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Autore: IppaR    21/05/2020    2 recensioni
"James Potter aveva il sonno pesante, e questo era un dato di fatto per tutti coloro che lo conoscevano. Certo, non quanto Remus nei giorni successivi alla luna piena, però, come soleva ghignargli Sirius dopo averlo spintonato giù dal letto del dormitorio quasi tutte le mattine, lui non aveva nessun problema peloso da poter utilizzare come scusa.
Tuttavia, quando la finestra di camera sua -ultimo piano, Godric’s Hollow 3- esplose, neanche lui riuscì a evitare di svegliarsi di soprassalto, confuso e con il cuore in gola."
*
Sesto anno dei Malandrini a Hogwarts. L'anno prima dell'inizio della guerra, con tutto ciò che porta con sé: l’avventura, l’amicizia, le scelte, la lotta, gli sbagli, la paura, il coraggio, l’amore. [Wolfstar e un po' di LilyxJames]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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War and Peace
Capitolo III - Watch

 

3 novembre 1976

Quella sera la stanza delle necessità aveva superato sé stessa: ai muri vi erano stendardi rosso-dorati e sporadiche lampadine pendevano dal soffitto quel tanto che bastava per illuminare i propri passi, creando così un’atmosfera soffusa e piacevole. Nella sala erano sparsi qua e là divanetti blu scuro e tavolini di vetro; per la gioia degli invitati alcuni di essi erano comparsi già pieni di giochi magici. Sirius riconobbe anche le freccette, un gioco babbano che avevano provato da Remus quell’estate. Attaccato alla parete vi era un lungo tavolo pieno di cibi e bevande: Peter, con un’espressione alquanto scocciata, gli stava comunicando che non erano riusciti a far spuntare nulla di alcolico.

«Ci ha fregati Paddy» gli andò dietro James «abbiamo pensato molto intensamente a quanto necessitassimo dello Whisky incendiario, ma penso che la stanza sappia se chi la usa è maggiorenne o meno e abbiamo ottenuto solo succo di zucca, burrobirra e delle strane bevande dai nomi improponibili tipo… Cola-Cola»

«Coca-Cola» lo corresse Wormtail, leggendo l’etichetta della bottiglia indicata da Prongs.

«E cosa diamine sarebbe la Coca-Cola?»

Minus scosse la testa e fece spallucce, lo sguardo di James puntò su di lui.

«Prongs ma che cazzo ne so di cos’è la Coca-Cola, proviamola!»

Peter, che nel frattempo aveva notato i rospi alla menta e aveva iniziato ad abbuffarsi, accolse la proposta con entusiasmo.

«Oh no Wormtail, fossi in te non lo farei!»

La voce divertita di Remus fece sobbalzare il malandrino.

«Perchè?»

«Magia babbana Peter»

Moony prese la bottiglia di Coca-Cola dalle mani leste di Minus e si allontanò da loro, l’appoggiò per terra e, raggiungendoli nuovamente, vi lanciò dentro un rospo alla menta. La bottiglia esplose come fosse la gola di un ungaro spinato.

«E LA STANZA HA DETTO DI NO AL WHISKY PER DIRE DI SÌ A QUELLA ROBA?!»

Remus rise fragorosamente e ripulì la zona con un colpo di bacchetta.

«Non è male Jamie, solo… non va presa insieme alla menta!»

James lanciò un’occhiata sospettosa al tavolo del cibo e si disse che se ne sarebbe tenuto a debita distanza - chissà quali altre insidie avrebbe potuto contenere! Di contro Padfoot, dopo aver chiesto a Moony ulteriori delucidazioni, decise che la Coca-Cola sarebbe diventata la sua nuova bevanda della vita e iniziò a inseguire Prongs con la bottiglia in mano, per il mero gusto di vederne lo sguardo terrorizzato.

Quella sera, oltre alla maggior parte dei suoi compagni di classe, era presente tutta la squadra di Quiddich di Grifondoro. L’agitazione per la partita contro Serpreverde che avrebbero avuto da lì a un paio di settimane, esplose in una serie di dialoghi non sempre sportivi su quanto e come li avrebbero stracciati. Sirius considerò il momento “odiamo i Serpeverde” come la ciliegina sulla torta, almeno fino a quando non partì la musica e si fecero trascinare dal ritmo della festa.

Dopo un lasso di tempo che non avrebbe saputo quantificare, il Grifondoro venne riscosso da una voce estremamente familiare.

«Ora è il mio turno per rubare il festeggiato?»

Il fiato di Remus così vicino al suo orecchio lo fece rabbrividire.

