Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Claire Riordan    28/05/2020    1 recensioni
Remake del nuovo decennio di una mia vecchia, ma a me carissima, fanfiction, intitolata "Believe in Fate", riscritta in chiave più potteriana e meno "teen drama" americano, come era inizialmente nata, con una rivisitazione dei personaggi e delle loro storie.
Dal prologo: "[...] il Gran Galà del Quidditch prevedeva che Hogwarts mettesse in campo un'unica squadra, formata dai migliori giocatori della scuola, i quali sarebbero stati selezionati da un’apposita commissione composta dagli esponenti più importanti e competenti in materia. Questa squadra, poi, avrebbe dovuto competere con le più grandi nazionali di Quidditch del momento, tra le quali spuntavano i nomi di Inghilterra, Germania e Spagna, segnalate come le favorite per il grande torneo."
ATTENZIONE: nessun collegamento di nessun genere con "The Cursed Child".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La stanza sotterranea adibita ad aula di Pozioni era invasa dai vapori dei calderoni. Per la prima volta dopo anni in cui erano sempre state nei primi banchi, Margaret aveva costretto Dominique a sedersi in ultima fila.
Doveva parlarle.
Non le aveva ancora detto nulla di quel che era successo tra lei e Albus, e soprattutto perché fosse successo. Non sapeva come la sua migliore amica l’avrebbe presa e il solo pensiero di una sua reazione negativa le faceva torcere le budella. Continuava a rimandare il momento della confessione finché, quella mattina, il professor Cauldwell, l’insegnante di Pozioni che, da ormai qualche anno, aveva sostituito l’ormai anziano Horace Lumacorno, aveva dato alla classe il compito di creare un’Amortentia e uno degli odori che Margaret aveva annusato entrando l’aveva convinta a confidare il suo segreto a Dominique.
Il solo ostacolo tra lei e la sua amica era il fumo delle loro pozioni, che ribollivano nei paioli. Margaret si spostò leggermente alla sua sinistra, in modo da trovarsi di fianco a Dominique.
«Questa pozione è più difficile del previsto» brontolò la rossa all’orecchio dell’amica, spostandosi febbrilmente una ciocca di capelli dietro l’orecchio «La teoria era molto più semplice»
«Già» mormorò Margaret, spiccia «Senti, Dom, io… devo dirti una cosa»
«Spara»
Presa alla sprovvista dall’inaspettata partecipazione di Dominique, Margaret si trovò in difficoltà «Ecco, io ho… non è facile… insomma, ho… c’è stato un bacio con qualcuno…»
«Oh, Maggie, evviva!» saltellò Dominique «E con chi? Non con Dylan, spero»
«No» balbettò l’altra, sebbene quella fosse stata la sua speranza per mesi «In realtà, con… con Albus»
«CHE COSA?!»
L’esclamazione altisonante di Dominique fu accompagnata dal fracasso del mestolo che, cadendole di mano, andò a schiantarsi su alcune fiale d’ingredienti, che andarono in frantumi. Inutile dire che il suo strillo aveva attirato l’attenzione dell’intera classe e del professor Cauldwell.
«Signorina Weasley» tuonò quello, avvicinandosi «qualcosa non va?»
«No, professore» rispose lei, tranquilla «Voglio dire, veramente sì. Maggie mi ha fatto notare che ho dimenticato di aggiungere i petali di rosa, passando direttamente al peperoncino in polvere e… accidenti, sono proprio sbadata» concluse, picchiandosi una mano sulla fronte.
«Allora perché non fa in modo di sistemare la sua pozione, invece di gridare per delle sciocchezze simili?» replicò il professore, scrutandola da sopra il suo naso aquilino.
«Non è una sciocchezza, signore» cinguettò lei, sbatacchiando le ciglia «Tengo molto ai miei voti»
«Dunque, si dia una mossa e la smetta di perdere tempo» disse Cauldwell.
«È ciò che ho intenzione di fare» disse Dominique, annuendo con vigore.
