Era seduto tranquillo all’ombra di un pino sulle sponde del suo lago, a gustarsi quella pace meritata e il cinguettio degli uccellini. Il lieve frusciare del vento primaverile e il frinire delle cicale erano suoni che spesso aveva ricercato in passato, scontrandosi con una gelida realtà e con quei richiami assordanti della città.
Il suo era stato un brusco risveglio e al termine di quell’avventura con tanti sgangherati compagni aveva deciso di abbandonare quella vivacità per ritornare ai suoi monti e al suo placido ritmo accogliente. Era sempre stato troppo orgoglioso per ammetterlo, ma dalla sua angusta stanzetta condivisa, rimpiangeva il suo piccolo mondo solitario. La sveglia assordante e brutale unita alle brusche maniere l’avevano portato a contare i giorni prima della fine e a porre, sul calendario portato da casa, una giornaliera crocetta nera per cancellare e dimenticare l’inferno dettato dalla modernità.