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Autore: faithisunavailable    23/05/2020    1 recensioni
Il ritiro estivo del secondo anno di Bakugou alla UA piombò su di lui con tutta la sua furia selvaggia di –beh, parliamoci chiaro, Bakugou stesso.
DA METTERE IN VALIGIA:
- Fidanzato (bisogna capire quanto vorrà fargliela passare liscia)
- Gente che afferma di essergli amica (illusi e bisognosi di correzione)
- DPTS (che in realtà non ha proprio per niente)
- Una sana dose di rifiuto (dillo velocemente 5 volte ed è vero, giusto?)
Traduzione di "A Heart Swelled to Bursting" by eggstay, Ao3 - link nelle note.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sono più coraggioso degli altri bambini,” annuncia orgogliosamente Bakugou tenendo stretta la manica di sua madre mentre lei lo tira più vicino a sé.

Sì? Che cosa te lo fa pensare?”

Sono sceso giù dallo scivolo grande.”

Ohhh, quello vicino la palestra della giungla? Sì, quello è un sacco figo.” Prende una lattina dallo scaffale e legge l’etichetta prima di lasciarla cadere nel carrello. “È per questo che ti sanguinava il ginocchio quando sei tornato a casa? Non hai calcolato bene l’atterraggio, eh?”

Ma ce l’ho fatta comunque!”

Sì, sì.” Sorride e lo stringe a sé. Lui le permette di portarlo in giro come un bambino solo perché gli fa male il ginocchio. “Ma perché sei sceso dallo scivolo grande? Credevo che ti piacessero di più le altalene.”

È perché nessun altro voleva farlo.” E ora tutti gli altri bambini lo ammirano e ascoltano quello che ha da dire. È fantastico. Comincerà a conquistare sempre più giochi del parco e sempre più bambini ne rimarranno impressionati. Gli piace essere ammirato. “Mi arrampicherò anche sulla palestra della giungla.”

Sopra il mio cadavere, mocciosetto. Non ti è permesso avvicinarti a una cosa simile finché non sarai più grande.”

Mamma! Dai.”

No.”

 

Durante le successive cinque ore Bakugou scopre che Aizawa si muove tantissimo nel sonno.


 

 

È davvero impressionante. Non ho mai visto un ragazzo così giovane essere così abile con il suo quirk! La maggior parte dei bambini della sua età ha ancora degli incidenti, ma Katsuki riesce a controllare perfino i diversi elementi del suo quirk, come la quantità di luce o fumo che creano le sue esplosioni. È davvero impressionante.”

Bakugou schiocca le dita facendo scoppiettare piccole scintille mentre sua madre parla alla scrivania con il consulente per i quirk. Si annoia e vorrebbe andare a casa.

Sì, so che è molto bravo. C’è qualcos’altro su cui dovrebbe focalizzarsi? Per esempio, a casa non lo usa, ma non so cosa fa quando è fuori a giocare. A lei sembra che abbia capito che non deve usare il suo quirk tutto il giorno solo per mettersi in mostra?”

Cosa? Oh, sì. Sembra essere molto sveglio. Sono sicuro che capirà.”

Snap-pop.  Snap-pop.  Snap-pop. 

Aspetti non gliene ha parlato? Perché no?”

Bakugou inclina la testa. Uno scarabeo avanza lentamente sul pavimento, mezzo azzoppato per la mancanza di una zampetta. Lo prende e lo chiude tra le mani.

In realtà è stato Katsuki a portare avanti la questione! Ha detto di aver capito che non gli è consentito utilizzare il suo quirk indiscriminatamente finché non avrà ottenuto la licenza di eroe, il che è davvero ammirevole, è davvero consapevole delle regole della società. La maggior parte dei bambini non capisce-”

La maggior parte dei bambini, la maggior parte dei bambini, sta cominciando a farmi incazzare con questa storia. Katsuki ha bisogno di un’attenzione particolare, mi ha sentito? Non può etichettarlo sulla base di modelli che fanno riferimento a ‘la maggior parte dei bambini’.”

Oh, ne sono bene consapevole. Eccelle in tutte le categorie in cui è stato testato-”

Sì, lo ha già detto.”

Lo scarabeo brancola inutilmente tra le dita di Bakugou. In mente gli da il nome di Deku e chiude le mani a coppetta: gli solletica le dita, leggermente, e lo fa esplodere con un poomf sorprendentemente rumoroso.

Katsuki! Che cazzo è stato?!”

Scusa,” dice, anche se non è realmente dispiaciuto. Si scotola le mani formicolanti e guarda la carcassa fumante dello scarabeo per terra. Quando la calpesta, diventa cenere. “Non l’ho fatto apposta.”

Dopo che sua madre finisce di parlare con il consulente lo riporta a casa e gli dice che non c’è bisogno che gli faccia ancora visita.


 

 

Fuori le cicale fanno una cazzo di casino. Ronzano così insistentemente che Bakugou si sorprende di essere riuscito ad addormentarsi. Continuano ancora e ancora, come il ronzio dell’alta tensione prima di un temporale. Bakugou mette le mani dietro la testa e chiude gli occhi.


 

 

A casa sua i suoi genitori stanno litigando. O meglio- sua madre sta gridando e litigando mentre suo padre dissente silenziosamente. Non pensano che possa sentirli ma ha aperto la porta della sua camera appena da poter origliare. Dovrà ricordarsi di chiuderla velocemente se sentisse rumore di passi. Dovrebbe essere in punizione.

-gliel’hai visto fare, tesoro. Non possiamo andare lì a dire che sono tutti dei bugiardi-”

Col cazzo che non possiamo! Katsuki è un ragazzo turbolento, gli piace giocare in maniera pesante con i suoi amici. Se ai suoi amici non piacesse, non continuerebbero a venire qui per invitarlo a giocare!”

Ma è ai loro genitori che non piace. E continua a fare a botte con i ragazzi più grandi. Noi- noi dovremmo fare qualcosa…”

Oh, tipo cosa? Dire a Katsuki che non può giocare come vuole o che non può difendersi? Sai, ha già cominciato a leggere delle brochure sulla UA. Andrà lì, dovremmo incoraggiarlo a diventare più forte, non dirgli di darsi una cazzo di calmata!”

Lo so, lo so tesoro, lo so…”

Bakugou sogghigna e chiude la porta. Suo padre cede sempre con sua madre.

Ma a quanto pare qualcuno stava facendo la spia. Dovrà portare tutti quanti nel bosco e scoprire se qualcuno di loro si sta lamentando con i suoi genitori del gioco “L’Agenzia di Eroi di Bakugou”. Non è colpa sua se è più forte e migliore di tutti gli altri. Se non gli piaceva, potevano semplicemente andarsene.


 

 

È così stanco.

È così stanco, ma è impossibile che possa addormentarsi. Dovrà conviverci e sperare che l’allenamento giornaliero lo stanchi a tal punto da farlo collassare.


 

 

I poliziotti dicono a Bakugou che deve sottoporsi a una valutazione psicologica prima che possano rilasciarlo.

Hai avuto un’esperienza traumatica, “ gli sta dicendo la strizzacervelli con quella voce pacata, come se stesse parlando a un bambino o a qualche specie di animale selvatico. Bakugou si limita a fissare la scrivania.