«Moony, sai che puoi rubarmi quando vuoi!»

Si voltò e fece l’occhiolino all’amico, che di rimando gli sorrise e indicò un angolo un po’ più appartato.

Il mannaro non poté evitare di soffermarsi sulla bellezza dell’altro.

Non che di solito fosse diverso, anzi. Sirius era un ragazzo proporzionato, dotato di un’innata eleganza: persino la sua lunga e ribelle chioma nera riusciva, non si sa come, a cadere sempre con grazia sul suo viso. Vestiva dei lineamenti marcati ma mai duri o spigolosi, era quasi come se anche i suoi tratti invitassero alla sfida. La sua faccia era di una bellezza arrogante, ecco. Un’affascinante arroganza. L’aspetto più caratteristico di Sirius, però, erano gli occhi. Remus non riusciva a concepire come Padfoot potesse descriverli solamente con il termine “grigi” e fermarsi lì, quando andavano dall’argento liquido al grigio cenere. Se li avesse dovuti descrivere lui avrebbe detto - suscitando indubbiamente lo sdegno dell’altro - che aveva degli occhi capaci di riflettere l’anima. Ogni tanto, tra le infinite varietà di quel colore, a Moony sembrava di riuscire a cogliere persino il cielo in tempesta. E dopo sei anni, ancora, tutte le volte come la prima, ci trovava dentro qualcosa di nuovo.

Ma in quel momento Padfoot era felice, e un Sirius felice era tutt’altra visione!
La sua famiglia gli aveva inculcato una compostezza che solitamente cercava in ogni modo di cancellare, tentando in qualsiasi istante il gesto più scomposto e disordinato possibile e rimanendo così sempre un po’ concentrato su come dovesse essere, cosa dovesse fare, per distanziarsi al massimo dai Black. Era nei momenti in cui se ne dimenticava che usciva il vero Sirius Black, né composto né teatrale, solo spontaneo, semplicemente e totalmente lui. E poi emanava vitalità, i suoi occhi s’illuminavano e i ghigni si trasformavano in autentici sorrisi: era lo stesso Pad euforico e libero delle notti malandrine in giro per i boschi - il suo Pad. Fondamentalmente il Sirius felice risplendeva, e anche la sua bellezza ne beveva di riflesso.

Lupin si riscosse dai suoi strani pensieri giusto in tempo per notare lo sguardo interrogativo dell’amico.

«Vorrei darti il mio regalo»

«Non dovevi farmi un regalo!»

Sirius s’incupì un po’. Non ne parlavano mai un granché ma sapeva che la famiglia di Remus non navigava nei galeoni: fin da quando Moony era stato morso i suoi genitori avevano dovuto traslocare ogni pochi mesi, per evitare che i vicini s’insospettissero a proposito del figlio, e Lyall aveva lasciato il lavoro al ministero accettando quello che trovava in giro. Da quando Remus viveva stabilmente a Hogwarts per la maggior parte dell’anno, la situazione era migliorata ed era arrivata un po’ di serenità per la famiglia Lupin, ma tutti gli anni di sacrifici li avevano provati.

«Oh, taci!»

Remus gli porse un pacchettino avvolto in un’elegante carta grigio scuro, con una mappa celeste a decorarla. Moony aveva cerchiato in rosso una stella della costellazione del Cane maggiore, la stella di Sirio, e di fianco aveva scarabocchiato “tu sei qui”. Sirius rise e decise che era già il suo regalo preferito. Quando lo scartò qualcosa gli seccò la gola e si trovò senza parole per la seconda volta quel giorno.

Davanti a lui c’era un orologio antico di colore ramato e dalle lancette d’oro bianco. Sul quadrante vi erano intricati motivi astronomici - per lui incomprensibili -  mentre dietro vi era disegnato un lupo, il simbolo della famiglia Lupin. Qualcosa che risaliva ai tempi di Romolo e Remo, aveva spiegato loro Lyall tempo prima. Remus non mancava mai di far notare quanto fosse tristemente ironico, ma a Sirius piaceva.

«Remus, non poss-»

«È tradizione!»

Aveva capito bene quello che stava facendo Moony, quello che gli stava dicendo. I maghi a diciassette anni ricevevano un’orologio magico dalla loro famiglia. Remus stava ricordandogli che, nonostante tutto, una famiglia ce l’aveva. Un po’ come aveva fatto James qualche ora prima. Sentì un colpo ad altezza petto e desiderò potersi trasformare in quell’istante, per potergli saltargli addosso come Padfoot e dimostrargli quanto lo avesse reso felice. Era tutto dannatamente più facile da cane.

