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Autore: IppaR    14/05/2020    1 recensioni
"James Potter aveva il sonno pesante, e questo era un dato di fatto per tutti coloro che lo conoscevano. Certo, non quanto Remus nei giorni successivi alla luna piena, però, come soleva ghignargli Sirius dopo averlo spintonato giù dal letto del dormitorio quasi tutte le mattine, lui non aveva nessun problema peloso da poter utilizzare come scusa.
Tuttavia, quando la finestra di camera sua -ultimo piano, Godric’s Hollow 3- esplose, neanche lui riuscì a evitare di svegliarsi di soprassalto, confuso e con il cuore in gola."
*
Sesto anno dei Malandrini a Hogwarts. L'anno prima dell'inizio della guerra, con tutto ciò che porta con sé: l’avventura, l’amicizia, le scelte, la lotta, gli sbagli, la paura, il coraggio, l’amore. [Wolfstar e un po' di LilyxJames]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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War and Peace
Capitolo II - Choices

 

29 ottobre 1976

Sirius quella mattina aveva estremamente fame: la sera precedente James li aveva obbligati a una sessione straordinaria di allenamenti, e a causa di Gazza tornando non erano riusciti a sgraffignare niente dalle cucine. Così il Grifondoro non fu per nulla contento quando una copia della Gazzetta del profeta cadde sul tavolo, rovesciando la caraffa del succo di zucca sul cornish pasty che stava già pregustando. Alzando lo sguardo vide un bel gufo bruno volteggiare con grazia sopra di loro.

«JAMES, IL TUO GUFO L’HA FATTO ANCORA!»

«Sai che lo fa perché gli piaci» rispose l’amico affrettandosi a prendere il giornale,  rimasto asciutto grazie alle magie protettive poste su di esso.

«Immaginati se non gli piacessi cosa troveresti sul tavolo, Pad»

«Non farmici pensare Moony, non farmici pensare!»

Ridacchiando Remus si rivolse a James: «Allora Prongs, cosa c’è di nuovo? I tuoi ti mandano la Gazzetta solo se ci sono notizie importanti…»

Il ragazzo, che nel frattempo aveva assunto un’espressione corrucciata, appoggiò il giornale sul tavolo in modo tale che tutti e tre potessero vederla.

Il Ministro della magia Harold Minchum, che ricordiamo aver recentemente sostituito Eugenia Jenkins nel ruolo, afferma che verrano presi provvedimenti più severi verso chiunque pratichi le arti oscure. Harold Minchum è stato scelto per la sua radicalità, anche in vista delle rivolte purosangue che stanno dividendo il mondo magico. Ci chiediamo, però, se le rivolte non evidenzino la stanchezza per la segretezza che i maghi sono obbligati a vivere; è corretto che la razza superiore sia costretta a nascondersi? Ed è corretto che i Nati Babbani abbiano gli stessi diritti dei Purosangue o questo buonismo sta distruggendo la società magica?  Ne parliamo a pagina 4.
A pagina 2 l’intervista esclusiva al Ministro.


Con una smorfia disgustata Sirius girò la pagina e si trovò davanti alla foto in movimento di un uomo di mezza età, sarebbe risultato d’aspetto molto gradevole se non avesse avuto un’espressione estremamente dura e arcigna a stravolgergli i lineamenti.

«Gli Auror avranno molto più potere e una maggiore libertà di movimento. Per combattere l’oscurità è necessaria l’oscurità: abbiamo legittimato l’uso delle maledizioni senza perdono per interrogare o combattere i sospettati e aumentato il numero di dissennatori presenti ad Azkaban. Non sarà garantito nessun processo, non ne abbiamo il tempo, utilizzeremo tutti i mezzi e subito per evitare che la situazione peggiori. Chi è venuto prima di me non ha preso alcun provvedimento, pensando che le rivolte purosangue si sarebbero fermate da sole, e oggi noi tutti ne paghiamo il prezzo. Non ritengo che il mago che si fa chiamare Lord Voldemort sia un pericolo, ma la sua ascesa dimostra la nostra incompetenza. Io e il resto del ministero non tollereremo più. Inoltre abbiamo avviato un censimento di tutte le creature oscure, che dovranno essere marchiate e controllate per consentirci di seguirne gli spostamenti…»

Padfoot guardò prima James e poi Remus, tutti e tre avevano la stessa espressione incredula e sconcertata. Soltanto Wormtail, sorridente, sembrò trovare le parole.