All Might.

La strizzacervelli ticchetta la matita. “Come ti senti adesso?”

Stanco morto, cazzo,” mormora Bakugou. Troppi pensieri in testa. Troppe estremità che non si toccavano per poter far partire il circuito. Troppi suoni e odori e voci che costringevano le sue mani a stringersi in pugni. Vorrebbe rannicchiarsi sotto le coperte e dormire per un anno. Vorrebbe far saltare in aria un’intera città.

Troppo. C’è troppo con cui fare i conti.

Due parole e già la strizzacervelli ha preso mezza pagina di appunti. “Solo stanco morto?”

Stanco morto, cazzo” Bakugou la corregge perché l’enfasi è importante.

Capisco.”

Gli fa una dozzina di domande che hanno l’aria di essere domande standard. Ad alcune è difficile rispondere perché lui stesso ancora non sa la risposta. La maggior parte erano solo per essere sicuri che non gli fosse stato fatto il lavaggio del cervello. Bakugou affronta la cosa con più pazienza del solito, la docilità sopravvenutagli dallo sfinimento lo rende più accomodante del solito. Forse se i villain lo avessero tenuto sveglio per un paio di giorni piuttosto che lasciarlo abbandonato a se stesso, non sarebbe stato così accondiscendente.

Ti ho prescritto temporaneamente dei sonniferi,” gli dice la strizzacervelli e strappa un pezzo di carta che gli porge. “È solo per due settimane. Se ne avrai bisogno ancora dovrai parlarne col tuo medico. Ti consiglio di seguire la ricetta, ma dipende tutto da te. ”

Bakugou legge la prescrizione senza vederla veramente.

I tuoi genitori ti stanno aspettando nella lobby.”

Lo sguardo sul volto di sua madre è qualcosa di mai visto prima. Lei gli tocca il viso, i capelli, gli tira uno scappellotto sulla nuca ma lo stringe a sé troppo forte. Suo padre piange e avvolge le braccia attorno entrambi e Bakugou adagia il mento sulla spalla della madre.

Mai più... ” rompe il silezio sua mamma, un tremito nella voce, un tremito in tutto il corpo, “Non lasciare mai più che accada una cosa del genere, non-”

Tesoro,” sussurra suo padre.

Bakugou chiude gli occhi.


 

 

Il mattino arriva così silenziosamente che Bakugou non se ne accorge finché Aizawa non si stiracchia sulla sedia. Brontola, si gira e la sua schiena fa lo steso rumore di un pluriball. Bakugou ascolta i rumori che fa mentre cammina trascinando i piedi prima di smetterla di far finta di dormire e si siede per guardarlo. È rimasto sveglio per tutta la notte.

Bakugou lancia un'occhiataccia al tavolino che si trova in mezzo a loro.

“Datti una mossa,” dice Aizawa, superando il divano per avvicinarsi alla porta. “Tra mezz’ora c’è la colazione.”

La porta fa click dietro di lui e Bakugou fissa la tazza di tè vuota sul tavolino prima di fare come gli è stato detto e muoversi. Bakugou passa troppo tempo di fronte alla porta del dormitorio dei ragazzi, cercando di captare rumori di attività. Devono stare ancora dormendo: di solito non si svegliano se non dieci minuti prima della colazione siccome è troppo presto. Ma se entrasse per cambiarsi i vestiti e qualcuno si svegliasse…

“Bakugou?”

Bakugou quasi non tira un pugno attraverso la porta, si gira e vede dei pigiami.

I pigiami si muovono con disagio. “Ehm- se- se quello che ti è successo è successo per colpa mia-”

“Zitta,” Bakugou dice più minacciosamente possibile. Si sporge in avanti, dai pugni comincia a uscire fumo. “Piantala. Non parlarmi, cazzo.”

Hagakure sembra offesa. “Ehi! Sto cercando di scusarmi!”

“Non m’importa. ‘Fanculo.”

Se rimanesse lì nel corridoio sembrerebbe che abbia troppa paura di entrare in camera, perciò Bakugou si prepara mentalmente e apre la porta il più silenziosamente possibile. Quasi tutti sono addormentati. Todoroki è già sveglio, quel bastardo, ma a malapena lo degna di uno sguardo prima di tornare a giocare al cellulare o qualsiasi cosa stesse facendo. Soppesa l’idea di tirare un calcio in faccia a Deku per aver fatto la spia, ma decide che il subbuglio che creerebbe quest’azione non vale la soddisfazione di averla fatta.


 

 

Bakugou è il primo ad arrivare per fare colazione, quindi prende il suo vassoio e trova un tavolo nell’angolino. Lanciare i piedi sulla sedia davanti a lui e calciare via le altre il più lontano possibile dovrebbe far arrivare agli altri il messaggio di lasciarlo fottutamente in pace.

Gli studenti cominciano pian piano a sopraggiungere e lui sente gli occhi di tutti addosso. Nessuno lo fissa in modo spudorato, ma lo stanno guardando tutti. Kirishima fa per avvicinarsi, ma Bakugou gli proietta quanto più possibile un’aura da non starmi addosso. Kirishima non ne sembra felice, ma torna alla sua conversazione con Sero.

Bakugou non avrebbe dovuto fare una cosa del genere per due volte di fila; probabilmente Kirishima è incazzato. O peggio, potrebbe essere ferito. È troppo cercare di rassicurarlo o perfino stargli accanto: vorrà stare insieme a lui o ascoltare su cosa fosse quel sogno o semplicemente se ne starebbe lì seduto, chiedendo silenziosamente a Bakugou di stare bene ed è difficile stare bene quando sono altre persone a dirti di farlo.

“Stai bene?” Nella sua classe non ci sono molte persone che sanno sia quanto odierebbe quella domanda, sia che siano completamente sfacciati nel rivolgergliela comunque, quindi Bakugou non è sorpreso di vedere Uraraka in piedi vicino a lui con il suo vassoio.

“Perché non dovrei stare bene?” grugnisce, facendo a pezzettini il pesce.

“Perché ieri notte sei impazzito e hai spaventato tutti quasi a morte?”

“Non sono impazzito. Era solo un incubo, Gesù Cristo.”

Uraraka dice, “Hmmm,” e lascia cade il suo vassoio vicino a quello dell’altro, tirandosi dietro una sedia.

Bakugou la guarda malissimo. “Che cazzo stai facendo.”

Allunga la mano sul vassoio per raggiungere la salsa di soia. “Faccio colazione.”

Lui fa cenno con la mano verso le sedie e le panche che aveva allontanato. “Che cosa di questa disposizione dice che abbia bisogno di compagnia? Vai a ‘fanculo.“ L’altra non va a ‘fanculo. “Sei sorda? Vai. Via.”

Lei non si allontana.

Una rabbia più pungente del solito gli lacera le viscere e si diffonde bianca e calda. Bakugou scatta in piedi e le scaglia il vassoio via dal tavolo. Uraraka si allontana con un gridolino rivolto ai piatti che si frantumano sul pavimento e alle posate che sfrecciano lungo le mattonelle.