Cauldwell le fece un cenno con il capo e tornò alla cattedra. Margaret si stupì ancora una volta della disinvoltura con cui Dominique riusciva sempre a districarsi da situazioni scomode quali erano i richiami di un insegnante.
«Dicevi?» la voce di Dominique, sebbene fosse uscita in un sussurro, era carica di curiosità e stupore.
«Ho baciato Albus» ripeté Margaret, cercando di suonare distaccata.
«Ma com’è possibile?» continuò la rossa, mescolando con foga la sua pozione «Voglio dire, voi siete amici, com’è successo? E quando? Eravate Confusi, forse?»
«Dom, calmati» rise Margaret «L’ho fatto solo perché… cercavo di far ingelosire Dylan»
Dominique la fissò in silenzio per alcuni secondi, rischiando di far cadere il suo mestolo una seconda volta; lo afferrò al volo prima di proferire un confuso: «Cosa?»
Margaret si ritrovò quindi a raccontare all’amica dell’incontro avuto con Albus a Hogsmeade qualche settimana prima, della ragazza assieme a cui aveva visto Dylan e della decisione forse un po’ sciocca che aveva preso per cercare di suscitare gelosia in lui.
«Lo sai che non funzionerà, vero?» fu il commento di Dominique quando l’amica terminò.
«Io sono fiduciosa» disse Margaret decisa, mentre aggiungeva il peperoncino alla pozione.
«Se lo dici tu» bisbigliò l’altra «E com’è stato?»
«Com’è stato cosa?»
«Il bacio, che altro?»
«Ma è tuo cugino, Dom!» esclamò Margaret, senza riuscire a trattenere una risata.
«Sì, lo so, ma… voglio dire, lui ha risposto? O si è tirato indietro?»
Margaret si soffermò a pensare. No, Albus non si era tirato indietro, ma probabilmente lei nemmeno gliene aveva dato la possibilità. L’aveva tirato per la tunica della divisa, quasi senza neanche ragionarci troppo, e lui era rimasto lì, impalato e indubbiamente sconvolto. Poteva dire che avesse ricambiato? E come, se non si era mosso? Eppure, aveva una sensazione strana ripensando a quell’episodio… o magari era solo una sorta di ricordo di quando accadeva con Dylan. O, meglio ancora, una speranza che con lui succedesse di nuovo?
«No, non si è tirato indietro» commentò, infine «ma… non ha nemmeno risposto. Ho agito d’istinto, per i miei motivi, e lui… credo non sia scappato per… per via del nostro accordo. Per farmi un favore»
«E perché almeno così può dire che finalmente una ragazza lo considera»
«Non dire così, Albus è un bravo ragazzo» disse Margaret.
«Assolutamente, su questo non c’è dubbio» replicò Dominique «ma… a volte è così imbranato…»
Margaret sorrise, mentre Dominique lasciava cadere la conversazione e, con uno sbuffo, tornava a concentrarsi sulla sua Amortentia: evidentemente, Albus Potter non era un argomento meritevole di troppa attenzione.
Quando la voce del professor Cauldwell annunciò la fine della lezione, Margaret ammirò con soddisfazione la sua Amortentia, di un perfetto color madreperla. Incuriosita, decise di annusarla: sentì l’odore del Ghirigoro, il profumo delle scaffalature in legno mescolato a quello dei libri nuovi, delle pagine ancora da sfogliare. Poi un odore fresco, di abiti puliti, l’odore che aveva sempre sentito quando abbracciava Dylan. Deglutì, cercando di mandare giù quel ricordo assieme alla sofferenza che ancora provava per lui. Infine, un altro aroma le solleticò il naso: era un odore familiare, di lucido per manici di scopa, che sentiva spesso quando si avvicinava a…
Beh, era normale, no? Era il suo migliore amico, che c’era di male?
 
 
 
La prima partita dell’anno era a distanza di pochi, pochissimi minuti. L’intero spogliatoio di Tassorosso era in fermento e ancora di più lo era il pubblico sugli spalti: Grifondoro metteva in campo una squadra tutta nuova e i giallo-neri, per il quarto anno di fila, puntavano alla vittoria del campionato Faceva eccezione a quell’entusiasmo un’unica, piccola figura ingobbita e silenziosa: era Rachel.