«Ottimo no? Con il ministero alla massima potenza Voi-sapete-chi e i suoi tirapiedi finiranno ad Azkaban nel tempo impiegato da James per acchiappare un boccino!»

«Per Merlino, cosa stai dicendo Peter?!» gli ringhiò Sirius, furente, in risposta «l’oscurità si combatte con l’oscurità è la frase che direbbe un mangiamorte!»

O qualcuno della mia famiglia, pensò, ma non lo disse. Non era più sicuro che le due realtà fossero distinte.

«E poi, vi rendete conto? Siamo nel 1976 e ancora si parla di razze superiori e si richiedono censimenti…»

James parò con lo stesso nervosismo di Sirius, poi i due amici sembrarono rendersi conto di qualcosa e guardarono Remus con un’espressione allarmata.

«Dobbiamo andare a lezione, ragazzi» rispose lui.

Padfoot pensò che raramente aveva sentito la voce di Moony così stanca, forse era paragonabile soltanto a quando loro avevano scoperto del suo piccolo problema peloso e pensava che non sarebbero più stati amici. La sua rabbia aumentò esponenzialmente. Peter invece aveva l’aria persa, non era riuscito a capire a pieno quello scambio silenzioso e guardò James per trovare conforto, ma anche lui era livido di rabbia. Decise di assecondare l’unica frase che aveva realmente afferrato e rispose a Lupin.

«Sì, oggi abbiamo difesa contro le arti oscure!»

Mentre i quattro raggiunsero il primo piano l’atmosfera di tensione sembrava essere semplicemente aumentata; i pochi ragazzi che ricevevano la Gazzetta del profeta dovevano aver condiviso le informazioni con i compagni e, nel giro di qualche minuto, in tutta la scuola si parlava solo delle nuove misure del ministero. Qualcuno - con orrore dei Malandrini - discuteva anche della superiorità dei maghi. Nel tragitto James e Sirius avevano fatto levitare molte persone perché ritrattassero le loro affermazioni, Remus aveva inutilmente tentato di fermarli e così erano giunti davanti all’aula  con un notevole ritardo. Ad accoglierli, però, non c’era chi si sarebbero aspettati.

«Signori, sono lieto che abbiate deciso di unirvi a noi. Stavo giusto dicendo alla classe che oggi sarò io a farvi lezione. Volete prendere posto?»

«Sì, signore. Ci scusi per il ritardo, signore»

A Sirius per un istante sembrò che i penetranti occhi azzurri del preside ebbero un guizzo divertito nel notare l'inusuale formalità di James. Non sapeva bene come mai, ma sia lui che il suo migliore amico non avrebbero disobbedito a Silente per nulla al mondo. Lo rispettavano, lo ammiravano e ispirava loro una fiducia totale. Se a lui trasmetteva anche calma, James invece tendeva ad agitarsi come un bambino colto con le mani nel sacchetto di api frizzole.

«Andate pure a sedervi. Molto bene ragazzi, oggi vorrei provare insieme a voi un incantesimo, ma prima c’è qualcosa che vorrei dirvi»

Il preside non aveva bisogno di chiedere silenzio, lo otteneva naturalmente. Tutta la classe era come sospesa, in attesa delle sue parole.

«La magia non è né buona né cattiva, semplicemente è. Sono le nostre intenzioni e i nostri sentimenti a determinarla. Se si vuole causare dolore, qualsiasi incantesimo pronunciato sarà vicino alle arti oscure. Se vogliamo causare dolore noi siamo vicini alle arti oscure»

Sirius non era certo di aver capito. Silente stava dicendo che il ministero non avrebbe dovuto voler infliggere dolore o che a fin di bene quelle maledizioni erano scusabili? Cercò lo sguardo di Moony che di certo aveva capito, lui capiva sempre, ma lo vide così concentrato che non volle disturbarlo.