Vai via, cazzo!” Bakugou ruggisce, il cuore gli pulsa nelle orecchie. Con la coda dell’occhio nota Deku e Iida alzarsi in piedi, Kirishima in piedi a metà e una mezza dozzina di altri studenti sull’attenti e pronti a intervenire.

La sedia di Uraraka striscia all’indietro mentre si alza e lui nota, improvvisamente, che ha le lacrime agli occhi. “Tu,” comincia, si ferma. Serra la mascella, solleva il mento e sibila, “Sei veramente un ragazzo cattivo e orribile.” Porta l’avambraccio verso il suo petto per spintonarlo, si gira e corre fuori dalla sala da pranzo.

Il cuore di Bakugou gli pulsa nelle orecchie come dei tamburi di guerra.


 

 

Nessuno gli si avvicina per l’allenamento. Alla fine Cementoss dice a Tetsutetsu di fare coppia con lui. Bakugou sospetta che sia per assicurarsi che non faccia del male a nessuno.

Fa scrocchiare le nocche e lancia un’occhiataccia a Tetsutetsu che ricambia l’occhiataccia e si arma.

L’allenamento è fomentato e brutale e, onestamente, era proprio quello che gli serviva. Le sue esplosioni scuotono le foglie degli alberi, spaventano la fauna a sparpagliarsi e a giudicare dai salti di alcuni degli studenti che stanno loro vicino, scombussola estremamente anche i suoi compagni di classe. Bene. Ignora il dolore palpitante dei suoi palmi mentre colpisce Tetsutetsu ancora e ancora, intaccando la sua armatura di acciaio frammento dopo frammento.

“Bakugou, diamine, calmati,” si lamenta Kaminari da bordo campo. Bakugou lo ignora. Molti degli studenti hanno già terminato I relativi incontri e si sono avvicinati per guardare. Che lo facciano. Vogliono provare compassione per lui? Guardarlo come se ne avessero paura? Che si fottano, vaffanculo tutti quanti. È il più forte del suo anno escludendo Todoroki, a cui potrebbe comunque fare il culo sei volte su dieci.

È incazzato, ma comunque non ha perso il controllo. Se avessero voluto che la cosa si fermasse, sarebbe già intervenuto un professore. È tutto ok.

L’unico problema è che Tetsutetsu è migliore di quanto sembri e questo lo fa incazzare. Continua a tenere testa alle esplosioni che Bakugou si aspetta lo mandino in aria. Forse l’acciaio lo rende più pesante, lo aiuta a radicare meglio i piedi. Non combatte come Kirishima e Bakugou deve ammettere malvolentieri che forse lui e Kirishima non dovrebbero allenarsi così tanto insieme se ha questo effetto sul suo giudizio.

Tetsutetsu abbandona la testa a un’altra esplosione e schiaffa via le braccia di Bakugou. Quest’ultimo è costretto a dirigere un’esplosione verso terra solo per riuscire a distrarlo abbastanza da cercare di mettere un po’ di distanza tra loro.

“Uh ho, sembra che Blasty stia battendo in una clamorosa ritirata,” lo deride Sero alle sue spalle e questo lo fa sentire un po’ meglio. È stupido quanto si sia abituato a come i suoi compagni di classe facciano di tutto per scocciarlo. Se fosse successo alle medie, avrebbe fatto il culo a tutti quanti, ma ora sembra strano non avere Asui a mettere alla prova la sua pazienza o Kaminari che insulta la sua personalità.

Eppure ci sono le prese in giro e c’è… qualsiasi cosa fosse quello che era successo con Uraraka. Avrebbe dovuto essere un insulto? Un ragazzo cattivo e orribile. Chi cazzo chiama così una persona e poi si aspetta che ne sia ferita? Non succede. Bakugou è cattivo di proposito. Oppure non è colpa sua se è cattivo, insomma, una delle due.

Il terreno è butterato e graffiato a causa delle esplosioni, solchi profondi dove Bakugou ha preso terra e polvere per aiutarsi a scomparire alla vista. In genere già il fumo basta, ma il terriccio aiuta e sta migliorando nell’essere più consapevole di ciò che lo circonda e usarlo come propria difesa e attacco da quando-

...da quando gli avevano fatto capire che poteva fare di meglio.

Eppure è inquietante come Tetsutetsu stia riuscendo a tenergli testa. Bakugou non ricordava che prima fosse lontanamente così bravo da riuscire a dargli filo da torcere, ma ora è più veloce, disciplinato e usa delle vere tecniche piuttosto che limitarsi a menare in aria i pugni.

“Sembra che nel tempo libero tu e Kendou avete fatto altro oltre che limonare, eh?” sogghigna Bakugou.

Tetsutetsu si ritrae scioccato e lui gli pianta un colpo nei fianchi che lo fa ruzzolare a terra. Si rialza con un sussulto e dice “C-Come fai sapere che stiamo uscendo insieme?!”

“Me lo hai appena detto, stupido idiota.”

Tetsutetsu ringhia e torna alla carica.

Nonostante Tetsutetsu sia abbastanza bravo da dargli filo da torcere, c’è qualcosa di meccanico nel combattere contro di lui. Forse perché Tetsutetsu ha perso la calma ed è il tipo di persona che abbassa l’attenzione quando è incazzato. Forse è per il rumore e la sensazione delle esplosioni che vibrano dal suo braccio alle spalle, fino alla sua gabbia toracica. Le palme delle mani gli bruciano più del solito. Probabilmente gli usciranno delle vesciche.

Bene.

Tetsutetsu fa questa presa dove afferra il polso di Bakugou e gli spinge via la mano, gli affonda il gomito nella schiena per cercare di buttarlo a terra. Bakugou abbassa la testa per cercare di rivolgere la situazione, ma Tetsutetsu lo prende dalla cottola-

Stai indietro Deku

Non fa neanche caso al fatto che abbia ancora la mano sul torso prima di sparare.

Bakugou sente il fianco bruciare in agonia mentre Tetsutetsu lancia un urlo e lo lascia andare. Striscia indietro aggrappandosi all’erba e stendendosi sulla schiena. Il terrore gli spinge il cuore contro le costole mentre aspetta le tenebre, aspetta che le ombre lo inghiottano, ma non arrivano.

Tenetelo a terra, bloccatelo, cazzo.

Qualcuno urla “Tetsu!” e Bakugou scuote violentemente la testa allungando le mani per impugnarsi i capelli. Può sentire Tetsutetsu gemere, sente una corsa disordinata di piedi mentre gli altri studenti si affollano intorno a loro, mentre i professori accorrono da Tetsutetsu. Troppi. Ci sono troppe cazzo di persone qui.

“Cazzo, cazzo, non ci vedo, i- io non ci-”

“Va tutto bene. Sposta le mani. Sposta le mani, fammi vedere.”

“Non posso-”

Era solo Tetsutetsu. Non era- Era solo-

“Ma sei pazzo?” Bakugou alza di scatto la testa per vedere un tizio, uno degli ex ragazzi della classe 1-B. Lo sta incenerendo con gli occhi. Un altro paio di scatti e sguardi. “Ma che problemi hai?!”

Il suo cuore non la smette di battere. Va tutto bene, c’è- perché non- “Non volevo-”

“Oddio Bakugou stai sanguinando!”

