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Autore: Sebassssss    16/05/2020    1 recensioni
Un Harry diverso dal canon, un combattente, che durante la battaglia di Hogwarts sconfigge Voldemort, ma ad un prezzo troppo alto. Una guerra senza vincitori, di cui lui è il solo sopravvissuto. Deciso a mettere fine alle sue sofferenze, si ritroverà catapultato in un mondo in cui sono ancora tutti vivi, compreso Voldemort, che è all'apice del suo potere, mentre Harry Potter è morto la sera di Halloween del 1981. Una nuova speranza di riavere indietro i suoi amici e la sua famiglia, una nuova speranza per il mondo magico di mettere fine alla tirannia del Signore Oscuro.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO IV
 
La voce di un nuovo studente si diffuse in fretta tra studenti e insegnanti. Harry era abituato a sentirsi gli sguardi delle altre persone addosso, non gli piaceva certo, ma aveva raggiunto un alto grado di sopportazione nel corso degli anni. La situazione in questo mondo, nonostante fosse praticamente un sig. nessuno, non era cambiata.
 
Gli studenti di Hogwarts erano particolarmente “curiosi” verso le novità. Specialmente i grifondoro. Specialmente i grifondoro che si trovano a metà dell’anno un nuovo compagno piombato dal nulla, taciturno, misterioso e a quanto pare, non desideroso di relazionarsi con gli altri.
 
Harry stava pranzando al tavolo della sua casa in sala grande. Aveva scelto un posto abbastanza isolato tra gli studenti del quarto e del quinto anno. La sensazione di stranezza nel vedere così tante facce spensierate e sorridenti non lo aveva abbandonato.
 
Per quanto riguarda la questione dei suoi migliori amici e di Ginny, aveva deciso di tenersi a distanza per il momento.
Si stava concentrando sulla coscia di pollo che aveva adagiato sul piatto, cercando di alienarsi dagli altri e dai loro chiacchiericci. I temerari che tentavano un approccio con il ragazzo ricevevano in cambio uno sguardo eloquente sul farsi gli affari propri.
 
Qual è il prossimo passo Harry? Si ripeteva tra sé. Qual è il prossimo passo?
 
Rimanevano 5 Horcrux, la cui ubicazione poteva non corrispondere a quelli del suo mondo. Basta pensare al diadema, trovato sì nella stanza delle necessità, ma non nel punto che si ricordava. E poi la questione del basilisco, che costituiva un grave pericolo interno per la scuola. Tutto sommato, approfittando del fatto che si trovava a scuola, decise che avrebbe fatto una visita di cortesia alla Camera dei Segreti terminate le lezioni del pomeriggio. Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure.
 
Durante l’ora della McGrannit, era confortante per Harry vedere come non fosse cambiata di una virgola. La severa, inflessibile e buona professoressa che si era battuta fino allo stremo delle forze per difendere i propri studenti.
 
I grifondoro a questo giro condividevano la classe con i corvonero. Si era seduto in fondo all’aula, dove poteva vedere Ron ed Hermione più aventi in seconda fila. Ad Harry gli erano parsi più uniti rispetto ai suoi Ron ed Hermione. Non gli erano sfuggite le rapide timide occhiate che si rivolgevano, o le fugaci carezze. Che stessero insieme? Ron finalmente aveva deciso di superare le sue paure? Un ghigno di compiacimento si disegnò sulla bocca di Harry al pensiero.
 
Argomento della lezione di oggi: incantesimi di animazione.
 
La McGrannit iniziò a spiegare la teoria della trasfigurazione di oggetti inanimati in oggetti animati. Harry conosceva già ovviamente l’argomento e la sua applicazione. Silente era un insegnante di trasfigurazione dopotutto e durante il suo “addestramento” aveva ampiamente dimostrato come questa disciplina potesse dare un enorme contributo in combattimento.
 
Harry non prestò realmente attenzione alla lezione, aveva altre preoccupazioni al momento. Prima tra tutte il basilisco.  
 
“Sig. Sullivan sta prestando attenzione?” chiese la voce perentoria della McGrannit.
 
