sua fronte alta. Devo aver conosciuto anche lui.
Più in là, verso il villaggio, non si vede nessuno; regna una calma opprimente come la foschia che nasconde, quasi cancellandoli come una pennellata di scolorina, gli alberi e le case.
<< Hanno abboccato >> mi comunica il Biondo. << Cerca di riprenderti >>.
<< Mi stanno aspettando? >>.
<< Si >> risponde il ciclope. << Tra poco sarà finita. Un ultimo sforzo >>.
<< Cosa devo fare? >> chiedo mentre mi prendo a schiaffi per ripescare un po' di lucidità, pur conoscendo già la risposta.
<< Dovrai combattere con il ragazzo >> dice Orso.
<< E voi? >>
<< Non aspetteremo che l'incontro finisca >>. Furia Buia non dice altro, non ne ha bisogno perché è stato chiaro.
<< La sfida inizierà sulla via principale a metà strada tra l'infermeria e il locale >> lo stratega mi istruisce. << Fa' in modo che prosegua altrove. Devi lasciarci spazio o rischierai di essere colpito anche da noi >>.
<< E' stato già deciso come si svolgerà? >> domanda Musashi.
<< Arma bianca. Lo ha chiesto lo sfidante >> risponde raggiante il fumatore.
<< Lui è più bravo di me con il coltello >> commento preoccupato. Altre fitte hanno sostituito quelle cariche di rimorso che avevano accompagnato il mio risveglio. Sono concentrato sul momento presente e di nuovo terrorizzato dalla prospettiva della morte. E dire che l'ho sfidato io.
<< Non ho detto che combatterete a colpi di pugnale >> ribatte Matsuda. << Il nostro capo ha proposto l'alternativa tra arma bianca e armi da fuoco e il ragazzo non ha colto la sottigliezza >>.
<< Neanche io >> sbotta il Paparino. << Cosa dovrebbe fare allora Shinji, lapidarlo? >>.
<< E perché? >> sorride Matsuda. << Non ce ne sarà bisogno. Il mondo intero è dalla nostra parte se sappiamo come sfruttare le occasioni che ci offre >>.
Le parole del vecchio! I nostri sguardi si incrociano e rivelano volti elettrizzati, percorsi dalla stessa illuminazione.
<< La stradina! >> esclamo.
<< Il vecchio aveva visto giusto >> commenta lo stratega gettando la cicca per terra.
<< Ma che cos'era ... il vecchio? >> si domanda, e non è il solo, Orso.
<< Quando sarà finita, >> dice Musashi, << dovremo rifletterci seriamente >>.
<< Pertanto >> Furia Buia non ci sta a porsi domande esistenziali e si rivolge a Matsuda, << abbiamo la certezza che i cacciatori non hanno accettato il corteggiamento della corda marcia, vero? >>
<< Esatto. Attendono di vedere se il ragazzo può essere il loro nuovo capo. Se ci muoviamo rapidamente, la seconda testa potrà solo assistere alla prima di altre sconfitte >>.
<< Il vecchio aveva ragione anche su questo ... D'accordo, tentiamo! Cercherò di proteggervi il più a lungo possibile >>.
<< Lo farò anch'io >> proclamo drizzando la schiena spinto più dalla simpatia per un padre buono che dall'orgoglio. << Anzi, smettila di proteggere me, sei stanco >>.
<< E' vero >> mi dà man forte il Biondo, << dovresti cercare di ricaricare le batterie >>.
<< Non ci vorrà molto >> sorride spossato il Paparino. << Shinji, ancora una volta concentrati solo sul prossimo passo. Quando avrai finito, ci raggiungerai >>.
<< Il cattivo con la benda ha ragione >> commenta lo stratega che estrae qualcosa dal giaccone e velocemente punge Furia Buia sulla gamba. << Era una siringa preriempita di adrenalina >> spiega prima di subire la reazione istintiva del fratello. << Me l'ha data il dottore. Ti aiuterà a reggere un po' di più >>.
<< E se la tua ragazza ti prepara qualcosa per farti durare, dovresti porti qualche domanda >> sfotte Musashi con un sorriso che rende solo più evidenti le occhiaie.
<< E io che pensavo di essermela cavata bene con lei >>.
 
