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Autore: CaskettCoffee    25/05/2020    4 recensioni
Questo racconto prende il via dopo gli eventi del series finale, e racconta la storia di quaranta settimane della vita di Castle e Beckett. Quaranta settimane molto importanti. Quaranta settimane di attesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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TRENTAQUATTRO SETTIMANE

Quando Kate aprì gli occhi la mattina, trovò suo marito che canticchiava piano sul suo ventre. Un sorriso spontaneo le spuntò sul volto, mentre la sua voce roca di lui, leggermente stonata, le giungeva alle orecchie:

I'm sorry that I hurt you
and I'm sorry that I let you hurt me
but your little girl
is gonna change the world
you'll see...
you'll see.

 
https://youtu.be/5GcYixzzBKQ?t=155


Quando la voce di lui si spense, lei allungò la mano in avanti per sfiorare teneramente con le dita i suoi capelli arruffati.

Castle sobbalzò al suo tocco inaspettato, gli occhi spalancati e imbarazzati come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata. "Io ... non volevo svegliarti," balbettò in una spiegazione.

"Ovviamente" osservò Beckett con un sorriso consapevole.

Le guance di Castle si tinsero di rosso. "Pensi che io sia un esaltato, vero?" 

"Penso che tu sia meraviglioso", lei rispose, "Canterai alla bambina anche quando sarà qui spero... soprattutto la notte"

"Ovviamente," rispose Rick senza esitazione, "Tutti i libri dicono che i bambini possono sentire le voci anche nell'utero, quindi ho pensato di iniziare presto. Avrà dei gusti musicali favolosi volta arrivata, questo è sicuro".

"E se preferisse qualcosa di più allegro," suggerì Kate scherzosamente, "Potresti sempre farle sentire gli One Republic, o i Pearl Jam."

"Oh, sono assolutamente certo che le piacerà tutto quello che le proporrò," disse Castle compiaciuto mentre si stendeva accanto a lei e le dava un buffetto affettuoso sulla pancia.

"Oh veramente?" lei lo guardò sollevando le sopracciglia.

"Sì, davvero," confermò lui. “Il mio sesto senso, come sai, non sbaglia mai"

Kate arricciò il naso mentre l’odore di caffè si diffondeva nella stanza. "Ehi, non è giusto", accusò lei, portandosi la mano sulla bocca, "Hai fatto il caffè!"

"Andiamo Beckett," la prese in giro Castle, "Alexis aveva un esame stamattina, non potevo non prepararle il mio caffè".

Ma quando provò a baciarla, Kate spinse via la sua faccia. "Non provarci nemmeno", lo avvertì un secondo prima di rotolare dal letto, "Scommetto che ne hai anche bevuta una tazza"

Castle la guardò mentre attraversava la stanza diretta verso l’armadio, per trovare qualcosa da indossare, studiando i sottili cambiamenti che si erano verificati nel suo corpo. La pancia sembrava continuare a crescere giorno dopo giorno, e a Castle sembrava che stesse cominciando anche lentamente ad abbassarsi, chiaro ed inequivocabile segnale che la gravidanza era ormai agli sgoccioli. "Posso aiutare a spogliarti? Non vorrei ti stancassi, sai, sbottonare il pigiama…” lui le chiese mentre la guardava frugare fra le stampelle. 

Pochi secondi dopo i resti appallottolati di una camicia scartata e lanciata via gli sfiorarono il lato della testa. Beckett guardò Castle con uno sguardo di disappunto. "Non sei così divertente", gli disse lei in tono aspro, ma c'era un sorriso sul suo viso nonostante il suo tono severo. 
 
Castle la guardò mentre entrava in bagno, con il labbro inferiore abbassato in un broncio dispiaciuto da ragazzino. "Non ti serve un po’ d’aiuto per farti la doccia?" chiese dolcemente.

Kate si girò di nuovo verso di lui, guardandolo seduto al centro del letto, le lenzuola arrotolate sulle sue ginocchia, i suoi capelli arruffati che sparavano in tutte le direzioni ed erano appiattiti su un lato della testa, tutto sembrava solo aggiungere un certo qualcosa al suo fascino piuttosto che sminuirlo. "Oh, basta con quella faccia", Beckett rise con un'espressione di finta esasperazione, "Puoi venire anche tu!"

La faccia di Castle scoppiò in un ampio sorriso e tirò via le coperte.

Era esattamente il risveglio che sperava.

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"Com'è andata la giornata?" Castle chiese a Beckett nel momento in cui, a sera tarda, lei entrò nella camera da letto e chiuse la porta dietro di sé.

Kate ricadde contro la porta e cominciò a scivolare sul pavimento. "Alcune cose che mi aspettavo", sospirò, stringendo le braccia intorno alle ginocchia, "e alcune cose che non mi aspettavo."

