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Autore: cassiana    24/05/2020    18 recensioni
Brenda ragazza brillante e un poco goffa deve per forza andare a quella premiazione a York. Ce la porterà un amico del fratello. Quel che Brenda non immagina è che Malcom sia così tremendamente sexy e sfrontato.
Se quel giorno non ci fosse stato uno sciopero dei treni forse non avrebbero mai incrociato i propri destini. Ma la vita come una strada ha bivi, incroci e biforcazioni anche molto distanti tra loro. Chissà se Brenda e Malcom torneranno a camminare insieme.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 

II - 1988



            Il cibo era terribile e le dolevano i piedi. Con un sospiro Brenda sorseggiò il suo champagne e le bollicine le solleticarono il naso, ma almeno su quello gli organizzatori non avevano lesinato! L'evento si svolgeva in una delle nuove gallerie d'arte sorte un po' come funghi a Soho, soppiantando sempre di più i locali equivoci e il mercato del porno che aveva avuto in quel quartiere la sua sede naturale. Ora invece c'erano locali alla moda, gallerie d'arte, librerie di nicchia e ristorantini raffinati. Brenda si guardò intorno, l'ambiente era ampio, forse era stato un garage in precedenza. Lo si poteva dedurre dagli scivoli che immettevano nel locale e dall'aria un pochino umida. In alcune nicchie c'erano dei piedistalli a forma di colonna greca su cui spiccavano delle statue di uomini nudi in pose plastiche modellati in quello che sembrava bronzo smaltato e intagliato come tessere di puzzle, in qualche caso mancanti. C'erano dei quadri enormi appesi alle pareti rosa chiaro inframmezzati da drappi dorati che davano un'aria di opulenza esagerata. Delle piccole palmette e dei rigogliosi ficus riempivano gli spazi vuoti. A un lato della sala c'erano i tavoli da buffet a cui si stava accalcando la maggioranza degli invitati, mentre gli addetti al catering si aggiravano con vassoi colmi di calici di champagne. I dipinti rappresentavano perlopiù occhi sbarrati immersi in colori cupi e sanguigni. Alcuni faretti erano disposti strategicamente in modo da dare più risalto alle opere facendo sembrare ancora più vividi gli sguardi di quegli occhi. La facevano rabbrividire, ma Milton Turner, l'artista a cui quella personale era dedicata, era uno dei giovani emergenti più quotati in quel momento. L'aveva intravisto mentre si aggirava spavaldo per la sala: alto e dinoccolato, in total white, i capelli schiariti ad arte che contrastavano con la pelle bruna, accettava con grazia svampita i complimenti e i commenti che gli venivano rivolti.
        Brenda conosceva molti degli invitati, quelle feste erano frequentate sempre dalla stessa gente: pierre, artisti o pseudo tali, modelle, vip più o meno wannabe, insomma tutti coloro che cercavano una visibilità o di scroccare cibo, il che per alcuni era un po' la stessa cosa. Le donne avevano i capelli acconciati all'ultima moda gonfi di lacca, abiti corti luccicanti di paillettes con spalline voluminose o senza del tutto, trucco e monili vistosi. Gli uomini, dai capelli ordinatamente pettinati, si aggiravano in costosi abiti a due pezzi dai colori sgargianti. Un po' la facevano ridere. Lei per l'occasione aveva indossato un abito verde a bustier e aveva raccolto i capelli come al solito. Veniva direttamente dalla radio e non aveva avuto tempo di mettersi troppo in ghingheri, anzi si era portata apposta il cambio per non dover passare di nuovo a casa. Si era solo truccata con più cura, aggiungendo una linea di kayal agli occhi e un velo di rossetto rosa.