 
Abbiamo superato gli alberi che ci separavano dalla strada; il cielo è grigio, come la terra battuta che calpesto insieme ai miei fratelli e le case stentano a riprendere colore. Per strada c'è solo chi è obbligato o ha interesse a farsi vedere. Gli altri, i buoni, hanno cercato riparo; qualcuno, invece, è nascosto ed ha cattive intenzioni. Spero solo che il nostro stratega sia riuscito a piazzare i cattivi che sono dalla nostra parte.
L'albino mi attende a pochi passi dall'infermeria vuota (ancora per poco),  si muove nervosamente e mostra una faccia stanca e tesa.
<< Lascia che lui sia caldo >> mi dice Furia Buia. << Tu sii freddo! >>
<< Giusto! >> si aggancia il Biondo, << Fa' come il buon Musashi a cui ho rubato il nome. Lascia che il tuo avversario si incazzi >>.
<< Hai capito cosa devi fare, vero? >> mi domanda per l'ennesima volta Orso.
<< Si! >> rispondo a corto di fiato e di saliva.
<< Appena pronto, dimentica tutto, la tua e la sua fine. Concentrati su ciò che fai! >> mi precetta ancora il Paparino che mi rimane accanto, mentre Orso e il cacciatore da copertina si allargano forse per prendere posizione.
<< Vi voglio bene >> pronuncio prima che la tensione spenga i sentimenti.
<< Anche noi ti vogliamo bene >> risponde Furia Buia. << Perciò, torna da noi! >>
<< Tentiamo! >> Grazie papà!
 