Era rientrata a casa dal distretto nelle prime ore del pomeriggio. Castle, dal suo studio, aveva sentito la porta del loft aprirsi, e aveva subito intravisto Beckett apparire nell’ingresso. Avrebbe dovuto chiamarlo per farsi venire a prendere. Espo comunque lo aveva chiamato per avvisarlo che Beckett era uscita, da sola, e Rick aveva trascorso la mezz’ora successiva sperando che non fosse successo nulla, che fosse solo rimasta bloccata nel traffico, e che non avesse guidato.

“Sei tornata sola? Perché non mi hai chiamato?” le aveva chiesto subito, ansiosamente, precipitandosi davanti a lei quando l’aveva vista apparire all’ingresso.

Beckett gli aveva risposto piano, sorridendogli. "Non sono tornata da sola. Vikram mi ha accompagnato"

A quel suo accenno Castle aveva finalmente notato una sagoma seduta sul divano. "Vikram"

“Salve signor Castle”

"Pensavo che ci fossimo accordati che mi avresti chiamato quando uscivi dal lavoro. E comunque", aveva aggiunto, cambiando rapidamente argomento, “Sei uscita dal distretto mezz’ora fa, mi sono preoccupato”

“Colpa mia, signor Castle. Mi sono fermato per una commissione” aveva ammesso il ragazzo sorridendo.

“Stava uscendo” aveva commentato Beckett. “E quando ha visto che stavo uscendo anch’io, si è offerto di accompagnarmi” aveva sbuffato infine, mentre si avviava verso la cucina. Aveva frugato nel frigorifero. "Vikram, vuoi un po’ d'acqua o un caffè o qualcosa del genere", aveva chiesto lei. "Forse un pezzo di torta? È al cioccolato…”

“L’ho preparata per te quella torta Beckett… ti ho lasciato l’ultima fetta…”

"In realtà sono fuori dalla mia fase cioccolato", lo aveva informato Beckett, un sorriso compiaciuto che si allargava sulla sua faccia luminosa.

“E da quando?”

“Da stamattina. Adesso sono nella fase della frutta secca. Noci, per l'esattezza. Con Vikram ci siamo fermati a comprarle all’alimentari qui di fronte "

Castle si era fermato ad osservarla impiattare la fetta di torta, mettendoglisi davanti per affrontarla. "Okay, quindi prima lui ti accompagna in ospedale con le contrazioni, ora uscite insieme per andare a fare la spesa?"

"Beh, in realtà ci siamo fermati prima a mangiare un hot dog."

Kate aveva ridacchiato all’espressione shockata di suo marito. "Vikram ... è sì o no alla torta? "

"Sì, alla torta, grazie capitano", aveva risposto il ragazzo, sedendosi al bancone. Castle lo aveva guardato storto mentre divorava la sua fetta di torta, e si era avvicinato per versarsi una tazza di caffè. A quel punto era stata Beckett a guardarlo storto.

"Anche tu vuoi un caffè" le aveva suggerito Castle ironicamente, "O te lo ha già portato Vikram?"

"La caffeina non va bene per le donne incinte, signor Castle," aveva risposto il ragazzo mentre addentava la fetta.

Castle gli aveva lanciato un'occhiataccia da sopra la spalla. "Lo so, grazie Vikram", aveva risposto seccamente, "Voleva essere sarcasmo"

"Oh, non preoccuparti, piano piano ti abituerai a mio marito e al suo senso dell’humor", aveva detto Beckett mentre usciva dal bancone della cucina. 

Facendo un cenno al marito di seguirla nello studio, quando furono nella stanza lei si era seduta su una poltrona, e aveva appoggiato i gomiti sul piano della scrivania, osservando Castle mentre chiudeva la porta dietro di se.  "Hai detto ai miei uomini di non lasciarmi uscire da sola”, Kate esordì appena la porta fu chiusa, "E’ vero?"

“Ora ascoltami prima che inizi a prendertela,” l’aveva pregata lui, alzando le mani in segno di resa. Kate aveva bevuto un sorso di spremuta d’arancia che si era portata dalla cucina, e lo aveva guardato con occhi speculativi, aspettando pazientemente che iniziasse. "Non è che non mi fidi di te ..."

"Vorrei ben vedere”

"E’ solo che…" aveva detto lui “volevo proteggerti."

Kate aveva gettato indietro la testa ed tirò un sospiro di lunga frustrazione. "Come mai sapevo che lo avresti detto?" .

Inconsciamente, erano giorni che aspettava che lui affrontasse l'argomento. Nonostante l’episodio del falso travaglio mentre era al lavoro, Beckett aveva ugualmente deciso di continuare a lavorare – seppur poche ore al giorno – fino al processo Loksat. Castle, a riguardo, aveva sollevato pochissime obiezioni. Tuttavia, Kate avrebbe dovuto sapere che c’era un motivo se lui non aveva affrontato apertamente l’argomento. Certo, aveva detto a tutti di non farla andare in giro da sola.

Un sorriso aveva incurvato i bordi della bocca di Castle mentre osservava i pensieri di della moglie palesarsi espressamente sul suo viso. "Comunque non gli avevo detto di metterti a disposizione quel tirapiedi".