        Forse sarebbe sembrata sottotono rispetto alle altre invitate tutte così glam, ma a dire il vero non le importava poi un granché. Non avrebbe saputo dire perché ma quei party le davano sempre più l'idea di essere il culmine di un qualcosa inesorabilmente destinato a finire di lì a poco, disfacendosi come un frutto eccessivamente maturo che fosse diventato stucchevole. Questo le faceva sempre venire alla mente la vecchia canzone di Brian Ferry, Avalon. Nessuno sembrava rendersene conto, ma era come stessero ballando un'ultima danza, tanto più frenetica quanto inconsapevole, destinati al silenzio post atomico. Brenda scosse la testa per scrollarsi dalla mente quei pensieri cupi e sorrise al suo accompagnatore. Si appoggiò al suo fianco, più per dare sollievo ai piedi che per un reale moto d'affetto, ma lui non sembrò essersene reso conto. Lo osservò in tralice per un momento: era alto e bruno, naso importante e labbra arroganti. Si chiamava Tony, lavorava nell’ufficio commerciale della sua radio ed era un tipo piacevole a suo modo. Era sempre più convinta di aver fatto un errore a incoraggiarlo, ormai era un po' che uscivano insieme e si era resa conto che provava poco più che una tiepida amicizia nei suoi confronti. Lui, invece le sembrava essere sempre più preso tanto che non aveva nascosto il suo compiacimento quando gli aveva proposto di accompagnarla a quella festa. Da parte sua lei non avrebbe avuto la minima voglia di andare, anzi avrebbe preferito di gran lunga starsene sul suo divano a lavorare al prossimo pezzo per la trasmissione, magari con un po' di musica in sottofondo.
        Si sventolò accaldata, invece stava già al terzo bicchiere di vino. L’aria era gravata dall’odore di profumi costosi e fumo di sigaretta stantio e la musica e il vociare della festa stavano diventando insopportabili. Non si era potuta esimere dal presenziare a quella serata però: Turner sarebbe stato uno dei prossimi ospiti alla trasmissione e Serena, la sua produttrice, l'avrebbe uccisa se non fosse stata presente. Brenda amava il suo lavoro, commentare i fatti della giornata, interagire con gli ascoltatori, le interviste ai suoi ospiti. Il suo orario era quello serale un po' di nicchia: troppo tardi per far compagnia gli ascoltatori durante il ritorno a casa dalle rispettive occupazioni, ma troppo presto per le confidenze notturne, così la trasmissione tendeva sempre a essere molto leggera, un po' frivola. Questo all'inizio non era dispiaciuto a Brenda, aveva avuto lei stessa bisogno di leggerezza dopo un periodo più che pesante della sua vita e la proposta della sua amica Serena tre anni prima di tenere una rubrica presso la radio in cui lavorava come produttrice, le era sembrata una manna del cielo. Ma ora avrebbe voluto raccontare anche qualcosa con più mordente dato che rimaneva pur sempre una giornalista ed era brava nel suo lavoro. Purtroppo gli argomenti più interessanti e d'attualità erano appannaggio delle trasmissioni più blasonate del mattino.
        Tony la prese a braccetto e la sospinse delicatamente verso il centro del salone. Si fecero largo con un po' di fatica tra la calca e si portarono a ridosso di un capannello di persone intente a bere e a chiacchierare. Tra di loro le dava le spalle un uomo alto vestito a differenza degli altri semplicemente in jeans, i capelli castani un po' lunghi arricciolati appena sul collo e la schiena ampia fasciata da un giubbotto di pelle marrone. Dalla postura sembrava impacciato, come se non si sentisse a proprio agio in quell'ambiente. Districandosi tra gli altri invitati Tony raggiunse la sua amica e le bussò su una spalla:

