Anime & Manga > Naruto
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Autore: Clotilde    11/08/2009    4 recensioni
Un'altra ff Minato/Kushina:):) Una giornata che mi sono sempre immaginata avrebbero trascorso se fossero stati una famiglia normale in un mondo in cui nè l'uno nel'altro avevano responsabilità, un mondo in cui i demoni non esistevano. Un bacio *.*
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Yondaime
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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INVENZIONE INVENZIONE

Spero che vi piaccia e non vi annoi :):)


Kushina e Minato stavano seduti su una panchina del parco dove erano soliti portare il figlioletto Naruto.
Lui le cingeva le spalle amorevolmente, mentre guardava il bimbo giocare con le costruzioni lego.
Aveva gli stessi capelli del padre, biondi come il grano e luminosi come il sole, e due grandi occhioni azzurri, vispi e vivaci. Sorrideva sempre e non piangeva mai, per questo la madre gli diceva che era un bambino speciale. Amava divertirsi e giocare, ma soprattutto amava mangiare, il corpicino infatti non era esile come ci si aspetta da un bimbo di quattro anni, bensì paffuto e rotondetto, a causa della quantità di ramen che ingeriva e che preferiva di gran lungo alle solite pappette che si rifilano agli infanti. Il padre lo prendeva sempre scherzosamente in giro, mentre la madre non faceva altro che ripetere "il mio Naruto è bello esattamente così com'è", ed aveva ragione. Quelle guanciotte paffute e piene lo rendevano delizioso e facevano venir voglia di riempirlo di baci, la rotondità del viso, inoltre, ne accentuava l'aria giocosa e suscitava un'ilarità inaudita.
Naruto era seduto sull'erba e cercava di creare, con i lego colorati, dio solo sa che figura. Non sembrava essere però soddisfatto del risultato, così,di punto in bianco, smise di giocare, si inbronciò ed incrociò le braccia, arrabbiato.
La sua espressione era così buffa che Kushina trattenne a stento le risate quando, seduta sulla panchina, gli chiese:
"Che cosa succede, piccolo?"
"Non riesco a costruire quello che voglio" rispose, ancora imbronciato.
"E che cosa volevi costruire?" intervenne il padre.
"Una casa dove potessimo vivere io, te e la mamma" Una nuova luce negli occhi, il solo pensare al suo progetto lo rallegrava, il bronciò cominciò a svanire.
"Ti aiuterò io" si offrì il padre, sorridendo.
"SIIIIIIIII" esultò il bimbo, sorridendo a sua volta, dimenticandosi del broncio che così faticosamente aveva mantenuto. Non era nel suo carattere tenere il muso.
Minato si alzò dalla panchina e si sedette sull'erba, accanto al figlio. Kushina non poté non accorgersi dell'incredibile somiglianza, erano uguali, ed erano splendidi.
Trascorsero quindici minuti, durante i quali Naruto diede al padre istruzioni su come voleva la casetta e su quali colori adoperare.
Ne uscì fuori una meravigliosa abitazione arancione, provvista di camino e di finestre a regola d'arte.
Naruto era felicissimo, non faceva altro che gridare dalla gioia e ripetere quanto fosse grato al padre per l'aiuto. L'ilarità del bambino contagiò i genitori che scoppiarono in una fragorosa risata.
Naruto si avvicinò all'improvviso al padre , che nel frattempo si era alzato in piedi, e, con sguardo sognante ed ammirato, esclamò:
"Papà, papà... sei un inventore!" gli sorrise, orgoglioso, come fosse un suo merito.
Minato fu pervaso dalla gioia, mise una mano tra i folti capelli dorati del bambino e glieli accarezzò con dolcezza.
"Sì, Naruto, lo sono e tu, figlio mio, sei in assoluto la mia migliore invenzione!"
Minato amava il figlio, così come il figlio amava il padre. Era fiero di lui, orgoglioso di aver dato vita ad un bambino tanto dolce, tanto amabile e, ai suoi occhi, tanto perfetto. Kushina si alzò dalla panchina e, deliziata dalla scena, disse: "Andiamo, scienziati, è tardi!"
Il marito ed il figlio, sorridenti, la seguirono. Minato abbracciò la moglie e la baciò affettuosamente sulla testa, gesto che racchiudeva tutto l'amore che nutriva per lei.
Naruto, non volendo essere escluso, si frappose tra i due genitori. Guardò prima il padre e poi la madre, per poi prenderli per mano.
Le loro sagome offrivano uno spettacolo meraviglioso al tramonto: un padre, una madre ed il figlio, testimonianza del loro amore, in mezzo ai due.
E così si incamminarono verso casa, tenendosi per mano, come a voler rafforzare un legame già di per sè indissolubile.

  
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