Sedeva su una panca lontana dal resto della squadra, la divisa ancora incompleta, i capelli sciolti. Non sentiva l’eccitazione per la gara imminente, non avvertiva l’adrenalina scorrerle in tutto il corpo, non aveva nessuna voglia di disputare quell’incontro. La delusione per il provino, nonostante le parole incoraggianti di Noah di qualche giorno prima, bruciava ancora.
Come avevano potuto dubitare della sua età e non di quella di Isabella? Non aveva quindici anni e si notava, si notava eccome! Quella piccola serpe doveva averci sicuramente messo lo zampino, lei e le sue maledette raccomandazioni. Già, perché non poteva essere altrimenti e, come minimo, l’avrebbero pure ammessa nella squadra di Hogwarts.
«Rachel» la chiamò la Cacciatrice Grace Finnigan «ti conviene finire di prepararti, entriamo in campo fra meno di cinque minuti»
«Sì» borbottò lei, tornando a fissare il pavimento dopo una breve occhiata alla sua compagna. Controvoglia, finì di vestirsi, si legò i capelli e afferrò la sua scopa, accodandosi al resto della squadra dietro i portoni di quercia, pronta ad entrare in campo. Neppure quando si affiancò a Noah riuscì a sentirsi meglio. Quello sarebbe stato senza dubbio il giorno in cui le aspettative di tutti sull’eccellente, giovanissima Cercatrice, Rachel Finch-Fletchley, sarebbero crollate.
«Noah» sussurrò al suo Capitano, mentre il vociare dei tifosi fuori cresceva man mano che si avvicinava l’inizio della partita «non mi sento troppo bene»
«È solo un po’ d’agitazione, è normale» disse lui, tranquillo.
No, non era normale. Non c’era agitazione, non c’era entusiasmo. La verità era che le veniva da vomitare e, in quel momento, si sarebbe volentieri ritirata dal Quidditch per il resto della sua vita.
I portoni si aprirono sullo stadio gremito di gente e il sole pallido di quella giornata d’ottobre inondò i visi dei giocatori. I Tassorosso e i Grifondoro uscirono in campo, salutati dall’applauso fragoroso del pubblico.
«Un caloroso benvenuto e un saluto a tutti dal vostro commentatore, Morris Macmillan» annunciò nel microfono il cronista «La prima partita di questo nuovo campionato vede Grifondoro contro Tassorosso»
Entrambe le fazioni esplosero in grida e applausi, mentre Noah Shacklebolt e Lily Potter si stringevano la mano sotto l’occhio attento della professoressa Alicia Spinnet, arbitro ed insegnante di volo.
«In sella alle scope» annunciò la Spinnet. I giocatori eseguirono, Rachel di malavoglia, disponendosi a cerchio a qualche metro da terra. L’arbitro aprì la cassa delle palle: subito, i Bolidi e il Boccino sfrecciarono in aria, svolazzando per il campo. Ms. Spinnet scagliò in alto la Pluffa e i Cacciatori si lanciarono immediatamente su di essa.
«Partiti!» esclamò Morris, mentre il pubblico strepitava «La palla viene presa da Connor Abercrombie, nuovo acquisto dei Grifondoro. Abercrombie vola verso la porta avversaria, Lucy Weasley cerca di intercettarlo, ma attenzione! Ottimo passaggio di Connor al Capitano Lily Potter, che sfreccia verso gli anelli di Tassorosso, tira… parata! Parata di Liam Lynch»
Il gemito deluso dei Grifondoro si perse tra gli applausi dei Tassorosso, a cui prese parte anche Rachel, che preferiva seguire passivamente il gioco dei suoi compagni piuttosto che cercare il Boccino.
«Il gioco riprende in fretta» proseguì il commentatore «Lynch passa la Pluffa a Cindy Macmillan che, tra parentesi, è mia sorella, ciao sorella!»
