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Autore: fool_dynosaur    18/05/2020    1 recensioni
Melania si trovava in una bolla di sapone. Mentre il mondo girava veloce intorno a lei, il suo cervello inciampava.
La ragazza più derisa della classe per la sua malattia si ritrovava ad affrontare la vita con più ostacoli degli altri. Dall'altro lato, un ragazzo chiamato "problema" attirava tutte le attenzioni della scuola.
Due poli opposti, tre punti di vista e quattro storie intrecciate.
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( Questa storia è ispirata a fatti e persone reali )
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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C a p i t o l o

T r e

 

 

 

 

 

 

Almeno quel giorno Melania restò in classe senza disturbi. Stranamente Sephora non entrò in classe e su quanto raccontavano le voci di corridoio, il suo fidanzato Luca la lasciò, mentre Kim non la filava più. Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

“Ho una notizia sconvolgente!” - urlò Tara entrando in classe.

Si avvicinò all’amica con uno sguardo preoccupato, prendendo una sedia e mettendosi a cavalcioni su di essa.

“Sara, della 5B, ha detto che in mensa Alonsi abbia lanciato un piatto contro un altro ragazzo scatenando una rissa, ed è andato dalla preside.”

“È stato sospeso?” - chiese curiosa.

Tara scosse la testa con occhi malinconici puntati sulla corvina; e Melania sbuffò irritata. Sapeva che non sarebbe successo nulla ad un ragazzo di famiglia ricca austriaca che poteva pagare il silenzio con i soldi.

Certo, non lo conosceva davvero e lo aveva visto solo poche volte, ma sapeva che bastava conoscere il fatto di essere il figlio con il padre di un famoso marchio di vestiti e la madre modella. Persino sua madre comprò alcuni capi trovandoli carini. Non poteva di certo impedirglielo solo perché il figlio del direttore non le desse una buona impressione.  

“Peggio e strano Meli. Molto strano. - si passò una mano tra i capelli tinti guardando che la porta della classe fosse chiusa. - L’hanno obbligato a fare ore di recupero e potenziamento… a te. Ogni giorno, mentre ci saranno i corsi pomeridiani ti fermerai nella biblioteca del terzo piano e lui ti aiuterà nei compiti. Marina l’ha saputo dalla segretaria.”

Tara quasi soffrì nel rivelarle quello che seppe da Marina, e soffrì di più nel vedere il suo viso cambiare da arrabbiato a stupito, e poi impaurito.

“A me non hanno comunicato nulla, quindi magari è una voce che gira. E poi lui non è un insegnante, non può!”

“Meli, tranquilla. Io e Lisa stiamo pensando a una soluzione: lei lascerà le ore di arte per fare recupero con te dato che è nella sua stessa classe.”

Melania si bloccò un attimo, pensando alle parole dell’amica di quella mattina. Le si strinse la gola e scosse la testa.

“Non è giusto che Lisa perda quello che le piace a causa mia. Sta già male. - Melania sospirò, grattandosi il mento. - Farò del mio meglio per impedire ciò.”

 

 

Lisa aspettò sulla sedia, guardando il muro bianco di fronte a sé. Sua madre era da più di mezz’ora che parlava con il dottore nella stanza, senza farle capire quali fossero le novità.

“Hey Lisa!”

Sebastian si avvicinò, sedendosi accanto a lei. Lisa rimase in silenzio, non aspettandosi di trovarlo in ospedale.

“Che ci fai qui?”

“Faccio visita a mio nonno, si è rotto il femore.”

Lei fece una smorfia al pensiero, dicendogli che le dispiacesse. Sebastian alzò le spalle.

“Tu come mai sei qui?”

“Routine di controlli.” - mentì, sperando che sua madre uscisse per tirarla fuori da quella situazione imbarazzante.

I due rimasero in silenzio per un po’, non sapendo più che dirsi. Il ragazzo era curioso di conoscerla dal primo momento che l’aveva vista in corridoio, ma lei sembrava un pezzo di legno.

“Come va con il tuo gruppo di amici? Stanno bene?”

“Non mi è mai piaciuto quel gruppo; ne faccio parte perché mio padre vuole. Nel senso che vuole che io frequenti solo persone del mio stesso “rango” e mi comporti come loro. Ma non penso che sia quello che io voglia.” - sospirò rivolgendo l’attenzione alle sue unghie corte.

“Allora perché non ti ribelli?” - chiese la ragazza, ridendo.

La ragazza sentì la rabbia salire a quelle frasi. Sebastian era quasi maggiorenne, poteva decidere per se stesso, poteva scegliere quali compagnie frequentare e quando. Perché doveva farsi influenzare dai suoi familiari, creandosi così un personaggio… falso? Si guardarono negli occhi per un po’.

“Ci proverò.” - sussurrò regalandole un sorriso.   

Dopo ciò fece un piccolo cenno di saluto e si allontanò rapidamente.

