Capitolo 6
Estate –
Finale ?
«Tu,
comunque, non me la racconti giusta» fece presente Anna prima
di addentare un
biscotto al cioccolato, scrutando con attenzione la sorella sorseggiare
il suo
tè «Hai decisamente qualcosa di diverso
oggi»
«Tu
farnetichi» le disse Elsa, prima di tornare alla sua tazza.
«Oh,
cavolo!» sbottò la principessa, scattando in piedi
di colpo «Hai fatto
l’amore con lui!»
La regina
sputò senza ritegno ogni singola goccia di liquido ambrato
che le
stava scendendo giù per la gola «Anna, ma che
cavolo dici?» la riprese fra un
colpo di tosse e l’altro, assumendo una curiosa colorazione
da pomodoro maturo.
«Lo
sapevo, lo sapevo!» continuò quella imperterrita,
facendo rapidamente il
giro del tavolo le prese entrambe le mani e la costrinse ad alzarsi in
piedi
«Sono così felice» continuò,
saltellandole attorno ed obbligandola ad uno
strano girotondo. Senza darle il tempo di reagire la fece sedere di
nuovo sulla
sedia e, circondandole il collo con le braccia, le si
sistemò sulle ginocchia
senza troppi complimenti. Troppo imbarazzata per attuare ogni tipo di
resistenza, l’altra la lasciò fare.
«Non
ci posso credere, finalmente hai deciso di aprire il tuo
cuore» esclamò
fuori di sé dalla felicità «E anche
qualcos’altro» aggiunse seria, dopo una
breve riflessione.
«Anna!»
pigolò Elsa esasperata, impossibilitata a scavarsi una fossa
con le
proprie mani, decise di sotterrare il viso nella spalla della sorella.
«Cosa
c’è?» sospirò lei, gli occhi
al cielo
«Oddio!» realizzò
«L’ho detto ad alta voce, vero? Non
l’ho solo pensato» la sentì annuire con
il capo «Questo è troppo imbarazzante»
constatò mentre anche le sue gote diventavano più
rosse dei suoi stessi capelli
«Come al solito, io sono imbarazzante»
«Decisamente»
si trovò d’accordo la più grande,
prendendo un grosso respiro per
recuperare un po’ di contegno.
La
principessa si sventolò una mano sul viso, cercando di
riprendere un
colorito più consono «Quello che volevo dire
è che ti trovo raggiante… non solo
perché tu abbia, insomma, hai capito ma perché
finalmente ti senti libera di lasciarti andare con
qualcuno» le sorrise incoraggiante.
L’altra
scosse il capo, quasi rassegnata al filo diretto che la sorella aveva
fra il cervello e la bocca «Mi fa sentire bene»
confessò a bassa voce.
«Modestamente,
ho capito che era fatto per te non appena l’ho visto al tuo
fianco» si vantò la più piccola
«E non perché condivide i tuoi stessi poteri,
bada bene» l’ammonì, posandole un indice
sul naso «Ma perché accanto a lui sei
più rilassata, più felice: ti fa
divertire» illuminata schizzò in piedi
«Questo
significa che presto ci sarà un nuovo matrimonio,
sarà una festa coi fiocchi,
già me l’immagino: ovviamente a tema invernale,
statue di ghiaccio, gelato… una
montagna di gelato…»
«Matrimonio?»
esclamò la regina, sgranando gli occhi «Non ci
sarà nessun
matrimonio»
L’entusiasmo
di Anna scemò «Ancora con questa storia? Tu non
l’hai appena
conosciuto…»
«Non
sto dicendo questo»
«E
allora cosa?» la incalzò, quindi, esasperata e
alzandosi in piedi «Non è che
non sia stato all’alt…»
Elsa
alzò una mano, irritata «Non. Dire.