        - Terry, hai visto: sono riuscito a portartela!
        - Tony, bello mio, sono proprio tanto contenta di conoscere la tua amica!

Terry, una biondina dai lunghi capelli arruffati ad arte e l'abbigliamento stravagante, era una delle pierre dell'evento, nonché una delle migliori amiche di Tony e forse per questo lui aveva quel tono entusiasta. Si voltò ad abbracciarlo con calore e gli porse la guancia per farsela baciare lasciandogli a sua volta il segno del rossetto. Tony si pulì con un lieve imbarazzo sollevando gli occhi al cielo, ma si vedeva che quella era una sorta di scherzo consueto tra di loro. La ragazza sorrise amichevole a Brenda, ma gli occhi azzurro chiaro erano rimasti seri a scrutarla e lei aveva percepito perfettamente il sotto-testo di quell'occhiata.

        - Vi presento un mio carissimo amico!

esclamò Terry rivolta un po' a tutti, stringendo possessiva il braccio dell'uomo dal giubbotto. Brenda sentiva l'insorgere di un terribile mal di testa, non le importava granché delle amiche e degli amici delle amiche di Tony. Ma quando l'uomo si voltò per poco non si strangolò con lo champagne. Anche lui la guardò stupito per un momento, poi un ghigno si affacciò sul suo viso:

        - Ciao, Brenda!
        - Malcom.
        - Ah, vi conoscete?

la voce di Terry suonò incerta.

        - Più o meno.

Rispose lui. Lo sguardo audace degli occhi castani accarezzò Brenda da capo a piedi. Lei rabbrividì, ma ci mise un attimo a riprendersi, ormai aveva imparato e sorrise a sua volta. Alzò il calice in un piccolo brindisi ironico:

        - Saranno, mmmh dieci anni, no?

Malcom sorrise e le rubò il bicchiere:

        - Allora, com'è Berlino? Sei riuscita a intervistare qualche economista di fama?
        - Tu che dici? Sto ancora aspettando le fragole che mi hai promesso!

replicò Brenda riprendendosi il bicchiere e osservandolo da sopra il bordo mentre beveva un sorso di champagne. Nel frattempo Tony guardava alternativamente l'uno e l'altra con un'espressione stranita e quando incrociò lo sguardo di Terry questa sembrò comprendere perché sbottò:

        - Ok, ok. Malcom ti devo far conoscere assolutamente Jerry Visage, è un vero personaggio, vieni!

Con una smorfia l’uomo fu trascinato via dalla fin troppo elettrizzata Terry verso un altro gruppetto. Brenda esalò un sospiro di sollievo. Rivedere Malcom così all'improvviso, dopo tutto quel tempo, le aveva provocato un brivido strano, una sensazione di nostalgia e rabbia insieme. Scosse piano la testa, stranita: sicuramente era colpa di tutto quello champagne.

In quel preciso istante sentì che non ne poteva più della serata, aveva bisogno di calma per starsene per conto suo ed era stanca. E quelle maledette scarpe le stavano uccidendo i piedi!
        Si aggirò per la galleria, con Tony alle calcagna, schivando le chiacchiere inutili, salutando in fretta i conoscenti, sorridendo tirata. Era in cerca di Turner per poterlo ringraziare di averla invitata e mettersi d'accordo per l'intervista. Lo trovò in una nicchia appartata, appoggiato al muro, sconvolto: la camicia di lino era spiegazzata, la giacca buttata su uno dei piedistalli, gli occhi vacui iniettati di sangue. Le fece un sorriso stentato biascicando qualcosa. Tony la portò via e puntualizzò l'ovvio: sicuramente il pittore si era appena fatto una pista. Brenda strinse le labbra amareggiata, ma chi non si faceva oramai nell'ambiente? Appena si furono allontanati abbastanza, strinse il braccio del suo accompagnatore con fare confidenziale e gli mormorò all'orecchio:

        - Senti Tony, non mi sento tanto bene, credo che andrò via.
        - Che hai? Vuoi che ti accompagni?

chiese lui sollecito e preoccupato. Brenda scosse la testa:

        - No no, tu resta pure a fare public relations. Anzi, non dire a Serena che sono andata via così presto, va bene?
        - Hai bisogno di aiuto? Centra quel tizio per caso?
        - No, no, sono solo stanca.
        - Ma chi è? Un amico particolare? Un ex?
        - Oh, Tony dacci un taglio! E' solo un tizio con cui ho fatto un viaggio in macchina mille anni fa!

Quel che non sopportava di Tony era proprio quel suo essere pungolante e eccessivamente sollecito. A volte le dava l'impressione di volerla soffocare e dio sapeva se non avesse ancora bisogno di quel tipo di attenzioni! Ma osservando la sua espressione abbattuta si pentì di essere stata così brusca. Allungò una mano ad accarezzargli il volto:

        - Dai, fa il bravo ... chiamami un taxi ti va? Ci sentiamo domani.