Davanti a me la morte che guarda sul taccuino per leggere il nome dell'anima che dovrà prendere; e, oltre la morte, il wunder, la casa che non voglio in cui ha trovato rifugio la Principessa dei miei incubi.
Nessuna campana o sparo, nessun via. Tutto inizia quando il mio avversario estrae il coltello e lentamente si avvicina. Non è dozzinale come il piccolo cacciatore contro cui ho combattuto ere fa; sa perfettamente cosa fare.
Un respiro profondo e Asuka non c'è più, spariscono i miei fratelli e ogni forma di Shinji; resto solo io, un neo cacciatore con un piano da seguire.
Avanzo a passo sostenuto con il coltello di Ronin stretto nella mia mano; devo raggiungerlo prima che superi la traversa che devo imboccare o non avrò altra scelta che attivarmi, perché uscirò vivo da questa sfida ... a qualunque costo.
Quattro mesi fa il panico mi avrebbe bloccato o sarei svenuto come la prima volta che pilotai un Eva, ma il tempo trascorso con i cacciatori e l'eco di altri anni, ugualmente difficili, mi hanno reso più forte della paura che provo; il cuore che batte forsennato nel petto è il motore che rende più reattivi i miei muscoli.
Il tempo rallenta e tutto mi appare chiaro come se ammirassi la scena dall'alto, come un generale che osserva con il binocolo il movimento delle truppe.
Mi blocco di colpo quando arrivo per primo all'altezza della viuzza al termine della quale mi attendono un barile e un piede di porco; piego le ginocchia pronto a scattare e mi incurvo per tenere lontano il busto dalla minaccia. Tasoichi non attacca subito, attende che io commetta uno sbaglio e strisciando con i piedi sul terreno guadagna centimetri. Non ha capito che non intendo combattere in modo convenzionale.
Cambio al volo la presa del coltello afferrandolo per la lama e lo lancio con sufficiente precisione contro il bersaglio, sperando di beccarlo subito e di risparmiarmi altra fatica.
L'albino evita per un soffio il tagliente del pugnale ma si distrae quanto basta per darmi la possibilità di correre e sparire tra due case ad un piano.
 << Non scappare, vigliacco! >> mi urla contro partendo all'inseguimento, mentre io procedo a zig zag per non essere colpito alle spalle proprio come avevo immaginato durante la conversazione con il vecchio.
Gli occhi puntano in avanti concentrati sull'arma che mi attende, l'altra vista controlla l'avversario che guadagna terreno alle mie spalle. Potrebbe lanciare il suo coltello, ma non lo fa, è uno sportivo e vuole vincere da cavaliere per vendicare lo spettro del suo re.
Con un salto conquisto la sommità del barile e sfilo l'attrezzo in acciaio dalla sua casa temporanea; un salto di lato, una rotazione in aria e, a occhi chiusi, lo colpisco tra il collo e il petto.
A differenza del ragazzo nel mio sogno, Tasoichi è già un predatore maturo e, sebbene ferito a morte, non si fa prendere dal panico. Con la mano libera afferra il piede di porco per estrarlo dalla gola, mentre con l'altra mano, ancora armata, cerca di infilarmi al cuore.
A differenza del ragazzo che ha ucciso quasi per sbaglio in quel sogno di un'altra vita, io e l'altro Shinji in questo momento siamo completamente allineati, una sola persona, e neanche noi ci facciamo prendere dal panico. Indietreggio serrando la presa sull'acciaio per non farmi colpire e per impedire che riesca a liberarsi.
Il dolore per un istante vince la rabbia del nemico e Tasoichi abbassa il coltello. Io non penso a niente, non provo niente pur intuendo che qualcosa o qualcuno dentro di me vorrebbe gridare e piangere fino allo sfinimento; approfitto dell'occasione e colpendogli il polso lo disarmo.
A nulla vale che ora sia riuscito a tirar via la punta acuminata dal momento che, ferito e senza la sua arma, non è più un avversario temibile. Un largo gancio si schianta sul suo viso, seguito da altri colpi, stranamente imprecisi eppure violenti.
La connessione con me stesso, che mi aveva per pochi minuti trasformato in un cacciatore efficiente, si interrompe e il frastuono del mondo interiore ed esteriore torna ad assordarmi. Migliaia di grida mi derubano del giudizio mentre continuo, spaventato e furioso, ad infierire sul ragazzo che voleva uccidermi.
Come mi accadde durante le battute finali del mio primo combattimento, mi fermo con l'ultimo pugno pronto a scattare, ma ora non sto lottando per reprimerlo; sto lottando perché devo finirlo e proprio in questo momento, ad un passo dalla vittoria, non ho più il cuore di continuare.
Eppure ho già ucciso ... anche qui.
<< Potrei essere io >> sussurro pietrificato ad un palmo dalla sua faccia.
Tasoichi gorgoglia sputando sangue e schiumosi respiri mentre la ferita al collo fa il suo corso.
<< E' solo un ragazzo, come me >>. I miei occhi si spalancano alla vista del pilota di Eva di nuovo morente che piange invocando l'aiuto di un padre che non verrà a salvarlo.
Se lui avesse ucciso Furia Buia, avrei fatto l'impossibile per vendicarlo; io comprendo il suo animo. Se io fossi lui, adesso morirei sapendo di aver fallito.
Il giovane Shinji non poteva difendersi da tutto questo orrore, voleva solo essere accettato.
A pochi metri da me inizia la vera battaglia. So che qui è già tutto finito e che dovrei andare incontro ai miei fratelli e proteggerli, ma io sono lontano migliaia di miglia e di anni, sono prigioniero in una dimensione che condivido con un ragazzo che sta morendo, le cui fattezze mi sono conosciute e che si confondono con le mie.
<< Aiutatemi!!! >> supplico mentre premo sulla ferita per bloccare l'emorragia. Non sono sicuro di essere riuscito a gridare; c'è troppo chiasso nella mia testa.. << Aiutatemi >> piango e imploro. << Non lasciatemi solo!!! >>
<< Ragazzo, muoviti! >> mi raggiunge Matsuda che imbraccia un fucile. << Non puoi restare qui. Ti uccideranno >>.
<< Sta morendo, aiutami!!! >>
<< Non puoi farci niente >>.
Gli salterei addosso e lo costringerei a inventarsi qualunque cosa che mi permetta di sottrarlo alla morte ma, se mi muovo, perderà altro sangue e la mia mano è l'unica che può tenerlo in vita. Almeno così voglio pensare. << Ti prego! >>.
<< Non puoi farci niente >> ripete Matsuda. << Muoviti adesso! >>
<< Ma sta soffrendo >> ribatto disperato e senza vergogna per il piagnisteo infantile che esprime tutta la mia paura. << Riportami indietro! >>
<< Shinji! >> grida. Aspetta che io riemerga dalla nebbia e poi uccide ciò che resta di me con una sola frase. << Allora non farlo soffrire! >>
Il mio passato, suggerito da un sogno angosciante, si riaffaccia nitidamente alla coscienza e mi ricorda i giuramenti che ho contratto, mi ricorda che sono responsabile di ciò che ho fatto, che non posso fuggire neanche da questa esperienza, che sono qui perché ho corso i miei rischi e che devo sopportare le conseguenze delle mie azioni finché ... << finché avrò vita >>.
 