Altro.» la sua espressione dura, però,
si trasformò subito in un dolce sorriso
«E’ stato bellissimo»
Intenerita
dalla sua reazione, anche l’altra si calmò
«Puoi spiegarmi, per
favore…»
«Non
è così semplice…» le fece
presente mentre i dubbi di Jack cominciarono ad
attanagliarle il cuore e la mente «Lui è uno
spirito, non è un uomo. Come
potrei sposarlo? I sudditi neanche sarebbero in grado di
vederlo»
«Queste
sono sciocchezze» s’impuntò la
più giovane «La nostra gente ha
accettato la tua magia, così come siamo riuscite a vederlo
noi potranno vederlo
anche loro»
«Sei
una sognatrice » la riprese l’altra, alzandosi a
sua volta «Se anche i
nostri sudditi potessero vederlo che ne sarà degli altri
paesi? Io sono la
regina di Arendelle: chiunque mi sposerà ne
diventerà il re, pensi davvero che
accetterebbero di coabitare con una sovrana di ghiaccio e il suo
consorte
invisibile?»
«Io
sarò anche una sognatrice ma non posso credere che tu abbia
deciso di
nasconderti dietro ai tuoi doveri di regina, se davvero vuoi avere una
vita
assieme a lui devi lottare»
«E’
una battaglia persa in partenza»
«Ma
perché?!» quasi ringhiò la minore,
aggrappandosi alla punta delle sue
trecce.
«Non
sarebbe vita, Anna» le confesso l’altra con dolore
«Per quanto amore potrà
esserci fra noi, non potremo mai avere una famiglia come tu e Kristoff.
Potremo
solo vivere di momenti ma anno dopo anno invecchierò, lui
invece non cambierà e
si stancherà di me» concluse, abbassando il capo.
«Oh,
Elsa» si sciolse la principessa e senza aggiungere altro
l’abbracciò con
calore.
Avvertendo
il conforto della sorella, la regina non riuscì
più a tenere a bada
le sue emozioni e alcune lacrime trovarono una via di fuga dalla
prigione delle
sue ciglia.
Anna
avvertì immediatamente il cambio di temperatura nella
stanza, con un
braccio saldamente avvolto alla schiena dell’altra e una mano
ad accarezzarle
la testa, alzò leggermente il capo ed incontrò
una miriade di piccoli fiocchi
che cadevano dal soffitto. «Sai…» disse
dopo averla fatta sfogare alcuni minuti
«Non penso che Jack sia il tipo che potrebbe stancarsi di te,
credo piuttosto
che sarebbe disposto a lasciarti andare pur di darti la
possibilità di avere
una famiglia tua»
«Io
non voglio che mi lasci andare»
La
più giovane sorrise e, poggiandole delicatamente una mano
sotto al mento, la
costrinse a rialzare lo sguardo «Allora lotta, vedrai che
troveremo una soluzione:
l’amore trova sempre la via. Certo che, per iniziare, avresti
potuto scegliere
una situazione un po’ meno complicata» disse, poi,
cercando di smorzare la
tensione.
«Parli
tu?» replicò Elsa sgranando gli occhi, fra
l’indignato e il divertito
«Vorrei ricordarti che il tuo primo, grande e unico amore ti
ha quasi ucciso»
«A
dir la verità, tu mi hai quasi ucciso» fece
presente Anna, assottigliando lo
sguardo «Lui ha quasi ucciso te»
Nonostante
l’accusa, la regina non perse il suo ritrovato buonumore
«Sai,
l’altra sera ho finito davvero tardi di controllare alcuni
documenti del regno»
cambiò discorso con aria
maliziosa.
«L’altra
sera, quando?» chiese quella non capendo.
«Due
sere fa, per l’esattezza» continuò a
spiegare la più grande «Quando Freja
era a dormire dalle sue amichette»
Anna, capito
dove la sorella volesse andare a parare, cominciò ad
avvertire
brividi freddi lungo la schiena «E?»
«E
sai com’è, per raggiungere la mia camera da letto
devo, per forza di cose,
passare davanti alla vostra»
«Cos’hai
sentito?» le chiese avvampando.
«Ho
sentito… tutto» le confessò e,
vedendola
letteralmente andare a fuoco per l'imbarazzo, non poté fare
a
meno di sorridere per la soddisfazione.