Lui trattenne per un momento la mano tra le sue e la baciò rasserenato. Annuì e si diresse verso la reception a cercare un telefono.
        Malcom era appoggiato ad una bella macchina scura quando vide Brenda che era appena riuscita a sgattaiolare finalmente via dal locale. Era riuscito anche lui a liberarsi dalle grinfie di Terry giusto in tempo per accorgersi che Brenda stava mettendosi il cappotto presso il guardaroba. L'aveva già notata da un po' alla festa, indeciso se presentarsi o lasciar perdere. A dire il vero a quell'evento non sarebbe proprio voluto andare e solo una certa sua segreta speranza e l'insistenza di Terry l'avevano convinto. La ragazza sapeva essere convincente e poi lavoravano nella stessa associazione e se avesse dovuto fare un po' di pubbliche relazioni in favore lo avrebbe fatto con piacere. Doveva tutto a Ramsay Sullivan e alla sua organizzazione, prodigarsi per lui avrebbe ricambiato solo in piccolissima parte il bene che gli aveva fatto.
        Aveva dovuto sottostare alle infinite presentazioni, alle chiacchiere insulse di gente vacua la cui unica preoccupazione era se frequentare un locale piuttosto che un altro. Aveva anche notato la fila al bagno e intuiva perfettamente la motivazione. Gli era venuto da vomitare. C'era stato un momento in cui era stato indeciso se entrare anche lui a farsi una striscia di coca o se devastare tutto e ciò l’aveva fatto sudare freddo. Era per cose del genere che era finito nei guai, come eufemisticamente li chiamava Ramsay. Si chiese come Terry riuscisse a sopportarlo, letteralmente immersa com’era in quell'ambiente. Lei diceva che fosse stimolante, lui lo trovava rivoltante.
        Tornò a guardare Brenda: indossava un lungo soprabito nero con spalline importanti e una leggera sciarpina celeste le avvolgeva la gola. Era ancora più bella di quanto ricordasse. Anzi la donna attraente e raffinata che aveva davanti non aveva quasi niente della ragazzetta un po' imbranata che ricordava. A parte quell'espressione irriverente negli occhi verdi e il sorrisetto saputo che le aleggiava sulle labbra. Mentre si aggirava per la galleria lui non aveva fatto altro che seguirla con lo sguardo e non aveva mancato di notare che era tallonata  da un altro di quei cicisbei che sembravano piacerle tanto. Invece lui aveva desiderato solo poggiare le labbra sulle sue spalle nude fino quasi a sentirsi male. Ma aveva anche notato il viso tirato, si vedeva che era stanca, forse un po' triste. Quel tipo a cui si accompagnava di sicuro non le avrebbe tirato su il morale. Malcom aveva lasciato ogni scrupolo e si era appostato per sorprenderla.

        - Vuoi un passaggio?

Brenda ebbe come un deja vu: Malcom l'aspettava nella stessa identica posizione di quella famosa mattina di tanti anni prima, lo stesso sorriso sfrontato. Non importava se gli anni sembravano essergli piombati addosso, era affascinante proprio come se lo ricordava, anzi forse anche più interessante. Aveva appena un alone scuro sotto gli occhi e non era più tanto ossuto. I capelli gli spiovevano sul viso, una fossetta appena accennata gli segnava una guancia e quelle labbra indimenticabili erano stirate in un sorriso. Non sapeva se fosse il caso di accettare un passaggio da lui, di infilarsi in una situazione che in quel momento era troppo stanca per gestire. Così scosse la testa:

        - No grazie, sto già aspettando un taxi.

Malcom ammiccò e guardò l'orologio, doveva trovare il modo di convincerla. Era importante per lui: ora che l'aveva ritrovata non se la sarebbe lasciata scappare di nuovo. Ma la sua mente era completamente vuota. Dieci anni prima non avrebbe avuto difficoltà a convincere una ragazza a salire in macchina con lui. Già dieci anni fa. La piega amara che presero le sue labbra e i suoi occhi malinconici non sfuggirono a Brenda. Proprio in quel momento da un'auto in corsa fu sparato il ritornello di Psyco Killer, Malcom seguì il suono con la testa muovendo le labbra. Brenda prese un grosso sospiro come se stesse per buttarsi nell'acqua gelida: aveva rischiato per cose più gravi di quella, un passaggio in macchina non avrebbe davvero avuto nessuna conseguenza. Lei avrebbe fatto in modo che non ne avesse. Così guardò l'orologio e sbottò:

        - Questo taxi non arriva più, uffa. Va bene dai, ma - alzò un dito - solo un passaggio!

