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Autore: 1Beatris_    14/05/2020    1 recensioni
Ah, l'adolescenza. Il periodo più confuso nella vita di una persona, quegli anni in cui le emozioni sono un unico turbinare confuso di sensazioni ancora più confuse all'interno della nostra mente.
Scorpius Malfoy è sempre stato tutt'altro che confuso, ha sempre avuto ben chiaro in mente ciò che desiderava, che si trattasse di scegliere cosa mangiare o cosa indossare, o dove andare in viaggio, lui ha sempre saputo cosa rispondere, e non si è mai pentito di una decisione presa.
Ma quando si tratta di scegliere la persona che vuole avere al suo fianco... beh, lì diventa più complicato: sente di amare più di una persona, di aver bisogno di tutte loro per essere veramente felice. Ma così non va bene, e nel contesto di una Hogwarts in cui ormai la pace e la concordia regnano sovrane ( all'incirca), deve trovare un modo per sbrogliare la matassa di sentimenti confusi e compiere l'ennesima, importante scelta perfetta.
Che il divertimento abbia inizio.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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-Capitolo 4-
Yes, no, maybe so


"Vattene via, pezzente! Non voglio serpenti molestatori nella mia Sala Comune!"

"Ma io voglio solo parlare con una-"

"Vattene via ti ho detto! Prima che mi metta ad urlare!"

Scorpius sospirò di frustrazione.

"Dannazione!"

Albus l'aveva mandato ad accertarsi che Rose non rivelasse all'intero castello quello che aveva visto al Lago. Se non ci fosse stata in gioco la sua reputazione, col cavolo che si sarebbe andato a ficcare nel regno dell'idiozia. Purtroppo, però, Rose Weasley ne era la regina, ed evidentemente non le piaceva abbandonare il proprio trono.

In ogni caso non capiva che problemi avesse la Signora Grassa con lui: anche Albus era un Serpeverde, eppure faceva avanti e indietro dalla Sala Comune di Grifondoro come se niente fosse.

Scorpius decise di cambiare approccio. Con la voce più calda e rassicurante che riuscì a trovare, guardando il quadro negli occhi, esordì:

"Mi guardi"

"Ti guardo, e vedo un por-"

"No no, mi guardi veramente" si affrettò ad interromperla. " Guardi i miei occhi. Vede qualcosa di male? Qualcosa oltre il desiderio di parlare con un'amica?"

Masticò l'ultima parola come se fosse qualcosa di particolarmente schifoso. Sperò non si fosse notato. 

La donna nel dipinto incrociò le braccia, indurendo ancor di più lo sguardo.

"Sai cosa vedo nei tuoi occhi?"

Scorpius scosse la testa.

" Il figlio di un Mangiamorte,ecco cosa vedo. Perciò no, non ti lascerò passare, mai e poi mai. Tu e la tua famiglia avete già fatto abbastanza danni ai miei Grifondoro e al mio castello. Non ti farei entrare nemmeno se avessi la parola d'ordine."

In quel momento il mondo del Serpeverde si fermò, gonfiandogli la mente di pensieri turbinanti e gli occhi di lacrime. Voleva piangere.

Così era quello il motivo per cui Albus, Albus Potter, poteva, mentre Scorpius Malfoy no.

Era sempre stato così, sin da piccolo. Per quanto i suoi genitori cercassero di non farglielo capire, mascherando con ogni tipo di bugie il disgusto che gli altri provavano nei loro confronti, lui non era stupido: aveva capito che se non andavano mai a mangiare fuori non era perché sua madre era schizzinosa, e presto aveva compreso il rapporto che c'era tra il serpente tatuato sul braccio di suo padre e i serpenti decapitati che a volte venivano disegnati sul muro di cinta di Malfoy Manor.

E anche ad Hogwarts, dopo più di cinque anni, per quanto cercasse di non farci caso, la gente mormorava, lo indicava, se ne andava quando lui arrivava, oppure gli passava vicino guardandolo dall'alto in basso, come se loro avessero più diritto di stare lì rispetto a lui.

Come se fosse stato Lord Voldemort in persona.

Ma quel branco di ragazzini viziati e idioti non sapeva nulla. Vedevano tutto in bianco e nero, senza neanche pensare che potrebbero esserci delle sfumature, in mezzo. Perché Scorpius era questo, una sfumatura di grigio, frettolosamente catalogata come 'nero' dagli altri, perché troppo pigri per rendersi conto del bianco che lo caratterizzava, per capire e dare un nome a qualcosa di nuovo e diverso.

Ed i quadri evidentemente non erano da meno.

Voltò le spalle all'espressione determinata e crudele della Signora Grassa, con la mente ridotta ad un turbinare oscuro e inarrestabile.

Nel farlo si ritrovò davanti l'ultima persona sulla terra che avrebbe voluto vedere in quel momento.