Lupin, però, dovette fraintendere la sua faccia poiché si affrettò ad aggiungere: «mi dispiace di non avertene potuto comprare uno nuovo. So che magari non è il regalo più entusiasmante del mondo, avevo pensato a un kit per la scopa… ma con tutto quello che è successo tra te e la tua famiglia non ero sicuro che ne avresti ricevuto uno… e, sai, sono diciassette quest’anno… è tradizione!»

A Padfoot venne da ridere per il modo in cui Remus pronunciò nuovamente le parole finali. Come se la tradizione potesse spiegare - e quindi sminuire - il meraviglioso gesto che aveva appena fatto.  Come se lui non l’avesse capito. Sirius si dannò per la sua incapacità di trovare le parole, così, semplicemente, lo abbracciò. E in quell’abbraccio cercò di trasmettergli tutto quello che stava provando. Si ritrovarono a tremare, entrambi, l’uno nell’altro. E tutto il resto sfumò.

 

 

 


 

19 novembre 1976

«Ed ecco una bella F per i Serpeverde! F di fallimento epico da parte di Wilkes, il cui tiro è stato prontamente parato da Baston. Baston passa a McKinnon, che scarta il bolide scagliato da Mucilber e si dirige spedita verso gli anelli»

Lo stadio fremeva. Remus vide James e Regulus più in alto degli altri, intenti a scrutare il campo alla ricerca del boccino.

Istintivamente guardò Sirius e intuì il suo nervosismo. Poche persone avrebbero potuto notarlo, ma Moony lo conosceva come le sue tasche: la mascella serrata e le labbra strette non erano dovute alla partita. Per quanto l’amico non ne parlasse mai, Remus poteva quasi percepire i sentimenti contrastanti provati da Pad nel trovarsi davanti, come avversario, quel fratello che era diventato avversario anche nella vita. Un fratello con cui non parlava veramente da tempo immemore e che non vedeva dall’estate, salvo le mattine in sala grande e qualche volta di passaggio nei corridoi.

Non si erano mai rivolti la parola, neanche un: “come stai Sirius? Sai, dopo che la nostra famiglia ti ha torturato, sei scappato e io non ho fatto niente se non dire che mi sarei unito a Voldemort?”.

Lupin si riteneva una persona capace di pazienza ed era assolutamente contrario alla violenza, ma avrebbe tanto voluto prendere a pugni Regulus fino a farlo svegliare. Come poteva qualcuno così simile a Sirius essere tanto diverso?

«In molti hanno criticato la scelta di James Potter di affidare la carica di cacciatrici a due donne, ma per le mutande di Merlino se oggi non stanno dimostrando di che pasta sono fatte! Anche se c’è chi si chiede come mai il bel capitano abbia preso in squadra proprio due amiche della Evans…»

«Gudgeon!»

«Scusi professoressa, riportavo solo le voci, per amore del sapere e della democrazia! Sappiamo tutti che Potter ha un debole per la Evans ed è normale chiedersi-»

«La partita, Gudgeon!»

«Sì, ecco, McKinnon ha passato a Vance, che donna maestosa Emmeline! Mi perdoni professoressa, ma lo è davvero, la McKinnon è sexy ma guardi con che grazia la Vance vola e…FICCA LA PALLA DENTRO L’ANELLO. Vance, diccelo che vuoi farci morire tutti!»

«Dovrebbero cambiare commentatore!»

La voce di Lily risuonò vicina e Remus vide la prefetta sedersi accanto a lui.

«Nah, Davey è… non vuole essere cattivo. È semplicemente fatto così, non sa bene controllarsi! Ma quando s’impegna è piuttosto bravo a commentare. E poi» Moony rivolse alla ragazza uno dei suoi rari sorrisi scintillanti e maliziosi, da malandrino «distrae gli avversari. Noi siamo abituati, Prongs potrebbe persino anticipare le sue battute se glielo chiedessi, ma gli avversari no!»

La ragazza sembrò convinta dalla sua risposta, poi assunse un’espressione più incerta.

«Remus, posso farti una domanda?»

«Certo!»

«Perchè chiamate Potter “Prongs”? Avete iniziato a usare dei nomi un po’ assurdi l’anno scorso!»

La Grifondoro cercò di mascherare la curiosità con un tono disinvolto, Lupin le sorrise nuovamente, divertito.

«Oh, no Lily. Mi dispiace ma non posso rispondere, è un segreto tra di noi!»

«Come siete noiosi!»

«Pad ti risponderebbe che siamo molto fighi!»

«Pad?»

«Padfoot. È il soprannome di Sirius!»

