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Autore: LilithGrace    28/05/2020    1 recensioni
"Chiedermi di accompagnarlo in Svezia per qualche giorno mi ha resa la persona più felice del mondo.
Finalmente potrò visitare con più calma Stoccolma, conoscere i suoi amici e chissà, forse anche la sua famiglia… Già, la sua famiglia… Come mi presenterà a loro? Mi presenterà come la sua ragazza?" (tratto dal primo capitolo)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Stefan Levin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, siamo giunti alla fine anche di questa storia.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di seguire le vicende di Anja e Stephan fin dagli esordi e ringrazio davvero tantissimo chi mi ha supportato con una recensione o una lettura silenziosa.
La mia idea è quella di scrivere anche una terza parte di questa, bellissima a parer mio, storia d'Amore... L'idea di vedere Stephan papà mi alletta tantissimo. 
ACCETTO SUGGERIMENTI!
Vi lascio all'ultimo capitolo,
un abbraccio!


***

Anja sta iniziando il quarto mese di gravidanza: la sta vivendo piuttosto bene, a parte qualche mal di testa, moderata nausea e voglia di cibi particolari, tutto sta andando a gonfie vele.
La pancia non è ancora ben visibile, ma la differenza rispetto a qualche tempo prima inizia a vedersi, per fortuna ha uno stile oversize da sempre.

La signora Müller sente suonare alla porta. Apre trovandosi un ragazzo, probabilmente uno dei tanti fattorini del fioraio poco distante da lì, con un enorme mazzo di tulipani rossi.
Ringrazia il giovane e li porta in camera della figlia: “Credo siano per te…”, le dice sorridendo teneramente.
Anja si alza e prende il bouquet in mano: c’è un bigliettino.
Poggia i fiori sulla scrivania e apre la letterina rimanendo in compagnia della mamma:

“Se ti stai chiedendo perché ti ho regalato dei tulipani invece che dei girasoli, è la risposta è che i tulipani sono i fiori nazionali dell’Olanda.
Ad Amsterdam il nostro amore è risbocciato impetuoso, più forte che mai.
Ho scelto il rosso perché secondo internet i tulipani di questo colore sono una vera e propria dichiarazione d’amore.
So che è passato poco tempo da quando siamo stati via un weekend, ma vorrei chiederti di seguirmi in America.
Ho una pubblicità da girare per una famosa marca sportiva e non mi va di andare solo.
Il biglietto per New York è già a casa tua custoditi gelosamente dai tuoi genitori… ormai ho conquistato anche loro.

Ti amo.”


La legge sottovoce e sorride come una ragazzina liceale alla prima cotta.
Si volta verso sua mamma: “Ma si può sapere cosa state architettando alle mie spalle? Ma siete impazziti?”



New York

Si sarebbero fermati per circa cinque giorni nella metropoli americana; mentre Stephan è impegnato con lo spot e set fotografici, Anja passeggia tra le strade affollate, guardandosi intorno curiosa: la realtà ed i ritmi sono totalmente diversi da quelli che viveva quotidianamente nella città della Baviera.
Dopo una passeggiata tranquilla a Central Park, decide di raggiungere il suo ragazzo nello studio dove ormai, negli ultimi giorni, stava trascorrendo la maggior parte delle ore; si sede in disparte e lo guarda curiosa, non avendolo mai visto in veste di modello: ha i capelli tirati indietro un po’ arruffati ed indossa la divisa di rappresentanza del Bayern. Lo trova bello da perdere il fiato.

Finito lo shooting, la raggiunge baciandola sulle labbra cominciando a discutere su dove sarebbero andati a cena.

Anja POV:

I pasti sono diventati i principali momenti cruciali della mia giornata, essendo che per me sta diventando sempre più difficile nascondere ipersensibilità a certi odori.
Cambio continuamente idea: un momento ho voglia matta di pizza, dopo cinque minuti di fast food e dopo ancora di gelato.
Sta iniziando a perdere la pazienza… come biasimarlo?
Dopo aver cambiato tremila volta idea, lo costringo ad andare in un ristorantino di cucina peruviana:
“Da quanto ti piace il peruviano?”, mi guarda perplesso.
“E’ bello provare nuove cose!”
“Ma cosa mi stai facendo mangiare?”, mi chiede non troppo attratto dalla zuppa di patate dolci che lui stesso aveva ordinato.
“Ma assaggia invece di far storie!”, lo rimprovero.
Sbuffa assaggiando quella brodaglia che, a parer mio, è molto invitante.
Dall’espressione non riesco a decifrare se gli piaccia o meno, ma visto che la sta mangiando, mi lascia ben sperare che non la trovi poi così male.
Finiamo di mangiare e torniamo in albergo e mi svesto di ogni indumento, rimanendo in intimo: “Vado a farmi un bel bagno rilassante… se vuoi venire, sei il benvenuto.”
Sorrido e mi chiudo in bagno senza girare la chiave: lascio scorrere l’acqua e mentre la vasca si riempie, mi appunto i capelli e accendo qualche candelina qua e là, creando un’atmosfera rilassante.
Chiudo il rubinetto, spegno la luce principale e mi spoglio del tutto dei miei indumenti.

Mi immergo e sento aprire la porta alla mie spalle. Stephan si fa largo tra me e l’acqua, prendendomi delicatamente per le braccia ed abbracciandomi da dietro.
Inizia a bacia il collo con lentezza, sfiorando con le mani ogni centimetro del mio corpo: afferra i miei seni, stringendoli appena: “Ti sono cresciute un po’, sai?”
“Sono ingrassata, è normale…”
“Sei più tonda… mi piaci così. Non che prima non mi piacessi, però così sei ancora più bella.”



