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Autore: ilovebooks3    23/05/2020    0 recensioni
Doppia one-shot con doppio punto di vista per rivivere il finale della prima stagione.
Uno dei miei episodi preferiti in assoluto, colmo di significati e di verità non dette.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 “Saresti morto” (T. Lisbon)
 
 
“Hardy, giù quel fucile. Lo posi lentamente”.
La voce mi trema leggermente, ma me ne accorgo solo io, o almeno spero.
Quello che conta è la mia pistola puntata contro questo pazzo e la mia ferma intenzione di spappolargli il cervello alla comparsa della minima possibilità che voglia davvero sparare a Jane.
Sono pronta, come in tutti i conflitti a fuoco, perché è proprio per momenti come questo che sono stata addestrata.
Stavolta, però, un’insolita morsa metallica mi attanaglia lo stomaco.
Lo sceriffo Hardy, incurante della mia comparsa a sorpresa, alza il fucile verso il mio consulente con fare ancora più minaccioso, ma io sono veloce e pericolosa come lui, se non di più.
“Ora!”, tuono, e so di essere convincente.
La paura è sparita per fare spazio alla rabbia.
Paura e rabbia: due sensazioni che nessun bravo poliziotto dovrebbe mai provare sul campo, in quella che potrebbe diventare una sparatoria da un momento all’altro.
Ma qui si tratta della vita di uno dei nostri.
Un membro della squadra.
Un collega.
Un amico, nonostante tutto.
Qui si tratta di Jane.
Eppure sono più lucida che mai.
Sono un fascio di nervi pronti a scattare.
Lo scagnozzo del serial killer più famoso degli Stati Uniti finalmente abbassa l’arma e si arrende.
È sorpreso, il bastardo.
Aveva creduto davvero alla nostra trappola: la bella scenetta di me e Jane che litighiamo furiosamente lo aveva convinto.
Per un attimo aveva convinto perfino me, tant’è che mi era quasi venuto il dubbio che non si trattasse più di finzione; tutto per colpa di quel “John il Rosso è mio”, la stessa frase che il mentalista assetato di vendetta mi aveva ripetuto molte volte, e per davvero.
Ma questa volta era tutto finto. Lo scopo era far credere ad Hardy che sarei andata dal giudice, lasciando Jane nelle sue mani, e, in questo modo, farlo uscire allo scoperto.
Aveva funzionato.
“Avresti dovuto aspettare l’arrivo di John il Rosso, Lisbon”, mi rimprovera Jane, più arrabbiato che spaventato. Eppure le armi lo terrorizzano.
Sapevo che l’avrebbe detto.
Dopotutto, anche lui ormai è piuttosto prevedibile.
“Non potevo rischiare”, gli rispondo, esibendo un tono sicuro come la presa della mia mano sulla pistola.
No, certo che non potevo.
Anche se arrestare John il Rosso è la mia priorità.
Anche se la caccia è diventata, pure per me, qualcosa di più di una questione di lavoro.
Anche se, catturandolo, avrei salvato molte vite: quelle delle future vittime di John, ancora libero di uccidere solo perché non ho saputo aspettare.
Ma qui in ballo c’era Jane.
Una vita salvata contro molte ancora in pericolo.
Numericamente i conti non tornano.
La verità è che la vita di Jane è più importante.
Perché?
Perché risolve i casi?
Perché, a sua volta, grazie ai suoi trucchetti da mentalista salva molti innocenti, assicurando alla giustizia dei pericolosi assassini?
No.
La vita di Jane è più importante. Punto. Almeno per me.
Ma non c’è tempo per analizzare questi pensieri pericolosi.
Finalmente arresto il folle sceriffo, ormai inoffensivo.
Poi torno da Jane, in questo seminterrato dove, qualche minuto fa, avrebbe potuto compiersi una tragedia. O un miracolo.
“Era qui”, sussurra lui, quasi in trance.
So cosa vuol dire.
John il Rosso, l’assassino della sua famiglia, il mostro che gli ha distrutto l’esistenza, era a pochi passi da noi, eppure non lo abbiamo preso.
Io non l’ho preso.
“Abbiamo salvato una ragazza, sarebbe morta”, gli ricordo.
Una vita salvata, anzi due, sono più importanti della cattura di un colpevole.
O no?
E lo sono anche più della sua vendetta?
Non lo so.
Quanto vale una vita?
Per me vale tutto.
Ma per lui?
L’immagine delle decine di giovani donne che saranno presto uccise da un John il Rosso ancora in libertà per colpa mia mi compare davanti agli occhi come se fosse reale, ma so di aver fatto la scelta giusta.
L’unica possibile.