«Venendo a noi, l’incantesimo che vorrei insegnarvi oggi non è previsto dal programma di Hogwarts. Nel tempo è stato insegnato a qualche studente del settimo anno particolarmente dotato, ma che io sappia non è mai stato affrontato in aula. Dunque non dovete preoccuparvi, non sarà nel programma dei M.A.G.O. e vi assicuro altresì che richiederà un vostro allenamento personale perché riesca: è tra i più difficili che esistano. Oggi vedremo esclusivamente i fondamentali»

Il giovane Black era sicuro che se ci fosse stato un qualsiasi altro professore la classe sarebbe esplosa. Un incantesimo avanzato e non nel programma, perché poi?

Come se gli avesse letto nella mente Silente aggiunse: «ragazzi miei, viviamo in tempi incerti, è mio dovere fornirvi gli strumenti per allontanare le tenebre. Anche se spero con tutto il mio cuore che non vi tocchino mai. E che non vi tentino mai»

Il preside pronunciò le ultime parole quasi perdendole dentro una profondità antica che sapeva di rammarico e tristezza. O almeno, così parve a Sirius. In seguito pensò di esserselo immaginato, poiché quando provò a guardare meglio negli occhi di Silente vide la consueta espressione gioviale e nulla più. Padfoot poté percepire fisicamente l'impazienza di James che gli fremeva accanto. Anche lui si sentiva irrequieto: avrebbe voluto chiedere molto altro ma sapeva che il mago non avrebbe aggiunto niente. E poi quello bravo con le parole era Moony, lui era più un tipo da incantesimi.  Ghignó al pensiero che gli si prospettasse pane per i suoi denti, finalmente.

«La formula è expecto patronum. Le lettere vanno scandite bene e la bacchetta deve muoversi fluidamente creando prima un triangolo e poi la punta di una freccia. Soprattutto, però, dovrete concentrarvi su un ricordo felice. Intensamente e profondamente. Se lo fate, quello che accadrà sarà questo»

Silente pronunciò la formula scandendola chiaramente e poi mosse la bacchetta con eleganza. Dalla punta di quest'ultima uscì un flusso di vapore argenteo che quasi istantaneamente assunse i contorni di una maestosa fenice. Dalla classe si levò un coro ammirato che imbarazzò il preside. 

«Suvvia, suvvia. Quello che vedete è un patronus. Ognuno ha il suo, personalissimo. Si tratta di un guardiano, è l'essenza della felicità che l'ha creato e può scacciare le tenebre. Per esempio è estremamente utile contro i dissennatori»

Dal tono usato Sirius capì che al loro preside le guardie di Azkaban non dovevano piacere poi molto, e non poté biasimarlo. Quando era più piccolo Wilburga minacciava sempre di spedirlo dai dissennatori se non avesse onorato la famiglia, per lui erano stati un incubo ricorrente durante l’infanzia. Li immaginava come può immaginarli un bambino che non ne ha mai visto uno, sognava occhi rossi e lingue da serpente pronte a rubargli l’anima. Con il passare degli anni arrivarono mostri più concreti e più vicini, che non aveva bisogno di immaginare, e i dissennatori diventarono echi lontani di orribili ricordi.

«Bene, ho parlato per troppo tempo. Ora tocca a voi, in piedi signori!»

Con un fluido movimento della bacchetta Silente spostò le sedie e i banchi, che andarono a impilarsi con ordine vicino alle pareti. La sua sedia gli fece un mezzo inchino. James espresse perfettamente i pensieri di tutti i presenti urlando un sonoro «per la barba di Merlino!»

L'ora successiva però fu molto meno entusiasmante, per quanto si sforzassero nessuno di loro riuscì a far uscire nulla dalla bacchetta.

Sirius si ritrovò a pensare alle partite di Quidditch con Prongs a casa Potter, a quando Fleamont e Euphemia gli avevano detto che per loro era un figlio, alle notti di luna piena in cui scorrazzava con i suoi amici, all'euforia provata insieme a James dopo aver finito la mappa del malandrino, alla sensazione di libertà che essere Padfoot gli regalava, a quella volta in cui lui e Moony fecero indigestione di cioccolata, a come l'amico lo aveva abbracciato appena si erano rivisti quell'estate... Remus non lo aveva mai stretto così forte, e Sirius si era sentito tenuto.