"Lily" sentenziò, con una nota di profonda ironia nel tono di voce. "Cosa ci fai qui?"

La ragazza sollevò un sopracciglio davanti all'inquietante sorriso del suo ex. 

"Potrei farti la stessa domanda."

Una parte molto remota della mente di Scorpius ammise che, in effetti, era più strano vedere lui davanti alla Sala di Grifondoro, piuttosto che una Potter, ma i pensieri del ragazzo erano indirizzati tutti su un unico concetto, sulla rivelazione che aveva appena avuto.

Avrebbe quasi voluto dirglielo, urlarglielo, che aveva capito. Che era chiaro il motivo per cui Lily l'aveva lasciato, che tutte le stronzate che gli aveva spacciato come scuse non erano nient'altro se non, appunto, scuse. Bugie per mascherare la verità, ovvero che si vergognava di stare con il figlio di un ex Mangiamorte, di cui forse aveva addirittura paura. 

La sua famiglia non l'avrebbe mai accettato, ecco perché aveva insistito nel mantenere segreta la loro relazione.

Ora che ci pensava, probabilmente, mettersi con lui era stato un semplice atto di ribellione, il modo che una Potter secchiona come Lily aveva trovato per ricordare a sé stessa che era ancora in grado di fare qualche 'pazzia', ogni tanto. Lei non aveva mai provato niente di sincero nei suoi confronti.

Tuttavia tutto ciò che fece fu alzare le spalle con noncuranza, ficcandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre sentiva la porta dietro di lui aprirsi.

Ne uscì Rose Weasley che, quando si accorse della scena davanti a cui si trovava, arrossì vistosamente.

"Scusate ragazzi, se volete limonare o altro me ne vado subito"

Il ghigno di Scorpius si ampliò, nel notare che la Grifondoro, al posto dell'uniforme, indossava un paio di jeans e una maglietta verde. Verde Serpeverde, ironico. Scorpius si sentì vagamente infastidito da quel particolare.

Con quello che ritenne un tono conciliante la fermò:

"No Rose, tranquilla, me ne stavo giusto andando. Immagino che tu voglia parlare con tua cugina"

La Grifondoro lo guardò come se Pix le avesse appena fatto i complimenti per i suoi capelli e chiesto quale shampoo usasse. Non le sfuggì lo sguardo del biondo, che sembrava sfidarla a spifferare a Lily che il suo ex e suo fratello la stalkeravano. Quasi lo speravano.

Infatti a Scorpius non importava più ciò che la Corvonero pensava di lui, non in quel momento. Non gli importava più di nessuno. L'unica cosa che avrebbe voluto fare ora come ora era ferire, fare del male a chiunque capitasse, così come gliene avevano fatto a lui per tutta la vita, e continuavano a fargliene, senza ritegno.

Rose portò lo sguardo, enigmatico, sulla cugina, scuotendo la testa con decisione. Non li avrebbe traditi. Non doveva assolutamente nulla a Lily, semmai era lei che si era comportata male nei suoi confronti.

"Non ho niente da dirle" disse. "Devo andare"

Lily pensò quasi di fermarla, in fondo stava andando nella sua sala comune per parlare con lei. Ma poi lasciò perdere, in quel momento non si sentiva a suo agio. 

Lanciò un'occhiata a Scorpius, che stava fissando, duro come una roccia, la schiena di Rose. 

Non vorrei essere lei quando le lancia quegli sguardi, pensò con un tremito. Gli occhi di Scorpius a volte la mettevano a disagio, non riusciva quasi mai a decifrarli. Quando guardava Rose, però, in essi riusciva a scorgere la rabbia, rabbia cieca. E facevano paura.

Il Serpeverde congedò Lily con una scrollata di spalle, percorrendo il corridoio sulle tracce di Rose. Doveva capire cos'aveva in mente.

Quando l'ebbe raggiunta, un paio di corridoi dopo, si fermò ad un metro da lei, esclamando con voce dura: 

"A che gioco stai giocando, Weasley?"

Quella faccenda gli puzzava.

Rose si fermò, per poi voltarsi con un sorrisetto sulle labbra e l'aria sorpresa.

"Cosa intendi?" domandò con fare innocente.

"Non fare la stupida, per una volta. Cosa stai architettando? Perché non hai detto tutto a tua cugina?"

Il sorriso di Rose si  fece un po'  meno spensierato.

"Non sto architettando niente. Albus è il mio migliore amico" affermò con fare ovvio." E inoltre diciamo che ho... una faccenda in sospeso con Lily."

Scorpius continuò a guardarla dubbioso. Non gli sembrava tutto, non abbastanza.

