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Autore: CaskettCoffee    21/05/2020    4 recensioni
Questo racconto prende il via dopo gli eventi del series finale, e racconta la storia di quaranta settimane della vita di Castle e Beckett. Quaranta settimane molto importanti. Quaranta settimane di attesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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TRENTA SETTIMANE

"Quindi… non pensi di testimoniare al processo."

Kate quasi balzò su se stessa per lo stupore, voltandosi direzione di Lanie. "Che cosa?"

“Tu sai che si sta svolgendo il processo…” Chiarì Lanie, interrompendosi dal tirare fuori dalle buste dei negozi gli abiti premaman di Kate. "E sai che Castle testimonierà."

Kate sospirò profondamente, sedendosi sul divano di casa, e guardò Lanie con un'espressione esausta, reprimendo un brivido.
Aveva rimandato lo shopping premaman quanto più possibile – quell’unico, assurdo vestito a tutti intrecci che aveva messo per il baby shower era bastato a farle saltare i nervi - ma quando due giorni prima si era resa conto di non entrare nemmeno più nel pigiama, e aveva dovuto dormire con un pigiama di Castle, aveva chiamato Lanie per una sessione urgente di shopping.

Erano mesi che non trascorreva del tempo sola con l’amica, e non era più abituata alla sua franchezza. Lanie era in grado di dirottare una conversazione su un determinato argomento senza assolutamente alcuna spia. E lei non aveva potuto che rimanere sorpresa quando, dopo mezz’ora di chiacchiere su vestiti a stile impero e camicie da notte con i bottoni per l’allattamento, l'amica aveva completamente virato il discorso verso il processo Loksat.
 
Non che Beckett non ci pensasse. Sin dalla prima conversazione con il dottor Burke negli Hamptons, Kate aveva preso la decisione di smettere di rimuginare e cercare di essere serena. Il suo primo punto all’ordine del giorno era stato quello di mettere a nudo i suoi sentimenti a Rick. Quel pomeriggio, quando era tornato a casa, Kate l'aveva preso da parte e avevano trascorso più di un'ora a parlare di quel processo. Alla fine della conversazione, erano state versate un po’ di lacrime, prese alcune decisioni – Castle avrebbe testimoniato, sentiva di doverlo a se stesso, mentre Kate se ne sarebbe tenuta completamente fuori- e avevano concluso il discorso con una verità inconfutabile: si amavano e non avrebbero mai, mai più permesso a nulla – silenzi, nemici, fraintendimenti- di mettersi tra di loro. 
 
In maniera abbastanza sorprendente, aveva parlato con il dottor Burke diverse volte da quella prima conversazione telefonica. Più Kate gli parlava, più capiva. Più capiva, più si sentiva serena. Nelle ultime settimane si era trovata a parlargli di una varietà incredibile di argomenti, e lui la stava aiutando a ritrovarsi.

Castle era apparso sorpreso quando, di ritorno a NY qualche settimana prima, Beckett gli aveva detto di avere intenzione di riprendere le sedute in presenza con il dottor Burke, ma suo marito era sembrato anche compiaciuto. Si rendeva conto anche lui che parlare con il dottor Burke le faceva bene.

Da allora Kate aveva lentamente iniziato a riprendere in mano la sua vita. Aveva iniziato a sorridere e ridere di più. C'erano ancora giorni in cui si sentiva angosciata e sconfitta, ma quei momenti sembravano presentarsi con sempre minor frequenza. Anche i suoi incubi si erano ridotti al punto che ormai li aveva quasi a malapena. Aveva persino mosso dei seri passi in avanti nell’affrontare il discorso Loksat. Anche se aveva scelto di non testimoniare al processo, si era impegnata a parlare con il procuratore.

Non riusciva però a affrontare l’idea di entrare in un’aula e rivivere tutta quell’indagine, dal primo giorno all’epilogo. Quella ferita era troppo profonda da superare in pochi mesi. Kate poteva fare lo sforzo di parlarne, qualora fosse strettamente necessario, ma era molto lontana dall'essere guarita. E temeva che l’equilibrio che era riuscita a trovare fosse troppo fragile per sopravvivere al colpo. 

Non aveva intenzione di permettere a nulla di mettere a rischio quella serenità che stava faticosamente riacciuffando. Man mano che i giorni passavano, e la gravidanza proseguiva senza problemi, Kate trovava sempre più ragioni di essere felice, e il risentimento che le bruciava dentro sembrava affievolirsi lentamente.

Aveva anche iniziato a riprendere in mano il suo lavoro al distretto, la settimana precedente. Castle, ovviamente, credeva che fosse troppo presto per tornare a lavorare. Fosse stato per lui, sarebbe rimasta a riposare fino a che la bimba non fosse nata. Ma Kate aveva un disperato bisogno di occupare il suo tempo e il lavoro era la soluzione perfetta. Il futuro le appariva ancora così incerto, e poter tornare a fare qualcosa in cui era brava la stava aiutando a riprendere sicurezza. 