La folla scoppiò a ridere mentre Morris continuava: «Cindy scarta Lily Potter e Sebastian Peakes, l’altro nuovo Cacciatore dei Grifondoro, si appresta a lanciare e… uh! Quel Bolide era molto vicino, ma il colpo di Fred Weasley è bastato per distrarre Cindy e farle perdere palla…»
Rachel decise che la cronaca della partita non era poi così interessante. Cercò Lysander Scamandro, il nuovo Cercatore dei Grifondoro, in mezzo al turbinio di mantelli rossi e gialli e lo vide esattamente dalla parte opposta del campo, intento a guardarsi in giro con gli occhi ridotti a due fessure, in cerca del Boccino. Spostò quindi lo sguardo sugli spalti occupati dai Serpeverde e non si stupì quando si accorse che Isabella Nott la stava fissando con aria spavalda, quasi di superiorità. Decise di ignorarla, almeno quella volta non era accanto a Theo.
Svolazzò qui e là sul campo, lanciandosi in picchiata di tanto in tanto, cosa che faceva trattenere il fiato ai tifosi che, subito dopo, si lasciavano sfuggire un gemito generale di delusione rendendosi conto che Rachel non stava inseguendo nessun Boccino.
Non le andava proprio di giocare: si sentiva apatica, svogliata, pigra, come quando doveva fare un tema di Storia della Magia e la voglia di studiare non faceva neanche lontanamente capolino. Se ne stava lì, a cavalcioni della sua scopa sospesa a mezz’aria, ad osservare la partita come un qualsiasi spettatore. Quasi quasi avrebbe potuto lasciare il campo e sedersi sugli spalti assieme a Bobby e Augusta in attesa che il gioco terminasse…
«Rachel!»
Oh, no, proprio no, non era il momento più adatto per distrarla da quei pensieri sereni.
«Rachel, muoviti!»
Perché avrebbe dovuto muoversi? Stava bene lassù, l’aria era così fresca e piacevole a quell’altezza…
«Rachel, il Boccino! INSEGUI IL BOCCINO!»
Boccino?
Rachel parve ridestarsi, riconoscendo la voce di Noah che la stava chiamando da chissà quanti minuti e, a giudicare dal tono, sembrava piuttosto arrabbiato.
«La squadra di Grifondoro fa sognare i suoi tifosi, col neo-Cercatore, Lysander Scamandro, lanciatissimo nella caccia al Boccino d’Oro!» la voce di Morris rimbombò per tutto lo stadio. Con un sussulto, Rachel guardò verso il basso: Lysander volava vicino ai pali degli anelli di Grifondoro, davanti a lui l’inconfondibile luccichio del Boccino.
Senza perdersi in altre esitazioni, si esibì in una picchiata spettacolare che le fece raggiungere Scamandro in pochi secondi. In un attimo, si ritrovarono spalla contro spalla.
«Levati, Scamandro» gli intimò, mentre il vento le fischiava nelle orecchie.
«Neanche per sogno» esclamò lui. Le diede una gomitata sul braccio, facendola rallentare, ma Rachel non demorse: lo acchiappò nuovamente e ripagò la scorrettezza di poco prima con una spallata.
«I Cercatori non mollano, sono uno a fianco all’altro!» il commento di Macmillan giunse all’orecchio di Rachel malamente mescolato agli incitamenti degli spettatori.
«Finch, fammi spazio!» le gridò Lysander.
«Mai!»
Rachel allungò il braccio, il Boccino era a pochi centimetri dalle sue dita. Lysander la colpì lievemente alla spalla, spostandole il braccio dalla traiettoria, scattò in avanti e chiuse la mano attorno alla pallina dorata. Il pubblico ammutolì all’istante.
«È incredibile, signore e signori, l’imbattuta Rachel Finch-Fletchley si lascia sfuggire il Boccino d’Oro» annunciò un altrettanto sgomento Morris Macmillan «e la vittoria va a Grifondoro!»
Ancora immobile nel punto in cui le era stata rubata la vittoria, Rachel osservò Lysander scendere sul prato del campo mentre la parte rossa e oro dello stadio scoppiava in un’esultanza festosa.