James era il suo porto sicuro, il suo compagno di viaggio, il suo migliore amico, suo fratello, il sangue e la famiglia che aveva e che avrebbe sempre scelto. Non credeva di poter esistere, senza James. Come si esiste senza pelle, senza mani, senza occhi?

Prongs era il dannato perno che teneva insieme la sua vita, e la illuminava di quell'allegria solo sua.

James sapeva abbracciarlo.

Moony invece era più il riflesso che ti rimanda lo specchio. Non quello che vuoi ma quello che sei. Era quel libro che avresti letto tutta notte, o forse, addirittura, la storia che avresti voluto scrivere. E se senza James non c'era vita, senza Remus non c'era comprensione. Sirius pensò che la sua stessa fottuta anima dovesse avere la forma di Lupin.

Remus sapeva tenerlo.

E tutto il resto scivolò via. Persino la sua famiglia scivolò via. Riuscì solo a pensare alla fortuna sfacciata che aveva nell'essere amato così profondamente dalle anime più pure che avesse mai conosciuto. E si sentì così pieno che qualcosa traboccò da lui. Vide la bacchetta sprigionare del vapore argenteo, che però duro solo qualche secondo prima di spegnersi. Alzando gli occhi notò Silente sorridere. L'incantesimo era andato male, non era neanche venuto, ma ebbe voglia di replicare a quel sorriso. E lo fece.

La campanella suonò, Silente congedò la classe e James gli si accostò felice.

«Grande Padfoot! A nessun altro è venuto niente, come diamine hai fatto?»

«Prongs, è il talento innato che scorre nelle mie vene»

Remus e Minus li raggiunsero sulla soglia della porta appena in tempo per sentire.

«Fondamentalmente bisogna avere il cervello vuoto per riuscirci, adesso capisco»

«Moony sei solo invidioso! Dillo che vuoi levitare anche tu, eh?»

La voce di Silente arrivò prontamente.

«Signor Lupin, mi permetta due parole»

L’espressione allegra di Remus si gelò, poi il ragazzo spari dentro l'aula chiudendosi la porta alle spalle. Sirius guardò James e Peter, annuirono entrambi. Senza dirsi niente accostarono tutti e tre l'orecchio e cercarono di sentire la conversazione.

«Possono seguirla anche i suoi amici, mi sembrano molto interessati. Su ragazzi miei, entrate»

I malandrini, due dei quali stranamente rossi in viso, raggiunsero un sollevato Remus. Erano fatti così loro quattro, preferivano affrontare l'ignoto - e anche il noto - insieme. Silente non sembrava per nulla arrabbiato o infastidito, anzi aveva in viso un'espressione amichevole che rasserenò tutti.

«Avete letto la Gazzetta del  profeta di oggi?»

«Sì, signore»

Moony rispose e Silente annuì. Diventò improvvisamente più serio.

«Cosa ne pensate?»

Dopo qualche istante di silenzio e di sorpresa James prese la parola.

«Non mi piace, non ci piace. Cosa significano tutte quelle parole sulla purezza di sangue? Per Merlino, nel Medioevo cercavano di mettere al rogo le streghe e oggi noi vogliamo fare lo stesso, seppur metaforicamente, con i babbani? La mamma di Remus è babbana e ogni volta inventa cose che ci sorprendono! Tipo il tetris o il pelegrono. Con il pelegrono comunicano molto più velocemente di quanto non si faccia con i gufi! Senza usare la magia i babbani hanno inventato un mondo intero. È davvero un dono fortunoso che ci può classificare come migliori?»

Prongs si fermò un istante per riprendere fiato. Stava pensando a quello che avrebbe voluto dire, a come dirlo.

«E poi... la migliore studentessa del nostro anno è nata babbana...» James arrossì, poi spostò lo sguardo su Lupin «e il miglior studente è babbano per metà, mi sembra che la figura degli stupidi la stiamo facendo soltanto noi maghi, con le nostre idee ridicole che nascondono la paura del diverso»

Sirius sentì il cane dentro di lui ruggire d'orgoglio per le parole dell'amico. Vide Remus con gli occhi lucidi e Silente sorridere ampiamente. Il preside però rimase in silenzio, come in attesa di qualcosa. Non aveva idea di come ma sapeva di essere lui quel qualcosa. Aveva bisogno di esprimere quello che pensava, di avere un confronto, di capire il discorso fatto a lezione e di urlare addosso a qualcuno la rabbia che da quella mattina lo teneva incastrato.