Bakugou sussulta quando Ashido s’inginocchia vicino a lui alzando con uno strattone I brandelli rimasti della sua maglietta e guardando a bocca aperta il punto dove si è bruciato il fianco nella sua ansia di scappare. “Ferma,” dice strozzato, spingendole via le mani. “Non toccarmi, levati- levati dal cazzo-”

“No amico, sembra una cosa seria.” Anche Sero è lì e sta allungando le mani per toccarlo e il mondo attorno a lui diventa più piccolo, si restringe ai punti dove le persone stanno per sfiorarlo. La gola gli comincia a chiudersi, sempre più piccola. “Gesù Cristo, non dirmi che te lo sei fatto apposta.”

“Tetsu, andrà tutto bene, andrà tutto bene...”

Gli studenti che non hanno accerchiato Tetsutetsu sono ora lì a fissarlo e Bakugou improvvisamente non vuole più stare a terra. “No,” insiste, cercando di sollevarsi anche se gli sembra che il fianco gli si stia per strappare. Si concentra su quello. Così fa ancora più male, ma lo calma, gli da una cosa su cui concentrarsi. Continuano a fissarlo. Non può affrontare una cosa del genere- “Piantatela,” ringhia. “Piantatela di guardarmi.”

Yaoyorozu e Todoroki si scambiano un’occhiata prima di cominciare ad avvicinarsi. Bakugou indietreggia. Troppo casino. Troppe persone.

“Portiamolo dentro. Vediamo se riusciamo a chiamare Recovery Girl, potremmo averne bisogno.”

Gli occhi di Bakugou scattano a dove Cementoss sta aiutando Testutestu ad alzarsi, Kandou ha un braccio dietro la sua schiena mentre si dirigono verso l’albergo. Kirishima è lì. Sono amici. Kirishima è molto intimo con Testutestu e lui non-

“Bakugou devi farti curare prima che ti venga un’infezione.” dice pazientemente Yaoyorozu, con troppa calma, come se stesse parlando a un animale selvatico. Forse è così che sembra: sicuro come la morte la sensazione è proprio quella. Ashido e Sero si guardano ma non si muovono di un millimetro, gli altri studenti a semicerchio attorno a lui. Il suo cuore non vuole rilassarsi ma è perché si stanno avvicinando: devono andarsene. Lui deve andarsene.

Nota Kirishima staccarsi dal gruppo che prima era accerchiato attorno Testutestu e dirigersi verso d lui. Ha quella faccia, la stessa fottutissima faccia di prima: stanca, tirata, preoccupata, che allunga una mano per-

“Non toccarmi!”

Bakugou l'avrà detto un milione di volte, ma mai a Kirishima, mai in quel modo. Kirishima si ferma, mano a mezz’aria, dolore che comincia dipingersi nei suoi occhi. Dannazione. Maledizione. “Amico, non ti vogliamo fare del male o cosa. È tutto ok.”

“Lo so,” dice. Certo che lo sa.

Yaoyorozu fa uscire qualcosa dal braccio, una specie di tubetto d’unguento. “Almeno metti questo sulla bruciatura. Ok?” Glielo porge. Quando non fa per prenderlo, lo poggia a terra, tirandosi via Todoroki. “Andiamo. Lasciategli spazio, non vuole il nostro aiuto.” Scompaiono tutti, dirigendosi lentamente verso l’albergo, finché rimane solo Kirishima a guardarlo con quella faccia che Bakugou non sopporta di vedere. Ha gli occhi fissi a terra sul tubetto di crema che Yaoyorozu ha lasciato, finché, alla fine, sente andare via anche lui.


 

 

Spalmarsi quell’unguento e fasciare il tutto senza aiuto era stata una faticaccia, ma per Bakugou è meglio sentire un po’ di fastidio piuttosto che dover sopportare un’altra persona che gli mette le mani addosso. Aizawa lo trova prima che riesca a scovare un posto dove nascondersi e gli ordina di aspettarlo nella lobby. Aveva usato quel tono imperativo da non farmi incazzare, quindi Bakugou obbedisce. Per lo meno nella lobby non c’è nessun altro. È silenziosa e ben illuminata e Bakugou può concentrarsi sulle pulsazioni delle sue palme rosse come se non ci fosse più pelle e le pulsazioni coordinate di dolore lungo il fianco.

Aizawa entra piano nella stanza e Bakugou non si alza in piedi.

“Tetsutetsu sta bene.”

Come una catena che si allenta, la schiena di Bakugou si rilassa.

“Grazie a te ha quasi perso la vista.”

E allora alza lo sguardo.

Aizawa si lascia cadere nella sedia accanto con un pesante sospiro. Sembra sempre stanco, in un perpetuo stato di sfinimento causato molto verosimilmente dal dover badare a tutti loro, ma adesso sembra anche peggio. Come se l’intero modo gli fosse caduto sulle spalle senza che gli fosse stato chiesto se fosse pronto. “Bakugou ti rimando a casa.”

Bakugou scatta in piedi prima di pensare e ne paga il prezzo con un dolore lancinante per tutto il fianco. “Non può,” ansima. “Non può mandarmi a casa. Sto bene, non perderò di nuovo la testa, devo solo-”

“No. Ci andai. Non permetterò più che tu o i tuoi pari siano messi in pericolo.”

“Ma era solo un combattimento-”

“Un combattimento che ha quasi reso permanentemente invalido uno studente,” scatta Aizawa. “Non sei l’unico a essere sotto la mia sorveglianza. Ti avevo dato una possibilità perché non volevo che rimanessi escluso, ma se le cose devono andare così, allora non ho altra scelta.”

Bakugou si butta di nuovo sul divano. “Quante cazzate!”

“La cazzata è quella che tu stai facendo continuando a strafare. Che stai cercando di provare?” Bakugou sente lo sguardo di Aizawa perforargli il cranio come se il suo quirk fosse un quirk fisico. “Lascia stare, non ho bisogno di una risposta. Tornerai a casa. A dirla tutta dovresti andare in ospedale, ma quello lo lascio decidere ai tuoi genitori. Tua madre è appena partita.”

Le nocche gli schioccano quando Bakugou stringe I pugni. Serra la mascella, i denti gli fanno male mentre combatte contro il pizzocore che ha negli occhi. “Che grandissima cazzata.

“Chi ti credi di essere?” Quando Bakugou solleva la testa al tono di Aizawa, più curioso che arrabbiato, Aizawa strizza gli occhi e gli si avvicina. “Cosa ti credi di essere? Credi di essere immune ai contraccolpi di evento traumatico? Credi essere tanto speciale?”

Bakugou si solleva di nuovo sul gomito per avere lo sguardo sullo stesso livello di quello di Aizawa. “Non è andata così male. Non mi sono neanche fatto male.”

“Non c’è una lista di controlli per un trauma. Non c’è bisogno di fermarsi da quel medico o l’altro affinché ci sia realmente.”Aizawa si pizzica l’attaccatura del naso prima di rovistare nelle tasche per la sua bottiglietta di collirio. “Incubi, attacchi di panico, cose che te lo riportano alla mente- la maggior parte degli eroi soffrono almeno di una di queste cose. La maggior parte di loro impara a conviverci perché non possiamo fare il nostro lavoro senza abbracciare anche la brutta faccia del mestiere. Anche All Might ha avuto i suoi problemi. Ma, beh, credo che al momento tu l’abbia capito.”