Il suo avversario teneva alto il pugno in cui stringeva il Boccino, incredulo. Aveva vinto. Grifondoro aveva vinto.
E lei, Rachel, per la prima volta aveva perso.
 
 
 
Chiunque fosse passato per il settimo piano in quel momento, avrebbe guardato l’espressione rilassata della Signora Grassa, intenta a sorseggiare punch assieme all’amica Violet, e avrebbe pensato che, nella Torre di Grifondoro, ci fosse la calma più assoluta. In realtà, ben pochi sapevano che, nella sala di ritrovo dei rosso-oro, i festeggiamenti per la vittoria di quel giorno erano a dir poco scatenati: c’erano striscioni alle pareti, tavoli carichi di boccali di Burrobirra, bottiglie di vino elfico sgraffignato dalle cucine assieme a diversi tramezzini, un paio di fiaschette di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio che qualcuno era riuscito clandestinamente a far entrare nel castello, piatti e bicchieri sparsi sul pavimento, gruppi di studenti che si abbracciavano urlando, saltando sulle poltrone, intonando cori e alzando i calici in onore di Lysander Scamandro, portato in trionfo dall’amico Fred e dal Cacciatore Connor Abercrombie per aver battuto l’insuperabile piccola Cercatrice di Tassorosso.
Lily, non particolarmente amante delle feste sfrenate, aveva cercato in tutti i modi di ritirarsi in un angolo libero dal caos, ma era stato impossibile: non c’era tranquillità quando si festeggiava una vittoria. Infatti, si era ritrovata più e più volte circondata da persone di cui non conosceva nemmeno il nome, che non facevano altro che complimentarsi con lei, stringerle la mano e darle pacche sulla spalla. Essere il Capitano significava anche trovarsi sotto i riflettori, in occasioni come quella.
Nonostante tutto, doveva dirsi soddisfatta della sua squadra. Li aveva massacrati e maltrattati, e ne era consapevole, ma tutti quei duri allenamenti avevano dato i loro frutti: l’intera casata Grifondoro stava festeggiando come se avessero vinto la Coppa del Quidditch.
«Si potrebbe avere un autografo?»
Ok, forse ora i tifosi cominciavano ad esagerare. Insomma, congratularsi era una cosa, ma addirittura un autografo? Non era un po’ eccessivo? Sicuramente doveva essere un ragazzino del primo anno troppo esaltato.
Voltandosi, Lily si sorprese nel ritrovarsi invece davanti il suo nuovo Cacciatore, Sebastian Peakes.
Sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere «Non credi che sia un po’ esagerato?» gli chiese. Lui non rispose, limitandosi a passarle uno dei due calici d’argento che teneva in mano. Lily lo afferrò, imitando Sebastian nel sollevarlo appena, mimando un brindisi.
«Ottima partita» le disse, staccando il bicchiere dalle labbra.
«Già» asserì lei, dondolando sulle punte dei piedi.
«Voleva essere un complimento» puntualizzò Sebastian.
Lily rise «Beh, grazie, ma… anche tu fai parte della squadra» gli ricordò «Se abbiamo vinto, è anche merito tuo»
«Ma è il Capitano che guida la squadra» continuò lui «Quindi, un brindisi a te»
«Se lo dici tu» fece Lily, inarcando un sopracciglio. Era un tipo strano, Sebastian. Lo vedeva spesso in sala comune e al loro tavolo in sala grande, ma non si erano mai parlati fino a che lui non era entrato in squadra. Anzi, a dirla tutta, nemmeno in squadra parlavano granché. Perlopiù, discutevano delle tattiche di gioco, degli esercizi svolti in allenamento, cose sul Quidditch, ecco.
«Oh, lo dico eccome» riprese Sebastian «Sei davvero un ottimo Capitano, Lily»
«Sì, credo di aver capito» ripeté lei, come se stesse parlando con un ragazzetto un po’ tardo «Grazie»
Sebastian sorrise e prese un’altra sorsata dal suo bicchiere, scrutando Lily con un certo interesse. Il suo sguardo le suggerì che non era lì per parlare solo di Quidditch.