E fu davvero appagata del sorriso che gli illuminò volto. Malcom si sollevò dalla macchina sul quale era rimasto appoggiato fino a quel momento e le fece un lieve inchino ironico:

        - Dopo di lei...

La guidò verso la propria auto, una seat ritmo rossa. Brenda rise di gusto scuotendo la testa.

        - Aspetta, libero un attimo il sedile, scusa. Non pensavo di dover accompagnare qualcuno stasera.

Spostò sul sedile dietro uno zaino di tela nera aperto da cui si rovesciarono delle carte, sembravano schemi di qualche tipo.

        - Oh magnifico!

Sbuffò prendendo a manate le carte e buttandole dietro alla rinfusa. Brenda dovette soffocare una risatina:

        - Tranquillo, mi siederei anche sopra un formicaio se dovessi.

Si lasciò andare sul sedile e con una smorfia si massaggiò una caviglia.

        - Puoi toglierti le scarpe, se vuoi.
        - Sbaglio o una delle regole nella tua macchina era proprio quella di non togliersi le scarpe?

Malcom sorrise amaro:

    - Ho derogato parecchio e a parecchie regole negli ultimi anni.

Per un momento rimasero in silenzio:

        - Allora, dove ti porto? Io muoio di fame...

Brenda alzò gli occhi al cielo: meno male che gli aveva detto solo un passaggio, ma la verità era che fosse affamata anche lei:

        - Quei canapè erano terribili! - esclamò - e ho bevuto troppo!

Malcom sogghignò.

        - Mi sembra di ricordare che non ti dispiacesse l'indiano. Ce n'è uno abbastanza buono a due strade da qui.
        - Ti ricordi ancora quella specie di rosticceria di York? Sai che ho avuto bruciore di stomaco tutta la sera?
        - Non me n'ero accorto: pensavo fossi in ansia per Maggie.

e sperava per altro. Ma non glielo disse. Le note della radio riempirono l'abitacolo:

        - Detesto Alan Parsons!

Malcom si sporse in avanti per cambiare stazione, Brenda scosse la testa, ah ecco che cominciava con lo zapping radiofonico, quello se lo ricordava!

        - Allora, niente indiano?
        - No, ti prego. Detesto la cucina indiana!

Malcom la guardò sorpreso:

        - Ma perché non me l'hai detto, all’epoca?

Lei fece spallucce. Già, perché non gliela aveva detto? Forse perché alla fine voleva restare da sola con lui e qualsiasi cosa le avesse proposto avrebbe accettato. Non tutte le azioni di quella sera le erano state chiare. Ma ricordava con assoluta intensità il momento in cui si erano quasi baciati e quello che aveva provato. Era un ricordo struggente e tenero che serbava nel profondo del cuore come un tesoro prezioso. Ma non aveva certo intenzione di dirglielo.
    Si mossero lentamente, il venerdì sera Londra era congestionata come un mattina lavorativa, soprattutto lì a Soho dove si concentrava gran parte della vita notturna, Malcom sbuffò sporgendo le labbra. Brenda si morse una pellicina del pollice, una brutta abitudine che aveva preso in Germania. Le note di Who Wants to Live Forever si spandevano nell'abitacolo e stranamente lui non cambiò. Brenda appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi:

        - Adoro questa canzone.

Lui la guardò in tralice e la sua espressione gli fece stringere il cuore:

        - Già: chi aspetterebbe per sempre?

Mormorò. Se la vita gli aveva insegnato una cosa era proprio questa: agguantare ciò che c'era di buono, godere delle cose belle perché nulla era sicuro e il tempo era una farfalla dalle ali lacere. Si lasciarono trasportare dalla melodia per qualche minuto, quando la canzone terminò Malcom cambiò stazione di nuovo. Il flusso di automobili sembrava portarli sempre più in direzione del fiume. Parlarono di tutto, Brenda soprattutto, mentre Malcom si limitava ad ascoltare e a commentare qua e là. Parlò del suo lavoro in radio, di come le sarebbe piaciuto cambiare orario e tipo di trasmissione, raccontò gli aneddoti più simpatici che coinvolgevano gli ascoltatori. Si sentiva che amava davvero il proprio lavoro e ci si era votata con tutta l'anima.