«Specchio,
servo delle mie brame…» cercò
d’intonare con voce profonda la piccola Freja,
rimirandosi nel presente ricevuto dal sovrano delle Isole del Sud
«Naaaaa…»
sbottò poi, facendo un grosso cerchio con le braccia in
mezzo ad uno degli
immensi corridoi del castello «Non voglio fare la
regina»
«Te l’avevo detto che non ti sarebbe
piaciuto» confermò Olaf, conciato come una
delle principesse delle fiabe preferite dalla sua amichetta.
L’altra mise su il broncio «Ma io volevo essere
regina come la zia Elsa»
«Ma tua zia Elsa non è una regina
cattiva»
«Il tuo amico ha ragione» s’intromise
sorprendendoli re Friederik in persona,
trovatosi a passare proprio in quel momento «Vedrai che, se
continuerai a fare
la brava bambina, diventerai una bella principessa come la tua mamma e
chissà
che tu non possa diventare anche una splendida regina come tua
zia» continuò,
facendosi una bella risata «Vedrai che quando sarai grande,
potrai anche tu
essere omaggiata con preziosi doni provenienti da tutto il
mondo»
«Ma mi ha già fatto un dono, signore»
gli fece presente la bimba, senza troppi
complimenti vista l’assenza dei genitori, mostrandogli con
entrambe le mani lo
specchio ricevuto.
«Certo» sorrise lui bonario «Ma quello di
tua zia è più grande e più bello,
no?»
concluse prima di congedarsi.
Aveva fatto appena pochi passi quando sentì dire dalla
bambina
alle sue spalle «Olaf,
ho un’idea!» ed un nuovo sorriso si dipinse sulle
sue labbra ma, questa volta,
non aveva niente di buono.
«Freja, non penso sia giusto
quello che stiamo
facendo» cercò di fermarla il
pupazzo di neve al suo seguito «Sai che non possiamo entrare
nelle stanze di
tua zia senza il permesso»
«Voglio solo vedere una cosa, non succederà
niente» cercò di tranquillizzarlo
lei, trotterellando felice verso il grosso comò della stanza.
«L’ultima volta che hai detto così, non
è finita bene» le ricordò, riferendosi
al giorno precedente.
«E’ finita benissimo!» replicò
l’altra, testarda «Abbiamo anche un nuovo amico.
Aiutami, tienimi la sedia»
Olaf non potè fare a meno di obbedire, così, il
piccolo tornado con le treccine
bionde si arrampicò ed, allungandosi il più
possibile, riuscì ad afferrare lo
specchio proveniente dalle Isole del Sud.
Nel momento di massimo slancio, però, la maniglia della
porta si aprì
nuovamente, lasciando entrare le due sorelle ancora divertite dai
reciproci
punzecchiamenti della colazione.
«Freja!» sbottò la madre, vedendo la
figlia in procinto di combinare un altro
dei suoi guai.
L’essere stati scoperti fu il colpo finale per il loro
precario equilibro.
Ancor prima di riuscire a pronunciare qualsiasi parola la piccola
cadde,
rovinando addosso al suo amico di neve e trascinandosi dietro lo
specchio che
finì inesorabilmente in una miriade di piccoli pezzi.
La regina represse a stento un grido, portandosi istintivamente le mani
a
coprire il volto.
«Quante volte devo dirti che non puoi entrare in stanze non
tue senza il
permesso? Hai anche rotto lo specchio di tua zia, chiedi
scusa» le intimò sua
madre arrabbiata.
«Scusa zia» esalò la piccola con voce
colpevole.
Ma quella non rispose, le dita a coprire l’occhio sinistro,
l’altro chiuso.