«Allora puoi dire a Black che più che fighi mi sembrate infantili e arroganti!»

Lily gli fece una linguaccia a cui Remus replicò ridendo di gusto, poi la voce di Gudgeon li distrasse da quell’ironico battibecco.

«COSA STA FACENDO BLACK? Un altro bolide spedito nel vuoto. Ma dove ha la testa oggi il bel Grifondoro? Sarà innamorato? Fanciulle di Hogwarts, potete sempre consolarvi con me, non ho il fascino da bel tenebroso ma una cicatrice indica che anche io ho coraggio da vendere!»

«È quella che si è procurato per quella faccenda del Platano Picchiatore, vero?» gli chiese Lily, indicando la posizione del commentatore.

La faccia di Lupin - già resasi scura, poiché aveva ben capito che Padfoot non stava affatto mandando bolidi a vuoto - si rabbuiò ancora di più.

«Sì, ha scommesso con un Serpeverde che sarebbe riuscito a toccarne il tronco ed è andata a finire così. Stava per rimetterci l’occhio! Fortunatamente adesso è vietato a tutti avvicinarsi al Platano Picchiatore. Bisogna stare attenti, forse una pianta del genere non sarebbe mai dovuta essere piantata a Hogwarts…»

«Io invece la trovo incredibilmente affascinante! Sai che è un esemplare unico in tutta la Gran Bretagna? La Sprite mi ha raccontato che è originario della Cina, ma pare essere incredibilmente raro anche lì poiché cresce in zone nascoste e produce spore simili al polline soltanto una volta nella vita»

Remus lo sapeva già. Aveva letto tutto il leggibile rispetto al Platano picchiatore durante il suo primo anno, quando era diventato parte della sua seconda casa. Quella per l’altro sé. Sapeva anche che fino al momento in cui Silente non era rientrato a Hogwarts portandoselo dietro, sei anni prima, nella comunità magica inglese la sua esistenza era considerata una leggenda senza alcuna base di verità. Una cosa andava riconosciuta al loro preside: era bravo con le cause perse. Ma se il suo essere lì, e di conseguenza la piantagione dell’albero, fosse costata la vita a qualcuno? Quel tipo di domande lo tenevano sveglio le notti. Ne aveva una lista intera.

«E poi penso che la colpa sia esclusivamente di Gudgeon che si è comportato come un’idiota, non di quel povero albero! »

Il viso di Remus si rasserenò lievemente, ma il suo sollievo durò soltanto fino al successivo commento di Davey.

«E Serpeverde segna! BLACK, MA COSA CAZZO TIRI UN BOLIDE ADDOSSO A TUO FRATELLO MENTRE I SERPEVERDE HANNO LA PLUFFA?»

«GUDGEON, il linguaggio! A me il microfono, prego»

«No, mi scusi professoressa. Farò il bravo, è che non si può essere così pieni di sé da- IL BOCCINO! DI GIÀ?!»

Dagli spalti si levò un coro di “ohh”. Moony non riusciva a vedere il boccino ma James e Regulus stavano schizzando a a tutta velocità verso il suolo. Regulus era bravo, gliene andava dato atto, ma James sembrava essere nato per fare esattamente quello.

Prongs era in netto vantaggio, l’amico vide la sua mano allungarsi e poi… ci fu un boato e un bolide impazzito sembrò dirigersi verso la folla, costringendo tutti a lanciarsi sul pavimento degli spalti. Madame Bumb fischiò e, mentre la professoressa McGranitt richiamò a sé il bolide con un incantesimo, si diresse furente verso Avery. Le due squadre erano scese a terra e si stavano urlando contro, Remus non capì niente di quello che si dicevano. Lily invece sembrava aver capito perfettamente, diventò rossa di rabbia e iniziò a gridare verso il campo.

«Emh, Lily, mi aiuti a comprendere quello che sta succedendo?»

«Avery!» borbottò lei a denti stretti.

«Si, quello l’ho intuito. Cos’ha fatto?»

«Bumphing.  Poteva fare male a qualcuno quel… quel…»

«Bumphing?»

«Dio Remus, non sai proprio niente del Quiddich?»

Moony si sentì ferito nell’orgoglio. La sua ignoranza rispetto al Quiddich era qualcosa che gli rinfacciavano sempre tutti i malandrini. Non è che non gli piacesse, ma la sua vita quotidiana era già abbastanza avventurosa e scegliendo avrebbe preferito un buon libro a quattordici persone su una scopa. Le regole base le sapeva, ovviamente - insomma, viveva con Sirius, James e Peter! -  ma andando nello specifico delle squadre, dei campionati o dei dettagli, iniziava a perdersi. Di solito durante le partite si appoggiava a Wormtail, ma quel giorno l’amico era in punizione da Gazza - sarebbero dovuti esserci anche James e Sirius, tra l’altro gli ideatori della combo “gabinetti e fuochi d’artificio”, ma la McGranitt aveva permesso loro di spostarla sul sabato.