Harry torno al presente e si guardò intorno. Tutta la classe compresa la professoressa lo stava osservando.
“Come scusi?” chiese titubante il ragazzo
“Le ho chiesto, se le sue conoscenze in materia sono sufficienti per stare a passo con gli altri studenti.” disse accigliata la professoressa.
“Oh, be’… credo di sì”
 
La McGrannit lo stava squadrando attraverso le lenti dei suoi occhiali.
“Molto bene, vorrebbe provare ad animare quella statua allora? Se non le dispiace” disse indicando una scultura marmorea di un cavaliere posta vicino alla cattedra.
Gli occhi di Harry passarono dalla McGrannit alla statua e infine agli sguardi curiosi e beffardi degli altri studenti.
Non gli piaceva essere al centro dell’attenzione, ma allo stesso tempo non gli piaceva essere deriso dagli altri, e tutti sembravano guardarlo come si guarda un agnello cotto al forno. Per cui decise di dare una piccola dimostrazione ai ragazzi in aula, così per mettere in chiaro le cose.
“Non c’è problema professoressa” rispose affabile con un sorriso Harry.
Si diresse verso la cattedra ed estrasse la bacchetta.
“Si ricordi che il movimento di polso deve essere fluido e deciso mentre pronuncia l’incanto Piertotum Locomotor, e non si preoccupi se non accadrà nulla, per poter padroneggiare questo incantesimo vi occorreranno settimane” aggiunse la McGrannit rivolgendosi anche al resto della classe.
 
Gli studenti si prepararono al fallimento imminente del nuovo arrivato. Nessuno poteva riuscirci già alla prima lezione essendo un incantesimo che richiedeva grande forza di volontà, precisione e determinazione.
 
In una frazione di secondo, il grifondoro agitò la bacchetta tanto velocemente da risultare impercettibile, e senza nemmeno pronunciare l’incanto, la statua prese vita inchinandosi con riverenza al ragazzo e iniziando a camminare per l’aula a passo di marcia.
 
Tutti rimasero increduli dalla dimostrazione di talento del ragazzo. La McGrannit dopo un attimo di sbigottimento sorrise orgogliosa.
“10 punti grifondoro, sig. Sullivan. Molto bene”
 
Harry si voltò verso gli altri notando compiaciuto lo stupore generale, soprattutto quello di Ron e di Hermione. Si sforzò di sopprimere una risata alla vista dei ragazzi, mentre ritornava a sedere.
 
Il resto della lezione la passò ad osservare il resto dei compagni che tentavano inutilmente di animare le diverse statue e statuine sparse per l’aula. Solo Hermione era riuscita a far compiere un passo alla propria.  
“Ovviamente” pensò Harry sorridendo.
 
Terminate le due ore di trasfigurazione arrivò il turno della prossima materia.
 
La lezione di difesa contro le Arti Oscure era sempre stata la sua preferita, anche se scoprì con sorpresa che l’insegnante non era Remus come si era aspettato, ma Piton.
 
Nonostante fosse rammaricato da ciò, Harry non poté non sorridere alla possibilità di avere la propria piccola rivincita nei confronti del suo ex professore di pozioni.
Ricordava come i due si fossero sopportati a vicenda durante i due anni successivi alla morte di Sirius. Piton gli insegnò personalmente l’occlumanzia e alcune pratiche un po' più… oscure. Silente era un mago potente certo, aveva anche una vasta conoscenza della magia, ma a differenza di Piton -che era dai tempi di Hogwarts che sguazzava nelle arti oscure- non gradiva usufruire di tali pratiche. A suo malgrado fu però lo stesso Silente a persuadere il riluttante ex mangiamorte ad insegnagliele, comprendendo la necessità del ragazzo di avvalersi delle stesse armi a disposizione del nemico.
 
Il rapporto di Harry e Piton evolse in piccoli contrasti quotidiani, di battute acide che si lanciavano l’uno contro l’altro, ma tutto contornato da una sorta di “rispetto” che si nutrivano a vicenda. Purtroppo al professore Harry ricordava troppo il dolore per la perdita di Lily, gli ricordava l’odiato James Potter che gliela aveva portata via, quindi quello era il massimo che si poteva ottenere.
 