Anna si voltò verso di lei «Che hai Elsa? Mi
spiace che si sia rotto ma non
crederai davvero che porti sfortuna, no? Basterà non farlo
sapere a re Friederik
e tutto sarà a posto»
«Non m’importa nulla dello specchio!»
esclamò l’altra quasi rabbiosa,
sorprendendo tutti nella stanza, compresa se stessa
«Scusa» cercò di
riprendersi «Ma… l’occhio… mi
fa male»
La principessa le fu subito vicino «Fa vedere» le
disse, scostandole la mano:
un leggero bagliore dorato saettò nell’iride
azzurra della sorella «C’è stato
come un lampo» le spiegò «Ora
è tornato normale»
«Non sento più dolore»
confermò la bionda, che cosa poteva essere stato?
«Sistemeremo tutto, Elsa, non temere»
cercò di tranquillizzarla il pupazzo di
neve.
«Credo che voi ne abbiate combinate anche troppe per questi
giorni» lo riprese,
invece, lei dura.
«Elsa?!» la richiamò ancora Anna,
sorpresa dalla sua aggressività, notando come
il suo occhio scintillasse nuovamente.
«Io… io credo di non sentirmi molto
bene» cercò di tranquillizzarla l’altra
«Troppe
emozioni tutte assieme, credo di dover riposare ancora un
po’. Penso sia meglio
che ve ne andiate»
Ancor prima che riuscissero ad effettuare una qualsiasi protesta,
sospinse
tutti e tre fuori dalla sua stanza e richiuse immediatamente la porta
alle loro
spalle. Ogni tentativo di farsi riaprire risultò vano.
Per
la
prima volta, da che era rinato come spirito, Jack Frost
ignorò completamente il
suo compito di portare avanti l’Inverno dall’altra
parte del globo, diamine,
non sarebbe di certo cambiato nulla per un giorno soltanto, no?
Vedere Elsa svegliarsi fra le sue braccia lo aveva fatto sentire
felice,
appagato: possibile che avesse bisogno di un sentimento così
umano, come
l’amore, per sentirsi finalmente completo?
Era uno spirito, giusto? Lo sapeva bene e, anche se avesse rischiato di
scordarselo, c’erano Barry e Tara a ricordarglielo. Allora,
perché?
Tornò con la mente, ancora, alla loro mattina fatta di
chiacchiere, carezze,
risate e baci… tanti baci. Infine era arrivato il momento
per la regina di
alzarsi, dicendogli che quel giorno aveva in previsione di far
colazione con
la sorella ma si era preparata, poi, con tutta calma, confessandogli
che Anna
era sempre perennemente in ritardo.
Una volta rimasto solo, dopo averla salutata, se n’era andato
a sua volta
convinto di riprendere il suo compito ma, in realtà, aveva
solo vagato per
Arendelle con un’espressione ebete sulla faccia dovuta a
tutto quello che era
accaduto.
Non avrebbe saputo dire, di preciso, da quanto tempo fosse stato in
giro a
bighellonare. Seduto, apparentemente assopito, su un ramo di un albero
da
frutto, venne preso da una fitta improvvisa alla testa, così
forte che rischiò
di farlo cadere: era dolore fisico quello che stava provando?
Un’altra scarica lancinante all’occhio sinistro
quasi gli strappò un grido,
costringendolo a premere una mano su di esso nel vano tentativo di
farlo
smettere di pulsare. Se solo avesse avuto modo di vedere il riflesso
del suo sguardo, vi avrebbe trovato un sinistro lampo dorato.
«Anna»
chiamò la propria moglie Kristoff, andandole incontro.
La principessa congedò con garbo il valletto con cui era
impegnata fino ad un
attimo prima e si voltò con un sorriso verso il marito
«Dimmi»
«Si può sapere che ha tua sorella oggi?»
volle sapere, un filo di tensione nella voce.
L’altra, già preoccupata dalla strana reazione di
poco prima, alzò immediatamente
il livello di allarme «Non lo so… Era
così felice, poi è successa quella cosa
dello specchio e ha improvvisamente cambiato umore»
«Quale cosa dello specchio?» chiese lui non capendo.