«‘cusa»

La ragazza gli sorrise dolcemente.

«Si tratta di un’effrazione rispetto al regolamento. Avviene quando un giocatore colpisce il bolide indirizzandolo verso la folla. Quell’… Avery l’ha usato per distrarre i cercatori quando ha visto che Regulus era in svantaggio, anche perchè un bolide sulla folla richiede inevitabilmente la sospensione del gioco»

«Che stronzo!»

«Già! Non che Black sia stato molto più leale a continuare a indirizzare bolidi contro Regulus…»

«Quella è una cosa diversa»

La voce di Remus uscì ferma e stanca, quasi minacciosa, così Lily un po’ interdetta si limitò a un laconico «sarà».

Nel frattempo la partita riprese, con tanto di rigore per Grifondoro, ma il clima di tensione restava papabile.

«Bulstrode para, ma nessuno se ne accorge poiché la sua cascata di capelli uniti  ha coperto l’atto e potrebbe coprire l’intero stadio. A quel punto potremmo pensare che nevichi, però. La cura dei capelli è importante Bulstrode, capisco che voi a Serpev-»

«Oh andiamo Gudgeon, ancora una e prendo davvero io il microfono! Non ci stai neanche provando!»

«Ha ragione professoressa, sarò più attento ad essere rispettoso e degno del ruolo che ho!»

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni, pensò Remus. E gli venne quasi voglia d’inforcare la scopa solo per raggiungere i suoi migliori amici.

«Ed ecco di nuovo McKinnon-Vance e poooiii di nuovo McKinnon CHEEEEE SEGNA! E con che classe!»

La partita proseguì con altre tre reti dei Grifondoro e una sola dei Serpeverde. Sirius - per quanto avesse smesso di cercare di colpire Regulus - continuava a scagliare i bolidi con troppa forza per essere veramente d’aiuto, ma la differenza sostanziale di qualità che c’era tra i cacciatori fece la differenza.

«Bulstrode fallisce ancora nel parare, ma nessuno di noi ne è veramente sorpreso. Con questa rete della Vance arriviamo a 50 a 20. Vorrei spendere qualche secondo per dire a tutti coloro che mi hanno chiesto se Emmeline fosse single o meno, che non siete abbastanza per lei, mi dispiace!»

La McGranitt non commentò: aveva appena visto James e Regulus volare verso il boccino. Dopo qualche istante se ne accorse anche il commentatore.

«Potter sta raggiungendo il boccino! Lo sta raggiungendo! Ma è una gara spietata, Regulus stacca entrambi le mani dalla scopa, è a un soffio…POTTER PRENDE IL BOCCINO! SI È QUASI LANCIATO DALLA SCOPA SIGNORI, 10’000 PUNTI PER GRIFONDORO!»

Lo stadio esplose in un boato che coprì pienamente i fischi dei Serpeverde.

«150 punti, signor Gudgeon, 150. Grifondoro vince 200 a 20»

«Ben fatto Grifondoro! Serpeverde, penso che l’abbiate presa in quel posto così forte che domani non riuscirete ad alzarvi dal le-»

«Basta così!»

La McGranitt strappò il microfono dalle mani del commentatore, ma la voce non suonò affatto severa quanto ci si sarebbe aspettati.

«La professoressa sembra più felice di noi, Lily!»

La ragazza, euforica almeno quanto la McGranitt, rise e gli disse: «è il quiddich, bellezza!»


La festa in sala grande durò tutta la sera e i Grifondoro - nessuno escluso - festeggiarono come se avessero già vinto la coppa. Quando il sonno prese il sopravvento e anche gli ultimi studenti lasciarono la sala comune, le lancette dell'orologio segnavano l'una.

Alle due e mezza qualcuno si sedette nuovamente davanti al fuoco. Alle tre un rumore di passi lo destò dai suoi pensieri.

«Evans»

«Black»

«Che cosa ci fai sveglia?»

«Potrei chiederti lo stesso!»

«Non riuscivo a dormire»

«Neanche io»

«Perché?»

«Non sono affari tuoi!»

«Neanche i miei motivi sono affari tuoi!»

«Non ti ho chiesto nulla, Black»

«Chiarivo solo, Evans»

Lo scoppiettare del fuoco fu l'unico rumore per molti minuti, dopo un tempo interminabile Lily si girò verso Sirius.