«Cosa intendeva prima, professore?»

I tre amici lo guardarono con aria interrogativa, Silente no. Cercò di spiegarsi meglio.

«Sa, con la storia delle intenzioni e della magia che è»

«Sono le nostre scelte a dimostrare chi siamo veramente, ragazzo mio, solo quelle. Non ciò dietro cui le nascondiamo, quello che diciamo o la potenza magica che abbiamo. O per meglio citare il signor Potter: i doni fortunosi. Sono solo le nostre scelte. Ma voi quattro ne sapete qualcosa, mi pare»

Gli occhi di Silente sembravano leggergli l'anima. Sirius per un attimo si sentì quasi sopraffatto, non era abituato a un contatto così intimo al di fuori della sua cerchia di amici. Alla fine decise che gli piaceva non dover usare troppe parole per ricevere comprensione. Un po' come con Remus.

«Non mi piace la direzione che sta prendendo il ministero. Parlano come la mia famiglia, signore. Non sono diversi da quelli che stanno combattendo. O da chi odia i babbani»

«La penso come te, Sirius. E questo ci fa arrivare al motivo per cui vi ho sottratto tutto questo tempo»

Silente si rivolse a Remus e assunse dei lineamenti grevi.

«Alla tua famiglia e a Hogwarts è arrivata la lettera di convocazione da parte del ministero per sottoporti al marchio»

Eccola, di nuovo, la rabbia.

«Lo immaginavo, professore»

«Non ci andrai»

Sirius si girò verso James che scosse la testa e lanciò un’occhiata interrogativa a Peter, che a sua volta guardò Remus sperando che almeno lui ci avesse capito qualcosa. A Padfoot venne da ridere nel constatare come tutti e quattro avessero la stessa espressione confusa che Prongs aveva avuto la prima volta che Hope Lupin gli aveva messo in mano quel “pelegrono" - era sicuro non si chiamasse così - di cui aveva parlato.

«Scusi, signore, non credo di aver capito bene. Può ripetere?»

«Non ci andrai, Remus. Il ministero non ha autorità sulla scuola, e finché ci sarò io nessuno studente di Hogwarts subirà violazioni ingiustificate!»

Silente si alzò in piedi ed emanò autorità, maestosità e potenza. Aveva l'aria decisa di chi con un colpo di bacchetta avrebbe potuto radere al suolo mezza città. Sirius capì perché al ministero non volevano inimicarselo.

«Purtroppo temo che sarebbe meglio se restassi al castello durante le vacanze natalizie, ma provvederò a invitare i tuoi genitori per il banchetto»

«Signore, ma io sono un lupo mannaro. Sono oscurità. Sono un pericolo. Forse dovrei presentarmi al censimento»

Certe volte Remus gli faceva venire voglia di prenderlo a pugni.

«Scelte, ragazzo mio. Sono le nostre scelte. Anche Sirius è un Black, eppure non mi sembra che stia sposando la causa di famiglia»

Silente gli fece l'occhiolino e Padfoot ebbe voglia di abbracciarlo. Lo fece James al posto suo, sorprendendo il preside e facendo ridere tutti loro.

«Ora, ragazzi miei, permettete che questo povero vecchio vi rubi soltanto un altro minuto»

I malandrini annuirono, in attesa.

«Toglierò cinque punti a ognuno di voi -dieci per lei, signor Lupin, è un prefetto! - per aver fatto levitare le persone nei corridoi. Spero che la chiacchierata di oggi vi ricordi che ci sono modi e modi per essere e per fare. Una buona causa non avvalora certi metodi. E io tollero in maniera limitata. Sono stato chiaro?»

«Sì, signore»

«Bene, bene. Liberi di andare! Ci vediamo a pranzo»

James li stordì per tutto il tragitto verso il dormitorio ripetendo in cento modi diversi quanto Silente fosse un mito. Remus e Peter ridevano e lui, nonostante i venticinque punti persi, non si era mai sentito così leggero.