“Va bene…” - disse quando ormai il ragazzo era lontano.

 

 

Melania raccolse tutti i libri caduti.

“Perché in tutto quello che fai sei una sfigata?”

Cristina spinse con il piede uno dei libri, facendolo scivolare sul pavimento fino a scontrarsi con un paio di sneakers nere.

“Sei seria Cristina?”

Kim raccolse il libro da terra avvicinandosi alle ragazze. La mora si morse il labbro inferiore arrossendo. Era la prima volta che il ragazzo le si rivolgeva in quel modo.

“Come, prego?”

Melania si alzò da terra tentando di tenere tutti i libri in braccio, anche se gliene scivolò uno che il ragazzo prontamente raccolse. Il fatto che avesse dovuto cambiare armadietto le dava fastidio, avendo creato quella situazione imbarazzante.

“Penso tu ti stia comportando da bambina. - Sia Cristina che Melania sgranarono gli occhi a quella frase per ragioni diverse. - Continuando così le farai presto capire quanto tu sia gelosa di lei. È meglio smetterla prima di cadere nell’umiliazione, no?”

La mora scosse la testa guardando per terra prima di girare i tacchi e andarsene di corsa, ferita nei sentimenti e nell’orgoglio. L’altra rimase in silenzio, esaminando le parole del ragazzo. Gelosa? Riprese i propri libri dalle mani del castano e si voltò dall’altra parte.

“Aspetta!”

“Cosa vuoi adesso? Sei anche tu geloso di me?” - disse, continuando a camminare a passo svelto.

La raggiunse afferrandole il braccio, facendola girare con la forza. I libri finirono tutti per terra, provocando un rumore sordo.

“Puoi levarti dalle palle? Potrei infettarti.”

Il ragazzo allentò la presa continuando a guardarla negli occhi.

“Smettila con questa storia della malattia.”

Fece un mezzo sorriso allontanandosi di un passo. Melania socchiuse gli occhi con uno sguardo tra l’interrogativo e l’arrabbiato.

“Sono stata per anni presa in giro, dalle elementari per la precisione. Quando si è saputo della mia dislessia sono stata trattata come una malata. Sono crescita con questa idea.”

Provò a girarsi di nuovo senza successo, rendendosi conto che quello che aveva appena detto fosse una pugnalata per lei stessa.

“Non respingermi Melania, voglio solo darti una mano e conoscerti un po’ meglio.”

La ragazza sorrise in modo ironico alzando un sopracciglio; raccolse i libri e tornò a guardare il ragazzo. Non voleva che fosse lui ad aiutarla, non voleva l’aiuto di nessuno. Nemmeno se fosse stata la preside stessa a imporlo.

“Mi chiamo Melania, ho sedici anni. Nata in una famiglia formata da due genitori che credono che io abbia un problema. Odio le persone come Sephora perché non sanno cosa significa spaccarsi il culo cercando di sembrare normale come tutti gli altri. Ti bastano queste informazioni? Ah, e odio essere aiutata.”

Aprì il suo nuovo armadietto e ci buttò dentro i libri, come se cercasse di sfogare la sua rabbia. Kim lo notò, strizzando un occhio come se provasse dolore al posto di quei blocchi di carta stampata.

“Beh, aggiungi che sei carina.” - provò con un sorrisetto sulle labbra.

Lui cercò di alleggerire la situazione, ma la mora chiuse l’armadietto con un tonfo e guardandolo in viso, gli puntò un dito contro quasi in modo minaccioso.

“Non ci provare.”

“Ma dai. Sei molto carina e tosta. Credo tu abbia qualità che non voglia dire, come un supereroe. Io direi di vederci qualche volta.”

Lei rise di cuore nel sentire quelle frasi, e il ragazzo ne rimase colpito. In modo positivo. La sua risata era appena percepibile ma contagiosa, esattamente come lei.

“Io dico di no.”

Kim mise il broncio mostrandosi offeso prima che avesse un’idea in mente.

“Ti porterò i libri! Ne hai troppi, pesanti e nemmeno incontrerai Cristina così.”

“Ma voi ragazzi non accettate un no? Sono abbastanza forte e grande per andare da sola in giro. Non ho bisogno di un baby-sitter.”

“Per favore. - ripeté in continuazione fino alla porta della mensa. – Prendilo come un aiuto.”

Non era colpa del ragazzo se     Melania continuava a rifiutare, ma era colpa sua se non capiva perché. Starci assieme anche per due minuti avrebbe scatenato le ire di persone che potevano farle più male di quanto ne avesse già subìto. E lei voleva essere egoista per una volta, ma non ci riusciva.

 “Va bene.”

Kim le sorrise, pizzicandole una guancia.

 

 

“Come? - L’urlo di Melania rimbombò in tutta la classe, spaventando l’amica. - Ma… io mi voglio opporre.”

“Alla preside?”