«Perché oggi hai cercato di colpire tuo fratello?»

«Mio fratello è il ragazzo che ha preso il boccino, l'altro è semplicemente sangue del mio sangue»

«Eppure sono le tre passate e sei qui a fissare il fuoco»

Sirius fece per ribattere, poi la guardò sorpreso e scrollò le spalle.

«Mi piace il fuoco. È potente, è bello, è coerente: sai esattamente come agirà. Mi calma»

«Non ti facevo così profondo, Black»

«Non lo sono, Evans»

«Non hai risposto alla domanda, comunque!»

«Devo?»

«Solo se vuoi»

«Non voglio»

«Va bene»

Lily non sapeva spiegarsi come mai, ma aveva voglia di parlare con Sirius Black. Per la prima volta da quell’uno settembre, o forse addirittura dal litigio con Severus, percepì la possibilità di una comprensione. Non che Mary o Marlene non l’ascoltassero o non la capissero, tutt’altro, ma nessuna delle due aveva un certo tipo di problemi familiari. E di certo nessuna delle due era una NataBabbana.

«Ho una sorella, sai?»

«Sì?»

«È babbana e odia la magia. Pensa che io sia un mostro, uno scherzo della natura! Mi ha chiesto di non tornare a casa per Natale, vuole presentare il suo fidanzato alla famiglia e ci ha tenuto a specificare che io non rientro nel termine. Mi preferirebbe morta piuttosto che così. Ed è assurdo, perché dall'altra parte anche il mondo magico mi preferirebbe morta piuttosto che.. così!»

Un velo di tristezza le appannò la vista, come accadeva sempre quando pensava a Petunia. Ma un conto era parlare con Black, un conto piangere davanti a Black: non se lo poteva permettere! Ricacciò dentro le lacrime e cercò d’impostare la sua espressione più decisa.

Sirius le rimandò uno sguardo strano che la fece sentire studiata, poi assunse un’espressione sprezzante ma al contempo incredibilmente… dolce. Si prese tempo, la stanza vibrò d’attesa.

«Non il mondo magico, solo alcuni idioti dentro il mondo magico» disse infine.

La dolcezza sparì per lasciare il posto a qualcosa che la ragazza non riuscì a decifrare.

«Se ti consola anche la mia famiglia mi preferirebbe morto piuttosto che così»

Lily ripensò alle parole che poco tempo prima le aveva detto James.
“Sirius ne ha passate tante”.
Che fosse più vero di quanto non avesse immaginato?

«Non mi consola, non è giusto!»

«No, non lo è. Ma non è giusto neanche che oggi ti abbiano chiamata sanguemarcio tre volte, Evans»

Al suo sguardo sorpreso Padfoot arrossì - oh mio Dio, Sirius Black che arrossiva?

«Le ha contate James. Poi ci ha tenuto a fare una chiacchierata con loro. Io avrei voluto usare l'unica lingua che quelli così conoscono, sistemarli per bene, ma Prongs per la gioia di Moony è diventato fan delle lezioni di Silente e ora fa il pacifista della situazione!»

Il Grifondoro fece una smorfia lievemente contrariata. Era molto buffo, a Lily per un istante venne da ridere. Poi si rese conto che non aveva capito la metà della risposta e lo guardò confusa. Dopoché replicò soltanto alla parte che le era sembrata chiara e che l’aveva irritata e ferita nell’orgoglio.

«Non ho bisogno che voi preziosi cavalieri mi difendiate, so farlo da sola!»

L’espressione di Sirius s’indurì e la sua voce risuonò di freddezza.

«Evans, non sono Prongs. Non ti permettere di trattarmi così!»

«Oh, scusa, dimenticavo che sto parlando con il grande Sirius Black!»

«Per Merlino Evans, togliti quel bastone dal culo! Non riguarda te, non riguarda solo te!»

Lily aprì la bocca per ribattere ma Sirius non le lasciò il tempo di dire nulla. Fece un grande respiro, la guardò intensamente e poi usò un tono meno arrogante e più dubbioso.

«Senti... aspetta, fammi finire! Quello che intendevo dirti è che la vita non è sempre giusta, siamo noi che scegliamo da che parte stare, per cosa combattere, cosa è giusto per noi»

La Grifondoro si vide fare un passo indietro e notare un puzzle ben più grande e complesso. Il disegno da scorgere le parve estremamente faticoso.

«E voi cosa avete scelto?»