La mattina si alza prima di me, cosa che in viaggio è quasi impossibile.
Mi sveglia con poco garbo, saltando sul letto, come un bambino il giorno del proprio compleanno.
Mi copro fin sopra la testa: “Smettila, ti prego.”
Ho già la nausea di mio, penso.
“Amore, devi alzarti. È mattina e oggi ci aspetta una bellissima giornata! Ho finito di scattare foto ed oggi dedicherò ogni secondo a te, amore mio.
Indovina dove ti porto quest’oggi?”
Ci risiamo, di nuovo con il gioco del ‘ti prego, chiedimi cosa faremo oggi perché ho voglia di dirtelo, ma non voglio spoilerarti nulla’.
Sbuffo da sotto le coperte “Dove andiamo oggi, Stephan Levin?”
“Mi hai chiamato con nome e cognome, sono spacciato! Oggi andremo al Museum of Modern Art”


Stephan POV:

Stamattina ho seriamente creduto mi avrebbe ucciso per come l’ho svegliata, ma per fortuna mi sono salvato in calcio d’angolo.
Stiamo girando da ore, ormai, e nonostante la veda un po’ stanca e nonostante voglia fare l’interessata ad ogni opera presente, so che sta impazzendo all’idea di vedere, finalmente, il suo quadro preferito per eccellenza. Ma lei è sempre composta, mica come me!

Arriviamo finalmente esattamente dove voleva e mi lascia la mano: la guardo e ha gli occhi lucidi. Resta in silenzio a contemplare quella bellezza. Ammetto che dal vivo è magnifica ed è tutta un’altra cosa.
Prendo silenziosamente dalla tasca una scatolina di velluto blu e mi inginocchio senza aprir la bocca.
Chi è intorno a noi, capisce la mia intenzione e si scosta per non rovinare il momento.
Li guardo e li ringrazio silenziosamente.
Il mio cuore batte a mille, ho la bocca secca e non riesco a parlare.
“Stephan cosa stai facendo?”, mi dice mentre si gira verso di me. Resta impietrita e torna il silenzio tra di noi.
Mi schiarisco la voce: “Sono passati due anni all’incirca da quando c’è stato il nostro incontro bizzarro. Sono passati quasi due anni da quando hai avuto la pazienza di prenderti cura di un soggetto come me che, detto onestamente, non sono troppo alla mano. È passato non so quanto tempo da quando la mia testa aveva deciso che eri troppo pericolosa per me perché sapevo già di amarti, senza però impedirmi di ferirti, lasciarti, mentirti e ferirti ancora.
Non è passato troppo da quando hai deciso di darmi un’altra possibilità di starti accanto e questo mi ha fatto capire che a volte i treni passano due volte e che non avrei dovuto deluderti mai più, nessun passo falso.
Tu sei la mia occasione di essere finalmente felice, però questo non è stato il regalo più bello che mi hai fatto… il regalo più bello è stato quando non mi hai chiesto di dimenticare Katarina e, credimi, quella per me è stata la più vera delle dimostrazioni d’Amore.
Qui, davanti al quadro che rappresenta tutto per te e per noi, ti chiedo di voler diventare mia moglie.”
Apro la scatolina e le mostro l’anello scelto appositamente per lei, semplice ed essenziale, ma prezioso… proprio come la donna che ho di fronte.
La guardo, è rimasta imbambolata mentre due lacrime le rigano il viso. Lascia cadere la borsa per terra e mi stringe forte, baciandomi: “Certo che lo voglio…ti amo, Stephan Levin”. Nome e cognome, di nuovo… sarà un avvertimento?

Torniamo in albergo, mi stendo sul letto e la osservo mentre si spoglia, rimanendo solo con gli slip. È bella, bellissima. Quei chili in più le stanno da Dio…
Si avvicina lentamente e si stende accanto a me; mi prende una mano poggiandosela sulla pancia.
Alza il suo sguardo, aspettando una mia qualsiasi reazione.
Sorrido come un ebete, avendo inteso perfettamente ciò che voleva dirmi; sento i miei occhi riempirsi di lacrime e la stringo forte a me: “Di quanto?”
“Quattro mesi…”
“Perché non me l’hai detto prima?”, non suona come un rimprovero, il mio, voglio farle capire che ci sarei stato, sempre.
“Perché dovevi giocare la finale di campionato… dovevi giocare bene e non con la testa tra le nuvole.”
Scendo col viso fino al suo addome leggermente pronunciato e lo bacio, percependo la pelle leggermente tirata, calda, delicata, sentendo le sue mani intrecciare i miei capelli.
“Vedi che ti erano cresciute le tette?”
Scoppia a ridere di gusto “Meglio per te. Immagina quando sarò al nono mese.”
“Potrò dire a tutti che porterai la quarta”
“Non esagerare.”
“Ho maledetto quella statua per anni… mi ha tolto tanto, ma mi ha ripagato facendoci incontrare e credimi quando ti dico che non avrei mai creduto di poter amare di nuovo così tanto e così intensamente…”
Le dico queste cose, ma lei lo sa già.
Socchiudo gli occhi, beandomi di tutte le sue attenzioni: non vedo l’ora di trascorrere la mia vita con lei e la creatura che porta in grembo.

 
  
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