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Autore: CaskettCoffee    17/05/2020    4 recensioni
Questo racconto prende il via dopo gli eventi del series finale, e racconta la storia di quaranta settimane della vita di Castle e Beckett. Quaranta settimane molto importanti. Quaranta settimane di attesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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VENTISETTE SETTIMANE - PARTE II


"Beckett, è tardi!" Castle chiamò la moglie, dal salotto, in direzione della camera da letto.

Kate era in ritardo. Proprio quella sera. Eppure non era un tipo ritardatario. Si fosse trattato di un’altra donna- sua madre, per fare un esempio- Castle le avrebbe dato deliberatamente un orario anticipato per assicurarsi che fosse pronta in tempo. Ma Beckett era sempre puntuale. E invece tardava quella sera, di tutte le sere. Sua madre, Alexis e Lanie si aspettavano che lui la portasse fuori di casa entro le 20:00, ed già erano le 20:15. Castle cominciò a camminare velocemente nel salotto, per l'irritazione.
 “Beckett!” gridò di nuovo: "Dobbiamo andare!"

"Sto arrivando," rispose Beckett con l’affanno, urtando con il piede la gamba del letto. Gemette per l'impatto e maledisse mentalmente Castle per quell’ennesimo richiamo. Se non fosse stato per continuo lamentarsi di lui, ormai sarebbe stata pronta. Ma più lui urlava, più lei si innervosiva, più armeggiava con i vestiti, più non riusciva, ed era un circolo vizioso.

Kate sbuffò di frustrazione mentre tentava di infilarsi le calze. Non capiva perché Castle la stesse tanto sollecitando. Proprio lui, tra tutte le persone, avrebbe dovuto capire perché quella sera lei voleva prendersi il suo tempo per prepararsi. Avrebbe dovuto rendersi conto che quella sera era qualcosa di importante per lei. Era in assoluto la sua prima uscita da… prima. Aveva rivisto occasionalmente delle persone in quei mesi, Lanie, Espo e Ryan erano passati a trovarla, negli Hamptons prima e al loft nei giorni precedenti. E quella mattina lei e Castle erano usciti per qualche commissione. Ma non era mai ancora successo di uscire per qualcosa che somigliasse vagamente ad un evento sociale, come una festa. E per questo si sentiva in ansia.

Naturalmente, da un punto di vista logico, Kate sapeva che l’ansia era abbastanza ridicola. La cena di Martha non era esattamente un evento mondano. Martha aveva detto loro che si trattava di “piccolo modesto raduno di amici”. Kate dubitava seriamente che piccolo e modesto fossero parole che potessero associarsi a Martha, tuttavia era certa sarebbe stata circondata di volti familiari. Eppure, nonostante la logica, si sentiva tesa.

Tesa perché si sentiva diversa, pensò Kate mentre provava a chiudersi il cinturino delle scarpe. Era palesemente diversa, nel suo aspetto. C'erano stati tantissimi cambiamenti nel suo corpo negli ultimi mesi, ma il più palese era la pancia, esplosa - come da manuale- appena entrata nel sesto mese. Questo era sicuramente quello che tutti avrebbero notato.

Era la prima volta da molti mesi, che si preparava davvero per uscire. Non aveva optato per il solito velo di fondotinta e lucidalabbra – il massimo che si era concessa, le poche volte che aveva messo il naso fuori casa per le visite dalla ginecologa o quando erano andate persone a trovarla. Quella sera invece aveva usato di nuovo il mascara per riempire le folte ciglia e costringerle ad arricciarsi. Dopo tanto tempo, avevo steso sulle palpebre un ombretto scuro e l’eyeliner. Aveva evidenziato gli zigomi con la una leggera tonalità di rosso e infine aveva colorato le labbra con un rosso brillante.

E per ultimo, non aveva legato i lunghi capelli scuri – come aveva preso a fare nell’ultimo periodo, per comodità – ma li aveva lasciati ricadere sulle spalle, liberi.
 
Voleva farsi bella. Voleva apparire bella. Ma il suo desiderio aveva poco a che fare con quella festa. No, quello che davvero voleva era che Castle la trovasse bella. 
 