 

 

 

 

3 novembre 1976

«BUON COMPLEANNO PADDY»

Sirius pensava di essere preparato a tutto, ma sentire le voci dei suoi amici amplificate dall’incanto sonorus, alle sette di mattina, non rientrava nella lista di cose per cui era pronto.

«Mattina. Troppo mattina» bofonchiò.

«Pad, sembri Prongs» gli rispose Peter con una risata.

«Perchè stai usando il mio nome come insulto, Wormtail?»

Remus si avvicino al letto del festeggiato e gli parlò piano, nell’orecchio, fingendo di stare svegliandolo.

«James ha organizzato una festa per questa sera. Fingiti incredulo e sappi che mi aspetto della cioccolata come ringraziamento»

Gli fece l’occhiolino e tornò vicino agli altri. Sirius fu molto sollevato, amava fare delle sorprese ma odiava riceverle. Non è che lo imbarazzassero, niente probabilmente poteva imbarazzarlo, semplicemente non gli piaceva non avere il pieno controllo. Tutto ciò che gli sfuggiva lo faceva sentire vulnerabile e lui, molto tempo prima, si era detto che non lo sarebbe stato mai più. Scattò in piedi con eleganza e andò a farsi la doccia. Era certo che i suoi amici avessero iniziato a confabulare non appena lo avevano visto chiudere la porta.

A colazione Prongs utilizzò nuovamente l’incanto sonorus per avvisare tutta la sala grande che era il compleanno di Sirius. La McGranitt lo fermò prontamente, furiosa, ma non abbastanza da evitare che qualsiasi essere all’interno di Hogwarts lo sentisse. Il risultato fu che una moltitudine di ragazze utilizzarono la scusa degli auguri per parlare con Sirius nel tentativo di farsi invitare fuori.

«Come sei crudele Paddy, non ne porti in giro neanche una?»

«Se vuoi invito la Evans, Jamie»

«Non dirlo neanche per scherzo, cagnaccio che non sei altro!»

Non è che Sirius non apprezzasse le ragazze. Anzi, si era divertito molto tra il quarto e il quinto anno - Moony gli rinfacciava ancora che per metà del tempo non erano potuti entrare nel loro dormitorio - ma dopo un po’ aveva capito che non erano la sua priorità, non aveva voglia di impegnarsi e di stare dietro alle regole di qualcuna. Men che meno di togliere del tempo al suo stare con i malandrini. Ci sarebbe stato spazio per fare il serio, un altro tempo, dopo, ma a diciassette anni preferiva la libertà e godersi i suoi migliori amici.

«La Evans vorrebbe dirvi che vi sente e che non c’è problema, tanto non uscirà mai con nessuno dei due!»

La voce di Lily li raggiunse da dietro le loro spalle. Pensavano avesse già finito di fare colazione,  di solito era molto mattiniera, invece evidentemente quel giorno aveva tardato. Padfoot notò che non sembrava eccessivamente irritata, se non avesse mantenuto quell’aria fredda avrebbe potuto giurare che una parte di lei era divertita. Quasi.

«Evans, non puoi spezzarmi il cuore in un giorno così speciale. Oggi Sirius compie diciassette anni, dobbiamo festeggiare!»

«Oh, auguri Black»

«Grazie Evans»

Lily fece per sedersi al tavolo, vicino a Mary e Marlene, quando James s’illuminò.

«Evans, un attimo. Posso chiederti un cosa? In privato»

La Grifondoro roteò gli occhi ma lo seguì poco lontano dal tavolo.

«Emh, facciamo una festa per Sirius questa sera»

«Potter, ti ricordo che sono un prefetto!»

«Sì, no, cioè, lo so. Non faremo casino in sala comune, c’è un altro posto. Al settimo piano»

«Non ti salva dai guai il fatto di festeggiare fuori dalla sala comune. Non capisco come Remus possa permettervelo!»