“Dovevi aspettare, eravamo d’accordo”, mi sibila il consulente con rancore, voltandomi le spalle, come se non potesse neanche sopportare la mia vista.
“E se Hardy ti avesse ucciso?”, lo provoco.
“Tu avresti John”, decreta.
Vero.
Ma non avrei più lui.
Jane è un folle se crede che avrei messo in pericolo uno dei miei uomini per un caso.
Anche se John il Rosso è molto più di un caso, l’incolumità della mia squadra vale ancora di più.
Probabilmente nemmeno lui crede a quello che sta blaterando. Avrebbe davvero rinunciato alla sua, pur infelice vita, se ciò avesse significato avere la possibilità di catturare il suo nemico?
Non lo so.
“Non credo che tu lo pensi davvero. Credo che tu ami la vita”, gli sussurro avvicinandomi a lui.
“Ti sbagli”.
“No. Tu ti sbagli”.
Jane sbaglia di grosso se, anche solo per un attimo, gli è passata per l’anticamera del cervello la folle idea che io lo avrei fatto uccidere pur di arrivare a John.
Io non sono così.
Lui, però, probabilmente sì.
Quanto vale una vita, secondo lui? Più o meno della vendetta?
La sua vita vale poco, mi ha fatto capire.
Questa sua convinzione mi spezza il cuore: so che è il senso di colpa ad ucciderlo lentamente e a fargli desiderare che finisca tutto.
Ma la vita degli altri? Quella di un qualunque membro della nostra squadra che ormai chiama amico?
La mia?
Mi sto innervosendo.
È un egoista.
Un bastardo egoista.
Ci sacrificherebbe tutti, pur di avere la sua vendetta.
Per lui non siamo che un mezzo.
L’ho sempre sospettato.
Ci usa come i suoi burattini personali.
Io gli servo, tutto qui.
Gioca con le nostre esistenza a suo piacimento.
Anche della sua vita pensa di poter fare quello che vuole, perfino rinunciarci.
Ma non può farlo, se ci sono persone che si preoccupano per lui.
E io so che ci sono, nonostante tutto.
“C’è un sacco di gente che si preoccupa per te, che ti vuole bene. Sei stato egoista ed infantile, voglio che tu adesso la smetta”, lo accuso, con più rabbia di quella che vorrei.
Rigsby.
Cho.
Van pelt.
Minelli.
Tutti gli vogliono bene.
Tutti tengono a lui.
Siamo una specie di famiglia, ormai, anche se per lui, evidentemente non ha importanza.
Io.
Io gli voglio bene.
Io tengo a lui.
Troppo forse, ma questo è un pensiero che non sarebbe giusto, né comodo, approfondire.
Ma lui se ne frega di noi.
Di me.
“Mi piacerebbe , ma ci sono cose che non si possono cambiare”, mi spiega.
Abbassa lo sguardo, per poi puntarlo su di me.
Non credo di averlo mai visto così turbato.
Nei suoi occhi riconosco troppe cose che vorrei non vedere.
Tristezza.
Rabbia.
Vendetta.
Dolore.
Pietà, anche per me, probabilmente.
“Non te la devi prendere, così va il mondo, Lisbon”.
Capisco.
È il suo modo di confermarmi che lui non si sarebbe comportato, e non si comporterà, come me.
Lui non fermerebbe la sua vendetta per uno di noi.
Per me.
Lo sapevo già, questo.
Ma non mi importa.
Ricaccio lacrime di rabbia e di delusione, per indossare la mia solita rassicurante maschera di calma.
Nonostante per lui io non sia nessuno, devo farlo stare meglio.
È nella mia natura.
Anche se mi ha appena confessato che di noi, della squadra con cui risolve i casi e della poliziotta idiota che gli sta sempre a fianco rischiando la carriera, non gliene frega nulla.
Lo posso accettare.
Quello che non posso accettare è il suo sguardo vuoto.
È più forte di me.
Devo convincerlo che andrà tutto bene.
“Abbiamo Hardy. Ci porterà da John il Rosso”, gli sussurro con il tono che si usa per rassicurare un bambino.
“Già.  Abbiamo Hardy”, ripete lui, con un pizzico di sarcasmo.
Non ci crede.
Io sì.
Io voglio crederci.
Ce la faremo, Jane.
Te lo prometto.
Ho appena imparato che ogni vita ha un prezzo e un valore.
E che la tua, per me, ha troppo alti entrambi.
So che tutto questo finirà male.
Userai me e la squadra per i tuoi scopi.
Troverai John, a costo della tua vita e della mia.
Ma va bene così, per oggi.
Per oggi io sono riuscita a salvarti.
  
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