"Questo è tutto". Aggiunse poi con tono da maestrina: "Sai, a volte dare fastidio a te non è la mia priorità. Ma se il tuo ego ti impedisce di crederci, non è un problema mio. Ammazzati pure di seghe mentali", aggiunse con una risatina.

Scorpius le lanciò un'occhiata penetrante, nel tentativo di vedere con la sola forza del pensiero cosa si stesse muovendo sotto quella vistosa capigliatura rossastra. Quando gli fu chiaro che non ci sarebbe riuscito e sostenere il suo sguardo stava diventando difficile, le voltò le spalle con uno sbuffo, rimuginando sulle sue parole e, se possibile, ancora più arrabbiato di prima.

"Comunque non mi chiamo Weasley".

Il ragazzo si fermò, senza voltarsi.

Che problemi ha questa ragazza?

"Ah no? E come ti chiami allora?" domandò ironico.

Ameba? Essere Sottosviluppato? Grifondoro Manipolatrice? Rossa Scema?

"Jean. Mi chiamo Rose Jean, non Weasley. Ma non dirlo a nessuno, è un nome troppo da brava ragazza."

***

"Nott, mi prendi per il culo?

Il suddetto Nott ghignò. Ghignò nel tentativo di calmarsi, perché in realtà avrebbe voluto prendere Al e staccargli la testa a morsi. 

"Ti piacerebbe, Potter"

L'altro lo guardò sgranando gli occhi, iniziando a fare avanti e indietro nella piccola aula dei sotterranei.

"Se mi piacerebbe? Se mi piacerebbe? Certo che mi piacerebbe, porco Silente!" Si interruppe per prendere fiato. Si rendeva conto di avere la voce simile ad un castrato, e cercò di calmarsi. Nel tono più ragionevole che riuscì a mettere insieme, scandì: "Ti rendi conto di cosa mi stai dicendo, Sebastian?"

Nott lo guardò di traverso, doppiamente irritato per la citazione del suo - orribile- nome di battesimo. Certamente si era aspettato una certa incredulità da parte di Albus, ma ormai erano dieci minuti buoni che cercava di comunicare quel semplice concetto all'amico, e lui non aveva ancora smesso di sclerare.

"Sì, me ne rendo perfettamente conto" ringhiò a denti stretti, "E tu, Al?"

"E i tuoi genitori non lo sanno?"

"No, nessuno lo sa", affermò per la decima volta.

"Mi stai prendendo per il-"

"NO, CAZZO, NON TI STO PRENDENDO PER IL CULO!" Nott ne aveva abbastanza, la sua pazienza aveva un limite- un limite molto sottile- e Albus ne aveva già ampiamente abusato. Se non avesse avuto bisogno di lui l'avrebbe già schiantato, legato nudo e rinchiuso nell'armadio alle sue spalle, e chi s'è visto s'è visto. Ma, purtroppo, c'era un ma.

"Ti è tanto difficile da capire? Dio, mio padre mi ha sempre detto che i Potter sono degli idioti, ma non pensavo fino a questo punto", si fermò, temendo di aver detto un po' troppo.

Ricordati, Sebastian, hai bisogno di averlo dalla tua parte.

Stava quasi pensando di scusarsi e ritirare tutto, anche se sarebbe andato contro tutti i suoi principi, ma fortunatamente Albus gli tolse il disturbo. 

"Ma io come faccio a sapere che è vero, e non è uno dei tuoi orribili scherzi?" Mentre parlava la voce gli era tornata alla solita calma. Anche gli occhi avevano abbandonato la scintilla della pazzia per lasciar spazio al solito sguardo calcolatore.

Nott gli rivolse un sorriso sghembo. "Bastava chiedere prima"

Detto questo iniziò a sbottonarsi la camicia, vagamente consapevole dello sguardo di Al che seguiva i suoi movimenti.

È proprio un gay di merda...

Una volta che l'amico si fu spogliato, Albus inspirò bruscamente. Non aveva mai visto niente del genere in vita sua.

"Ma è... enorme"

Nott gli lanciò uno sguardo ironico, ma l'altro non ci fece caso: era troppo impegnato ad osservare a bocca aperta la ferita rossastra che spiccava sul fianco destro dell'amico, chiara ed evidente come un cartello al neon sulla pelle pallida di Sebastian. Un cartello al neon che recitava 'Sono un lupo mannaro'.

Albus provò, per un attimo, l'impulso di scappare. Lontano. Molto lontano. 

"Allora, ti sembra abbastanza reale?"

Albus scosse il capo, pensieroso, senza riuscire a staccare lo sguardo dalla ferita.

"Perché non lo dici alla McGranitt? O ai tuoi..."

"Perché cambierebbe tutto, e non voglio"

Albus lo guardava un po' come faceva sua madre quando da piccolo gli spiegava che infilarsi una bacchetta magica nel naso non era una buona idea.