Thump, thump, thump. Bakugou di sdraia e si preme di nuovo una mano sul fianco. “Questo non significa che io sia come loro.”

“Sì invece.” Aizawa mette via la bottiglietta e si avvicina. “Ti dirò qualcosa che probabilmente non hai sentito abbastanza: tu non sei speciale.”

Bakugou si morde l’interno della guancia finché non brucia.

“Non lo sei. Sei un essere umano con un cuore e un cervello, come il resto di tutti noi. Puoi essere ferito tanto facilmente come gli altri. Pensare che tu sia fatto di qualcosa più duro che la pelle e le ossa non è solo pericolosamente arrogante, è da suicidi. Se vorrai essere un professionista, allora devi saper conoscere i tuoi limiti e rispettarli.”

“All Might non ha mai dovuto prestare attenzione a nessun limite.”

“E guarda come si è ridotto.”

Bakugou si strattona il fianco, ignorando il dolore, per ribattere “Non ti permettere di dirlo.”

“È la verità.” Aizawa intreccia le dita, sguardo inturbato. “Se lo rispetti davvero quanto dici, allora devi carpire un’ultima lezione dalle sue azioni: se continui a strafare e strafare per raggiungere i tuoi obiettivi, finirai col distruggerti prima ancora di esserti sollevato da terra. Almeno All Might ha avuto il buonsenso di darsi una regolata. Tu neanche quello.”

“Quindi cosa dovrei fare?” Bakugou serra i pugni. “Se sa tutto quello che sto sbagliando, allora perché non mi dice che cazzo si aspetta che faccia?!”

“Vorrei che lo scoprissi da solo,” dice Aizawa e si alza per qualcuno che sta bussando alla porta. “Hai avuto un sacco di indizi. Stai solo facendo il testardo.”

“Ma che cazzo significa,” borbotta Bakugou, rilanciandosi indietro sul divano mentre Aizawa lo supera e apre la porta.

“Sembra che tu abbia visite.”

“Vai via,” ringhia Bakugou senza neanche guardare.

“Andiamo, non lo pensi veramente.”

Bakugou chiude gli occhi. “Per te vale il doppio, Capelli al posto del cervello.”

“Wow, che cattivo.” Kirishima fa il giro attorno al divano e si siede su un bracciolo. “Ehi, professore, torno anche io. Ho già avvisato i miei.”

Cosa. “Perché cazzo dovresti farlo?” grida Bakugou, tirandosi su per guardarlo male. “Non ho bisogno di un cazzo di babysitter! Smettila di fare cose che non ti chiedo di fare!”

Kirihima, da grande seccatura quale è, si limita a ficcare le mani in tasca e fare spallucce. “Sono riuscito a venire solo per te. Se non mi avessi dato ripetizioni sarei dovuto andare alle lezioni estive di recupero.”

Bakugou muove la mano esasperato. “Cementoss stava mentendo! Tutti gli anni dicono sempre la stessa bugia!”

“Una rivisitazione accademica della verità ed è tradizione della UA,” Aizawa tira su col naso.

“Beh in ogni caso sono venuto solo per stare con te, quindi...”

Bakugou digrigna i denti. “Non dire cazzate. Sei venuto per allenarti, proprio come tutti gli altri.”

Aizawa lancia un sospiro di irritazione, fai il giro attorno a Kirishima e chiude la porta dietro le sue spalle. Bakugou lo nota appena, bollente di rabbia sul divano. Kirishima tira un filo dai pantaloni e non lo guarda. “Cosa.”

“Mi hai terrorizzato, amico,” ammette finalmente Kirishima.

“Già, incredibile, a quanto pare ho terrorizzato tutti quanti.” Bakugou si distende e se ne pente immediatamente quanto atterra sul fianco dolorante. Dev’essere riuscito a tenere basso il rantolo di dolore dal momento che Kirishima non si precipita a fare l’infermiera o cose del genere.

“Non hai visto che faccia avevi.” Kirishima fa il giro e prende la sedia che Aizawa ha lasciato libera. “Era come se non ci fossi. Amico, non era- non è stato bello.” Bakugou lancia uno sguardo furtivo solo per vedere Kirishima grattarsi il braccio e fissare le sue stupide Crocs fluorescenti.

Bakugou si gira per dargli le spalle. “Smettila di preoccuparti per me.”

“Difficile non farlo.”

“Fallo lo stesso.”

“Non ci riesco.” ride Kirishima, ma non è la sua solita risata. È quella risata forzata e triste che fa quando cerca di sentirsi meglio. “Sai, mi piaci veramente tanto. Sei comunque la cosa a cui penso di più ogni giorno, quindi...”

Bakugou chiude i pugni e se li preme contro il petto, raggomitolandosi su se stesso. “Non dovresti tornare.”

“Perché no?”

“Perché vuoi diventare un eroe. Dovrebbe essere una cosa importante per te.”

“Lo è! Amico, essere un eroe è il mio sogno, ma tipo… Voglio dire, non è che non posso avere più di una cosa a cui tengo. E ora, in questa situazione? Tu sei più importante.”

Dannazione. A Bakugou pizzicano gli occhi quando sbatte le palpebre e gli si scioglie il petto, come se stesse soffocando senza neanche saperlo. “Che stupidaggine,” mormora. Sente Kirishima muoversi dietro di lui, avvicinarsi, e sente la sua mano poggiarsi sulla sua schiena per accarezzarlo. ”Che immensa stupidaggine. Rimarrai indietro se continui a saltare le cose solo perché non ci sono io.”

“Mi rifarò con qualcos'altro. E poi continuerai a darmi ripetizioni, vero?”

“Non sarà abbastanza.”

“Amico,” ride Kirishima, una risata più vicina a quella che ha di solito e Bakugou non realizza quanto gli sia mancata finché non la sente, finché il sollievo non gli inonda le viscere e gli si riversa nel cervello come un’endovena di morfina. “Non tutti sono così disperati di voler diventare i numeri uno.”

“Non sono disperato,” protesta Bakugou, ma si rigira con sussulto e allunga mano per avvolgere le dita attorno al polso di Kirishima.

“Invece lo sei. Ma è una cosa che mi piace!” Kirishima strofina le nocche sulle guance di Bakugou. “Quando ti esalti e metti tutto te stesso nel raggiungere il top, amico, è fantastico. È così virile e figo. Mi piace vederti dominare la competizione.” E Kirishima gli mostra per un attimo quel sorriso provocante e appuntito con tutti quei suoi denti affilati e Bakugou non può fare altro che guardarlo negli occhi. “Non fraintendermi, voglio ancora diventare un eroe. Diventerò il miglior eroe che posso essere, ma adesso tu fai parte del mio piano. Non potrei dire di essere un grande eroe se lasciassi che ti occupassi da solo di questa cosa.”

“Non puoi,” Bakugou riprende, si ferma, si solleva su un gomito nonostante le fitte al fianco, “non puoi farlo. Non puoi farlo.”

“Non posso fare cosa?”

“Ridefinire- le tue priorità!” Bakugou continua a gesticolare perfino quando Kirishima intreccia insieme le loro dita. “Cazzo, ridefinire quello che vuoi e quello che vuoi diventare per colpa di qualcun altro! È stupido.”