        - Possibile che con te si finisce sempre col mangiare in macchina?

Brenda pescò una patatina dal cartoccio che aveva in mano. Alla fine avevano trovato un chip shop a Chelsea e si erano fermati sull'embankment a mangiare il pesce fritto. L'ampio viale alberato che costeggiava il lungo fiume era tranquillo a quell'ora. Appoggiati al cofano della macchina guardavano il Tamigi scorrere davanti a loro. Proprio pochi mesi dopo il ritorno a Londra, mentre i festeggiamenti per la Regina erano al loro apice più solenne, era passato di lì il barcone da dove i Sex Pistols avevano suonato a tutto volume le note della loro irriverente canzone contro la monarchia. Malcom li aveva adorati e cercò di ricordare dove fosse in quel momento, sicuramente sulle rive del fiume a sentirli cantare. Poi era andato tutto a rotoli, ma ora a quello non voleva pensare. Si voltò, sorrise alla donna splendida che aveva accanto e le rubò una patatina:

        - Hey!

Ridacchiarono rubandosi il cibo a vicenda e dandosi piccole spinte. Brenda gettò indietro la testa, da quanto tempo non era stata così bene con qualcuno? Non con Tony o quelli prima di lui e sicuramente non con Devlin, ma non voleva pensare a lui in quel momento.

        - Dov'eri quando i Sex Pistols cantarono God save the Queen dal Tamigi?

Le chiese all’improvviso, sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio, Brenda piegò la testa di lato: da dove gli era venuta una domanda simile? Ci pensò un momento:

        - A Berlino mi sa.
        - Giusto: qui noi tutti a festeggiare la nostra amata Regina e tu te ne stai a Berlino!

Non c'era acredine nella sua voce, solo un blando sarcasmo. Brenda gli lanciò una salvietta appallottolata.

        - I berlinesi sono completamente dissociati! Avevi ragione tu, di giorno sembrano degli integerrimi ma di notte sono scatenati.

Malcom sollevò entrambe le sopracciglia.

        - Ma io non ho fatto niente di sconveniente i primi otto mesi.
        - Come sarebbe a dire?
        - Poi ci sono tornata. Ho lavorato come corrispondente per tre anni.
        - No, come sarebbe dire che non hai fatto nulla di sconveniente i primi otto mesi...che hai combinato poi?

Brenda non voleva pensarci, i berlinesi non erano gli unici che si fossero dissociati. Ma si sforzò di non lasciare trasparire nulla:

        - Mi occupavo della rubrica culturale il che voleva dire della vita notturna perché a Berlino non si dormiva praticamente mai. Sicché mi sono un po' dovuta adeguare: ho conosciuto Moroder e Nina Hagen. Sono andata anche a un concerto di David Bowie!
        - Che invidia...

mormorò sarcastico Malcom. Brenda appoggiò il cartoccio al cofano, interdetta. Si era alzata una brezza fredda dal fiume e si strinse nel soprabito, lui ne approfittò per cingerla delicatamente a sé e lei si lasciò cullare per un momento dal suo tepore.

Due poliziotti di ronda si avvicinarono chiedendo se andasse tutto bene, quello era un quartiere piuttosto tranquillo e la gente che ciondolava in giro non era vista di buon occhio.

        - Ce ne stavamo andando, agenti.

rispose Malcom sorridendo, ma si vedeva che era teso. Sospinse Brenda verso la portiera e s'infilò in macchina. Aveva il volto cupo mentre metteva in moto. Lasciarono il lungofiume in silenzio e percorsero le vie di Londra apparentemente senza una meta.
Sembrava pensieroso, sporgeva le labbra e muoveva nervosamente le mani sul volante, Brenda non aveva idea di cosa gli fosse preso. Dopo parecchi minuti Malcom sembrò ricordarsi di lei perché a un semaforo rosso si voltò e le disse sorridente:

        - Quante probabilità c'erano che venissero a disturbarci dei poliziotti?

Brenda rise:

        - Non lo sai? Le nostre prodi forze dell’ordine non dormono mai! Ti volevo chiedere: tu che fai ora? Abbiamo parlato solo del mio lavoro, sono curiosa!