“Si opporrà Alonsi allora, sicuramente non vorrà avere a che fare con uno schifo come me!”

“Ha accettato.”

La ragazza si abbandonò completamente sul banco con lo sguardo perso. Pensò al fatto che l’anno fosse appena iniziato e quanti giorni sarebbero passati prima di poter sospirare di sollievo. Kim era un ragazzo simpatica, l’aveva percepito, ma aveva come l’impressione che fosse tutta una farsa.

Poteva assentarsi?

“Il professor Castiglia vi controllerà ogni tanto dato che ha le ore pomeridiane quindi niente assenze.”

Ovviamente no. 

Le vennero i brividi sulla schiena al solo pensiero. Tara posò una mano sulla sua spalla per farle capire che era lì per lei.

“Stai tranquilla, non succederà nulla. Ricordi cosa dicevo? I ragazzi non maltrattano le femmine. Cioè, è questione di rispetto, e se accadesse qualcosa non esitare a chiamarci.”

“Quando dovrò rimanere a scuola?”

“Da domani su quanto ho capito, ma penso ti avviseranno.”

“Da domani.” - affermò la corvina con voce disperata.

Tara rise nonostante sapesse non fosse il momento.

“Io faccio le ore pomeridiane e se qualcosa va storto sono in palestra.”

“Menomale! Lisa è al piano superiore dove non puoi accedere senza permesso, e nonostante il professor Castiglia sia mio amico è in primo piano un insegnante.”

Le due sospirarono prima di alzarsi e dirigersi verso il giardino della scuola.

“Almeno, i tuoi voti si alzeranno!”

Melania fece una smorfia poco convinta. Teneva molto di più alla sua persona che ai suoi voti; tanto ormai sapeva che anche impegnandosi dando tutte le sue energie, i professori non le avrebbe alzati i voti, dando retta solo agli errori che trovavano. Troppi errori che trovavano. Ma non era colpa sua se la mente in alcuni momenti si bloccava. Si fermò, chiedendo scusa all’amica, poi corse verso la presidenza. La segretaria capì al volo per quale motivo si trovasse lì ed avvisò la preside che la fece entrare. La signora Mancini sospirò, toccandosi il naso da sotto gli occhiali.

“Signorina Callegari, menomale che è venuta. Avevo un’importante notizia da darle.”

“Lo so cosa deve dirmi e mi rifiuto signora preside. Non penso sia una buona idea e non credo nemmeno serva, davvero.”

Melania si sedette sulla poltrona di fronte alla preside, cercando di guardarla negli occhi.

“Tua madre ha richiesto che tu venga assistita, affinché i tuoi voti si alzino e gli insegnanti vedano dei miglioramenti in te. Non possiamo permetterci un insegnante di sostegno per te, dato che sarebbe eccessivo per la tua malattia. - la ragazza storse il naso a quelle parole, senza che la preside se ne accorga. - Quindi ho proposto al signorino Alonsi di darti delle ripetizioni in quanto è al quinto anno e sua zia è un’importante insegnante dell’Università  L’Alma Mater Studiorum qui a Bologna. Non accetto rifiuti perché è stata la tua famiglia a richiederlo.”

La ragazzina sospirò, salutando la signora. Non aveva voglia di litigare.

 

 

“Ci ho provato in tutte le maniere. Quanto odio quella preside, non ci tratta come meritiamo!”

Kim alzò gli occhi al cielo mentre Luca e Cristina annuirono. Il gruppo era seduto al loro solito tavolo nella mensa, parlando di tutte le ingiustizie che avevano subito nell’ultimo periodo. Per loro, la preside stava esagerando; d’altronde, sempre per loro, era anormale quello che normale era in una qualsiasi altra scuola.

“Lo dirò a mia madre e vedrai amore che ti tirerà fuori da questa situazione di merda.” - commentò Sephora abbracciando il presunto nuovo fidanzato.

“Ma non ne vedo il bisogno.”

Quella frase attirò l’attenzione di tutti a quel tavolo.

“Come?”

“Non la trovo una cosa orribile, devo solo correggere i compiti di quella ragazza e aiutarla, poi tornerò. Quanto ci potrà mai volere?”

“Oddio, l’ha già contagiato?” - commentò Cristina ridendo.

Sephora sgranò gli occhi preoccupata chiedendo aiuto a Marco, che scrollò le spalle fregandosene della richiesta.

“Fa quello che vuole.” - si limitò a dire alzandosi dal tavolo.

La mora corrugò la fronte.

“Ma che gli prende?”

Anche Kim si alzò staccandosi il braccio di Sephora da dosso.

“Devo andare anche io.”

“Ci vediamo a casa tua allora? Tua zia mi ha invitata a cena.”

Il ragazzo annuì prima di voltarsi e lasciare la mensa. Appena fuori sbuffò dando un calcio ad uno dei muri del corridoio. 

Stupida famiglia ricca.

 

 

 

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