«Io ho scelto l’opposto di quanto scelto dalla mia famiglia, con tutte le mie forze» rispose lui. Poi guardò oltre la ragazza, verso il piano superiore, e aggiunse: «e ho scelto loro»

Lily seppe che si stava riferendo a James, Peter e Remus. Qualcosa iniziò a sbiadire davanti ai suoi occhi, le sue certezze su quei quattro erano messe a dura prova dallo sguardo carico di bene con cui Sirius si era rivolto al dormitorio. E dalle parole che si stavano scambiando.

«Ed è stato facile?»

«Cosa?»

«Scegliere di lasciare la tua famiglia indietro? Sapere perchè, sceglierlo, l'ha reso più facile?»

Sirius pensò di mentirle, poi, per un qualche motivo, non lo fece.

«No. C’è un… pezzo… che mi pesa aver lasciato indietro»

“Quella è una cosa diversa”, le aveva detto Remus quel pomeriggio.
Non serviva chiedere, e sentiva che Black non l’avrebbe affatto voluto.
La Evans in quel momento capì. Qualcosa, almeno.

«Black?»

«Sì?»

«Posso farti un’altra domanda?»

Sirius le sorrise - oh mio Dio, un sorriso sincero da Sirius Black. Cosa stava succedendo al mondo?

«Questa è già una domanda, Evans!»

«Un’altra ancora, allora!»

«Sì, ma non ti aspettare che risponda. Sono stanco di rispondere»

Lily annuì.

«Perchè non cambi cognome? So che per voi maghi è qualcosa di molto importante. Almeno non apparterresti più a quella famiglia che tanto…»

Avrebbe voluto dire “odi”, ma era il termine giusto?
Era l’unico?
Poteva permettersi di usarlo durante il primo vero dialogo con Black in sei anni?

Sirius sembrò capire anche senza la conclusione della frase. La tolse dall’imbarazzo di cercarne la fine e parlò. 

«Mi hanno torturato, mi hanno disonorato e hanno bruciato il mio ritratto dall'albero genealogico della famiglia. Chissà cos'avranno fatto alla mia stanza e alle mie cose - beh, quelle che possono toccare. Stanno facendo di tutto per nascondere che io sia loro figlio, capisci Evans? Il fatto che io sia un Black é tutto ciò che non vogliono ed è la migliore arma che ho per farli incazzare!»

La ragazza trattenne il fiato, non sapeva nulla, si diede della stupida per aver paragonato l’odio di Petunia a quello. Le venne quasi da vomitare. Poi l’altro  riprese a parlare, ma così a bassa voce che Lily si chiese se voleva veramente che lo sentisse.

«Ma non solo per farli incazzare, anche per dimostrare ad altri che è possibile, che possiamo scegliere da che parte stare, anche quando contro abbiamo tutto il nostro sangue!»

Lily rimase ulteriormente senza parole, poi, senza premeditarlo - senza deciderlo - sorrise.

Il ragazzo ricambiò, per un attimo. 

«Adesso vado a letto, Evans. Se Prongs mi trova qui con te perdo anche l’unica famiglia buona che ho»

«Oh, smettila!»

«Dico davvero Evans, dovresti dargli una possibilità. È il migliore tra noi»

La guardò attento, come per soppesare gli effetti di ciò che aveva detto. Come per imprimere attraverso gli occhi qualcosa che rendesse quelle parole più vive per lui e più vicine per lei. Poi ghignò e tornò il solito Black.

«e noi siamo già i migliori tra tutti!»

Le risate di Sirius mentre s’incamminava verso le scale del dormitorio furono l’ultimo rumore che sentì quella notte. Una volta a letto i pensieri presero ad affollarsi nella sua mente in maniera sparsa, confusa e prepotente. Si era davvero sbagliata sui malandrini? Ma come poteva essersi sbagliata? Avevano preso di mira così tante persone per puro e semplice divertimento… e facevano gli sbruffoni ogni tre per due!

“Non può essere che siano cresciuti?”, le disse una voce dentro la sua testa, molto simile a quella di Remus. Un’altra, pericolosamente simile a quella di James, proseguì: “è un mese che non mi vedi alzare la bacchetta contro nessuno, anche quando vengo provocato, non significa niente per te?”

Sì, si trovo a pensare. Un mese è poco, non significa niente. Così come non significa niente una chiacchierata drammatica con Black alle tre di notte.
Un mese non poteva cancellare più di sei anni.

L’istante successivo Lily Evans si rese conto che non solo aveva voci dentro la sua testa, ma stava anche rispondendo loro.  Era ufficialmente pazza! Ed era decisamente ora di addormentarsi.