"Hai detto a Ryan di non farmi prendere neppure l’ascensore da sola, e così hai quando stamattina è dovuto andare al tribunale per una deposizione ha detto a Vikram di tenermi d’occhio." 

"Assurdo ", aveva commentato Castle, indignato. "Lo avevo chiesto a Ryan. Come ha potuto delegare un compito del genere?"

"Davvero Castle? Questo ti sembra il problema?"

“Kate, ragiona,” aveva insistito lui. “Sei incinta all’ottavo mese, sei quasi entrata in travaglio, per non parlare di tutti i giramenti di testa, le nausee… Però vuoi andare a lavorare – in una stazione di polizia, per inciso- ed io lo capisco. Lo sai che lo faccio. Ma tu devi capire anche me. Non hai voluto una guardia del corpo, come io avevo suggerito…"

"Castle, una guardia del corpo? E’ la peggior idea di sempre."

"Perché?" aveva chiesto Castle a bassa voce, "Ha funzionato per Whitney Houston in The bodyguard, quindi perché non può funzionare per noi?"

Beckett stava pensando seriamente di sbattere la testa contro la scrivania un paio di volte. "Prima di tutto", aveva iniziato a spiegarsi, pazientemente, "Quello è un film. In secondo luogo, nel film lo stalker di lei riesce comunque ad ammazzarle la sorella, e poi quasi a spararle, quindi non so quanto possa essere un buon esempio. Poi vogliamo parlare del fatto che io sono un poliziotto…"

“Va bene, bene, The Bodyguard a parte”, aveva replicato Castle in tono sprezzante, “Quando non sei qui con me, io mi sento più tranquillo sapendo che c’è sempre qualcuno con te."

Kate aveva sbuffato. Castle stava semplificando la situazione così tanto che lei dovette resistere all'impulso di ridere di isteria. Dall’essere una dei migliori elementi dell’NYPD era diventata una bamboletta che aveva bisogno di una balia, che la seguisse come un’ombra.
Tuttavia, era troppo intelligente per non riconoscere in quel goffo tentativo di tenerla d’occhio, delle valide ragioni. Trascorrere la giornata al distretto la sfiniva, e lavorava molte meno ore di quanto non facesse prima. Non era più abituata alla confusione, talvolta le girava la testa, i rumori la confondevano, si era spesso sentita stordita. E la faccenda del travaglio l’aveva spaventata.

“Posso riconoscere che il tuo discorso ha senso” aveva ammesso infine, mentre lui già gongolava. “Però non avresti dovuto chiedere ai miei uomini di farmi da babysitter, senza dirmelo”

"Non ti terrò nascosto più nulla", aveva giurato lui.

Il discorso si era chiuso lì, con un accordo tacito che aveva lasciato entrambi soddisfatti. Beckett aveva approfittato della presenza di Vikram per riprendere in mano con lui il faldone dell’indagine e lavorare a quella che sarebbe stata la deposizione del capitano davanti alla giuria. Castle si era tenuto a distanza – aveva già rivisto quelle carte varie volte nelle settimane precedenti con Espo e Ryan, e aveva già preparato la sua deposizione dall’udienza precedente - e aveva dato il suo silenzioso sostegno a sua moglie preparando la cena e lasciando che Beckett e Vikram la consumassero velocemente mentre erano ancora presi dal lavoro. Vikram aveva infine lasciato il loft qualche ora dopo la cena.

Castle rotolò giù dal letto, incupito dalla nota abbattuta che percepì nel suo tono. Inclinando la testa da un lato, la guardò con sincera empatia. "Hai bisogno di un abbraccio?"

Lei lo guardò con un sorriso storto. "Da te?" Kate le tese le braccia. "Sempre." 

"La giornata è andata così male?" lui chiese mentre la stringeva.

"È stata intensa ", rispose Beckett con attenzione, "È stato strano prepararmi a deporre. Rivedere le prove, le perizie, ripetere le cose da dire. Da stamattina non ho fatto altro."

"Come ti senti a riguardo?" 
 
Kate si toccò la fronte pensierosa. "Non saprei, sto ancora cercando di decidere". Tuttavia, visto che sapeva che quella sua vaga risposta non era affatto soddisfacente per Castle, Beckett aggiunse: “Ma non mi sento così tanto angosciata come credevo mi sarei sentita. Mi sento di stare riacquistando il controllo. "

Castle gli diede una pacca sulla coscia. "Concediti un po’ di tempo, Kate. Prendila con calma”, disse lui piano.

Beckett sollevò una fronte divertita. "Non è lo stesso consiglio che mi hai dato l’altro giorno?"

"Andava bene e va bene adesso," le rispose Castle. L’aiutò a tirarsi su da terra, sostenendola mentre lei goffamente cercava di alzarsi, in equilibrio precario per via del pancione. “Devi essere sfinita” le disse lui, passando le dita tra i capelli di Kate, massaggiandole le spalle, tese. 

Beckett lo guardò ammiccante. "Non sono così stanca", rispose con un sorriso inequivocabile.

La faccia di Castle scoppiò in un ampio sorriso.

Era esattamente il dopocena che sperava.
   
 
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