Di norma Beckett, non era falsamente modesta. Sapeva di essere bella. Era anche orgogliosa del suo corpo, di cui aveva sempre avuto molta cura. Ma era anche una persona realista. In quei mesi, fra il deperimento fisico - dovuto alla degenza in ospedale prima e alla convalescenza poi- e i cambiamenti della gravidanza, il suo corpo era cambiato molte volte molto in fretta, e non era sicura di sapere cosa Castle ne pensasse davvero.
 
La prima volta che si era spogliata di fronte a lui per fare insieme un bagno, appena dopo le sue dimissioni, aveva visto Castle ansimare nel guardarla. Era impossibile per chiunque ignorare la sua sorprendente perdita di peso quando non era completamente vestita. E lui, cingendola fra le braccia, aveva certamente sentito quanto fosse diventata fragile e sottile, con le costole che le sporgevano contro il suo palmo. Ed era rabbrividito.
A quel tempo, la cicatrice del taglio che i chirurghi avevano dovuto fare per estrarre il proiettile stava iniziando a guarire, ma aveva ancora un aspetto molto vivo e la carne che circondava la ferita era ancora rossa.
Vedendo il suo sguardo, Kate aveva cercato di rassicurarlo dolcemente, "Sta iniziando a guarire, non fa più male”. Ma la sua vanità ne era uscita ferita.
 
In più, la maggior parte delle volte lei stessa si era nemmeno presa la briga di farsi bella, aveva curato il suo aspetto per essere sempre ordinata, piacevole, ma mai per essere bella nel senso di seducente. A dire la verità, con tutti quei cambiamenti che sentiva di stare subendo senza poterli davvero controllare, Kate non credeva che fosse possibile in senso assoluto essere seducente. Ma guardando il suo riflesso in quel momento, Kate si chiedeva se, dopotutto, non avesse sottovalutato se stessa. Sperava che Castle sarebbe rimasto stupito almeno quanto lo era rimasta lei.

“ Beckett! "Castle urlò di nuovo.

Kate emise un sospiro scontento, rendendosi conto che non poteva più rimandare la sua grande entrata. Ignorando acutamente le farfalle di nervosismo che si erano improvvisamente alzate in volo nello stomaco, raccolse la borsetta e si avviò verso il salone. Rimase in piedi fuori dalla porta dello studio per alcuni secondi, guardando Castle che era seduto girato dandole le spalle.  Poi, con un sospiro, si fece coraggio e entrò nella sala, commentando in tono falsamente stizzito: “Puoi anche smetterla di urlare, Castle! E’ anche colpa tua se sono diventata talmente grossa che ci metto mezz’ora ad allacciarmi le scarpe” 
 
Castle, di schiena rispetto a lei, saltò sul divano al suono improvviso della sua voce, e quando si girò aveva un sorriso pigro, pronto a replicare alla sua osservazione sarcastica, ma non lo fece. La battuta rimase sulla punta della lingua, quando fu colpito in pieno dall’immagine di sua moglie. La sua mascella si allentò.

"Wow," mormorò, stupito. “Ora capisco perché ci hai messo tanto”
 
“Si beh, c’è voluta una vita solo per capire come funzionasse l’intreccio di questo vestito. Non credevo che i vestiti premaman fossero così complicati”
 
“No, Kate, sono serio”, insistette solennemente, “Sei bellissima stasera"

“Grazie,” Kate deglutì per tentare di sciogliere nodo che si era improvvisamente formato nella sua gola. Il modo in cui la stava guardando adesso le faceva arricciare le dita dei piedi.

In modo tipico, tuttavia, Castle decise di metterla a suo agio tornando al suo tono scherzoso. “Sei davvero pronta adesso?" le chiese.

Kate lo guardò con un'espressione esasperata. "Sì, sono pronta!"

"Sei sicura?" Castle le chiese mentre l’aiutava a infilare il soprabito. "Non devi correre di là per un’altra mezz’ora? Potremmo comunque arrivare in tempo per il prossimo trasloco di mia madre…" 
 
"Usciamo!" Kate sbuffò mentre apriva la porta di casa, "prima che ti scoppi la vena del collo qui e ora."


 
   
 
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