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Note dell'autrice:
Ciao car*!
Che dire? 
Siamo in un altro capitolo un po' di passaggio, ancora lontani da un vero slash tra Remus e Sirius, ma spero che si inizi a cogliere la differenza tra il rapporto che lega Padfoot a Prongs e quello che lo lega a Moony. Il prossimo sarà assolutamente wolfstarcentrico. Ci tenevo anche a dare un po' di spazio a Lily, permetterle di muovere i primi passi verso una comprensione dei malandrini - e viceversa. Inoltre il dialogo con Sirius si rivelerà abbastanza fondamentale per capire alcune "cose" che accadranno tra qualche capitolo. 

Ora qualche nota più "tecnica":

  1. Davey Gudgeon andava a scuola al tempo dei malandrini, è il nome del ragazzo che si è fatto quasi cavare un occhio dal platano picchiatore per una scommessa.  Ho immaginato che un tipo del genere dovesse essere per forza un Grifondoro… e mi serviva qualcuno di potenzialmente divertente - alla Lee - per fare il commentatore. La scelta è ricaduta su di lui anche perchè la Rowling ha confermato che Sirius giocava (ma non ci ha detto che ruolo - io ce lo vedo bene come battitore, sarà anche l’influenza dei gemelli Weasley) e né Remus né Peter mi sembrano i tipi di persona che commenterebbero il quiddich. Remus, come ci dimostrano i commenti di Moony sulla mappa nel terzo libro della saga, ne avrebbe l’acutezza e la malandrinità… ma penso che fosse un modo di essere che riservava solo agli amici. Baston invece è un’idea completamente inventata: sono una famiglia purosangue e mi è sembrato credibile che un parente di quel Baston fosse stato portiere per i Grifondoro. Magari uno zio, che poi ha trasmesso la passione al nostro amato Oliver. Stesso discorso per Bulstrode. 
  2. Per quanto riguarda i Serpeverde: Sirius nel quarto libro afferma che Piton frequentava i futuri mangiamorte, destinati a morire nella prima guerra. E si parla di Evan Rosier e di un certo Wilkes. Che quindi ipotizzo essere stati sui compagni di classe. Avery e Mucilber invece erano più grandi, visto che stavano nel gruppetto di Lucius che aveva preso Severus sotto la sua ala. Però indubbiamente non grandi quanto Lucius, uno o due anni in più. Per comodità della storia fingeremo che ne abbiano solo uno in più, nella mia testa sono i Tiger e Goyle della situazione (per questo li ho posti come battitori). Sappiamo che a scuola in quegli anni c'era anche Barty Crouch jr, che però doveva avere un paio di anni in meno dei malandrini. In realtà dubito che tutti loro fossero giocatori di quiddich - tranne Regulus che è stato confermato - ma piuttosto che inventare nomi preferisco stare nel campo del reale.
  3. Già che ci sono faccio un discorso anche sugli altri allievi, per spiegare alcune delle scelte prese - adesso e in futuro - rispetto ai personaggi. La Rowling non ci ha dato quasi nessuna informazione sulle persone che frequentavano Hogwarts ai tempi dei Malandrini, ci ha confermato solo Mary McDonald. Anche Marlene McKinnon e Emmeline Vance potrebbero essere state delle Grifondoro dell’età di Lily, ma qui entriamo già nel campo delle ipotesi (ai fini della storia fingeremo di sì, ma non sono convinta che entrambe siano state dell’età di Lily - dubito che l’Ordine fosse stato costituito solo dagli allievi del settimo anno di Hogwarts).  In ogni caso dentro la storia la Vance l'ho immaginata di un anno in più rispetto ai protagonisti, giusto per sentirmi più credibile e meno "traditrice di me stessa", ahha. Dorcas Medowes invece era la strega più potente della sua generazione, tanto che Voldemort è andato a ucciderla di persona, difficile avesse 20 anni all’epoca. Lo stesso vale per i Paciok, già auror affermati nel 1981 (e poi Neville ha l’età di Harry, ma penso che pochi maghi facciano figli presto quanto i Potter). Narcissa e Lucius sono più grandi, erano rispettivamente al sesto e settimo anno quando i malandrini iniziarono Hogwarts. Lo stesso vale per Bellatrix, più grande di 8\9 anni (più vicina agli Weasley come età, forse si passano solo un paio d’anni).

    E niente, forse il prossimo capitolo uscirà prima di giovedì prossimo poichè è molto denso - ma non molto lungo - e vorrei dividerlo in due per ragioni emotive. Ci sono scene che stanno bene da sole, lì, così, a macerare. Però non ho ancora deciso!
    Come al solito aspetto tutti i vostri feed e niente, buon we!
    Fra
  
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