Per sfortuna di quel ragazzo, il primo uomo in assoluto a cui ho tolto consapevolmente la vita, ero una schiappa con il coltello e ha sofferto più del necessario.
Per fortuna di questo ragazzo anni o secoli, vissuti portando il marchio di Caino sulla fronte, mi hanno reso abile e non ha sofferto più del necessario.
 
E così non abbiamo imparato soltanto a baciare!
 
Purtroppo no, ma avrei voluto imparare solo quello.
 
Verso i residui limacciosi delle ultime lacrime su un cadavere che ha ancora una volta le mie sembianze. << Perdonami, Shinji! >> gemo con le labbra serrate e un click nella testa mi riporta in una stanza d'ospedale a un passo da un letto su cui riposa un'Asuka seminuda; un altro click mi costringe a sentire tra le mani, che sono le mani dello 01, il collo di Kaworu che si spezza prima che la sua testa precipiti in un brodo di lcl; un altro click e mi asciugo le labbra e la lingua dal sangue che Misato ha offerto in sacrificio perché uno come me potesse vivere. Un altro click e le mie mani stanno strangolando l'unica ragazza che non mi accettava e che, proprio per questo, un giorno ha permesso alla vita di riaccendersi.
In me non alberga un briciolo di altruismo o di lealtà ... Io sono un uomo della peggior specie!
 
<< Te la senti, Shinji? >> mi chiede Matsuda quando lo supero dirigendomi verso il teatro dello scontro più importante. << Shinji, riesci ad attivarti? Shinji >> insiste lo stratega che ora cammina al mio fianco e mi fissa. << Cosa vuoi fare, Shinji? >> mi chiede afferrandomi per il colletto della maglia prima che superi l'angolo. << Devi coprirti, ragazzo! >>
<< Vado a prendere il mio coltello >> pronuncio con calma. << L'ho lasciato a terra >>.
<< Shinji >> mi chiama Matsuda che non mi lascia proseguire.
<< Devo riprendere il mio coltello >> ripeto distratto. << C'è un pezzo della mia anima lì dentro. Il resto non lo trovo più >>.
Il cacciatore fa passare il braccio sul mio petto e mi cintura stringendomi a sé.
La battaglia che infuria oltre la vista ha raggiunto il suo apice, si levano lamenti e sono così forti che coprono il chiasso degli spari. Piccoli bagliori mi informano che il Paparino sta sparando le sue ultime cartucce e io non sono con lui. Dovrei riprendermi, dovrei avvicinarmi a loro e, invece, mi allontano da quel maledetto angolo, trascinato da un cacciatore che so essere mio amico ma che conosco appena.
I miei occhi non bruciano, il mio cuore non brucia. Non pensavo che l'inferno potesse congelare; le anime che lo affollano intonano una musica sgraziata che si tramuta in un assordante fischio alle orecchie.
<< Basta! >> credo di affermare. << Voglio tornare a casa. Non voglio essere un cacciatore, voglio tornare dalla signorina Misato, voglio pilotare lo 01. Basta, non ce la faccio più >>.
Non capisco come ma mi ritrovo seduto sulla terra bagnata. Chiudo gli occhi perché potrei rivedere il ragazzo che voleva uccidermi e che ora è morto a causa mia.
<< Resta qui, Shinji! Resta qui e non muoverti! Ti faccio portar via >>.
<< Mi riporti a casa? >>
<< Si ... Adesso, però, non muoverti. Verrò a prenderti tra poco >>.
La presa si allenta, la mano si sfila e io, privato di un contatto umano, scivolo rapidamente nello spazio vuoto che ho dentro.
 