Esposito e Ryan erano sembrati subito piuttosto ansiosi di offrirle il loro aiuto. Sebbene i loro modi fossero stati in qualche modo goffi – Ryan continuava a suggerirle di sedersi ogni volta lei si alzava in piedi, e Espo continuava a portarle cose da mangiare - Beckett era grata per i loro sforzi. Tuttavia, sembrava esserci un tacito accordo nel 12esimo di tenerla fuori dalla questione Loksat, e nessuno aveva mai accennato con lei di quella faccenda. Fino a Lanie, in quel momento.

"Il processo?" chiese, "Wow, alla faccia dello tranquillo e rilassante pomeriggio di shopping"

"Hey!" gridò Lanie, fissandola con un cipiglio offeso “abbiamo avuto una sessione di shopping tranquilla e rilassante, mi sembra! "

"E quindi hai pensato che fosse il momento giusto per aprire il discorso processo" mormorò Beckett.

"Non c’è un momento giusto, credo" commentò Lanie con un'alzata di spalle, "Però nessuno vuole affrontare il discorso con te"- La fissò con sguardo sinceramente vicino. "E’ mio dovere, come amica, farlo io. E lo sai. Tu avresti fatto lo stesso con me."

"Sì, lo avrei fatto," ribatté Kate seccata, alzando gli occhi, "Dimmi quello che mi devi dire, Lanie."

“Non voglio certo convincerti a fare nulla o cosa,” spiegò Lanie con disinvoltura, “Però so che il processo non si sta rivelando semplice. So che i ragazzi si stanno impegnando tutti con il procuratore per costruire un solido impianto accusatorio, ma non sarà facile. Caleb Brown è morto, e la difesa vuole usarlo come capro espiatorio di tutte le accuse, scaricandogli ogni responsabilità"

"Non so davvero cosa potrei fare io", rispose Kate senza entusiasmo.

"Dai, Kate", rispose lei, "sai benissimo che il tuo contributo sarebbe determinante. Sei quella che più di chiunque conosce questo caso, praticamente l’indagine l’hai condotta tu sola. In più la tua testimonianza, di fronte alla giuria, sarebbe sicuramente decisiva"

"Ho dato la mia testimonianza al procuratore", argomentò Kate attentamente, "Una testimonianza dettagliata, e mi ha garantito che sarebbe stata sufficiente."

"Ha mentito," dichiarò Lanie in tono piatto. “Probabilmente avranno ammorbato anche lui con la storia del non turbarti. Ma io parlo con Espo, e con Ryan, e so per certo che alla prossima udienza le cose si metteranno male, molto male, se non interveniamo”

"Non possiamo permetterlo", borbottò Beckett.

La bocca di Lanie si spalancò. "Stai valutando di fare qualcosa?" osservò sorpresa.

Anche Kate sembrava sorpresa dall'idea. "Non lo so", mormorò a se stessa, "Forse."

Proprio in quel momento la porta del loft si spalancò e Castle si trascinò dentro, carico di bustine, pacchi, la posta e le chiavi della macchina. "Non dovreste essere in giro a fare spese pazze?" chiese lui mentre si liberava dei vari fardelli.

“Quello sei tu Castle, a quanto vedo” lo rimproverò Lanie alludendo a tutte le varie cose che aveva appena riportato, “Dì un po’, sei andato a Disneyland senza dircelo?" 
 
"Potrei essere passato davanti a Fao Schwarz e aver preso due o tre cosette per la bambina", intonò Castle mentre appoggiava la posta sul tavolino di fronte al divano. Non vide che Kate e Lanie si guardavano fra loro ridacchiando del suo shopping estremo. Quando lui alzò lo sguardo per affrontarle di nuovo, i loro volti erano adeguatamente castigati. "Lily potrebbe nascere in anticipo e in quel caso dove saremmo, eh?"

"Non sia mai che nasca senza avere un orso di peluche a grandezza naturale" disse Lanie, che subito raccolse la sua borsa e iniziò a indietreggiare verso la porta d’ingresso. "Ci sentiamo più tardi amica, pensa a quello che ti ho detto". 

Un'ora dopo, Castle era immerso nella lettura, imparando un bel po’ di cose sul terzo trimestre di gravidanza e cosa aspettarsi, quando Beckett entrò in camera da letto portando con sé un vassoio colmo di contenitori di cibo cinese. Quando la vide, Rick sorrise e si alzò dal letto per andarle incontro a prendere il vassoio. 

"Non che mi stia lamentando, ma non ti eri offerta di occuparti tu della cena?" le chiese.

"Non è quello che ho fatto? " rispose Kate ironicamente, sedendosi accanto a lui, "Mi andava di mangiare qualcosa di unto."

"Beh, non è esattamente nella lista dei cibi consigliati nel terzo trimestre, ma non sono ancora arrivato al capitolo dei cibi proibiti, quindi…" disse Castle dolcemente, prendendo un raviolo con la bacchetta e avvicinandolo alla bocca di Beckett. Lei masticò docilmente il boccone ma i suoi occhi sembravano ombreggiati da qualcosa di più. All'improvviso Rick mise da parte il vassoio e la guardò direttamente. "Cosa c'è che non va?"

"Ho parlato con Lanie oggi", sussurrò, gli occhi fissi in grembo.