“Amico, io-” Kirishima piega la testa di lato in confusione. “È questo quello che è una relazione.”

Bakugou quasi sviene.

Kirishima si allontana un pochino, la tenda nervosa delle sue sopracciglia fa quasi più male che il suo fianco. “Sai, voglio dire, so che stiamo insieme da neanche un anno, ma tipo… non so, amico. Non ho mai pensato a una cosa a lungo termine, ma non voglio neanche che ci lasciamo. A meno che non è quello che vuoi farmi capire con tutta questa cosa del ‘combattere da solo’ e-”

“No,” dice in fretta Bakugou. È l’unica cosa di cui è sicuro oggi. “Cazzo, no, non voglio che ci lasciamo.”

“Quindi cosa c’è di tanto difficile da capire? Le persone si riorganizzano tutto il tempo per riuscire a fare entrare una persona nella loro vita.” Kirishima stringe pigramente le loro dita. “Tu lo hai già fatto per me. Mi dai ripetizioni quando dovresti studiare. E lasci che ti chiami con nomignoli stupidi anche se ti imbarazzano. E anche se lo odio, diventi super protettivo e questo non lo hai mai fatto per nessun altro.”

“Tu sei diverso,” protesta Bakugou.

“Sì, esatto.” Kirishima da una testata leggera alla sua spalla. “Tu sei la mia persona diversa.”

Oh.

Kirishima strizza gli occhi nella sua direzione. “Non hai nemmeno…?” Sospira. “Amico, per essere intelligente sei davvero stupido a volte.”

Bakugou gli lancia uno sguardo di rimprovero e poggia la mano dietro il collo di Kirishima, tirandolo a sé in un bacio. “Tu sei stupido,” dice e lo bacia di nuovo.

Kirishima ride, quasi afferra il labbro dell’altro con i denti e ricambia il bacio. “Ti amo anch’io,” canticchia.

Bakugou lo zittisce con le sue labbra. Quando Kirishima lo spinge un po’, si sdraia, Kirishima si muove con lui per posizionarsi sopra di lui, tenendo il peso su ginocchia e mani per evitare di fargli male al fianco. Bakugou solleva la mano per accarezzargli il viso, la curva del suo pollice s’incastra perfettamente sul profilo del suo mento, proprio sotto l’orecchio, come i pezzi di un puzzle.

Kirishima si ritrae per riprendere aria, ma Bakugou lo ferma prima che si riavvicini con una mano sul petto. Guarda il volto di Kirishima bene e a lungo: la cicatrice sopra l’occhio, le ciglia lunghe, lunghe, il modo in cui le sue labbra sono screpolate dopo anni e anni di denti troppo appuntiti che vi strisciano sopra. Bakugou poggia il pollice sulla sua guancia e Kirishima chiude gli occhi, affondando nel suo tocco.

Li riapre e sembra diverso. Più vecchio, più stanco. Bakugou realizza con una sensazione di vuoto che Kirishima ha questo aspetto da un po’ di tempo e dev’essere- dev’essere stato a causa sua.

“Dobbiamo ancora fare le valigie.”

Bakugou lascia cadere la mano al suo fianco.

“...vuoi che prepari anche la tua roba? Non mi pesa.”

L’idea di lasciare la hall prima che sia pronto è terrificante, quindi solo per questa volta si lascia andare questa debolezza e annuisce.


 

 

Anche se non deve occuparsi di fare la valigia, deve comunque fare i conti col lasciare l’albergo proprio mentre gli studenti sono fuori a fare dei kata di rilassamento, cortesia di Cementoss. Ieri erano tutti a chiacchierare tra loro e fare i mezzi pagliacci, a prendersi in giro a vicenda o semplicemente a non prestare attenzione. Oggi sono tutti studenti modello, con lo sguardo rivolto all’orizzonte e concentrati sulle posizioni.

Bakugou sa che è a causa sua.

Lo stanno guardando tutti dall’alto in basso. Comportandosi come se non potesse riuscire a capire che stanno facendo finta che non sia lì, perché si sentono a disagio o pensano sia uno squilibrato o pazzo del tutto, o anche peggio: stanno cercando di non urtare i suoi sentimenti. Preferirebbe fossero tutti arrabbiati con lui piuttosto che una cosa del genere, tutto ma non quello.

Kirishima si offre volontario per portare le loro borse lungo il sentiero che collega alla strada principale e nonostante questo faccia sentire Bakugou come se avesse uno schiavo, lo lascia fare. Guarda le schiene dei suoi compagni di classe, delle persone che ormai conosce da più di un anno. I suoi compagni di stanza. I suoi rivali.

“Che cazzo guardi?” Bakugou dice all’improvviso.

Deku guarda da sopra la sua spalla facendo finta di aver appena notato Bakugou, non che stesse continuamente lanciando occhiate furtive. Bakugou sapeva che stava guardando. Probabilmente stava pensando a un sacco di cazzate senza senso su come lui debba essere così ferito dall’accaduto. Fottuto piccolo altezzoso, presuntuoso- “Allora?”

Deku non indietreggia. Si limita a fissarlo con quei dannati occhi tristi e questo lo fa incazzare ancora di più. Ora non riesce neanche a intimidire le persone a comando. “Ti ho chiesto che minchia guardi, Deku!”

“Non sto guardando niente, Kacchan,” dice Deku. Esita e Bakugu vede rosso perché sa già cosa sta per uscire dalla sua bocca prima che- “Io… Spero che tu ti senta meglio-”

“Non mi serve la tua compassione,” ringhia Bakugou. Sa che gli altri studenti stanno ascoltando, che hanno lasciato perdere l’esercizio per guardare e bisbigliare tra loro, ma le mani gli tremano, tutto gli trema di rabbia che sa di vergogna. Eccolo di nuovo a rimanere indietro mentre Deku salta in avanti. “Tu pensi- cosa. Pensi di essere più forte di me adesso? Eh? Pensi di poterti permettere di compatirmi? Perché sono così ferito da non essere più una minaccia?”

Kaminari si muove in imbarazzo. “Amico, smettila...”

“Nessuno lo sta dicendo,” dice Yaoyorozu di nuovo con quella maledetta voce e si sente un pungente bang nel pugno di Bakugou che fa saltare dallo spavento metà degli studenti.

“Calmati, amico,” comincia Sero facendo un passo in avanti.

“Chiudi quella fogna, cazzetto moscio!”

“Kacchan-”

Nel pugno di Bakugou c’è come uno scoppiettio di petardi mentre fa un minaccioso passo in avanti. “Smetti di chiamarmi Kacchan, stronzetto patetico!”

Daku guarda Bakugou senza alcuna espressione e lascia cadere la mano che prima si stava strofinando le nocche. “Bakugou,” comincia a dire e suona così male detto da lui, come se in qualche senso lo stesse pronunciando male, “se è per gli incubi non devi- tutti li hanno. Anche io li ho a volte-”

È come se Deku avesse fatto una lista di ‘cose da dire che mandano Bakugou in bestia’ e la stesse leggendo ad alta voce durante la loro conversazione. “Solo a volte, eh?” lo stomaco gli si rivolta come se qualcuno gli stesse pompando dentro dell’acido. Il fianco pulsa a ritmo del suo battito, una fitta al posto di un’altra. “Anche tu li hai? Ma solo a volte?”