 
*****
 
 
Non credo di aver mai veramente perso conoscenza anche se non ho registrato niente di quanto mi accadeva intorno. Sono stato stordito da rumori indistinguibili, talvolta ovattati, talvolta esplosivi, che associavo ad immagini deliranti e sconclusionate.
Devono avermi trasportato da qualche parte o forse ho camminato e non me ne ricordo. Avvampo di brividi gelati e arroventati, mi sento come una lastra di ghiaccio colpita da getti di acqua bollente; non riesco a scacciare il senso di attaccaticcio di un sudore stantio che, però, fluisce come lava o colla lungo il mio corpo mentre sprofondo sul sedile del passeggero della macchina di Misato. Mi massaggio la gola e il petto che sembrano un puntaspilli e osservo con disgusto la mia mano sporca di sangue, un sangue bianco come sperma sprecato.
Un boato proviene dal motore e mi terrorizza perché riconosco il fragore di una fucilata.
Apro gli occhi, è già buio soprattutto dove mi trovo mentre l'esterno è illuminato da fari molto potenti. Sono su un letto ormai zuppo, non voglio sapere di cosa; intorno a me si muovono ombre che preferisco non distinguere perché galleggio a metà tra due mondi senza partecipare a nessuno di essi. << Se fingo di dormire >> vaneggio, << non mi uccideranno o crederanno che sono già morto >>.
E' così che mi sento: morto. Eppure sono vivo e ciò non mi rincuora poiché rende solo più dolorosa la sensazione della perdita, più devastante il lutto.
Non so identificare questo posto, non so perché sono qui; gli occhi sono spalancati ma quale realtà osservano? Tutto torna a confondersi o forse è sempre stato confuso e la finestra davanti a me è solo un sogno.
Pesantemente stravaccato sul parapetto di un cavalcavia assisto ad un diverbio a senso unico tra Asuka e Ayanami. Toji ha compreso cosa accomuna noi piloti: abbiamo più di qualche problema.
Un gemito alle mie spalle mi distrae dallo spettacolo, non riesco a voltarmi immobilizzato come sono dalla paura e dallo sconcerto che leggo negli occhi del ragazzo che ho ucciso. Niente a che vedere con la dignitosa rassegnazione del suo capo. << Chissà che faccia vedrà il mio assassino? >>
Ma io lo so! Lo so perché chi è morto sono proprio io.
Torno in me, purtroppo, e una scossa lancinante mi scuote lo stomaco e il petto; ciò che mi appariva reale e sensato è ora semplice delirio, una fuga necessaria dalla coscienza delle azioni a cui non posso rimediare, dalla constatazione che tutto è cambiato.
Non potevo tornare indietro quando sono risalito a bordo di un Eva, mentre adesso mi accontenterei di tornare a ieri. E' solo un giorno, ma è bastato a uccidere un ragazzo, l'ex pilota che era stato abbandonato e che ha passato ogni sua adolescenza indossando due vite incompatibili, una divisa scolastica ed un plugsuit.
Quel ragazzo è ormai un fantasma, un sacco vuoto; lo accomodo dolcemente per terra con la schiena appoggiata al bancone e mi dispero pensando che per lui non ci sarà futuro. Di tutto ciò che di buono Shinji sarebbe potuto diventare, di tutte le possibili vite che avrebbe potuto conoscere, di tutte le gioie che avrebbe meritato di gustare anche se non osava sognarle, sono rimasto io: un animale non ancora uomo, non più innocente.
Piango per le persone a cui ho tolto la vita, ma in realtà ululo inconsolabile alla luna perché ho paura di aver perso per sempre Shinji e che non potrò più riabbracciarlo. Darei la mia vita per lui. No, la vita non è stata giusta con quel ragazzo e non è stata giusta con Asuka, che ha avuto la sfortuna di incontrare me.
<< Shinji >>.
Alle mie spalle qualcuno invoca il fantasma e i miei sensi esplodono. Davanti a me di nuovo una grande finestra chiusa e oltre la finestra ombre di uomini armati e dentro la stanza in cui mi trovo altri uomini armati. << Sono un bersaglio >> mi ammonisce l'istinto e con gli occhi follemente in fiamme mi getto a terra per schivare proiettili che non vengono sparati.
<< Shinji >>.
E' la voce di Sakura. Sentirla non dà sollievo perché spalanca il mio udito e lo costringe a prestare attenzione ai lamenti delle anime dannate che occupano questa ... Sono nell'infermeria.