"Ma è illegale. Preparare la pozione antilupo senza autorizzazione del Ministero è illegale!"

Nott sollevò un sopracciglio. "Scusa ma quante cose illegali ha fatto tuo padre quando era a Hogwarts?"

Albus distolse per la prima volta gli occhi dalla ferita, per lanciare un'occhiataccia all'amico.

"Mio padre era un fottutissimo Grifondoro. Nel caso ti fosse sfuggito, io sono un Serpeverde" disse con un gesto eloquente verso la cravatta che portava praticamente slacciata. "E ciò significa che l'autoconservazione viene prima di tutto. Senza contare che mio padre ha fatto ciò che ha fatto per..."

S'interruppe, mordendosi la lingua. Non avrebbe dovuto dire quello, non era giusto. Ma ormai l'aveva fatto- quasi- e Nott aveva capito perfettamente. I suoi occhi lampeggiarono come carboni ardenti.

"Quindi aiutare un amico non è un motivo abbastanza nobile? O forse non lo è, quando l'amico in questione è figlio di un ex Mangiamorte?"

Albus avrebbe voluto sotterrarsi. Senza contare che l'espressione sul viso di Nott iniziava a fargli paura. Gli sembrava più che mai simile a quella di un lupo in procinto di attaccare; non arrabbiata, o furiosa, semplicemente letale.

"Non è questo quello che volevo-"

"Oh sì, credo proprio che fosse questo quello che volevi dire"

Adesso Albus iniziava ad arrabbiarsi.

"No, non è vero"

"Invece sì. Mi disprezzi, vero? Tu e tutta la-"

"Stupeficium!"

Anche la pazienza di Al aveva un limite. Prima ancora che potesse pensare a quello che stava facendo - o forse dopo averci pensato a lungo, in un angolino della sua mente- aveva estratto la bacchetta e l'aveva Schiantato, mandandolo a sbattere contro la parete alle sue spalle. Quando il corpo di Nott era caduto a terra con un tonfo, alcune nuvolette di polvere si erano alzate intorno a lui. Al si diresse verso l'amico, storcendo il naso nel tentativo di non starnutire. 

Lo guardò dall'alto in basso, puntandogli la bacchetta alla fronte quando gli sembrò che stesse per rialzarsi. Sebastian era semplicemente troppo sorpreso per parlare o muoversi, ma Al sapeva che la sorpresa non sarebbe durata molto a lungo. Anni di convivenza con Ginny e James Potter gli avevano insegnato molte cose.

"Ho detto che non è quello che intendevo", scandì parola per parola, come a volerle scolpire della mente dell'amico. "Ma si può sapere come pensi di affrontare tutto questo da solo?"

Nott scrollò le spalle. "Se tu mi aiuterai, io non sarò più da solo. È questo il punto."

Aveva pronunciato quelle parole come se nulla fosse, ma Al ne rimase colpito come se l'amico gli avesse urlato nell'orecchio.  

Era abituato ad elargire decine e decine di favori ai vari membri del clan Weasley-Potter - non senza un compenso, ovviamente-, ma nessuno gli aveva mai chiesto aiuto per una questione così grande, così delicata. Nessuno si era mai fidato così tanto di lui, nemmeno Scorpius. Forse perché era un Serpeverde, e la gente non tendeva a fidarsi dei Serpeverde.

In quel momento Albus decise che avrebbe aiutato l'amico, anche se andava contro la legge - contro un sacco di leggi, in realtà. Aveva la sua occasione di dimostrare di poter essere leale e coraggioso proprio come suo padre e la sua famiglia.

Con una smorfia abbassò la bacchetta, e prima che potesse tendere la mano per aiutare Nott ad alzarsi lui era già in piedi, scuotendo via la polvere dai pantaloni.

"Okay, ti aiuto. Domani mi procuro gli ingredienti per la pozione, sperando di non destare sospetti. Per i mesi prossimi ci organizziamo meglio"

Sebastian gli rivolse quello che, sotto tutto quel compiaciuto trionfo, poteva sembrare un sorriso.

"Ottimo"

Non gli avrebbe detto 'grazie', non ancora. Prima bisognava vedere come se la cavava nel gestire la faccenda.

Al annuì, pensieroso.

"Posso almeno sapere come ... è successo?", domandò, lo sguardo allusivo posato sul fianco destro dell'amico.

Sebastian ridacchiò brevemente.

"Tu non fare domande, e io non ti dirò bugie, piccolo Potter."

Il piccolo Potter alzò gli occhi al cielo, ma decise di insistere. Comunque, non si era aspettato una risposta diversa. Col tempo, avrebbe saputo tutto quello che c'era da sapere.

"Va bene Nott, adesso fammi il favore di rimetterti la camicia e andiamocene. Ho sonno."

   
 
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