        - Alleno una squadra di calcio giù a Brixton. Siamo supportati da un'organizzazione per il sociale.

Brenda fece un verso d'interessamento così lui continuò:

        - Sai in realtà Terry è una volontaria, ma ha finito per diventare un po' la nostra pierre. Cerca sempre di dare visibilità all'associazione per raccogliere fondi. E' brava in realtà, un po' sopra le righe a volte.
        - A proposito, dove l'hai lasciata? Pensavo foste venuti insieme!
        - No, no. L'ho lasciata nelle sicure mani del tuo... amico? Tony.
        - Parlami di più di questa associazione.

Brenda lasciò cadere il discorso su Tony.

        - Si chiama Recovery Health&Dignity. Lavora soprattutto a Brixton, cercando di recuperare le aree più depresse del quartiere, dando sostegno ai tossicodipendenti e alle loro famiglie, ai malati di AIDS, ai detenuti e gli ex detenuti, togliendo ai ragazzi dalle strade e dalle gang. L'ha fondata Ramsay Sullivan. Io gli devo tutto.

Malcom si grattò il naso e si scostò i capelli dagli occhi a disagio. Brenda lo percepì perché gli mise una mano sul braccio e molto dolcemente gli disse:

        - E' veramente fantastico quello che fate.
        - Mah, io insegno solo un po' di calcio ai ragazzi del quartiere...

fece spallucce lui.

        - Sono sicura che fai molto più di questo! Mi piacerebbe parlare di questo nella mia trasmissione: è proprio il genere di storia che sto cercando. Credi che Sullivan sarebbe disposto a concedermi qualche minuto per un'intervista?
        - Credo di si. Per lui è importante che l'RH&D sia conosciuta il più possibile. Magari gliene parlo e sentiamo quello che dice, Va bene? Ma a proposito, tu come mai sei finita in radio?

Ora Brenda aveva riconosciuto in che zona si trovavano, erano all'altezza di Holland Park vicino Nottingh Hill, dove viveva:

        - Alla prossima svolta a sinistra. Una proposta che non potevo rifiutare da parte di un’amica e ho finito per innamorarmene.

Lui ubbidì e svoltò per Landbroke Groove. Erano arrivati al n. 3 di Colville Terrace. Malcom tirò il freno a mano, Brenda guardava di fronte a sé mordendosi una pellicina: la serata era terminata per quanto la riguardava e non sapeva neanche lei se questo la rammaricasse o la confortasse di più. Con quell'uomo le sue emozioni finivano per essere sempre troppo intense. Con un sospiro aprì la portiera, ma lui le mise una mano sul braccio:

        - Aspetta: sparirai un'altra volta?

Brenda rimise una gamba dentro l'abitacolo:

        - Non sono io che sono scomparsa l'ultima volta.

C'era un velo di rabbia nelle sue parole. Era vero, Malcom dovette riconoscerlo a se stesso, ma dopo l'incidente era entrato in un blackout durato anni e di certo l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato di portare a fondo con se quella ragazza così pulita. Ma non poteva spiegarlo a Brenda in quel momento. Lei, nel frattempo, era scesa dalla macchina. Si affacciò al finestrino del guidatore:

        - E comunque non puoi sparire ora: abbiamo qualcosa da fare insieme.

Non c'era motivo per tagliare di nuovo i ponti tra loro, aveva deciso. Doveva pensare anche alla carriera e se lui avesse potuto aiutarla non avrebbe permesso al passato di intralciarla. Si voltò per dirigersi verso il portone e mentre cercava le chiavi di casa sentì la portiera sbattere. Con due falcate l’uomo fu dietro di lei:

        - Aspetta - le sussurrò - devo darti questo.

Lei si voltò col cuore in gola, Malcom aveva quel suo tipico sorriso stirato, gli guardò le labbra, si umettò quasi inconsapevole le sue, ma lui le prese una mano e vi depose un cartoncino. Lei guardò la mano, poi guardò Malcom:

        - E' il biglietto da visita dell' RH&D. Ciao!

Le strizzò l'occhio e si voltò per tornare in macchina, mentre Brenda si rifugiava di corsa in casa e si appoggiava al portone non sapendo se sentirsi più stupida o sollevata.

 

 

 

   
 
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