<< Shinji >> Suzuhara si avvicina, resiste all'impressione che ancora le suscitano i miei occhi.
<< Sta' giù! >> le dico facendole segno di abbassarsi.
<< Non preoccuparti, Shinji >> mi rassicura con dolcezza inginocchiandosi lentamente e iniziando ad accarezzarmi una gamba. << Sei al sicuro. I cacciatori sono fuori a proteggerci e qui ci sono i vostri amici. Non c'è niente da temere >>.
<<  C'è stato ... uno scontro >> farfuglio mentre cerco di tappare i buchi della memoria.
<< Si >> conferma Sakura. << I tuoi fratelli sono stati rapidi e hanno riportato l'ordine. La sicurezza della Wille non ha potuto far niente e il villaggio non è stato occupato >>.
<< Chi si lamenta? >> chiedo regolando il respiro, ma senza lasciar riposare gli occhi.
<< Ci sono stati dei feriti. Alcuni ... >>
<< Chi? >> la interrompo terrorizzato.
<< ... Per la maggior parte stiamo curando i vostri alleati, non c'è nessuno del ... tuo gruppo. Però ... >> si guarda intorno, << sto aiutando anche i vostri nemici. Non ho il permesso di farlo, ma ... non mi sembrava giusto. Tuttavia, sta' tranquillo, sono sotto controllo >>.
<< Per quanto tempo ho ... dormito? >> le chiedo un po' più calmo e con occhi umani.
<< E' già notte. Forse sedici ore >>.
<< Non sento il campo del Paparino. Deve essere stanco >> dico dopo aver guadagnato un altro metro sulla strada della coscienza del momento presente.
Se non ci fossero i tre cacciatori, che sono la mia barca, annegherei in una disperazione senza fondo; se non ci fossero loro non potrei sopportare da solo il peso delle mie azioni; se non ci fossero loro mi sarei già perso in questo inferno e non riuscirei ad attraversarlo; se non ci fossero loro, a quest'ora sporcherei Asuka e griderei morte a tutti, anche a me stesso.
 << Sono uno di loro >> pronuncio ad alta voce per trasferire i resti della mia identità in una maschera ancora viva. Lo so che non dovrei cedere al fascino di alcun personaggio, ma il cacciatore che sono appena diventato in questo mondo e in questa famiglia è l'unico centro che considero capace di salvare dalla dispersione i vetri rotti del mio io.
<< Lo so >> piange Sakura. << Mi dispiace >>.
La guardo sorpreso, non capisco perché sia così affranta. Non lo sa che non ho mai avuto scelta, non ha capito che non è mai stato in mio o in suo potere tornare indietro?
I miei fratelli, privi di energia e allo scoperto, fanno la guardia per proteggere la loro casa, i loro affetti e me che sono come loro. Un uomo si contorce su una branda di fortuna; mi guardo intorno alzando, ancora guardingo, la testa sopra il materasso. Pochi letti e tanti feriti. Fuori non c'è pace e neanche qui.
Che mi piaccia o no, che fossi pienamente consapevole oppure no dell'esatta portata delle conseguenze, ho accettato di vivere ai confini, dove non c'è salvezza, dove non c'è più sicurezza, al solo scopo di portare equilibrio in qualcosa che non sono capace di definire in alcun modo.
<< Hai un letto libero >> informo Suzuhara e la mia voce è secca come il comando che mi sono appena dato. << Il mio posto è là fuori >>.
<< Dormi ancora un po', Shinji >> mi supplica il medico. << Domattina starai meglio >>.
<< Ho dormito troppo, Sakura >> rispondo tornando con la memoria alla prima battaglia contro un mostro dal nome divino. Non volevo combattere, non ero e non mi sentivo pronto, ma mio padre usò Ayanami per costringermi ad assumere una responsabilità che non avrei altrimenti sopportato.
Quella volta non salii su un Eva per ottenere la stima di mio padre, né per dimostrare che ero buono a fare qualcosa; accettai il rischio perché Ayanami era più indifesa di me e non era giusto che andasse avanti al posto mio. << Passami i vestiti, per favore >>.
Ayanami è indaffarata e non è ferita. Gendo non c'è e non può fottermi mostrando il corpo di una ragazza agonizzante. Nessuno mi obbliga, eppure esco sulle mie gambe per raggiungere le persone a cui voglio bene e che ora hanno bisogno di me.
<< Perché, Shinji? >> chiede Sakura prima che io sparisca.
<< Perché adesso solo io ho il diritto di fottermi >>.