Deku sospira. “Non è quello che volevo dire.”

“Allora che cazzo volevi dire?!”

“Whoa, che sta succedendo?” Kirishima arriva correndo dal sentiero e dev’essere stata la faccia di Bakugou, chiara come il sole, dato che lo prende per i polsi e lo tira. “Amico, andiamo, tra poco-”

Bakugou si libera Kirishima di dosso. “Sto parlando con Deku, levati. È questo quello che vuoi, vero, stronzo? Parlarmi? Quindi parla!”

Deku lancia uno sguardo al di là della sua spalla. Metà degli studenti si sono ritirati nel proprio gruppetto sforzandosi di ignorarli, ma a Bakugou non importa. Come sempre, come tutte le volte. Ogni volta che Deku decide di ficcare il naso nei suoi affari, il mondo si restringe a loro due.

A parte il fatto che Deku è troppo codardo per dire qualcosa.

“Esattamente,” sibila Bakugou. Kirishima mormora qualcosa dietro di lui e lo tira dall’orlo della maglietta perciò Bakugou gli tira uno schiaffetto per liberarsene. “Non dici niente. Ti comporti sempre in modo così arrogante, sempre a guardarmi dalla punta del naso, cercando di farmi sembrare stupido.”

Deku ha la sfacciataggine di esserne sorpreso. “Kacch- Bakugou, no, no era-”

“Pensavi che non l’avrei capito?” Bakugou tira su col naso e realizza, con un po’ di orrore che sta per piangere. Cazzo. Cazzo. “Pensavi che fossi troppo stupido per capirlo? Hai davveeeero fatto centro, eh? Farmi apparire come un pappamolle di fronte all’intera città ti ha aiutato? È per questo che lo hai fatto?”

Lo sguardo di puro shock sul volto di Deku è troppo onesto per non essere altro che la verità. Lo aveva davvero aiutato per colpa di quel suo complesso del salvatore. Nessun riguardo per le circostanze, nessuna.”

“Non hai mai bisogno di una ragione per intrometterti. Non aspetti mai di capire se c’è bisogno del tuo aiuto- Io non ho bisogno del tuo aiuto! Non ho bisogno del tuo fottutissimo aiuto e non ho bisogno della tua compassione!” Bakugou fa un passo in passo in avanti e strofina fuoriosamente i polsi sugli occhi. “Sicuramente non ne avevo bisogno, siccome non sei riuscito a chiamare aiuto. Non sei riuscito a-”

“Kacchan!” Deku grida allarmato, mani alzate come se dovessero calmarlo. “No. Ti prego- ti prego, no.”

Bakugou si calma. Quella compiaciuta soddisfazione che aveva sperato di trovare non è lì. Non ne vale neanche la pena. A giudicare dallo sguardo confuso sulle facce di tutti Deku non deve aver detto a nessuno di come abbia ‘magicamente’ acquistato il suo quirk. Deku lo ha detto solo a lui, Bakugou. Perché? Per vantarsi? O per farlo sentire meglio?

Bakugou non sa quale delle due odii di più.

“Perché te la prendi sempre con Deku?” interrompe Uraraka. “Non ha fatto niente.”

“Uraraka, è tutto ok,” fa Deku.

Non è ok.” Uraraka stringe i pugni. “Non è ok perché si comporta in modo orribile con te e poi con tutti gli altri.”

“Mettiti in pace l’anima, Faccia rotonda,” scatta Bakugou. “Forse dovresti ascoltare quando la gente ti dice di lasciarla da sola se non vuoi spezzare il tuo piccolo cuoricino.”

“No, Ochako ha ragione.” Lo sguardo di Bakugou sfreccia verso Asui che si sta avvicinando strisciando i piedi.

“Tsuyu,” la chiama nervosamente Ashido. “Forse dovremmo lasciarlo in pace, andiamo...”

“Per non parlare del fatto che dovremmo stare attenti alla lezione,” aggiunge Yaoyorozu, anche se non ne sembra molto convinta. Neanche Cementoss dice una parola, in silenzio dietro la folla, le braccia conserte.

“Solo un attimo.” Asui sorregge lo sguardo di Bakugou. “… Dico sempre quello che penso. Probabilmente ci hai già pensato, quindi ascoltami fino alla fine.”

Lancia uno sguardo al di là della sua spalla agli altri studenti prima di rigirarsi vero Bakugou. “I tuoi problemi sono i tuoi problemi, ma quella notte c’eravamo tutti quanti. Nessuno di noi ne è uscito illeso. A Midoriya sono rimaste le cicatrici dell’operazione, Momo ha frequenti mal di testa, Tetsutetsu ha ferite d’arma da fuoco. Inoltre ci sono ferite che non si possono vedere. Ochako ora ha paura degli aghi. Aoyama del buio. E io ancora mi sento in colpa per non essere andata con gli altri a salvarti. Era come se ti stessi abbandonando ai villain per proteggere me stessa.”

“Tsuyu,” mormora Kirishima.

“Lo so.” si sofferma un attimo su Kirishima prima di ritornare a Bakugou. “E per quanto ti riguarda, hai degli incubi. Veramente brutti a quanto pare. Non voglio dire che il tuo caso sia peggiore o migliore di quello di qualcun altro, perché questa non è una gara. Il punto è che qui nessuno di noi pensa di essere superiore agli altri a causa dei loro problemi. Tutti noi stiamo facendo del nostro meglio per conviverci e supportandoci a vicenda stiamo tutti un po’ meglio ogni giorno. Tutti stanno migliorando.”

“A eccezione di te.”

Qualcosa nel petto di Bakugou si stringe forte come un elastico pronto a scattare. La mano di Kirishima si poggia sulla sua spalla. “Che cazzo ne sai?” riesce a dire. La voce suona ovattata e distante alle sue stesse orecchie.

“Beh, sto tirando a indovinare.” Asui si strofina le nocche dietro l’orecchio. “A essere onesti non volevo venire a questa gita, ma mi sono costretta a farlo. Non sto dormendo bene. Non penso che molti di noi lo stiano facendo. Perciò non è strano che tu abbia paura di qualcosa.” Si gira e saltella verso Ashido. “Almeno così sembri un po’ più umano.”

Bakugou osserva come gli studenti si allontanino da lui uno per uno. Kaminari lancia uno sguardo verso Kirishima e Ashido trascina Sero dal braccio. Hagakure si rigira nervosamente l’orlo della maglia tra le mani. Uraraka lo fissa dalla prima fila del gruppo, ma alla fine svolge lo sguardo.

“Ehi,” protesta Bakugou, anche se non è sicuro del perché. Non aveva finito. Non aveva finito, dannazione.

Deku è l’ultimo. Incrocia gli occhi di Bakugou per un secondo prima che, anche lui, gli dia le spalle e si rigiri.

Quarantuno studenti gli stanno dando le spalle e, assieme a Cementoss, riprendono il loro kata.

Ci vado perché mi sto allenando a diventare un eroe professionista-

“… Andiamo,” mormora nuovamente Kirishima, tirando Bakugou per il braccio.