Harry si sedette ancora in fondo all’aula. Questa volta erano Grifondoro e Serpeverde a seguire la lezione. All’entrata del professore il brusio degli alunni cessò all’istante.
 
“Dopo i temi ripugnanti che mi avete consegnato sugli inferi, mi sorprende come voi siate stati capaci di arrivare all’ultimo anno di questa scuola. Se fosse per me vi boccerei tutti all’istante” disse acido Piton rivolto intenzionalmente più agli studenti di Grifondoro che ai Serpeverde.
 
Certe cose non cambiano.
 
“Oggi affronteremo le maledizioni senza perdono” disse sogghignando agli allievi, sollevando agitazione e paura tra i banchi. Piton si godette lo spettacolo dei loro volti spaventati e poi continuò con la spiegazione:
 
“Le maledizioni senza perdono sono tre: l’Imperius, il Cruciatus e l’anatema-che-uccide. L’imperius, pone la vittima sotto il completo controllo di chi lancia l’incantesimo.
Il Cruciatus è la maledizione della tortura e del dolore, provoca alla vittima un indicibile sofferenza. L’anatema-che-uccide, nota come Avada Kedavra, provoca la morta istantanea e si pensa anche indolore del soggetto colpito”
 
Fece una pausa gustandosi la paura generale che si percepiva.
“contro queste maledizioni non esiste incantesimo scudo in grado di annullarle. L’unica possibilità è schivarle. Inutile dire che la potenza degli incantesimi è direttamente proporzionale al potenziale magico del mago che li esegue”
 
“oggi tratteremo dell’Imperius! Dovete sapere che solo chi è dotato di grande forza di volontà e determinazione può resisterle, per questo in pochi riescono a contrastarla efficacemente. Abbiamo volontari?” chiese malignamente il professore. Tutti si stupirono alla sua richiesta, non si aspettavano di poter ricevere una maledizione senza perdono da un insegnante di Hogwarts.
“Signorina Granger, niente alzata di mano questa volta?” disse stuzzicando la ragazza.
Hermione terrorizzata non riuscì a proferire parola.
“Su avanti in piedi”
La ragazza obbedì tremante.
“Io ora le lancerò la maledizione Imperius, lei tenterà di respingerla”
“Ma professore, è illegale usare queste maledizioni contro le altre persone…”
“Mi dica Granger, pensa che ai seguaci del Signore Oscuro importi qualcosa se è illegale o meno?”
Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata e intimorita allo stesso tempo.
“Dovete capire cosa si prova. Dovete riconoscere la maledizione e auspicabilmente tentare di contrastarla, ora si prepari.” Disse puntando la bacchetta contro Hermione. Lei alzò la testa spaventata verso il professore che non provava un minimo di compassione.
“Imperio!”
 
Harry vide con disappunto la ragazza incominciare ad agitare le braccia in aria e saltellare sul posto per una manciata di secondi. Tutti i serpeverde si misero a ridere. Il ragazzo dovette trattenersi dal lanciare un qualche incantesimo orticante in faccia al caro professore. Ron divenne rosso in faccia, mentre gli altri Grifondoro provavano pietà per la povera malcapitata.
 
“Una ragazza brillante come lei dovrebbe applicarsi di più” disse Piton sprezzante dopo aver interrotto la maledizione.
Un’Hermione abbattuta si risedette immediatamente sulla sedia con la faccia racchiusa tra le mani.
 
“Povera Herm” pensò Harry, guardando poi truce Piton.
 
Molti altri studenti provarono a turno l’esperienza, stranamente per la maggior parte Grifondoro. Nessuno riuscì a contrastarla, e nessuno poteva esimersi dal compiere gesti ridicoli e imbarazzanti.
 
 
Arrivò il turno di Harry.
“Sig. Sullivan, il ragazzo apparso dal nulla” gli si rivolse il professore.
“Si professore?” ripose con tono innocente Harry.
 
Piton squadrò il ragazzo. Gli ricordava così tanto James Potter nell’aspetto e nel comportamento, anche se i suoi occhi… Sapeva che stava nascondendo qualcosa e avrebbe scoperto cosa a tutti i costi.
 