Forse, nonostante tutto, c'è ancora traccia del ragazzo nella creatura che è nata dalla sua morte.
 
I tre operativi fanno da scudo al grande finestrone; incrocio prima Orso e gli tocco il braccio. Lui si limita a guardarmi e ad accennare un saluto con la testa.
<< Shinji >> riesce a dire Musashi quando lo saluto allo stesso modo.
Furia Buia resta immobile e in silenzio quando arrivo al suo braccio, ma non mi permette di superarlo, non mi dà la possibilità di essere tra i quattro quello che più vicino all'ammiraglia della Wille. << Tu stai in mezzo a noi! >> sbotta spingendomi con poca grazia per farmi occupare lo spazio tre sé e il Biondo.
<< Sei stanco >> gli dico.
<< Allora, proteggici tu >>.
<< Sono stanco anch'io >>.
<< Quindi, lascia che Paparino si sprema ancora un po'. Te lo sei guadagnato >> scherza Musashi con una voce vuota come la sua faccia.
Provo ad estendere il raggio delle mie percezioni, ma non riesco a concentrarmi, la testa è leggera e pesante allo stesso tempo. Dentro e fuori e tutt'intorno a noi è un silenzio opprimente, di tanto in tanto lacerato dall'eco di un temporale che infuria in lontananza. Vige il coprifuoco e in strada ci siamo solo noi e quei cacciatori che ci hanno dato una mano.
<< Come ti senti? >> chiede Orso.
<< Mi sento uno schifo >> rispondo senza emozione.
<< Ci vorrà un po' prima che passi >> mi dice Musashi << e, onestamente, non so dirti se ciò sia un bene >>.
<< Le prossime volte sarà più semplice? >>
<< Di regola si >> spiega Furia Buia. << E, onestamente, neanche io so dirti se ciò sia un bene >>.
<< Hai visto cosa sono i tuoi eroi? >> riprende triste dopo una breve pausa.
<< Direi che l'eroismo è davvero un punto di vista. Io non mi sento un eroe per aver ucciso un nemico, mi sento sporco, anche se forse non avevo scelta >>.
<< Anche noi ci sentiamo così >> confessa Musashi, << tutte le volte >>.
<< Come fate a conviverci? In questo momento nessun fine mi appare così giusto da purificare un atto tanto orribile >>.
<< Ci proviamo >> confessa il Paparino. << Ma, per certi versi, ci sta anche bene sentirci di merda. Questa sensazione è nostra amica. Guai se ci abbandonasse! >>
<< Dobbiamo sempre provarci >> ammonisce Orso. << Guai se non lo facessimo perché allora questa sensazione diventerebbe nostra nemica e ci travolgerebbe quando e come meglio crede >>.
<< Come fate a stabilire quando questa sensazione può esprimersi? >>
<< Per ora ci riusciamo >> risponde Musashi. << E tanto basta perché ci mantiene svegli, vigili, ci costringe a cercare la giusta distanza con gli eventi e con noi stessi per non cadere in ... umane disattenzioni nel momento sbagliato >>.
<< Fino a quando >> prosegue l'omone << non cadremo e allora, siano libagioni ed ex voto alla dea Fortuna, nostra protettrice >>.   
 