«Tua figlia» gli
spiegò, marcando bene la prima parola «Ha deciso,
improvvisamente, di voler diventare sua zia, così si
è intrufolata nelle sue
stanze e ha distrutto lo specchio che le aveva regalato re
Friederik»
«Dovrebbe solo che esserne contenta»
borbottò il tagliatore di ghiaccio «Meglio
non tenere niente che arrivi da quei posti»
La rossa sorrise per il rapporto di assoluto amore
che il suo consorte
aveva con tutto ciò che era inerente alle Isole del Sud
«Ciò non toglie che
nostra figlia abbia un po’ troppo argento vivo
addosso»
Kristoff trattenne a stento una risata «Chissà da
chi avrà preso»
«Comunque sia…» continuò
l’altra, ignorando volutamente la frecciata «Quando
lo
specchio si è rotto ha avuto una strana reazione, come se
qualcosa le fosse
andato nell’occhio e le avesse fatto male, le ho anche visto
scintillare un
lampo dorato un paio di volte ma non c’è stato
verso di approfondire la cosa:
ci ha cacciato, con garbo ma pur sempre cacciato. Lo sai
com’è fatta no? Quando
vuole tagliarti fuori, lo sa fare benissimo» concluse,
gonfiando le guance irritata.
«Beh, qualcosa che non va c’è di
sicuro» confermò il marito «Sta
letteralmente
aggredendo chiunque provi a mettersi in contatto con lei, penso che
solo la
porta chiusa le impedisca di congelare qualcuno. Le persone cominciano
ad
essere preoccupate»
Lei lo prese per mano e cominciò a correre
«Andiamo, presto»
«Elsa»
chiamò allarmata la principessa
appena arrivata davanti alla pesante
porta della camera della sorella, era gelida.
«Va' via Anna!» le urlò la regina, come
già aveva fatto così tante volte in
passato.
L’altra sbuffò «Se pensi che lo
farò, ti sbagli di grosso. Kristoff…»
si
rivolse al marito, poi «Buttiamo giù
quest’affare!»
Lui non se lo fece ripetere due volte e, alla terza spallata, il legno
cedette:
quello che trovarono all’interno li lasciò senza
fiato, era un incubo di
ghiaccio.
«Ti ho detto di andare via» intimò
nuovamente la maggiore, lanciandole contro
una scarica di stalattiti mentre l’occhio sinistro
scintillava
dorato nell’oscurità.
Il biondo riuscì a spostarla per un soffio «Elsa!
Che cavolo ti prende?»
«Non lo so…» sussurrò quella,
l’iride nuovamente cerulea «Sento
rabbia… una
grossa rabbia crescente» ancora quel lampo d’oro e,
di nuovo, il ghiaccio
esplose attorno a lei.
La coppia riuscì a salvarsi, miracolosamente, in un
nascondiglio di fortuna.
«Non riesco a controllarla…»
mugulò con dolore, lo sguardo ancora una volta
normale «Aiutatemi vi prego…»
l’implorò.
«Kristoff, distraila!»
s’illuminò Anna, allontandandosi subito dopo dal
marito.
Il tagliatore di ghiaccio fece del suo meglio per tenere impegnata la
regina
furente, ma i suoi poteri erano attanaglianti, qualsiasi cosa avesse in
mente
la moglie, sperò che la facesse in fretta.
Elsa caricò l’ennesimo, poderoso colpo di
ghiaccio ma prima che potesse
lanciarlo un vaso semicongelato si schiantò sulla sua testa,
facendola cadere a
terra priva di sensi, il suo attacco cessò.
«Anna?!» esclamò Kristoff esterrefatto
«Cos’hai fat…»
Prima che lui potesse continuare, lei fu accanto alla sorella
«Fa che respiri,
fa che respiri…» sentire il battito del suo cuore
regolare le fece tirare un
enorme sospiro di sollievo «Andiamo da Granpapà,
presto»
«Jack,
che cosa ci fai qui?» volle sapere Sue, trovando
l’amico nel loro rifugio «C’è
l’Inverno da mandare avanti nell’Emisfero
Australe»
«Sono stanco…» sibilò lui,
accovacciato mollemente sul terreno sotto ad un
albero.