“Si prepari”
“A cosa?” replicò Harry sempre in tono innocente.
Sapeva che così facendo lo avrebbe fatto innervosire, ed era proprio il suo intento.
 
Piton sembrava volesse incenerire Harry con lo sguardo. Si stava senza dubbio incazzando per l’insolenza del ragazzo.
 
“Facciamo gli spiritosi eh sig. Sullivan?”
“Non so di cosa stia parlando professor… scusi non ricordo il nome” proferì il giovane.
 
Gli occhi dell’insegnante si serrarono in due fessure e una vena particolarmente gonfia comparve sul suo collo.
Harry sorrise appagato.
“Io sono il professor Piton e lei è meglio che cambi atteggiamento con me se non vuole finire in punizione già dal suo primo giorno!”
 
Harry per nulla impressionato continuò:
“Mi scusi professor Piton se le ho mancato di rispetto in qualche modo. La prego, non mi faccia saltare su per i banchi. Sa c’ho un leggero fastidio all’anca e non vorrei mai che peggiorasse. Inoltre sarebbe alquanto imbarazzante non trova?” disse in tono beffardo.
 
La vena sul collo del professore si ingrandì ulteriormente. La classe guardava con sgomento lo scambio tra il ragazzo e il professore. Harry si azzardò a rigirare il coltello nella piaga.
 
“Anche se temo che non ci riuscirebbe. Come ha detto lei prima: la potenza degli incantesimi è direttamente proporzionale al potenziale magico del mago che li esegue. Ergo, temo che il suo incantesimo non possa essere abbastanza potente per controllarmi” sostenne in tono pratico il ragazzo.
 
“Come osa. Insolente!”
“Non credo di essere insolente signore, sto solo enunciando un dato di fatto. Possiamo tranquillamente dimostrarlo se vuole” disse allargando le braccia in segno di invito.
 
I ragazzi intorno stavano assistendo allo spettacolo attoniti, i serpeverde con espressioni di odio e disprezzo, i grifondoro con sguardi quasi di ammirazione.
 
Piton persa completamente la pazienza, scagliò la maledizione Imperius contro il giovane sfacciato.
Non accadde nulla. Harry rimase con le braccia aperte fissando dritto negli occhi il professore. Un mormorio si diffuse tra gli studenti. Quel Sullivan era riuscito a contrastare la maledizione come se nulla fosse.
 
“Come le dicevo, è un dato di fatto professore” concluse Harry con un inchino del capo.
 
Piton rimase a bocca aperta, incredulo su quanto accaduto. Non era riuscito neanche a scalfire la sua mente. Per la prima volta gli studenti videro il professore rimanere senza parole, quasi come sconfitto. Piton tornò cereo in volto alla sua cattedra. Con disgusto diede 5 punti a grifondoro e poi sbraitò a tutti di uscire dall’aula proclamando la fine della lezione.
 
Harry fu uno dei primi ad uscire dalla classe. Era di gran lunga soddisfatto. “Una piccola rivincita”.
Con difficoltà, riuscì a distanziarsi dalla massa di studenti diretta verso le proprie sale comuni. I grifondoro non mancarono di lodarlo lungo la strada per aver affrontato in quel modo l’odioso professore.
 
Non si accorse che una ragazza dai voluminosi capelli castani e un ragazzo dai capelli rossi gli stavano correndo incontro.
Prima che potessero incrociarsi, i due videro Sullivan virare e scomparire in un piccolo corridoio li affianco, facendo perdere le proprie tracce.
 
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Ringraziando i mille passaggi segreti di Hogwarts e l’incantesimo di disillusione, Harry si ritrovò in poco tempo nel bagno delle ragazze del secondo piano. Non ci volle molto prima che Mirtilla Malcontenta, il fantasma che infestava il bagno, fece capolino dal gabinetto.
“E tu chi saresti?” domando irritata.
“Un amico” rispose pacato e sorridente Harry.
“Un amico? Io non ho amici”
“Da ora si. Mi chiamo Jake Sullivan, piacere”
“Io sono Mirtilla. Strano tutti scappano quando mi vedono, perché tu invece no?”
“Ne avrei motivo?” chiese Harry inclinando la testa.
“Lo sai che questo è il bagno delle ragazze, vero?”
“Si lo so, ma ho una piccola missione da compiere”
“Che missione?”
“Una missione segreta. Vado ad uccidere il mostro responsabile della tua morte Mirtilla. Vado a vendicarti”
Mirtilla sgranò gli occhi. “Tu, tu come fai a sapere…”
“So molte cose Mirtilla, come ho detto prima sono tuo amico. Però mi devi promettere che non ne farai parola con nessuno della missione e della mia presenza qui. Me lo prometti Mirtilla?”
 