Il bagliore dei lampi si fa più intenso, ma il tuono ci mette ancora un po' a raggiungerci, sempre meno.
<< Brutto tempo in arrivo >> esclama Orso.
<< Si >> conferma il ciclope che guarda, invece, preoccupato in direzione del wunder. << La tempesta non è ancora iniziata >>.
<< Nel mio passato >> intervengo con lo sguardo perso sulle macchie di sangue che colorano il terriccio del viale illuminato dai fari sopra le nostre teste, << in quell'altro passato, io ho ucciso Kaworu su sua richiesta. Dovevo scegliere tra la salvezza del mondo e la sopravvivenza dell'unica persona che mi avesse dimostrato un amore e una fiducia incondizionati. Io ho scelto e poi ho pensato che fosse morta la persona sbagliata >>.
<< E adesso? >> mi domanda Furia Buia.
<< Mentirei se vi dicessi che non ho mai avuto dubbi; anzi, in alcuni momenti avrei preferito morire piuttosto che togliere la vita, ma  ... ecco, non mi importa che quelle due persone fossero nostre nemiche, non credo che meritassero di vivere più di me, ma non ritengo neanche giusto che proprio io sia ancora vivo e loro no >>.
<< Già, la guerra non è un motivo sufficiente >> sospira il Paparino. << Però, tu devi riportarla a casa, ricordi? >>
<< A dire la verità, non oso aspirare a tanto, non ho neanche il coraggio di nominarla. Ora mi accontenterei solo di pareggiare i conti, almeno con me stesso >>.
<< Ah, Shinji, quando saremo più tranquilli, cerca di ridere >> consiglia Musashi che, come me, non riesce a staccare gli occhi dal viale che fatica ad assorbire i segni dell'ordine appena ripristinato.
<< Nonostante ciò che ho fatto? >>
<< Soprattutto per ciò che hai fatto >> replica. << Lo fanno i pezzi di merda, non vedo perché non dovremmo farlo noi >>.
<< Siamo vivi >> insiste il Paparino. << Questo significa che in mezzo a tante cose storte abbiamo ancora la possibilità di farne una giusta ... O almeno di tentare >>.
<< Sono felice di avervi incontrato, adesso più che mai >> dichiaro sperando che il ciclope colga il riferimento e butti via un po' di senso di colpa. So fin troppo bene quanto un simile veleno sia tossico per l'anima.
 
Il temporale si avvicina e disturba un silenzio meno opprimente che non ha più il sapore della morte, ma della vita che rinascerà all'alba; preannuncia la manifestazione di qualcosa, la ricomposizione degli elementi fuggiti da un centro non più stabile e raccolti e protetti, durante la notte, nel grembo caldo di una piccola banda di cacciatori. Sono in attesa che un fulmine elettrifichi la nuova materia e le infonda uno spirito rinnovato.
<< Io sono un operativo adesso >> pronuncio stringendomi al tepore che mi procura il senso di completa appartenenza.
<< Come ti ho detto prima, lo sei sempre stato >> mi sostiene Musashi.
<< Siamo sempre stati una famiglia >> commenta Orso.
<< Non sono solo >> sussurro e, intanto, gusto il suono di ogni singolo fonema.
<< E questa è una grande fortuna >> chiosa Furia Buia.
E' vero, sono fortunato, nonostante tutto, nonostante non meriti i favori della dea. L'Angelo ha vinto e ha distrutto ogni cosa perché ogni cosa potesse rinascere. Però,
 
quant'è pesante l'amore della Fortuna!
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
[1] Cfr Capitolo XIV
   
 
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