"Di che cosa in particolare?" lui incitò dolcemente, il suo cuore stava già cominciando a battere in allarme.

In risposta alla sua domanda Kate si alzò via letto e camminò verso il punto in cui aveva posato prima la borsa da lavoro. Quando tornò a letto portava con sé un faldone pieno di fogli. Lo passò a Rick. "Che cos'è questo?" chiese lui, rigirando la cartella tra le mani.

"Aprilo", ordinò lei.

Più allarmato dall'espressione sul suo viso di ogni altra cosa, Castle aprì velocemente il fascicolo, e smise di respirare per quello che trovò. Era tutto il resoconto dell’indagine Loksat, nitido ed elaborato, redatto dal procuratore poco più di una settimana prima. C’erano le testimonianze - fra cui le loro-, i resoconti delle indagini, le perizie. "Come mai hai questo fascicolo?" osservò rauco.

"Me lo ha lasciato Lanie, prima" rispose Kate. “Mi ha detto che il processo non sta andando esattamente come speravano al distretto, e mi ha chiesto di dare una mano”
Vedendo che era, in realtà, molto scossa, Castle mise da parte i documenti e la strinse tra le sue braccia. "Come ti senti al riguardo?" sussurrò teneramente.

“Non lo so”, rispose lei, “io ... pensavo di essere sollevata dal fatto che non avrei dovuto avere a che fare con il processo, ma ... ma quando Lanie mi ha detto che la situazione sta andando per il peggio, ho sentito ... "

" ... di dover far qualcosa? " Castle le chiese, piano.

Kate sollevò il suo sguardo verso quello di lui. "Come lo sai?" 

"È esattamente quello che ho provato io", le confessò.

“Non capisco”, disse lei, tristemente, “Pensavo che tenermene fuori mi avrebbe fatto sentire meglio, non peggio. Continuo a pensare di non essere pronta per affrontarlo, ma non posso fare a meno di essere in ansia per il fatto che fare giustizia o meno potrebbe dipendere da me"

Castle cullò il viso di lei contro la sua spalla, accarezzando con le dita la guancia di lei. "Kate, non puoi sentirti in colpa per questo", le disse, "Lo abbiamo deciso insieme". Lui le sollevò il mento in modo che potesse guardarla negli occhi. "La cosa importante è che tu sia serena”

"Okay," concesse lei con un broncio, "allora perché mi sento così in ansia?"

"Forse perché, come me, senti di dovere molto a questa indagine, nonostante il modo orribile in cui ha stravolto la nostra vita", rispose sagace Rick, "Vuoi fare la cosa giusta, ma sei cambiata, le tue priorità sono cambiate, e questo ti confonde. Non sai quale sia la cosa giusta”

Kate scosse la testa, sfregandosi inconsciamente la guancia contro la sua spalla mentre lo faceva. "Una parte di me vorrebbe riprendere la sua vita esattamente come l’aveva lasciata", confessò con angoscia, "E una parte di me non è pronta a farlo affatto. Io non so cosa fare. Pensi che testimoniare sarebbe un errore?”

"No, non è quello che sto dicendo," chiarì Castle rapidamente. “Sto solo dicendo che se ti fossi trovata in questa stessa situazione tre anni fa, un anno fa, non ci avresti nemmeno pensato. Ti saresti sentita in dovere di andare fino in fondo all’indagine, ad ogni costo. Ora invece, senti che la bambina deve venire prima. Ed è qualcosa di nuovo, per te”

“Ed ho sbagliato. Il mio primo dovere avrebbe dovuto essere con te. Invece ho pensato prima all’indagine"

"Non è stato solo Loksat," disse Castle, "se non avessi avuto questo caso, sarebbe stato un altro caso. E’ quello che sei. Fare giustizia è qualcosa che ti ha guidato nella vita, e io ti amo anche per questo”

Kate emise una risata sconnessa. "Sto ancora cercando di mettere in ordine tutto quanto", lei cercò di spiegargli, "A questo punto della mia vita voglio offrire il meglio a te, a nostra figlia. Ve lo devo. ”

"E se il meglio fosse chiudere definitivamente con il passato nell’unico modo in cui veramente potresti fare la differenza?" ribatté lui, piano. Le sue dita si fermarono contro la sua guancia. "Kate", sussurrò attentamente, "Sai che io sono pronto a sostenerti in qualsiasi caso, giusto?"

Dopo una lunga pausa, la sentì annuire contro la cima della sua testa. I polmoni si sgonfiarono con il suo sospiro di sollievo. E poi trattenne di nuovo il respiro in preparazione per la domanda successiva. "Tu pensi Kate, di riuscire ad affrontare tutto quanto? Perché io penso che tu possa farlo"

"Lo credi davvero?" gli chiese Beckett, mentre inclinava la testa per guardarlo. "Tu pensi che sia la cosa giusta da fare?"

"Sì. Sì, penso che sia l’unico modo per chiudere definitivamente" rispose lui senza esitazione. 

"Quindi stai dicendo che dovrei farlo?" Kate suppose.

"Che dovremo farlo. Insieme. " mormorò Rick piano, stringendole forte la mano.

 
   
 
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