Il fantasma era titubante e perplesso, ma annui.
“Be’ nel caso tu morissi, sarei felice di avere la tua compagnia qui nel mio bagno” disse ammiccando il fantasma.
“Oh gentile da parte tua Mirtilla” rispose un po' imbarazzato Harry.
 
Detto ciò si diresse verso i lavandini, individuando subito quello che permetteva l’accesso alla camera, l’unico con un piccolo serpente inciso sul rubinetto. Harry sorrise per poi sibilare qualcosa in serpentese. 
 
Mirtilla trattenne a malapena un sussulto nell’udire quegli ambigui e terrificanti suoni provenire dalla bocca del ragazzo, e ancor di più alla vista del lavandino che sprofondava nel pavimento marmoreo rivelando un grosso tunnel sotterraneo che scendeva quasi in verticale. 
Harry salutò con un cenno la ragazza, poi evocò una fune che prese ad avvolgersi attorno ad uno dei lavandini. La afferrò saldamente ed incominciò a scendere delicatamente ma deciso giù per il tunnel.
 
Erano passati cinque anni dall’ultima volta che Harry mise per la prima volta piede nella Camera dei Segreti. Una vasta sala fredda, umida, dall’atmosfera verdastra e sinistra, con grandi statue di serpenti che gettavano lunghe ombre sulle umide lastre di pietra del pavimento.
 
Percorse la stanza per tutta la sua lunghezza, andandosi a posizionare direttamente davanti all’enorme statua grottesca raffigurante Salazar Serpeverde. In quell’esatto punto cinque anni prima giaceva il corpo morente di Ginny.
Un brivido gli percorse la schiena mentre ripensava a come Tom fu così vicino dal portargliela via quella volta, talmente vicino. La sua Ginny. Fantastica, forte e solare Ginny. Lei che riusciva a comprenderlo più di chiunque altro con un semplice sguardo. Lei che gli faceva dimenticare ogni suo tormento con un semplice sorriso.
Quella volta era arrivato in tempo. L’aveva salvata. Quella volta. Quell’unica volta.
Scuotendo la testa, Harry tornò al presente. Lo sguardo di Salazar incombeva su di lui. Estrasse la bacchetta preparandosi ad affrontare quello che da lì a poco sarebbe uscito dalla bocca della statua.
Era pronto.
 
Chiuse gli occhi sibilando alla statua di aprirsi. La bocca marmorea si spalancò lentamente liberando l’enorme serpente.
Harry, pur tenendo gli occhi chiusi per evitare il suo letale sguardo, poteva percepire il mostro far vibrare l’aria circostante con la sua stazza imponente. Sentiva il suo lento strisciare sul pavimento umido mentre si avvolgeva in più spire.
 
“Questo lurido ragazzino osa disturbare il Re dei Serpenti, osa profanare la sua dimora, questo ragazzo pagherà con la vita” sibilò il basilisco.
“Saluti a te, o grandioso Re dei Serpenti” rispose Harry elargendo un inchino sommesso.
“Il ragazzo parla la nobile lingua, il ragazzo è l’erede del venerabile Salazar?”
“A dire il vero, è complicato. Il mio nome è Harry Potter. Sono qui per offrirti un dono”
“Un dono? Che dono ha da offrire il ragazzo?”
“La vita”
 