-e ci andranno tutti e io rimarrò indietro.

“Vaffanculo- Vaffanculo a tutti voi,” balbetta Bakugou. Nessuno lo guarda. Le sue palme sono troppo sudati e se le strofina sui jeans. I suoi compagni di classe si muovono senza interruzione verso il kata successivo, quindi fa un passo in avanti. “Ehi, ho detto vaffanculo!”

“Bakugou, andiamo,” lo prega Kirishima stringendogli una mano attorno al petto. “Non farlo, amico.”

“Non ho chiesto- Non ho bisogno della vostra compassione!” Non ne ha bisogno. Non ha bisogno del loro aiuto o del loro- Pensano davvero che sia così misero? Perché impazzisce quando qualcuno lo afferra senza preavviso? Perché è passato quasi un anno e ancora sente quel sapore metallico all’attaccatura della lingua ogni volta che c’è odore di fogna o liquore forte? Per tutte quelle piccole cose persistenti che si accumulano e lo rendono debole, lo rendono incapace di controllarsi o di combattere come vorrebbe? Cose che gli mozzano il respiro, che gli fanno vedere nell'ombra forme che in realtà non ci sono-

Non è- Lui sta bene. Avrà anche incubi a volte, ma non ha-

Non ha paura. Non ha paura.

“Non ho paura di niente!” ringhia. La classe passa al kata successivo; La vista gli si annebbia ancora con qualcosa di caldo e cerca di scattare in avanti trattenuto dal braccio di Kirishima, lo stringe tanto forte da fargli male. Non si girano. Non lo stanno ascoltando. “Non ho paura di un cazzo! Io non- Io non ho bisogno di nessun aiuto per superare le cose, capito?! Non ho problemi! Non ho bisogno di aiuto! Non ho paura!”

Bakugou.

Si impietrisce.

Aizawa tossisce dietro di lui e si schiarisce la gola. “È ora.” Bakugou sente il graffiare delle scarpe sul terreno mentre Aizawa si volta e torna dentro. “Non farla aspettare.”

Bakugou si poggia al braccio di Kirishima, l’intero colpo instabile e cascante. Nessuno lo sta ascoltando. È come se se ne fosse già andato.

Deku. Deku è sempre in ascolto, non lo lascia mai in pace. Nella sua vita non ha mai dovuto guardare la schiena di qualcun altro perché era stato sempre il contrario. “Faresti meglio a guardarmi mentre ti parlo, Deku.”

Deku si ferma e solleva un polso per asciugarsi la fronte prima di dire, senza voltarsi indietro, “… Ci vediamo a scuola, Bakugou.”


 

 

No, lo odio!

Sua madre lo guarda sorpresa. “Pensavo che tu e Izuku foste amici. Gioca sempre con te.”

Cerca di farmi sembrare stupido! È solo uno stupido perdente, debole e senza quirk. Non voglio andare alla sua festa di compleannoBakugou lancia una scarpa verso la porta. “Vorrei che morisse e basta!”

Prima di rendersene conto si gira su se stesso, la guancia gli brucia intensamente. Si siede e si tiene il visto tra le manine, guardando su verso sua madre che sta in piedi davanti a lui con lo sguardo più tempestoso che abbia mai visto.

Non dire mai cose del genere nei confronti di un’altra persona, Katsuki,sibila. Si abbassa e lo guarda, sbalordita, gli porta una mano sulla testa. “Non desiderare mai la morte altrui. Se vuoi diventare un eroe, il tuo compito sarà quello di salvare le persone. Come credi di poter diventare come All Might se dici cose del genere?”


 

 

Kirishima sussurra, “Andiamo,” e lo tira a sé.


 

 

Bakugou si fissa intensamente le mani. Vesciche a raggrinzirgli la pelle. Recovery Girl si era concentrata più sulle fratture di cranio e colonna vertebrale che sulle ferite superficiali che possono guarire da sole, ma questo significava che nel frattempo non avrebbe potuto usare il suo quirk o avrebbe rischiato di aprire tutte le vesciche impedendone la guarigione.

Non ha idea di come siano riusciti a vincere, ma lo può immaginare.

Avrebbe dovuto dirigersi al cancello. Trampolini. Sono tutti dei trampolini, specialmente Deku. Se si fosse diretto al cancello, avrebbero vinto entrambi. Avrebbe avuto abbastanza tempo per farlo.

Ma il suo corpo si è mosso da solo.


 

 

La camminata verso la strada è di pochi minuti, lungo un ampio sentiero. Bakugou si poggia a Kirishima per tutto il tempo.


 

 

Morirà. Morirà sepolto in quella poltiglia, la città intorno a lui sta andando in cenere. Morirà con una mezza dozzina di eroi rimasti nelle retrovie, troppo impauriti per prendersi una qualche responsabilità. Morirà con una con la folla che aspetta che All Might si presenti per filmare sua morte sui cellulari. I suoi genitori lo vedranno morire più e più volte online, quando i video saranno caricati.

Non potrà mai diventare un eroe. Non riuscirà mai a entrare nella UA. Sarà solo un numero senza nome. Nessuno. Una vittima.

I polmoni di Bakugou bruciano e gli si appannano gli occhi. Non riesce a muovere le braccia. Morirà. Morirà.

Non voglio morire.


 

 

Kirishima gli lancia una mano sulle spalle e preme forte il pugno sul il braccio di Bakugou.

Bakugou lo guarda solo per trovarsi di fronte degli occhi lucidi, la mascella serrata mentre combatte contro le sue stesse lacrime, quindi Bakugou afferra il collo della sua T-shirt e comincia a strofinarsela vigorosamente sul viso. Stupido Kirishima che non piange mai a meno che qualcuno non stia piangendo.

Questo per qualche motivo gli fa scendere le lacrime ancora più copiosamente e Bakugou comincia a singhiozzare, prende un respiro come se fosse la cosa più difficile del mondo. Kirishima lo stringe più forte al suo fianco e fa un cenno con la testa, le spalle ancora tremanti.

Kirishima incastra le loro borse nel portabagagli della madre di Bakugou. Bakugou non riesce a guardarla negli occhi; da come tiene le braccia conserte e come si è sporta dalla portiera del guidatore ha capito che è su tutte le furie.

“Grazie Eijirou,” mormora. Bakugou non prende posto nel sedile posteriore finché Kirishima non lo tira dentro.

Ci vogliono venti minuti pieni di silenzio prima che sua madre cominci a parlare.

“Basta prese per il culo.” Bakugou alza lo sguardo abbastanza da riuscire a vederle gli occhi nello specchietto retrovisore prima di riabbassarlo verso i pugni serrati sulle sue ginocchia. “Non sarò più così permissiva con te che ti comporti da testardo in questa situazione, Katsuki, mi hai capito? Ne ho abbastanza. Non appena saremo tornati troverò qualcuno che ti visiti. Ti metterò k.o. e ti trascinerò io stesa se sarà necessario, ma devi vedere qualche dottore o ti faccio lasciare la scuola.”

Bakugou non dice una parola, ma quando Kirishima allunga la mano, aperta, l’afferra e la tiene stretta come se ne andasse della sua stessa vita.

  
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