«Ok, Peakes, devi dirmi qualcosa?» esclamò, decidendo di stare al gioco.
Sebastian si guardò attorno «Parli con me?» disse poi.
«No, con la poltrona lì dietro» lo canzonò lei «Certo che parlo con te!»
«Oh» fece lui, con l’aria di chi è appena stato colto da un’illuminazione «Beh, in effetti pensavo… che non mi dispiacerebbe conoscerti al di fuori del campo»
Lily nascose un sorriso prendendo un sorso dal suo calice, che scoprì essere una bevanda fruttata e frizzante, probabilmente vino degli elfi. Non si aspettava che Sebastian fosse così sfacciato. Ma nemmeno così interessante, a dirla tutta. Non si era mai soffermata troppo ad osservarlo e, ora che lo faceva, non poteva non ammettere che avesse un certo fascino. Ci sapeva fare. E poi aveva quel sorriso sfuggevole…
«Sei arrossita, Capitano?» le domandò lui, scrutandola in volto.
«No!» cinguettò Lily. Continuava a sogghignare, senza sapere bene perché. Tuttavia non le sfuggì, qualche metro alle spalle di Peakes, lo sguardo torvo di Albus, che sembrava ben intenzionato a non perderla d’occhio, e subito capì: doveva aver fatto gli occhi dolci a Sebastian senza nemmeno rendersene conto, e sapeva quanto Albus fosse protettivo nei suoi confronti. Ma non era mai uscita con un ragazzo fino a quel momento perciò, ora che se ne stava creando l’opportunità, aveva tutto il diritto di sfruttarla, e al diavolo Albus.
Tornò a concentrarsi sul Cacciatore, decisa ad ignorare suo fratello che si comportava da guardia del corpo. Notò che sorrideva, compiaciuto «Sei sicura?» ghignò «A me sembra proprio di sì»
Questa volta, Lily avvertì il calore sulle guance, e si affrettò a nascondere un sorriso dietro un’altra sorsata di vino.
«Senti, Lily» riprese Sebastian, a cui, evidentemente, non era sfuggito l’effetto sortito dalle sue lusinghe «che ne dici se molliamo la festa e… facciamo qualcosa lontano da questa bolgia?»
«Qualcosa come…?»
«Qualcosa come smetterla di importunare il proprio Capitano»
Derek era improvvisamente piombato alle spalle di Lily, interrompendo la loro conversazione.
«Derek!» esclamò Lily, colta di sorpresa.
«Buonasera, McLaggen» lo salutò Sebastian, con una punta di fastidio nella voce «A cosa dobbiamo l’onore?»
Derek si premurò di togliere il bicchiere dalle mani di Lily prima di continuare: «Che pensavi di fare, eh?»
«Seb non stava facendo niente» s’infervorò lei, sfoggiando un tono improvvisamente inacidito.
«È solo un po’ di vino elfico» si difese Sebastian, facendo un cenno al calice.
«Gli studenti minorenni non possono bere questa roba»
«Ne ho bevuto solo un sorso» cercò di difendersi Lily.
Derek la ignorò, scagliandosi di nuovo su Sebastian: «Che intenzioni avevi, si può sapere?»
«Ehi, amico, calmati» ridacchiò Peakes.
«Non c’è niente da ridere!» sbottò McLaggen.
Anche Sebastian si fece serio. Poggiò il suo bicchiere ormai vuoto su un tavolo lì vicino e fronteggiò Derek, sebbene fosse più basso di lui di un paio di centimetri.
«Senti, grande uomo» lo schernì «solo perché hai un nome e sei un Battitore non credere che abbia paura di te»
Derek gli puntò contro l’indice, minaccioso «Se ti vedo darle fastidio un’altra volta…»
«Mc, ma che cavolo ti prende?!» intervenne Lily, dandogli una pacca per nulla amichevole sulla spalla «Stavamo solo parlando! E ho visto Albus, mi stava tenendo d’occhio, quindi se non ha detto nulla lui, non vedo perché dovresti farlo tu!»
Il giovane McLaggen guardò la ragazza boccheggiando, incapace di proferire parola davanti alla sua reazione infastidita. Come gli era venuto in mente di intromettersi in quel modo?