Il serpente si strinse nelle sue spire, confuso dalle parole del prescelto.
“Il ragazzo si sta prendendo gioco di me”
“Oh niente affatto. Vedi la tua esistenza sta per giungere al termine, ma se rinneghi Tom Riddle e abbandoni le tue convinzioni sull’epurare la scuola da quelli che il tuo padrone definisce “sangue-sporco” e ti allei contro di lui, allora ti farò dono di lasciarti in vita”
“Ahahah, il ragazzo è pazzo. Io non tradirei mai il nobile Salazar e il suo erede. Il solo parlarne è un insulto”
“Pensa bene alla mia offerta. Lui ti ha confinato in questa lurida e umida sottospecie di cantina per più di un secolo. Sei davvero sicuro di rivolgere la tua lealtà a lui? A loro?”
“L’erede mi libererà e io adempierò la volontà del grande Salazar Serpeverde”
“Capisco. Quindi scegli la morte?”
“L’unico a morire oggi sarai tu, stolto ragazzino mezzosangue” sibilò con rabbia il basilisco per poi scattare fulmineamente verso di lui.
 
Harry aspettandosi questa reazione, sollevò la bacchetta ed erse un potente scudo sul quale andò ad impattare la bocca spalancata del serpente. Il mostro si ritrasse emettendo versi striduli e contorcendosi dal dolore. La parte del muso che aveva impattato contro la barriera magica rimase gravemente ustionata.
 
Harry, costretto a tenere gli occhi serrati non poteva impiegare incantesimi offensivi di precisione per colpirlo, ma soltanto quelli ad ampio spettro.
 
SECTUSEMPRA” pronunciò Harry compiendo un ampio arco con la bacchetta.
Sentì il suo avversario strepitare mentre quelle che dovevano essere ampie e profonde ferite si aprivano sul suo ventre.
 
Harry avvertì un brusco spostamento d’aria. Si buttò istintivamente per terra prima che la possente coda del basilisco lo tranciasse in due. Si rialzò, pronto a scagliare la prossima maledizione. “exedo nebula” disse evocando una densa nube nera che prese a diffondersi in direzione del serpente. Appena essa entrò in contatto con la pelle squamosa del rettile, iniziò a corroderla rapidamente, arrivando ben presto ai muscoli sottostanti. “Non la più simpatica delle maledizioni devo ammettere, ma è terribilmente efficace” commentò tra sé il ragazzo.
 
Ogni movimento che la creatura compiva si tramutava in un atroce supplizio. Harry senti l’enorme serpente allontanarsi dalla nube per poi tentar una nuova scoccata rabbiosa con le enormi fauci.
 
Sollevò nuovamente la barriera, sentendo immediatamente la testa del rettile impattarle contro. Urla di dolore echeggiarono nella sala.
 
"Maledetto mezzosangue!” sputò con ira il serpente agonizzante.
“Tutto quello che sta avvenendo non è altro che la conseguenza delle tue scelte” sibilò Harry calmo e spietato poco prima di scagliare una potente maledizione lacerante in direzione della voce del basilisco.
 
La creatura non ebbe tempo di emettere alcun suono. La maledizione le tranciò di netto la parte superiore del corpo, facendole rovinare la testa a diversi metri di distanza. Quello che sentì Harry non fu altro che un tonfo sordo sul pavimento e il corpo del basilisco contorcersi pervaso da violenti spasmi. Poi il silenzio.
 
Il ragazzo, sicuro del tracollo dell’avversario, riaprì gli occhi. Prese visione degli effetti delle sue maledizioni sul suo corpo affusolato. Una massa contorta di muscoli e viscere corrosi e lacerati in più punti. Una macchia vermiglia e collosa si era riversata sulle piastre marmoree del pavimento. Il fetido miasma emanato dalle viscere permeò le narici di Harry.
 
Nessun diciassettenne dovrebbe mai sentire un simile fetore. L’odore oleoso e pungente dei cadaveri che per Harry purtroppo era fin troppo famigliare.
 
Si avvicinò alla testa decapitata poco distante. La bocca semiaperta e gli occhi come rivestiti da una patina cerea. Si inginocchiò a ridosso delle fauci e staccò alcuni denti pregni di veleno. Prese poi la spada di Grifondoro dal mokessino che aveva appeso al collo e la ingrandì facendola tornare alle dimensioni originarie.
Fece colare il veleno sulla lama, il cui metallo lo assorbì completamente. Soddisfatto del lavoro ultimato, Harry rimpicciolì di nuovo l’arma e la ripose via.
 