«Stanco?» ripeté quella non capendo, la
stanchezza era un concetto che poco si
sposava con il loro essere spiriti.
«Non fisicamente…» chiarì
lui, senza alzare lo sguardo «Sono stanco di tutto
questo: di quello che siamo, delle nostre regole, delle nostre non
vite!» le
urlò contro.
La giovane si strinse nelle spalle contrita ma una manona bonaria si
appoggiò
sulla sua testa, rassicurante «Che succede?» volle
sapere lo Spirito
dell’Autunno, attirato da tutto quel baccano «Tu
non dovresti essere qui» fece
presente, pacato ma risoluto, al signore dell’Inverno
lì davanti.
«Lo so benissimo che non dovrei essere qui» lo
sfidò quello, rialzandosi «Il
fatto è che sono davvero stufo di sentirmi dire quello che
devo fare, sia da
voi sia da quella stupida palla muta lassù»
ringhiò, puntando la Luna con il
suo bastone, l’occhio sinistro pieno di scintille
d’oro.
Alla vista di quel lampo, Barry tremò
«Cos’hai fatto all’occhio?»
Frost riprese un’espressione più tranquilla
«Non lo so… a volte mi fa male»
«Male?» volle avere conferma, sempre più
preoccupato, come poteva provare
dolore fisico?
«Esatto, sei sordo per caso?» rispose
l’altro, tornando aggressivo, mentre
nuovi bagliori accendevano il suo sguardo.
L’uomo più anziano si parò davanti allo
Spirito della Primavera, dandole un
leggero avvertimento con la mano affinché si allontanasse e
pian piano si
avvicinò al suo compare «Forse è meglio
discuterne con calma, magari
rilassandoci da qualche parte, che ne pensi?»
cercò di rabbonirlo, movimenti
lenti per non istigare quel furore che lo invadeva ad ondate sempre
più
frequenti.
«Penso che qualsiasi cosa tu abbia in mente, non
funzionerà» ghignò l’altro,
quasi maligno. Abbassò con così tanta
rapidità il bastone verso di lui che lo
Spirito dell’Autunno riuscì, giusto per un soffio,
a crearsi un barriera per
proteggersi dal colpo che lo investì, scaraventandolo a
qualche metro di
distanza. Quando rialzò lo sguardo di Jack non
c’era più traccia «Tutto a
posto?» chiese preoccupato alla ragazzina dietro di lui.
«Sì…» balbettò
Sue, sull’orlo delle lacrime «Che cosa gli sta
succedendo?»
«Non posso esserne certo, quel che è sicuro
è che abbiamo assoluto bisogno
anche di Tara»
Da che il mondo ricordasse, infatti, nessuna Stagione aveva mai e poi
mai osato
usare i
suoi poteri per colpirne un'altra.
Dunque, ho un po' di timore ad arrivare a queste note: in parecchi vi stavate chiedendo il ruolo che avrebbe potuto avere Jack in questo terribile piano delle Isole del Sud... cominciate a capire? Non prendetevela con me, è tutta colpa di Hans e della sua malvagità non di certo della mia XD
Le quattro parole anticipate nel capitolo scorso - che mi hanno ricordato questo adorabile specchio (anche se, ormai, immagino abbiate capito di cosa si tratti mi lascio commenti e rimandi per la prossima volta, dove verrà ufficialmente contestualizzato) - sono: Million shards of glass, come potevano non ispirarmi? Anche se qui, in effetti, sono solo due ;)
Per quanto riguarda la parte iniziale e le confidenze fra sorelle... sono, come dire, un po' out of Disney policy ma mi parevano più che mai adatte. E poi, diciamocelo, mettere Elsa in imbarazzo è troppo divertente.
Vorrei una Anna personale, dove si compra?
Chiaramente la sua doppia battuta sull'essere imbarazzante è ripresa dal primo film di Frozen.
Come sempre vi ringrazio per aver letto fino a qui, per le impressioni che mi lasciate e quelle che vorrete lasciarmi.
Alla prossima
Cida