«Sentito, ragazzone?» fece Sebastian, col suo solito tono beffardo «Sta’ fuori dai piedi»
«Non t’immischiare!»
«Che succede qui?»
Alice, che doveva aver udito alcuni stralci di quella discussione, calatasi nel suo ruolo di prefetto, intervenne all’improvviso nella lite tra Derek e Sebastian. Lily si sentì tremendamente sollevata.
«Assolutamente nulla di male, Paciock!» commentò Sebastian allegro, afferrando un altro bicchiere colmo di vino «Una chiacchierata fra amici… un sorso?»
«Sono un prefetto, Peakes» ribatté lei, incrociando le braccia sul petto con fare autoritario «E minorenne. Non posso bere»
«Oh, Paciock, andiamo, siamo ad una festa!» esclamò Sebastian.
Derek sbuffò, visibilmente irritato «Peakes, ti suggerisco di smetterla»
«Oh, altrimenti che fai?» lo sbeffeggiò l’altro «Mi prendi a pugni? O chiami il tuo paparino a difenderti? Decidi tu, non ho nessuna…»
«FINISCILA!» gridò Derek.
Successe tutto in fretta: Alice cacciò un urlo mentre Derek si lanciava contro Sebastian e lo spingeva con forza, facendolo volare all’indietro contro un tavolino carico di boccali e calici che caddero sul pavimento, in un fracasso di vetri frantumati e tonfi metallici. Lily trasalì, spaventata, mentre l’intera sala si bloccava come una sola persona ad osservare la scena.
«Mc, che succede?» gridò Albus, affrettandosi ad afferrare l’amico per un braccio, mentre Connor correva in soccorso di Sebastian, steso a terra con gli abiti zuppi di vino e Burrobirra.
«Stava importunando Lily!» urlò lui di rimando, additando Peakes.
«Import- CHE COSA?!» sbraitò lei, incapace di credere a quel che aveva appena udito «Non starai dicendo sul serio?»
«Possibile che tu sia così cieca?» sbottò Derek, trattenuto a forza da Albus «Non hai ancora capito che cosa voleva fare?»
«Ma che cavolo stai dicendo?» s’infuriò Lily «Volevamo solo uscire a chiacchierare!»
«Chiacchierare!» rise Derek, scettico, quasi isterico «Quello aveva ben altro in mente!»
«Derek, fatti i maledetti affari tuoi!» strillò Lily, esasperata «Non ho niente da spartire con te, perciò non ti deve importare di cosa faccio, né tantomeno con chi, chiaro?»
Gli tirò un pugno sul braccio senza preoccuparsi di non fargli male, per poi salire le scale dei dormitori femminili sotto gli occhi silenziosi e attoniti dei presenti, sbattendosi la porta alle spalle.
Che cavolo gli era preso, a Derek? Non era sicuramente in sé per aver detto quelle cose, probabilmente doveva aver alzato un po’ troppo il gomito. Nemmeno Albus le aveva fatto la paternale, sebbene l’avesse fissata con sguardo assassino per tutto il tempo, perciò che ragioni aveva Derek per mettersi in mezzo?



[ Claire Says ]
Buongiorno a tutti quanti!
Aggiornamento settimanale aaand stavolta ho qualcosina da dire.
Come mi era stato fatto notare nella prima versione di questa storia, e come ho notato rileggendo i libri di HP, la prima partita di Quidditch dell'anno è, normalmente, contro Serpeverde, ma dopo oltre vent'anni dalle avventure di Harry & co. ho deciso di cambiare e dare un po' di gloria ai Tassorosso, ai quali voglio tanto bene e che sono troppo spesso bistrattati, quindi support i Tassi - anche se qui hanno perso, ma è la prima volta in tre anni, buuut still. E' per il bene superiore (cit.).
Ho finito con gli sproloqui (incredibile, ci ho messo poco) e vi spoilero che, nel prossimo capitolo, si parte col Galà - più esaltata io dei lettori.
Much love,
C.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Claire Riordan