“Sarebbe tornato utile avere questa bestiolina da sguinzagliare contro Voldemort e i suoi seguaci… ma almeno abbiamo un arma in più per distruggere gli Horcrux” rifletté Harry mentre si dirigeva verso l’uscita della camera.
 
Risalì il tunnel con l’ausilio della fune, salutò cordialmente Mirtilla e silenziosamente si diresse verso la sala comune.
 
Rispetto a quella mattina, in cui tutti gli studenti erano a lezione, la sala comune era ora gremita di ragazzi. Appena varcato il buco nel ritratto una marea di occhi incuriositi si puntarono verso la sua direzione, compresi quelli appartenenti ai suoi due migliori amici, Neville e Ginny, che erano seduti sulle comode poltrone in pelle vicine al camino.
 
Chinò il capo, concentrandosi sulle fughe del pavimento, tentando di dirigersi il più velocemente possibile verso le scale del dormitorio evitando tutti i presenti. Seamus Finnigan non era dello stesso parere e gli si parò davanti con un’espressione di pura ammirazione dipinta sul volto.
“È. Stato. Fantastico!” esclamò con vigore.
Harry inarcò un sopracciglio confuso. A cosa si riferiva?
“È vero! Nessuno aveva mai osato affrontarlo in quel modo” gli diede corda Dean Thomas raggiungendo Seamus.
Sapevano del basilisco? No era impossibile. Di che stavano parlando?
“Non so a cosa vi riferite” rispose perplesso Harry.
“Ma come? A Piton ovviamente!” rispose energicamente Seamus.
Harry ricordò solo in quel momento del suo piccolo teatrino messo su con il professore. Sorrise compiaciuto, per poi rivolgersi ai due ragazzi.
“Ah… quello. Sì, ecco ho solo detto la verità”
“E hai contrastato la maledizione Imperius come se fosse un incantesimo del primo anno!” aggiunse Lavanda Brown spuntata alle sue spalle.
Harry notò con dispiacere di essere praticamente circondato da studenti curiosi ed entusiasti. Doveva uscire da quella situazione.
“Sentite non è stato nulla di che” rispose sbrigativo il ragazzo.
“Oh non dire cazzate. In pochi riescono a contrastarla, e soprattutto non dei ragazzi come noi!” disse Seamus.
Harry incominciava a spazientirsi, voleva solo stare da solo.
“Dovreste applicarvi di più allora” concluse il ragazzo-che-è-sopravvissuto, defilandosi dal gruppo di grifondoro per salire verso i dormitori.
 
Giunto in prossimità del letto fece profondi respiri per riacquisire la calma.
“Dovevi aspettartelo! Così impari a dare spettacolo” gli disse la sua coscienza.
I suoi occhi caddero sulle sue mani lerce e sudate. In effetti non faceva una buona doccia da settimane. Entrò quindi nei bagni chiudendosi la porta alle spalle. Scrutò il ragazzo che gli si presentava dinanzi riflesso allo specchio. Toltosi i vestiti poté per la prima volta constatare gli effetti della guerra sul proprio corpo. Cicatrici, lividi, contusioni e ustioni ancora in fase di guarigione, nonostante l’ovvio intervento da parte di Poppy. Aveva riacquisito il suo fisico tonico e asciutto. Sul volto aveva impresse delle occhiaie marcate e un accenno di barba affiorava dalle sue guance. I capelli corvini più lunghi e scompigliati di quanto si ricordasse, erano impastati e unti per via dell’umidità presente nella Camera. Si appoggiò con le braccia ai lati del lavandino fissando attentamente il suo riflesso per qualche minuto.
“Ok...” disse sospirando “diamoci una sistemata”.
 
Uscì dal bagno mezz’ora dopo con un aspetto decisamente migliore, con i capelli accorciati, sbarbato e rinvigorito.
Si andò a sdraiare sul letto a baldacchino, chiuse le tende addormentandosi poco dopo.

Nessuno vide il misterioso ragazzo quella sera a cena.

 
 
 
 
   
 
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