«Merlino Evans, ti prego, non partire così prevenuta! Non abbiamo intenzione di combinare guai, sarà un ritrovo veramente in piccolo solo con i Grifondoro del nostro anno. Sirius ne ha passate tante» James fece finta di non notare la smorfia di Lily a quell’affermazione «e questo traguardo segna la libertà per lui. Vogliamo solo esserci, celebrarlo. Il mondo sta andando a rotoli, Evans, è bene tuffarsi a pieno nelle occasioni di gioia!»

Prongs era molto soddisfatto del suo discorso, pensava che avrebbe fatto effetto, ma l’espressione della ragazza rimase inequivocabile.

«Ci si può tuffare nelle occasioni di gioia anche senza infrangere tutte le regole della scuola per ubriacarsi tristemente in una stanza al settimo piano, Potter»

L’espressione di James si fece estremamente triste e ferita.

«No… noi non…io…solo… volevo semplicemente invitarti, ecco. Se vuoi passare, ci farebbe piacere. Possono venire anche Mary e Marlene, ovviamente, cioè, penso verranno, l'ho già detto alla squadra...»

Lily annuì freddamente e tornò al tavolo. James venne raggiunto dagli altri malandrini. Sirius e Remus gli misero una mano sulla spalla e Peter gli offrì uno zuccotto di zucca: non serviva dirsi niente. Dopo qualche istante e un grosso respiro Prongs fece un gran sorriso e chiese a Sirius di seguirlo.

«Ci vediamo a lezione»

Moony e Wormtail annuirono e Padfoot lo seguì fino in sala comune, un po’ confuso. James gli chiese di aspettarlo lì e fece un salto nel dormitorio, tornò velocemente con un pacchetto di medie dimensioni, avvolto in una carta bianca. Sirius lo scartò e si trovò davanti a un piccolo specchio quadrato, che però non gli rimandò indietro il suo volto. Non voleva ferire l’altro, così fece finta di niente.

«Emh, grazie Prongs, molto bello! Sai quanto io ami specchiarmi…»

James rise fragorosamente.

«Sei il bugiardo peggiore della storia Pad! Ti faccio vedere come funziona. Aspetta qui»

Il suo migliore amico tornò nel dormitorio. Ad un tratto sentì la voce di James chiamarlo, ma non proveniva da sopra quanto… dallo specchio? Sirius lo sollevò e vide il volto di Prongs ammiccare.

«Sono specchi gemelli, basterà che io ti chiami o che tu mi chiami e verremo messi in contatto. Non importa quanto distanti saremo, quella distanza verrà sempre annullata»

«È il tuo modo per dirmi che non puoi vivere senza di me?»  ironizzò Sirius, per scacciare la commozione che lo aveva pervaso.

«È il mio modo per dirti che ci sarò sempre, Pad»


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Note dell’autrice:

Ciao bbbbbelli!
Aggiorno oggi anziché sabato poiché per due giorni sarò senza internet.
In realtà c’è poco da dire su questo capitolo, se non che è uno di quelli che ho preferito scrivere, quindi spero vi sia piaciuto leggerlo almeno la metà di quanto è piaciuto a me batterlo a pc. :)
Ho un po’ l’angoscia di non aver reso Silente - personaggio che io AMO alla follia, anche se so essere molto controverso nel fandom - proprio per com’è: ha parlato molto più di quanto non avrebbe fatto un Silente pienamente nel personaggio, ma sarebbe stato troppo macchinoso fare altrimenti. Inoltre si sta avvicinando l’ascesa totale di Voldemort e Albus è intelligente, lo sa, vuole preparare i suoi ragazzi. Più che prepararli, forse, renderli più consapevoli. In grado di scegliere.

 

Non giudicate troppo Lily, invece. Mi rendo conto che possa sembrare un po’ antipatica ma la sua reazione è perfettamente normale: considera 2\4 dei malandrini degli spacconi, per giunta è un prefetto e James da buon genio le butta lì così che infrangeranno le regole, ci sta che non la prenda bene. E poi per conoscersi serve tempo.

E niente, capitolo cruciale e molto brotp (James è proprio l'amico che tutti vorrebbero!), nel prossimo si riparte dal compleanno e vedremo il regalo di Lupin.

Come sempre sono felice se mi date dei feed.

Buon week end!
Fra

  
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